Lottomatica: Tonolli, i tifosi difendono l'ultima bandiera
La Lottomatica avrebbe invitato il suo capitano, a Roma da 16 anni, a cercarsi un'altra squadra
Alessandro Tonolli deve aver capito male. Sicuramente avrà frainteso. Suvvia, possibile che a lui, proprio a lui, la Virtus Roma abbia detto: Non ti vogliamo più, trovati un'altra squadra.
Perché Tonolli non è un giocatore qualunque, piuttosto rappresenta un caso unico nel panorama del nostro campionato: in serie A ha giocato 16 stagioni, sempre e solo con Roma, di cui da 10 anni è capitano. Non è uno dei tanti: è una bandiera, forse l'ultima del basket italiano insieme con il 38enne Gianluca Lulli (a cui infatti Teramo, con parole belle, sincere e commosse, il presidente Antonetti ha esteso il contratto...). Tanto rispettato e amato da spingere i tifosi romani a far arrivare alla società il seguente messaggio: siamo pronti ad abbandonare la curva, nel caso il nostro capitano non dovesse rimanere. Un caso unico.
CONTRATTO - Perchè la Virtus dovrebbe privarsi della sua bandiera dopo averlo convinto due anni fa a ridursi in maniera considerevole l'ingaggio biennale con la promessa che dal 2011-12 sarebbe entrato nei quadri dirigenziali? Motivi economici? Difficile crederlo, visto che la 36enne ala ha un contratto molto, molto inferiore rispetto agli altri giocatori. E poi, se fosse così, sarebbe l'ultimo di una serie di atleti firmati da Roma e poi "ripudiati": la stagione scorsa De La Fuente, ora Hutson (contratto risolto pagando circa 400.000 dollari) e Tourè. Problemi fisici che gli impediscono di allenarsi? Sotto coach Gentile non ha saltato un allenamento; poi ha avuto uno stiramento agli adduttori che lo ha tenuto fermo un mese e mezzo e una tendinosi che lo ha costretto a fermarsi (nonostante lui abbia come sempre provato a rientrare). Dunque, normali infortuni legati all'attività sportiva da cui ora è guarito completamente.
LUI E' LA VIRTUS - Tonolli era la Virtus quando, arrivato appena maggiorenne, venne messo sotto canestro con coraggio da coach Caja; era la Virtus quando per la sua squadra in 16 anni è spesso andato in campo con caviglie gonfie come meloni, zoppicando e sottoponendosi ad infiltrazioni; quando ha fatto a sportellate contro centri più alti e grossi di lui, ala leggera di 2,02; era la Virtus quando non ha mai fatto una polemica, quando ha aiutato ad inserirsi i tanti compagni che si sono avvicendati nella Capitale; era la Virtus quando ha preso sfondamenti, botte e difeso per sé e per le stelle americane o presunte tali. Ecco perchè è diventato una bandiera, un romano vero nonostante sia veneto. Ecco perchè solo lui, in questo momento, potrebbe dire: «Io sono la Virtus». Non lo farà mai, è un uomo tranquillo che non avrebbe mai creduto possibile ricevere un simile trattamento dalla società a cui ha dato tutto se stesso. Ma, lo ripetiamo, deve essersi sbagliato, o gli avranno riferito male. Alla Virtus, abituati a rispettare sempre gli uomini e gli impegni, non si concederebbero mai una simile caduta di stile. E non straccerebbero mai l'ultima bandiera.
( corrieredellosport.it )
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola