CAPITOLO: LA COSIDDETTA VITA DOPO LA MORTE
Il “defunto” (più precisamente i processi post mortem) quindi non può né pensare né emozionarsi e perciò nemmeno soffrire e gioire o ambire a qualcosa. Non può quindi né soffrire “le pene dell’inferno” né “desiderare il paradiso”. Le idee che il “defunto” soffra, gioisca o che ambisca a qualcosa, sono fantasie dei “vivi”.
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In effetti, la morte esiste, ma non c’è alcun morto. Il c.d. aldilà esiste solamente dalla prospettiva dei “vivi”.
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La sofferenza e la gioia sono inscindibili dall’attività mentale che esiste soltanto sino a che “si è in vita”.
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Con la qualità della propria attività mentale (percettiva, emotiva, intellettiva) l’individuo determina la qualità della propria (futura) struttura energetica post mortem.
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I simboli/concetti inferno, purgatorio e paradiso si possono utilizzare anche per definire tre stati mentali (del “vivo”). In base a tale suddivisione, l’inferno è lo stato della mente inquieta (non consapevolizzata), il purgatorio è lo stato della mente che si sta quietando (consapevolizzando), mentre il paradiso è rappresentato dalla mente quieta (consapevolizzata).
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Non essendo dotati di: percezione, attività emotiva e attività intellettiva, i “defunti” (i processi post mortem) non hanno la possibilità di “prendere l’iniziativa” e perciò non hanno la possibilità di “farsi vivi con i vivi”. Tra l’altro, non lo desiderano nemmeno perché il desiderare è inscindibile dall’attività emotiva ed intellettiva. L’idea che i “defunti” vogliono comunicare con i morti, è una “proiezione” del desiderio del “vivo” di parlare con il (caro) “defunto”.
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Comunicare in modo accentuato “con i defunti” (processi post mortem), può anche essere un modo per ottenere informazioni che possono essere utili ai fini del Divenire e con questo alla vita in generale.
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Durante la comunicazione accentuata con i “defunti” (con i processi post mortem) può accadere che compaia l’immagine del “defunto” (di come il suo corpo/viso appariva mentre era “in vita”), che si senta la “sua voce”, che si percepisca il “suo odore”... Questo avviene a causa di una comunicazione accentuata con il “defunto”, durante la quale la mente (del “vivo”) è in uno stato tale da poter percepire tale immagine, voce e odore... Grazie a tale stato mentale, le vibrazioni della struttura energetica post mortem ovvero i processi della Coscienza “del defunto” sono elaborati dalla mente (del vivo) e tradotti in immagini, suoni, odori, ma anche in pensieri/frasi ed emozioni.
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Comunicare in modo accentuato con i processi post mortem di bassa qualità, ad esempio durante le c.d. sedute spiritiche, può essere molto nocivo perché la mente può collegarsi in modo marcato con le strutture energetiche post mortem di bassa qualità.
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Il modo più qualitativo per comunicare in modo accentuato con i “defunti” è rivolgersi ai processi dei Divenuti del tutto (non più “vivi”), ad esempio ai processi di: Leonardo, Tesla, Santa Caterina da Siena, Michelangelo, Gesù, Buddha, Mira Bai, Padre Pio, Mozart, Vasishtha, Marie Curie…
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I nomi: Leonardo, Tesla, Santa Caterina da Siena, Michelangelo, Gesù, Buddha, Mira Bai, Padre Pio, Mozart, Vasishtha, Madame Curie… sono concetti nella mente di chi immagina tali concetti e le figure relative a questi nomi. Essendo però nomi relativi ai processi svolti da ciò che furono Leonardo, Tesla, Santa Caterina da Siena, Michelangelo, Gesù, Buddha, Mira Bai, Padre Pio, Mozart, Vasishtha, Madame Curie… questi nomi sono formule di iniziazione molto qualitative per “attivare” i relativi processi in funzione del Divenire.
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Una spiegazione particolare la merita anche il c.d. processo di revisione della vita, vale a dire la revisione di ciò che la mente ha vissuto durante la vita. Tale revisione non avviene dopo il trapasso, bensì avviene durante il trapasso, quando la mente è presente in minima parte52, ma ancora abbastanza attiva da rendere possibile la c.d. revisione della vita, ma anche di visioni come quella del c.d. tunnel di luce che porta nell’aldilà, la visione di c.d. esseri spirituali, la “vista panoramica sul mondo di là”…