00 01/06/2009 17:46
usi, riti e costumi
Argomento di interesse (tratto da - www.prolocomaierato.net/la-maschera-apotropaica.html) su cui inserirò maggiori dettagli nel prossimo periodo.

Enrico B.
--------------------


La maschera apotropaica


Passeggiando per le vie di Maierato, guardando attentamente abbiamo notato che su alcuni portoni o sulla chiave di volta dell'arco di alcune case, ci sono delle curiose maschere apotropaiche in pietra o in terracotta e così ci siamo dilettate a fare qualche ricerca sulle loro origini e sui loro significati.

Anche dei nostri scrittori locali, tra cui il prof.Giuseppe Cinquegrana, ricorda come fino a un decennio fa i portali delle abitazioni fossero sovrastati da figure in pietra rappresentanti satiri o altre forme apotripaiche, ormai quasi del tutto scomparse a seguito della ristrutturazione del paese.

LE ORIGINI:

LA MASCHERA ROMANA

Termine latino per indicare la maschera teatrale, coniato probabilmente dagli Etruschi; la maschera oltre che per caratterizzare il personaggio, serviva negli spettacoli teatrali per amplificare la voce dell' attore. Da qui possiamo dedurre il termine italiano di "persona e personaggio".

LA MASCHERA RITUALE

Il cui presupposto per l'uso e la fiducia nel suo potere di trasformare chi la indossa facendolo "possedere" dallo spiritp rappresentato. Su diverse culture le maschere hanno grandi poteri e su chi è autorizzato a portarle , ma se usate al di fuori di riti e regole prefissate, il loro influsso magico può diventare maligno.L' aspetto orripilante dell' intensa espressività apotropaica: ( apotropaico, etimologia della parola dal Greco apotrépein = "allontanare" è un aggettivo che viene attribuito a un oggetto o persona atti a scongiurare, allontanare o annullare gli spiriti maligni. Si parla quindi, ad esempio di monile apotropaico gesto o rito apotropaico. Nel mondo letteraio ha assunto il carattere di rito che allontana il male. Dunque esorcizzare ). Cio significa che l' aspetto della maschera è in grado di spaventare gli spiriti del male è di provocarne la fuga. Tra le sue origini della maschera IROCHESE, infatti gli irochesi costruivano le maschere con le cortecce degki alberi. La realizzazione dell' oggetto considerato sacro è accompagnata da una cerimonia in cui si chiede consenso allo spirito della pianta in cambio di un' offerta di tabacco. Solitamente le maschere rappresentavano divinità, personaggi mitologici, spiriti maligni o benigni, antenati o animali. Le maschere degli antenati e i TOTEM sono spesso considerati parte del tesoro di famiglia e fatti oggetti di dono o impiegati durante feste religiose. I PAPAM della Nuova Guinea credono ad esempio, che i loro totem alti fino a sei metri, proteggono i vivi tenendo lontano gli spiriti maligni; mentre nell' Africa i travestimenti vengono impiegati in occasione di cerimonie di iniziazione. Lo Stri Lanka riconosce in alcune maschere il potere di proteggre da alcune malattie come morbillo o colera. In altri paesi le maschere sono utilizzate solo per le danze e le opere teatrali. Una particolare maschera è quella funeraria, cosicchè i danzatori mascherati accompagnano lo spirito del defunto in modo che non torni a far del male ai vivi. Talvolta come avveniva in Messico, esse venivano collocati sulla tomba o sui luoghi di sepoltura. in Egitto, le maschere venivano poste sul volto del defunto per proteggerlo dagli spiriti maligni e guidare lo spirito nell' aldilà. Maschere modellate sul volto del defunto in cera, furono utilizzate sempre in Egitto ed in seguito anche a Roma, come modelli (calchi) per ritratti scolpiti. Da qui alle maschere di Carnevale si riteneva infatti che le manifestazioni di ilarità potessero scacciare gli spiriti maligni. Solo in seguito al Cristianesimo i riti del Carnevale persero il carattere magico- rituale per poi diventare semplice occasione di divertimento popolare. In I talia nel 1500 si formarono delle compagnie di attori chiamati "comici dell' arte" : erano autori, interpreti, registi dei loro spettacoli e il loro modo di fare del teatro venne chiamato " commedia dell' arte". La particolarità di questo nuovo genere entusiasmò le piazze ed i teatri d' Italia e d' Europa era la recita a soggetto: gli attori non interpretavano le commedie del teatro classico, ma soi servivano di trame chiamate "canovacci" sui quali improvvisavano secondo le richieste i desideri del pubblico, dialoghi, scherzi, burle, dando sfogo a tutto il loro estro di ballerini, acrobati, mim9i e cantanti. Improvvisare non significa "recitare a caso" ma saper sfruttare al momento giusto certe doti teatrali e suscitare nel pubblico divertimento e partecipazione. I personaggi erano le MASCHERE: ciascun attore ne rappresentava una e sovente sosteneva questo ruolo per tutta la sua carriera. Ogni maschera aveva un repertorio di battute e detti che la caratterizzavano; ad esempio tipiche del dottor Balanzone erano le "tiritere", interminabili sproloqui senza senso. Di tutte le maschere che ebbero vita in quel periodo (Arlecchino e Colombina, Brighella e Pantalone) divennero famose per l' importanza dei ruoli che svolgevano all' interno della storia raccontata, al contrario i vari Gianduja, Meneghino, Peppe Nappa, Giangurgolo, non erano "tipi" così fortemente caratterizate, e rimasero soprattutto legati agli avvenimenti delle loro città d' origine.

Le Volontarie scn anno 2007/08: Brundia Marisa, Falduto Sonia, Veneziano Francesca.

Foto: la foto è stata scattata ad uno dei portoni presenti a Maierato.

Bibliografia:

Enciclopedia Encarta 2004;

Storie di maschere di Gina Bellot e Vivia Benini;

Ricerche in internet;

Enciclopedia Storia Universale del Taetro di Cesare Molinari 1983;

L' Egitto, cedam 1996;

Il Teatro, Repertorio dalle Origini ad Oggi di Arnaldo Mondadori editore.

Ricerche di testimonianze locali.

Teti, Il senso dei luoghi pag. 170