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I vacui amici del tiglio - Spazio libero

Thomas Stearns Eliot

  • Messaggi
  • (F@bry)
    00 28/05/2009 09:33
    Gerontion



    Non sei né giovane né vecchio
    Ma è come se dormissi dopo pranzo
    Sognando di entrambe queste età.






    Eccomi, vecchio in un mese arido,
    Mentre un ragazzo mi legge, aspettando la pioggia.
    Non fui alle gole infuocate
    Né combattei nella calda pioggia
    Né col ginocchio affondato dentro paludi salmastre
    Combattei, agitando una daga, e morso dalle mosche.
    La mia casa è una casa in rovina,
    E l'ebreo si rannicchia al davanzale, il padrone,
    Generato in qualche taverna d'Anversa,
    A Bruxelles pieno di vesciche, a Londra cencioso e spiantato.
    La capra a notte tossisce nel campo che sta dietro;
    Rocce, muschio, gramigna, ferrivecchi, merde.
    La donna tiene la cucina, fa il tè,
    Di sera sternuta, rovistando nello scolo che sgocciola.
    Io un vecchio,
    Una testa intronata fra spazi ventosi.

    I segni sono presi per miracoli. « Vogliamo vedere un segno! »
    La parola in una parola, incapace di dire una parola,
    Fasciata di tenebra. Nell'adolescenza dell'anno
    Venne Cristo la tigre
    Nel maggio depravato, corniolo e castagno, albero di Giuda
    In fiore, per essere mangiato, per essere spartito, per essere bevuto
    Fra i bisbigli; da Mr. Silvero
    Con mani carezzevoli, che a Limoges
    Camminò tutta la notte nella stanza accanto;

    Da Hakagawa, che si inchinava fra i Tiziano;
    Da Madame de Tornquist, che nella stanza buia
    Spostava le candele, da Fräulein von Kulp
    Che nel salone si volse, una mano alla porta. Spole vuote
    Tessono il vento. Io non ho spettri,
    Un vecchio in una casa con correnti d'aria
    Sotto un gomitolo di vento.

    Dopo una tale conoscenza, cos'è mai il perdono? Ora penso
    Che la storia abbia molti passaggi nascosti, e corridoi tortuosi
    E varchi, e che ci inganni con bisbiglianti ambizioni,
    E che ci guidi con le vanità. Ora penso che dia
    Quando la nostra attenzione è distratta,
    E che quanto ci dà lo dia con turbamenti
    Così lusinghieri che il dato affama ciò che si desidera. E ci dà
    Troppo tardi ciò in cui più non si crede, o se ancora
    Ci crediamo, soltanto nel ricordo, come passioni riconsiderate.
    E troppo presto dà in deboli mani, ciò che è pensato può essere
    Dispensato, finché il rifiuto propaga la paura. Penso
    Che né paura né coraggio ci salvino. I vizi innaturali
    Hanno per padre il nostro eroismo. Le virtù
    Ci sono imposte dai nostri impudenti delitti.
    Queste lacrime sono scosse dall'albero che arreca la collera.

    La tigre balza nell'anno nuovo. Ci divora. Infine,
    Penso che non giungemmo a conclusione, quando m'irrigidii
    In una casa d'affitto. Infine,
    Penso d'averlo detto per un preciso scopo, e non perché costretto

    Dalle blandizie dei demoni che guardano al passato.
    Su questo, onestamente ti vorrei rispondere.
    Io che ero presso al tuo cuore ne fui scacciato
    Perdendo la bellezza nel terrore, il terrore nella ricerca.
    Ho perduto la mia passione: perché dovrei conservarla
    Se ciò che si conserva si contamina?
    Ho perduto la vista e l'odorato, l'udito, il gusto e il tatto:
    Come li potrò usare per esserti più accanto?

    Questi, con mille futili decisioni
    Prolungano il profitto del loro gelido delirio,
    Eccitano la membrana, quando il senso si è raffreddato,
    Con salse pungenti, moltiplicano la varietà
    In una desolazione di specchi. Cosa farà il ragno?
    Sospenderà le sue mosse, o indugerà
    Il tonchio? da Bailhache, Fresca, Mrs. Cammel, roteavano
    Oltre l'orbita dell'Orsa tremolante
    In atomi infranti. Gabbiano controvento, negli stretti ventosi
    Di Belle Isle, o rapido sull'Horn,
    Piume bianche nella neve, i richiami del Golfo,
    E un vecchio sospinto dagli Alísei In un angolo di sonno.

    Padroni della casa,
    I pensieri di un arido cervello in un'arida stagione.

  • (F@bry)
    00 28/05/2009 09:42
    Lirica

    Se Tempo e Spazio, come i Saggi dicono,
    sono cose che mai potranno essere,
    il sole che non cede al mutamento
    non è per nulla superiore a noi.
    Così perché, Amore, dovremmo sperare
    Di vivere un secolo intero?
    La farfalla che vive un solo giorno
    È già vissuta per l'eternità.

    I fiori che ti diedi allorchè la rugiada
    Tremolava sul tralcio rampicante,
    prima che l'ape volasse a suggere
    la rosellina di macchia erano già appassiti.
    Così affrettiamoci a coglierne ancora
    Senza tristezza se poi languiranno;
    i nostri giorni d'amore sono pochi:
    facciamo almeno che siano divini.