00 15/04/2009 01:01
L'olezzo di una carneficina, credono alcuni, può aleggiare su un luogo per anni. Dicono che s'infiltri nel suolo e venga lentamente assorbito dall'intrico delle radici finchè, col passare del tempo, tutto ciò che vi cresce, dal più piccolo lichene all'albero più alto, ne viene impregnato.
Forse, mentre avanzava silenzioso nella foresta in quel tardo pomeriggio, strisciando il suo levigato manto estivo contro i rami più bassi dei pini e degli abeti, il lupo percepiva tutto ciò. E forse quel vago sentore nelle sue narici, la consapevolezza che cent'anni prima in quel luogo tanti suoi simili fossero stati massacrati, avrebbe dovuto spingerlo a tornare sui suoi passi.
Ma il lupo proseguì nella discesa.
Era partito la sera prima, lasciando il resto del branco sugli altipiani, dove in luglio resistevano ancora i fiori primaverili e le chiazze di neve stanca nelle gole dove il sole non penetrava. Si era diretto a nord lungo una cresta e aveva proseguito verso est, percorrendo uno dei serpeggianti canyon rocciosi che incanalavano la neve disciolta dalle cime delle montagne fino alle valli e alle pianure. Si era tenuto alto, evitando i sentieri, specialmente quelli che costeggiavano il corso d'acqua, dove a volte, in quella stagione, si trovavano gli esseri umani. Anche durante la notte, quando era possibile, si era tenuto sotto il limite della foresta, seguendone le ombre con un trotto così naturale che le sue zampe sembravano quasi non toccare il terreno. Era come se il suo viaggio avesse uno scopo speciale...


E' l'incipit dell'ultimo romanzo che mi è capitato tra le mani. O meglio, che mi è tornato tra le mani. L'avevo letto qualche anno fa in lingua originale e a distanza di un po' di tempo ho voluto leggerne la traduzione. Insieme con i lupi, di Nicholas Evans.
Premetto che non è un libro di montagna nel senso più ristretto del termine. Ma pur nel suo essere romanzo ha in serbo piacevoli sorprese per chi ama gli animali e la Natura in genere. Il grande protagonista è il lupo, o meglio, un branco di lupi giunto in una sperduta vallata di allevatori che vedono ovviamente di malocchio la presenza di questi predatori. E così si apre la lotta tra l'ente di protezione della fauna e delle specie protette e i mandriani, convinti che il lupo (da noi si chiamarebbe orso) sia il male assoluto.
Non ho le conoscenze sufficienti per dire se le descrizioni degli animali e la loro etologia sia effettivamente verosimile, ma Evans a mio parere ha saputo giostrare alla perfezione vicende umane e vicende canine, dando all'occorrenza maggior risalto alle une o alle altre, magari anche animalizzando i primi e umanizzando i secondi. Non sto a parlare di finali - il fattore romanzo nelle pagine conclusive prende il sopravvento - ma cito solo un altro passaggio:


"Forse non verranno" disse Helen dopo un altro lungo silenzio.
"Oh, verranno" Eleanor aggrottò la fronte. "Cosa c'è in quelle creature che scatena un odio così profondo?"
"Nei lupi? Non lo so. Forse sono troppo simili a noi e guardandoli vediamo noi stessi. Animali socievoli, affettuosi, pieni d'amore ma in grado di trasformarsi in abili assassini".
Eleanor riflettè per alcuni secondi.
"Forse c'è anche un po' di invidia"
"Di cosa?"
"Del fatto che siano ancora parte di una natura che noi abbiamo ormai dimenticato"
Sembrava sul punto di proseguire, quando qualcosa a valle catturò la sua attenzione.
"Eccoli che arrivano" annunciò.
Una coppia di fari stava superando la prima curva. Il cuore di Helen tornò a balzare sull'ottovolante....


Consiglio, se avete occasione, di leggerlo. Io l'ho divorato, letteralmente.
[Modificato da Lu.Pe.. 15/04/2009 01:01]