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"D. Hauster può guarire dalla fede cattiva"

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    Achille Lorenzi
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    Registrato il: 17/07/2004
    Utente Gold
    00 30/05/2009 05:25

    Giovedì, 28 Maggio 2009 - 13:30 -
    di Rosa Ana de Santis

    Ha 13 anni e ha il morbo di Hodgkin. I suoi genitori rifiutano per lui le cure chemioterapiche che potrebbero, con buone possibilità, farlo guarire. A guidarli in questa decisione è la fede religiosa. Una setta, quella cui appartengono, chiamata Nemenhah e guidata da Philip Landis, che consentirebbe la sola medicina naturale. A confermarli nelle loro posizioni è stata la reazione, non buona dicono loro, avuta dal figlio dopo il primo ciclo di chemio cui si è sottoposto. Al giudice John Rodenberg di Minneapolis è stato chiesto di intervenire per imporre ai familiari l’obbligo di cura richiesto dai medici del giovane paziente. Questa storia non sembra inscrivibile nella sola categoria della libertà di cura data l’età del giovane paziente, neppure nell’accanimento terapeutico, perché le cure sono tutt’altro che inutili e disperate e non è neppure riassumibile nell’analisi e nella difesa spassionata di un atto di libera volontà.

    Quello che sembra mancare, infatti, nelle posizioni dei genitori, è forse proprio il fondamento di una scelta libera e consapevole, data la preponderante contaminazione religiosa delle loro convinzioni. Ciò che si teme è la ricaduta che le loro scelte e le loro credenze rischiano di avere, in modo irrimediabile, su un’altra vita compiuta che, per quanto a loro legata attraverso il rapporto genitoriale, rimane altra da loro.

    E’ stato il dr. Bostrom, oncologo pediatra al Children’s Hospital and Clinics of Minnesota, a perseguire la strada legale. Senza chemioterapia Daniel Hauster avrebbe appena un 5% di possibilità di sopravvivere. I genitori Colleen e Anthony Hauser, attraverso il loro legale, Calvin Johnson, avevano utilizzato l’argomento di non “usare atti di violenza sul corpo del giovane uomo” e di rispettare la volontà - da lui espressa - di avvalersi di altre cure (integratori e rimedi della setta).

    E’ stato l’avvocato della Contea di Brown, James Olson, a informare le autorità che tutelano i minori sulla debolezza di questa tesi, comprovata dall’età del piccolo Hauster, dalla difficoltà da parte sua di comprendere a pieno dogmi e riti della setta di Nemenhah. Il giudice ha deciso di imporre la chemioterapia per curare il cancro, Colleen e Anthony Hauser manterranno la custodia del figlio. Vanno a finire nel cassetto le frodi naturali del profeta della setta, già finito in carcere in passato.

    La storia assomiglia - tanto per fare un altro esempio - al rifiuto dei trapianti e delle trasfusioni da parte dei Testimoni di Geova, per l’idea, originata da una traduzione letterale dei testi sacri, secondo la quale nel sangue sarebbe conservata l’anima e la salvezza dell’uomo. Basta sottoscrivere una dichiarazione in cui si esonera il medico da ogni responsabilità. Cosa cambia per un medico quando in gioco c’è la vita di un minore? L’attesa morale è quella di sottrarre i piccoli al macigno, che spesso diventa condanna, delle credenze mistiche dei propri genitori.

    Un atteggiamento che non va confuso con una forma di discriminazione o non riconoscimento della fede, piuttosto come la denuncia di un’indebita intromissione della religione in ambiti che non le competono. E’ difficile, secondo ragione, riconoscere una lucida sovranità decisionale a quel soggetto la cui fede avesse tracimato su altri spazi della vita umana. E’ la tentazione originaria della religione, in particolare di quella monoteistica, quella di assolutizzarsi e non lasciare nulla fuori di sé. E’ andata così sui roghi patiti dagli scienziati. Trappole integraliste di questo tipo resistono ancora, in particolare in piccoli gruppi di fedeli.

    Trappole della mente che tolgono ogni dignità decisionale al credente proprio nel momento in cui egli crede di averla ed esercitarla. E’ l’identità del credente a dominare quella del soggetto, la credenza ad avere la meglio sul ragionamento, la prospettiva metafisica non a dominare l’ordine della vita terrena, ma a sostituirsi ad essa sovvertendo cause ed effetti, analisi e reazioni. Un errore di metodo che si traduce in una promiscuità di comportamenti all’origine dei quali la libertà è l’unica facoltà soppressa, anzi rimossa. Una fede sana è quella che illumina dall’alto il percorso esistenziale dell’uomo di fede, senza generare schizofrenie da sovrapposizioni irrazionali. La fede non è medicina, né astronomia, né genetica. Ogni equazione di questo tipo ha generato mostri sociali e giuridici oltre che immiserimenti dello spirito religioso e del suo costume.

    La scoperta non viene dall’avanguardia di certa filosofia morale, per intenderci. Basta riprendere la lezione di Dante sul libero arbitrio e scoprire che si può, pur credendo alla provvidenza e a disegni metafisici, riappropriarsi della libertà. Una lezione magistrale che il cattolicesimo ha interiorizzato piuttosto bene, fino al punto da esasperarla sul piano etico-sociale a sfregio di predestinazione calvinista e provvidenza. La libertà personale è un dogma da salvaguardare sempre, anche quando sembra incomprensibile. A suo modo anche quando si esprime sotto l’ombra della fede e di un cielo governo, pieno di significati.

    Ci piace di più quando essa è il frutto di una mente il più possibile libera e non mediata da timori di fede. Ma pe le diverse anime della libertà personale possiamo comprendere sia quella persona che non volesse vegetare per forza - per fare un esempio - come quella che invece volesse sopravvivere attaccata a tubi nasogastrici. Possiamo farlo soprattutto quando il dato empirico ci pone davanti una dimensione della vita estrema e controversa. Quasi di non vita o di non morte.

    Non si può capire quando di fronte c’è una giovane vita che può guarire e due genitori che usano la loro libertà di fede come un cappio per il proprio figlio. Una mente forse sedotta, indebolita dalla speranza, plagiata. Una fede che diventa cattiva, contro-ragione, che confonde la speranza, l’unica irrazionalità sana della fede, con un miscuglio di stregoneria e rifiuto della scienza. La prima parte della guarigione inizia per D. Hauster con il recupero della possibilità di cura. La salvezza per ora arriva così, non a cavallo di una nuvola, ma sorretta dalle ragioni della legge. Quella di quaggiù.

    Fonte: www.altrenotizie.org/alt/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=101384&mode=thread&order=0...
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    Vecchia Marziana
    Post: 3.091
    Registrato il: 17/02/2008
    Utente Master
    00 30/05/2009 06:24
    Complessa e articolata questa analisi, apre infiniti argomenti di riflessione.
    A parte l'influenza perniciosa delle sette sulla libertà di scelta, dovrebbe far riflettere la società su problemi tuttora aperti, tra medicina, legislazione e libertà dei singoli.
    Gabriella
    [Modificato da Vecchia Marziana 30/05/2009 06:25]
  • nevio63
    00 30/05/2009 08:03
    Io trovo che l’articolo sia veramente tendenzioso. Chi e’ in grado di stabilire che i precetti non obbligatori di una fede, rispettabile quanto un’altra, siano sbagliati? Chi puo’ intromettersi nella volonta’ di azione di una persona, etichettandola come programmata e condizionata, per poi imporre e imporre a quella persona la propria volonta’ che scaturisce dal proprio credo, ancorche’, maggiormente diffuso? Per un figlio minorenne, pero’, la questione sarebbe diversa perche’ bisognerebbe che un giudice ascoltasse il ragazzo o la ragazza in serenita’, stabilendo se la scelta fosse volontaria e serena o solo ossequiosa della volonta’ dei genitori. Poi qui, nel caso specifico, si fa riferimento a un argomento delicato e misconosciuto qual’e’ la pratica chemioterapica, soprattutto, nella cura dei tumori solidi e non come quello in oggetto. A un lettore ignaro viene fornita una percentuale di possibilita’ di guarigione del 5% nel caso non vi fosse il ricorso a terapia di chemio. Chi lo dice? Un medico schierato pro- Chemio, conosce questo medico il tipo di terapia altra che questo ragazzo vorrebbe seguire? E’ sincero, prima con se stesso, pittosto che tifoso della propria accademia di appartenenza, questo medico, propugnatore di statistiche che come ho potuto sempre riscontrare sono falsate, manipolate, onde far apparire positivo il bilancio morti-sofferenze-qualita’ di vita-guarigioni secondo certi criteri, che va al pubblico ignaro. Ragazzi la chemioterapia e’ l’usanza piu’ barbara di approccio alle neoplasie e ad altre patologie che la medicina ufficiale abbia mai potuto partorire. E’ mafia sanitaria. Sono interessi miliardari a ricaduta fino all’ultimo pingue rappresentante farmaceutico e informatore medico. Provate a leggere i reali danni collaterali e le reali conseguenze e le reali sopravvivenze a 1, 2 5, 8 anni dei pazienti. Possedete informazioni diverse da quelle propagandate? Sapete quale sarebbe il destino di alcune patologie, tra le quali la varieta’ di quelle configurabili nella malattia (non si chiama piu’ morbo) di Hodgkin? Conoscete le sostanze che entrano nel protocollo di cura? Conoscete le strazianti sofferenze, umiliazioni fisiche e psichiche, la qualita’ della vita, le complicazioni (non i distruttivi effetti collaterali) a cui si potrebbe andare incontro? Sarebbe qui, enon e la sede e il caso di spegare le ragioni reali delle poche guarigioni di alcuni tipi di patologie tumorali meno aggressive ognuna con una prognosi diversa etc.. Si fa tanto baccano, per via della propaganda quando Armstrong il ciclista ha superato una patologia tumorale (forse innescata dall’uso di anabolizzanti) senza specificare che il cancro dei testicoli per propria sorta e’ quello piu’ sensibile a dosi neanche forti di chemio. Prima di giudicare la scelta di un genitore e stigmatizzarla legandola alla sua convinzione religiosa,  bisognererebbe di persona frequentare un reparto di ematologia, informarsi direttamente dai pazienti, sembrera’ di assistere a un’ecatombe quando poi si avesse anche la diagnosi di remissione che non e’ guarigione seguire il paziente per un tempo non lungo e poi dire qualcosa sulla questione. Uno dei miei piu’ grandi amori, Lucio Battisti, per il telegiornale e’ stato fatto passare, come per le statistiche cliniche, per morto di blocco renale. Pochi anni prima era stato trattato con chemio per un linfoma o una forma di leucemia dichiarata guarita, invece ha recidivato i nuovi cloni delle cellule tumorali non hanno piu’ reagito alla chemio perche’ si erano selezionati e per complicazioni durante la nuova, inutile terapia, gli si sono bloccati i reni, piuttosto che cedere il fegato o il cuore. Conosco bene molte altre terapie non sponsorizzate dalle delinquenziali case farmaceutiche svizzere e americane. Sono molto migliori. Comunque rimane la rivendicazione legittima del rispetto della scelta individuale e se lnon condizionata anche per il proprio figlio.           
  • francocoladarci
    00 30/05/2009 11:37
    Caro Nevio, ho letto l’articolo postato da Achille ed il tuo relativo commento, non entro nel merito della questione ne sugli aspetti scientifici legata ad essa, quello che invece vorrei considerare è questa frase che onestamente non condivido:

    Prima di giudicare la scelta di un genitore e stigmatizzarla legandola alla sua convinzione religiosa


    Prima di scrivere mi sono riletto la tua esperienza postata il 30/4/2009, nella tua disquisizione con gli anziani hai riportato:

    Quello che vale e' solo la personale coscienza cristiana, hanno detto! Liberta' di scelta per quasi tutto


    Questa dichiarazione degli anziani è scorretta e fuorviante, perché nei TdG non vi è” Libertà di scelta”, le scelte “Devono” essere in armonia con le direttive del CD, se si vuole rimanere nell’organizzazione, è fuorviante perché dire “ quasi tutto” si lascia interpretare che effettivamente c’è questa libertà di scelta ma che di fatto però è negata.
    Tornando alla tua frase iniziale, nessuno giudica la “scelta” di un genitore, per il semplice motivo che non hanno potuto scegliere, riguardo poi a “ stigmatizzarla” legandola alle sue convinzione religiose, è semplicemente un dato di fatto. Ciao
    Franco