00 29/03/2009 14:22

La ricerca compiuta da esperti canadesi svela l’attacco di hackeraggio su più vasta scala finora mai realizzato.

Una vasta rete di spionaggio elettronico si è infiltrata nei computer in un centinaio di Paesi rubando documenti governativi e rovistando negli archivi di uffici privati in tutto il mondo. Anche le sedi del Dalai Lama in esilio sarebbero state violate, hanno concluso ricercatori canadesi.

L’operazione, battezzata GhostNet, ha individuato l’origine dell’attacco informatico in Cina ma i ricercatori hanno precisato di non poter affermare al cento per cento che il governo di Pechino sia coinvolto.

Ronald J. Deibert, Greg Walton, Nart Villeneuve e Rafal A. Rohozinski del Munk Center for International Studies all’Universita’ di Toronto erano stati interpellati dall’ufficio del Dalai Lama, riporta il New York Times sul suo sito online. La loro inchiesta ha aperto una finestra su un’operazione a vasto raggio che ha infiltrato almeno 1.295 computer in 103 paesi, molti dei quali appartenenti ad ambasciate, ministeri degli esteri e altri uffici governativi, oltre ai centri del Dalai Lama in esilio in India, Bruxelles, Londra e New York.

I computer attaccati erano soprattutto in paesi dell’Asia meridionale e sudorientale, ma e’ stato monitorato anche, seppur solo per mezza giornata, un computer della Nato e uno dell’ambasciata indiana a Washington. Secondo i ricercatori l’operazione GhostNet e’ stato l’attacco di hackeraggio su piu’vasta scala finora, almeno per numero di paesi colpiti, per non parlare del fatto che sarebbe tuttora in corso: le spie elettroniche continuerebbero a infiltrare una media di una decina di nuovi computer a settimana, hanno scritto gli esperti del Munk nel rapporto ‘Tracking GhostNet: una indagine su una
 rete di cyberspionaggio’.

Gli hacker hanno dimostrato grande capacità di penetrazione grazie a un software che tra l’altro permette di azionare la telecamera e i sistemi di  registrazione audio del computer vittima consentendo di vedere e sentire cosa succedeva nella stanza sotto attacco. Non e’ chiaro se questo sistema sia stato effettivamente posto in atto. In alcuni casi lo spionaggio elettronico ha avuto conseguenze pratiche: dopo un invito e-mail mandato dal Dalai Lama a un diplomatico straniero il governo cinese ha chiamato il diplomatico scoraggiando la visita.
Ma i ricercatori canadesi hanno messo in guardia: non e’ affatto detto che le autorità di Pechino siano direttamente coinvolte e a Washinton un portavoce dell’ambasciata cinese ha categoricamente smentito.

“Sono vecchie storie e vecchie sciocchezze’, ha detto il portavoce Wenqi Gao: “Il governo cinese è contrario e proibisce severamente i crimini informatici”.



Da Repubblica.it
Da lunedì sera, il sito è irraggiungibile sia a Pechino che a Shangai
La decisione, forse, dopo la comparsa di foto su un incidente tra navi cinesi e Usa

La Cina oscura YouTube
"Ma non temiamo internet"

Il ministro degli Esteri: "Poniamo alcuni limiti, ma la nostra
è la comunità più grande del mondo sul web"


PECHINO - La Cina non ha paura di Internet, ha assicurato il suo ministero degli Esteri, ma YouTube, uno dei siti più amati, è di nuovo inaccessibile ai visitatori cinesi dalla tarda serata di lunedì: la pagina iniziale del popolare sito non si apre oppure invia un messaggio di errore, tanto a Pechino, che a Shanghai o in altre città del Paese.

Esattamente come in altre occasioni, il governo cinese non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha 'postato' sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa.

Sollecitao sulle ragioni del blocco, il portavoce del ministero degli Esteri ha ribadito che la Costituzione afferma "chiaramente la libertà d'espressione", ma stabilisce alcuni limiti "attingendo alle esperienze di Paesi come gli Usa e il Regno Unito". "Molte persone - ha poi aggiunto - hanno la falsa impressione che il governo cinese tema Internet", ma la cifra degli internauti cinesi (300 milioni, la comunità di utenti più grande del mondo) dimostra "che è esattamente l'opposto".

(24 marzo 2009)