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Perchè Gesù seccò il fico se non era la stagione dei frutti?

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    35.angelo
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    00 21/04/2009 17:33
    Gesù una mattina presto ebbe fame ,allora si avvicinò ad un fico per mangiare fichi mà non vi trovò nulla dà mangiare perchè non era la stagione dei fichi,perciò fece il miracolo di seccare il fico all'istante !
    Se non era la stagione dei fichi che colpa ne aveva il fico ?

    Insomma se io semino pomodori a marzo non posso pretendere di raccoglierli in aprile o a maggio e per vendetta bruciarli sul posto perchè non portano frutto fuori stagione !

    Secondo voi perchè Gesù agi cosi conoscendo che non era la stagione dei fichi ? [SM=x570868] [SM=x570872] [SM=x570868] [SM=x570872]

    (Marco 11:11-14) ..., ed essendo l’ora già tarda, uscì verso Betania con i dodici. 12 Il giorno dopo, quando erano usciti da Betania, ebbe fame. 13 E avendo scorto da lontano un fico che aveva foglie, andò a vedere se per caso vi trovasse qualcosa. Ma, avvicinatosi, non trovò nient’altro che foglie, poiché non era la stagione dei fichi. 14 E, presa la parola, gli disse: “Nessuno mangi più frutto da te in eterno”. E i suoi discepoli ascoltavano.


    (Matteo 21:17-22) ...lasciatili, uscì fuori della città verso Betania, e vi passò la notte. 18 Mentre tornava in città la mattina di buon’ora, ebbe fame. 19 E, scorto un fico presso la strada, vi andò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: “Non nasca più frutto da te in eterno”. E all’istante il fico si seccò. 20 Ma quando i discepoli videro questo, si meravigliarono, dicendo: “Come mai il fico si è seccato all’istante?” 21 Rispondendo, Gesù disse loro: “Veramente vi dico: Se avete fede e non dubitate, non solo farete ciò che io ho fatto al fico, ma se anche direte a questo monte: ‘Sollevati e gettati nel mare’, ciò avverrà. 22 E tutte le cose che chiederete nella preghiera, avendo fede, le riceverete”.

    [SM=x570868]


    Isaia 29:13...‘Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me.  Invano continuano ad adorarmi, perché insegnano dottrine e comandi di uomini’”...



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    brian67
    Post: 413
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    00 21/04/2009 17:46
    Nell‘8,30 minuto troverai una spiegazione del prof. D. Valla.



    [SM=g1543902] Brian
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    35.angelo
    Post: 1.860
    Registrato il: 20/11/2005
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    00 21/04/2009 18:35
    Re:
    brian67, 21/04/2009 17.46:

    Nell‘8,30 minuto troverai una spiegazione del prof. D. Valla.



    [SM=g1543902] Brian



    Interessante quello che dice Valla,
    però era il mese di marzo
    e a marzo fichi non penso ci siano a Gerusalemme

    era marzo perchè era entrato il giorno prima a gerusalemme cavalcando un asino cioè pochi giorni prima di essere crocifisso [SM=x570872]

    (Marco 11:7-14) 7 E condussero il puledro a Gesù, e misero su di esso i loro mantelli, ed egli vi sedette sopra. 8 E molti stesero i loro mantelli sulla strada, ma altri tagliarono del fogliame dai campi. 9 E quelli che andavano avanti e quelli che venivano dietro gridavano: “Salva, preghiamo! Benedetto colui che viene nel nome di Geova! 10 Benedetto il regno, che viene, del nostro padre Davide! Salva, preghiamo, nei luoghi altissimi!” 11 Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio; e guardò attorno ogni cosa, ed essendo l’ora già tarda, uscì verso Betania con i dodici. 12 Il giorno dopo, quando erano usciti da Betania, ebbe fame. 13 E avendo scorto da lontano un fico che aveva foglie, andò a vedere se per caso vi trovasse qualcosa. Ma, avvicinatosi, non trovò nient’altro che foglie, poiché non era la stagione dei fichi. 14 E, presa la parola, gli disse: “Nessuno mangi più frutto da te in eterno”. E i suoi discepoli ascoltavano.



    [SM=x570872]





    Isaia 29:13...‘Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me.  Invano continuano ad adorarmi, perché insegnano dottrine e comandi di uomini’”...



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    Achille Lorenzi
    Post: 12.716
    Registrato il: 17/07/2004
    Utente Gold
    00 21/04/2009 18:41
    Mi piace (anche per il linguaggio un po'... arcaico) la spiegazione che viene data nel sito www.laparola.net :

    «L'ultimo inciso di questo vers. ha sollevato non poche difficoltà relativamente alla spiegazione di questo miracolo. Fu domandato come mai Cristo potesse aspettarsi dei frutti da quell'albero, mentre per la sua infinita sapienza, come Dio, dovea sapere che frutti non c'erano? Una tale obiezione può nascere soltanto dal negare o dal dimenticare il fatto che, nella persona di Cristo, eranvi due nature distinte, ciascuna delle quali possedeva le sue distinte proprietà. L'onniscienza apparteneva alla sua natura divina, ed ogni qualvolta l'occasione, lo richiedesse, si comunicava alla sua mente umana, ma non era una proprietà di questa, e probabilmente non le era comunicata nelle cose relative alle sue infermità umane. Ripugna ad ogni nostro concetto di Colui, "nella cui bocca non fu trovata frode alcuna" 1Pietro 2:22, il supporre ch'egli fingesse ignoranza su questo particolare per ingannare i suoi discepoli; né è disonore alla sua Divinità il concludere che come uomo egli realmente ignorava se ci fossero e non ci fossero frutti su quell'albero.
    Ma perché, si chiederà, Gesù cercò egli su quel fico frutti da mangiare, mentre sapeva che "non era la stagion de' fichi"? Per toglier di mezzo questa difficoltà, taluni vorrebbero arbitrariamente sopprimere addirittura l'ultimo inciso, sebbene stian per esso autorità incontrovertibili; ed altri vorrebbero trasportarlo immediatamente dopo le parole; "se vi troverebbe cosa alcuna". Ma non c'è ragione alcuna che autorizzi siffatta trasposizione, e qualunque difficoltà s'incontri in tale inciso, conviene scioglierla, lasciandolo come sta. La stagione del primo raccolto dei fichi in Giudea incomincia tra la metà e la fine di Maggio. La Pasqua, che segna la data della crocifissione di Gesù, cadeva verso, il principio d'Aprile, cioè sei settimane prima del principio del raccolto dei fichi. Perché dunque Gesù poteva egli aspettarsi di trovar dei fichi su quell'albero? Per rispondere a questa domanda convien ricorrere alla storia naturale del fico. Nel Talmud è fatta menzione d'una specie particolare che avea sui rami i frutti di 8 stagioni al tempo stesso, ma siccome i moderni arboristi non riuscirono finora a scoprirla, ci contenteremo di prender nota di un tal fatto. Il fico comune (Ficus carica) mette i frutti prima delle foglie, e non è per niente straordinario in un albero posto a mezzogiorno, in aprica situazione, riparata dai venti, il metter foglie e frutta prima di tutti gli altri. "C'è una specie d'albero", dice Thomson, "che porta grossi fichi di color verde la cui maturazione è assai precoce. Ne ho colti in Maggio da alberi sul Libano (150 miglia al N. di Gerusalemme), dove i frutti maturano circa un mese più tardi che al sud della Palestina; non sembra dunque impossibile che la stessa specie potesse avere fichi maturi a Pasqua, nei ben riparati aprichi burroni dell'Oliveto." Mentre adunque i fichi in generale a Pasqua cominciavano soltanto a metter le foglie, quest'uno spiegava già la pompa del fogliame, e i suoi frutti avrebbero quindi dovuto già aver raggiunto uno sviluppo proporzionato, sicché nostro, Signore aveva tutti i diritti di aspettarsi trovarvi alcuni "fichi primaticci" Geremia 24:2, se non perfettamente maturi almeno mangiabili. È importante tuttavia l'osservare che non fu semplicemente l'assenza di frutti maturi che fu causa della distruzione di quell'albero, né un sentimento vendicativo di dispetto da parte del Signore, come alcuni empiamente affermarono, ma sì la totale assenza d'ogni frutto qualsiasi, ancorché le foglie fossero cresciute rigogliosamente, e quindi i rami avrebber dovuto esser carichi di frutti più o meno avanzati in maturanza. Era un ipocrita tra gli alberi, che pasceva gli uomini di fallaci promesse con quel suo fogliame così bello a vedersi; era "un ingombro inutile del terreno" atto soltanto a deludere con la sua sterilità, non adempiendo al fine per cui Dio avealo creato Genesi 2:11. Giusta fu dunque la sentenza pronunziata contro di esso».

    www.laparola.net/testo.php

    Achille
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    35.angelo
    Post: 1.861
    Registrato il: 20/11/2005
    Utente Veteran
    00 21/04/2009 19:02
    Da quanto ha postato Achille ne traggo che si trattava di un fico "ingannatore" tante foglie mà poca sostanza infatti marco scrive che (Marco 11:13) 13 E avendo scorto da lontano un fico che aveva foglie...
    perciò le foglie ingannarono pure Gesù in quanto il frutto del fico cresce assieme alle foglie dà subito e Gesù aveva riposto fede che in quell'albero ci fossero pure dei frutti

    un albero bello solo a vedersi,un albero in "giacca e cravatta" mà senza frutti
    isomma un albero che ti inganna e ti fà incxxxxre [SM=g27816] ops!


    un grazie a tutti per avermi aiutato a capire [SM=g1543902]






    Isaia 29:13...‘Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me.  Invano continuano ad adorarmi, perché insegnano dottrine e comandi di uomini’”...



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    brian67
    Post: 415
    Registrato il: 18/11/2008
    Utente Senior
    00 21/04/2009 20:20
    Se ti può interessare anche la wts da la stessa spiegazione.

    g83 22/4 p. 19 La maledizione del fico


    Una duplice lezione di fede

    UNO dei passi più sconcertanti della Bibbia è il racconto di Gesù e del fico infruttifero. Secondo Marco 11:12-14, 20-24, quando Gesù vide un certo fico con le foglie ma senza frutti, lo maledisse e, come risultato, l’albero si seccò. Ma come dice chiaramente Marco, non era la stagione dei fichi. Perché allora Gesù maledisse quell’albero? E perché Marco, sotto ispirazione, narrò questo episodio? Anche se alcuni commentatori della cristianità sono stati messi in imbarazzo da questo racconto, non solo i fatti giustificano l’azione di Gesù, ma rivelano pure che Gesù impartiva una duplice lezione di fede!

    Per esempio, anche se i fichi di solito non maturano che a giugno, le gemme dei frutti appaiono di solito sui rami dei fichi già a febbraio. Infatti, questo avviene due mesi prima che, verso la fine di aprile o ai primi di maggio, spuntino sui rami le foglie. Perciò quando un fico ha le foglie deve senz’altro avere anche i fichi. Questo ci aiuta a capire che quando Gesù vide questo particolare fico verso la fine di marzo, non era la stagione in cui l’albero ha i fichi maturi, ma non era neppure la stagione in cui il fico ha le foglie.

    Il fatto che l’albero aveva le foglie mostra che era maturo fuori stagione. Certo non era irragionevole per Gesù aspettarsi che un tale albero avesse anche frutti fuori stagione. Ma quest’albero era improduttivo. Infatti, come afferma Marco, l’albero non aveva “nient’altro che foglie”, cioè era senza frutti. Certo le foglie davano all’albero un aspetto ingannevole.

    Ma perché Gesù maledisse questo fico improduttivo? Le parole che pronunciò in quell’occasione, riportate in Marco 11:22-25, ci forniscono un indizio per trovare la risposta. Come spiegò Gesù, questo insegnava loro ad avere “fede in Dio”. Cosa c’entrava con la fede il fatto che questo fico s’era seccato? Anzitutto, fu la fede di Gesù a rendere efficace la maledizione. Evidentemente Gesù colse questa occasione per dare una lezione pratica sul potere della fede. Infatti Gesù disse: “Tutte le cose che chiedete pregando, abbiate fede di averle effettivamente ricevute, e le avrete”. — Marco 11:24.

    Ma pare ci sia anche un altro legame fra il seccarsi di questo fico e la qualità della fede. Appena tre mesi prima di questo episodio Gesù aveva pronunciato una parabola su un fico improduttivo che doveva essere tagliato. (Luca 13:6-9) E cos’era raffigurato dal fico di quella parabola? Quel fico improduttivo era un simbolo dell’antica nazione ebraica. — Confronta Matteo 21:43.

    È pertanto ragionevole credere che il fico infruttifero che Gesù maledisse era anch’esso un simbolo dell’infruttifera antica nazione ebraica. Sebbene questa nazione fosse stata unita a Dio da un patto, l’apparenza ingannava, poiché quella nazione aveva dimostrato di non portare buon frutto, respingendo addirittura il Figlio di Dio. E qual era stata la causa di questa improduttività? La mancanza di fede, proprio la qualità che Gesù mise in risalto in quell’occasione. (Romani 9:31, 32) Facendo seccare il fico, Gesù dimostrò vividamente quale sarebbe stato il risultato finale per quella nazione infruttifera e priva di fede.

    Quindi non solo il fatto che Gesù maledisse il fico è giustificato dagli aspetti di orticoltura, ma il contesto rivela che Gesù impartiva anche una duplice lezione di fede. Mentre la mancanza di fede può renderci infruttuosi e l’unico risultato sarà quello d’essere respinti da Dio, avendo una fede attiva saremo in grado di ‘spostare i monti’, perché Geova esaudirà di sicuro le nostre preghiere. — Matteo 17:20.


    [SM=x570892] Brian
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    35.angelo
    Post: 1.865
    Registrato il: 20/11/2005
    Utente Veteran
    00 21/04/2009 21:03
    Re:
    brian67, 21/04/2009 20.20:

    Se ti può interessare anche la wts da la stessa spiegazione.

    g83 22/4 p. 19 La maledizione del fico


    Una duplice lezione di fede

    UNO dei passi più sconcertanti della Bibbia è il racconto di Gesù e del fico infruttifero. Secondo Marco 11:12-14, 20-24, quando Gesù vide un certo fico con le foglie ma senza frutti, lo maledisse e, come risultato, l’albero si seccò. Ma come dice chiaramente Marco, non era la stagione dei fichi. Perché allora Gesù maledisse quell’albero? E perché Marco, sotto ispirazione, narrò questo episodio? Anche se alcuni commentatori della cristianità sono stati messi in imbarazzo da questo racconto, non solo i fatti giustificano l’azione di Gesù, ma rivelano pure che Gesù impartiva una duplice lezione di fede!

    Per esempio, anche se i fichi di solito non maturano che a giugno, le gemme dei frutti appaiono di solito sui rami dei fichi già a febbraio. Infatti, questo avviene due mesi prima che, verso la fine di aprile o ai primi di maggio, spuntino sui rami le foglie. Perciò quando un fico ha le foglie deve senz’altro avere anche i fichi. Questo ci aiuta a capire che quando Gesù vide questo particolare fico verso la fine di marzo, non era la stagione in cui l’albero ha i fichi maturi, ma non era neppure la stagione in cui il fico ha le foglie.

    Il fatto che l’albero aveva le foglie mostra che era maturo fuori stagione. Certo non era irragionevole per Gesù aspettarsi che un tale albero avesse anche frutti fuori stagione. Ma quest’albero era improduttivo. Infatti, come afferma Marco, l’albero non aveva “nient’altro che foglie”, cioè era senza frutti. Certo le foglie davano all’albero un aspetto ingannevole.

    Ma perché Gesù maledisse questo fico improduttivo? Le parole che pronunciò in quell’occasione, riportate in Marco 11:22-25, ci forniscono un indizio per trovare la risposta. Come spiegò Gesù, questo insegnava loro ad avere “fede in Dio”. Cosa c’entrava con la fede il fatto che questo fico s’era seccato? Anzitutto, fu la fede di Gesù a rendere efficace la maledizione. Evidentemente Gesù colse questa occasione per dare una lezione pratica sul potere della fede. Infatti Gesù disse: “Tutte le cose che chiedete pregando, abbiate fede di averle effettivamente ricevute, e le avrete”. — Marco 11:24.

    Ma pare ci sia anche un altro legame fra il seccarsi di questo fico e la qualità della fede. Appena tre mesi prima di questo episodio Gesù aveva pronunciato una parabola su un fico improduttivo che doveva essere tagliato. (Luca 13:6-9) E cos’era raffigurato dal fico di quella parabola? Quel fico improduttivo era un simbolo dell’antica nazione ebraica. — Confronta Matteo 21:43.

    È pertanto ragionevole credere che il fico infruttifero che Gesù maledisse era anch’esso un simbolo dell’infruttifera antica nazione ebraica. Sebbene questa nazione fosse stata unita a Dio da un patto, l’apparenza ingannava, poiché quella nazione aveva dimostrato di non portare buon frutto, respingendo addirittura il Figlio di Dio. E qual era stata la causa di questa improduttività? La mancanza di fede, proprio la qualità che Gesù mise in risalto in quell’occasione. (Romani 9:31, 32) Facendo seccare il fico, Gesù dimostrò vividamente quale sarebbe stato il risultato finale per quella nazione infruttifera e priva di fede.

    Quindi non solo il fatto che Gesù maledisse il fico è giustificato dagli aspetti di orticoltura, ma il contesto rivela che Gesù impartiva anche una duplice lezione di fede. Mentre la mancanza di fede può renderci infruttuosi e l’unico risultato sarà quello d’essere respinti da Dio, avendo una fede attiva saremo in grado di ‘spostare i monti’, perché Geova esaudirà di sicuro le nostre preghiere. — Matteo 17:20.


    [SM=x570892] Brian



    Anche la spiegazione della wts è interessante,
    peccato che l'articolo fà passare la cristianità come una teologica-ingnorante che non sà dare spiegazioni alle cose [SM=p1541901]



    Isaia 29:13...‘Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me.  Invano continuano ad adorarmi, perché insegnano dottrine e comandi di uomini’”...



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    Reietto74
    Post: 155
    Registrato il: 05/03/2009
    Utente Junior
    00 21/04/2009 22:29
    ecco un'altra spiegazione che in parte conferma la veduta WT

    LA PIANTA DEL FICO STERILE (11, 12-33)

    Il racconto della maledizione del fico era probabilmente in origine un racconto unitario e a sé stante (maledizione del fico - cacciata dei venditori dal tempio - parole sulla fede e la preghiera). Marco lo spezzò in due e ne fece un racconto-cornice: il quadro sul quale bisogna puntare l'attenzione è l'episodio della purificazione del tempio. Le tre parti della pericope sono unite da Mc. in modo intelligente, dobbiamo sforzarci di cogliere il significato di questo legame.

    La maledizione del fico è un gesto parabolico che esprime plasticamente il giudizio di Dio su Israele. L'informazione che non era la stagione dei fichi rende assurda la pretesa di Gesù. Questo significa che l'episodio è simbolico: non è la sterilità del fico che interessa, ma quella di Israele. E Israele non ha scuse: è già stato più volte rimproverato (Ger. 8,13; Gioele 1,7; Michea 7,1) e dovrebbe sapere quali sono i frutti che Dio vuole raccogliere. Comunque, Mc. ce lo dice attraverso l'episodio del tempio e le parole sulla fede.

    Il gesto di Gesù al tempio ha senza dubbio un significato messianico e ripropone il tema del giudizio: i riferimenti a Isaia 56,7 ("la mia casa è casa di preghiera per tutti i popoli") e Ger. 7,11 ("ne avete fatto una spelonca di ladri") sono in proposito chiari. Ed è molto più di un gesto di purificazione: non una semplice riforma ma un superamento. I venditori di animali e i cambiavalute non costituivano una presenza illegale, e neppure erano un disturbo (sedevano infatti nel cortile dei gentili). La loro presenza era necessaria al normale svolgimento del culto: i numerosi pellegrini giunti da ogni parte dovevano comperare animali per offrire i sacrifici prescritti, e per le offerte era necessario che le monete straniere (ritenute impure) venissero cambiate in monete ebraiche.

    Il gesto di Gesù sembra, dunque, impedire lo svolgimento delle funzioni normali del tempio, i suoi sacrifici e il suo culto. Forse è nello stesso senso che va interpretata la strana annotazione di Marco (11,16). "non permetteva che si portasse qualcosa attraverso il tempio". Gesù proclama che il tempio è decaduto, ha finito la sua funzione (non solo il tempio ma l'intera economia ebraica): la presenza di Dio è un fatto "universale" (ecco perché Mc. prolunga la citazione di Isaia fino a comprendere "per tutte le genti") ed è una presenza per tutti, anche per i rifugiati (ecco perché Mt. 21,24 parla di "ciechi e zoppi").

    Se Dio giudica Israele è perché questi si è chiuso e non vuole decidersi ad aprirsi al Messia e alle genti. Non si considera più una realtà aperta, provvisoria e disponibile.

    Ed è così che il discorso arriva alla fede. C'è fede e fede, e non sempre ciò che gli uomini chiamano fede è tale agli occhi di Dio. Lungo il racconto evangelico diverse parole di Gesù ci hanno richiamato alla fede: qui si vuole sottolinearne la potenza (la vera fede è capace di sollevare le montagne). Ma la potenza della fede non sta nella quantità: le molte preghiere e le molte pratiche dei giudei non erano la vera fede. Che cos'è, allora, la fede? Quali sono le condizioni della sua potenza?

    Fede è attendere da Dio, e non da noi o dalle nostre opere: la fede è gratuità, ed è per questo che si esprime nella preghiera.

    Fede è attendere da Dio quello che Egli vuole darci: non dobbiamo ostinarci a voler essere noi la misura del progetto di Dio. E' Dio la misura del dono, non noi.

    Fede è rendersi disponibili, perché Dio ci apra alla "novità" del regno messianico e alla "universalità" delle genti: la negazione della fede è il ripiegamento su di sé, la gelosa conservazione del proprio privilegio.

    Fede è l'atteggiamento di chi "non esita nel suo cuore" (11,23): la negazione della fede è il continuo "ondeggiare fra Dio da una parte, e tutte le altre possibili idee dall'altra".

    Fede, infine, è prolungare a tutti ciò che Dio ha fatto per noi: sta qui la sorgente e la misura del perdono. Ma ciò suppone la consapevolezza di essere per primi perdonati, gratuitamente da Dio.

    Il capitolo si chiude con una polemica contro i gran sacerdoti, gli scribi e gli anziani (11, 27-33): "Con quale autorità fai queste cose?". L'interrogativo è importante, e si riferisce a tutta l'attività di Gesù, non solo al gesto del tempio. Ma Gesù non risponde: "Nemmeno io vi dirò con quale autorità faccio questo". La risposta può essere accolta solo da coloro che vogliono decedersi e non hanno paura di rispondere con chiarezza.

    "Visto da lontano un fico che aveva delle foglie": testi quali Ger. 8,13; Os 9,10; Mc. 7, 1-6 suggeriscono l'idea che la pianta del fico simboleggi Israele.

    "Nessuno possa mangiare più i suoi frutti": la maledizione dell'albero da parte di Gesù è una parabola che rappresenta drammaticamente il giudizio di Dio contro lo sterile Israele.

    "Entrando nel tempio": è impossibile determinare se questo avvenimento abbia avuto luogo all'inizio del ministero di Gesù (Gv. 2, 13-17) o alla fine.

    "Si mise a cacciare": nel contesto della maledizione del fico da parte di Gesù e nella luce di Is. 56,8; Ez. 40-48; Os. 9,15; Mal. 3,1, l'azione di Gesù è vista come un esercizio della sua autorità messianica, simboleggiante il giudizio di Dio contro gli abusi del tempio.

    "Non è forse scritto": Gesù cita Is. 56,7 e Ger. 7,11 e la prima parte di queste citazioni è una profezia messianica che si riferisce al posto che i gentili prenderanno nel tempio. Tenendo conto del fatto che Mc. fu scritto per i pagani e che l'azione di Gesù ebbe luogo nel cortile del tempio che separava i gentili dai giudei, può risultare significativo che soltanto Mc. citi l'intero versetto di Is. 56,7 inclusa la frase "tutti i popoli (gentili)".

    "La mattina seguente videro il fico seccato": questa pericope è una raccolta di detti eterogenei artificiosamente riuniti dalle parole-richiamo "fede" e "preghiera".

    "Con quale autorità fai queste cose?": nel contesto la domanda di scribi e sommi sacerdoti si riferisce all'ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme e all'espulsione dei mercanti dal tempio.

    "Il battesimo di Giovanni era dal cielo o dagli uomini?": la contro-domanda di Gesù pone i suoi avversari di fronte a un dilemma che viene spiegato nei vv. 31-32. Incapaci di esprimere una decisione autorevole circa il battesimo, le autorità giudaiche preferiscono lasciare la domanda di Gesù senza risposta.

    "Essi temevano il popolo": la paura impedisce loro di esprimere un'opinione negativa contro Giovanni, esattamente come in 12,12 la stessa paura impedirà loro di arrestare Gesù immediatamente.

    "Neppure io vi dico con quale autorità": il nocciolo di questa narrazione è in questa solenne affermazione di Gesù; è una tacita rivendicazione di possedere un'autorità messianica concessagli da Dio.


    fonte:
    www.corsobiblico.it/marco.htm#_Toc477492801