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LO SPIRITUALISMO GERMANICO

Il conflitto tra lo spirito e la materia, tra il divino e il mondano, tra l'io interiore e le maschere esteriori, tra la pura sfera della grazia e le strutture obiettive della chiesa e della società cristiana ebbe in Germania per secoli un suo terreno di elezione. li neoplatonismo cristiano e la teologia monastica, mistica e mendicante si trovavano di fronte una religione vincolata ai riti e alle devozioni, ma soprattutto un' opprimente gerarchia ecclesiastica e civile. I vescovi cristiani erano divenuti da secoli signori feudali, messi a capo di amministrazioni territoriali spesso molto estese. Le grandi cattedrali, soprattutto della Germania orientale, mostrano ancor oggi il loro carattere di fortezze ecclesiastiche, centro di grandi interessi amministrativi. li vescovo principe era attorniato da un influente capitolo, dove venivano sistemati i rampolli dell'aristocrazia civile. Schiere di amministratori, avvocati, notai, giudici, militari erano al servizio di queste poderose cittadelle, dove la funzione religiosa era del tutto confusa col potere civile feudale. Anche i monasteri erano molto spesso organismi dove una selezionata gerarchia di monaci o monache era al centro di notevoli attività produttive, commerciali ed amministrative. Per chi non era direttamente coinvolto in questi grandi interessi era facile che tutto il sistema episcopale e monastico apparisse difforme dalla parola evangelica, dall'esempio di Cristo, dalla natura spirituale del divino, dalle esigenze più intime della coscienza, dall'ordine primordiale del cosmo. Tra le due dimensioni della vita religiosa era da tempo in corso un conflitto. La cultura umanistica ed universitaria contribuiva a sviluppare un tipo di esperienza religiosa che non accettava più le strutture dominanti da secoli. Ragione umana e fede cristiana protestavano contro una gerarchia clericale che aveva asservito a sé anche l'evangelo ed aveva ridotto il comune fedele a un suddito devoto e privo di spirito critico. I principati civili, a loro volta ammantati di tutte le forme esteriori della pietà cristiana, non erano da meno nel difendere ed allargare i loro interessi economici, nel garantire la loro autonomia nei confronti di altri poteri, come quello imperiale e papale. In questo pesante contesto della vita pubblica era facile che persone dotate di un'evoluta cultura umana e cristiana dessero giudizi molto duri sulla società del loro tempo. Assidui lettori della Bibbia vi vedevano l'idolatria delle genti rinata sotto forme cristiane. Egitto e Babilonia erano i canoni effettivi della cristianità, non la nuova Gerusalemme dei profeti e degli apostoli. Imperatori, principi, sacerdoti, soldati, amministratori, uniti in complicità, erano divenuti i padroni del gregge di Cristo e lo scorticavano senza pietà. li possesso delle terre, del denaro, delle armi, delle persone era il vero dio di questa falsa cristianità. li Cristo, assente dalle fastose e vuote cerimonie, compariva nel volto dei reietti, dei sofferenti, delle vittime, in gesti e parole che l'ufficialità cristiana non era più in grado di offrire. L'esperienza viva del cristianesimo doveva essere costruita con altre forme rispetto a quelle che durante un intero millennio si erano accumulate. Lutero stesso proveniva da questo contesto sociale e culturale, in cui le esigenze dell'animo cozzavano contro il peso dell'autorità, della tradizione e del possesso. In lui l'eredità dello spirito agostiniano, monastico e mendicante rimase sempre viva e le sue analisi della società che si proclama cristiana sono sempre caustiche e impietose. Il suo pessimismo etico e storico lo condusse tuttavia ad una rivoluzione ecclesiastica esclusivamente dottrinale e liturgica. Egli ne divenne l'autorità principale, tutelata dal primato dell' autorità civile. Eliminati vescovi e monaci, la comunità cristiana doveva essere guidata dal teologo universitario, sotto l'aspetto del dogma e del rito. Ma il principe civile doveva difendere l'involucro sociale della vita ecclesiastica e, soprattutto, i rapporti politici ed economici tradizionali. La chiesa del cuore, della fede, della grazia, della parola, ha bisogno, secondo Lutero, di una ferrea tutela civile, che impedisca il trionfo delle forze demoniache nell'ultima fase del cammino storico. Sì creò così la struttura autoritaria della «chiesa di stato». Al conformismo politico e sociale si accompagnava l'obbligatorietà dei riti e delle dottrine. La dimensione soggettiva dell'esperienza spirituale, dopo la violenta esplosione, di cui Lutero fu il massimo protagonista, viene di nuovo attorniata da un sistema predeterminato ed impersonale, La purificazione dalle teorie e dalle pratiche secolari produce una chiesa semplificata sul piano dottrinale, liturgico, economico e politico, Ma dogmi e riti, pur nella loro schiettezza, sono di nuovo obbligatori, mentre l'antico potere ecclesiastico passa nelle mani interessate della signoria civile, Anche molti, che avevano ammirato o condiviso i primi passi dell'attività di Lutero, individuarono immediatamente le scelte in cui non potevano seguirlo, La dottrina della giustificazione indipendentemente dalle opere sembrava una menomazione di quanto in realtà insegnano gli evangeli e Paolo, Qui al primato della grazia si aggiungono immediatamente le opere della conversione e dell' amore, la santificazione operata dallo Spirito nel singolo e nella comunità, L'etica della conformità al Gesù evangelico e dei carismi spirituali non deve essere lasciata cadere a favore del più semplice annuncio della grazia sovrana, quasi fosse una generale amnistia sempre disponibile. Giacomo, che chiede la giustizia delle opere, non è meno evangelico di Paolo. L'Apocalisse, che esige il martirio, esprime un carattere essenziale della missione cristiana. Il battesimo non può essere obbligatoriamente conferito agli infanti, creando una chiesa di massa, indipendentemente dalle scelte personali. La santa Cena non deve essere intesa come una manducazione quasi fisica della carne e del sangue di Cristo. È piuttosto un'esperienza, soprattutto psicologica ed etica, di comunione con lui. Nessuno è autorizzato a lanciare condanne, infatti chi condanna mostra solo la ristrettezza della propria mente. L'amore è un carattere essenziale del cristianesimo; venir meno a questo precetto per motivi teologici è un assurdo. Esistono valori umani universali, come la libertà della coscienza individuale, la pace, il lavoro, la famiglia, che nessuno deve violare per presunti motivi di correttezza dottrinale e per interessi politici. Non si può racchiudere l'esperienza cristiana in un piccolo stato feudale• di contadini e artigiani, preoccupati solo dell'obbedienza al principe e della sopravvivenza elementare. Il cristianesimo è un fenomeno missionario, di comunicazione, di movimento, di testimonianza originale, come dimostravano gli apostoli. La vita sociale dei cristiani non può essere vincolata una volta per tutte ad un sistema economico e politico autoritario e violento. Gli Atti degli apostoli mostrano un tipo ben diverso di solidarietà e di uguaglianza all'interno delle antiche comunità e tutto il Nuovo Testamento professa un'etica della collaborazione e della generosità. Il mistico corpo di Cristo non deve essere confuso con le apparenze di una società che si professa cristiana, ma è retta da ben altri princìpi.

La dottrina di Lutero si riassumeva nell'assoluto primato della grazia divina, annunciata dalle Scritture ed accolta con fede dal peccatore. Questa sintesi limpida ed efficace agiva come un ariete contro i baluardi della Babilonia romana, chiusa, come affermava Lutero, nel giro delle sue mura papali e clericali. Ma anche la nuova ortodossia, che stava sviluppandosi dalla predicazione del riformatore sassone, era ben lontana dal convincere tutti gli animi preoccupati delle sorti dell'evangelo. Appariva troppo ristretta, troppo schematica, troppo autoritaria, ovvero come un'aitra forma più semplice dell'usuale ipocrisia dei cristiani, incapaci di accogliere la misura sublime dell'evangelo e sempre pronti a ridurlo ai loro interessi immediati. Fin dai primissimi anni dell'attività di Lutero si fece viva, accanto a lui e poi in conflitto con lui, la chiesa dello Spirito, della libertà, della novità. I protagonisti di questa riforma sono molto diversi tra loro, ma sono tutti guidati dall'esigenza di una fedeltà alle Scritture che superasse quello che a loro appariva come l'opportunismo mondano di Lutero. Egli aveva annunciato in un primo tempo il vero carattere della religione del cuore, l'esigenza di staccarsi dalle forme corrotte dell'amministrazione usuale. Ma, nell'infuriare delle lotte riformatrici, aveva pensato meglio di rifugiarsi in una chiesa stabile sia dal punto di vista delle dottrine e dei riti sia da quello della sua natura sociale e politica. Il fascino della legge aveva avuto di nuovo il sopravvento.
Tra i primi colleghi e collaboratori di Lutero si era messo in luce a Wittenberg Andreas Rudolf Bodenstein (1486-1541), detto Karlstadt dalla sua città di origine. Di formazione tomista, sacerdote cattolico, laureato in teologia e diritto, aveva poi approfondito le sue posizioni con un'intensa lettura della Bibbia, di Agostino e di Taulero. Mentre Lutero era chiuso nella Wartburg, egli aveva iniziato, negli anni 1521-1522, la riforma liturgica nella cittadina universitaria. Dalle chiese andavano tolte le immagini sacre, la lingua del popolo doveva sostituire il latino, la messa doveva perdere il carattere di un sacrificio offerto al divino e divenire segno della comunione con la vita di Cristo. Con il ritorno di Lutero, Karlstadt fu progressivamente espulso dall'attività pubblica ed iniziò una serie di peregrinazioni in Germania e Svizzera alla ricerca di un posto dove potesse vivere conformemente alle sue idee e farne propaganda. Sempre più ostile ad una conduzione gerarchica delle comunità ecclesiali si fece sostenitore del sacerdozio universale dei cristiani, che doveva essere esercitato nelle comuni funzioni dell'esistenza ed accompagnato ad una vita morale conforme all'evangelo. Il richiamo alla chiesa dello Spirito contro i poteri terreni diviene in Thomas Miintzer (1490 ca.1525) l'annuncio di una rivoluzione sociale ed economica. L'ingiustizia che dominava in una falsa cristianità doveva essere abbattuta. Se il puro annuncio della parola profetica e apocalittica non fosse stato ascoltato, si sarebbe dovuto ricorrere alla guerra santa contro le autorità feudali. Lutero ne era un complice e la sua riforma costituiva un nuovo piccolo papato, stretto al potere dei principi. Gli eventi tragici della guerra dei contadini e la fine di Miintzer accentuarono da una parte l'esigenza di tenere strettamente uniti l'ordine religioso e quello politico, dall' altra fecero percepire in modo evidente la differenza tra un regno di Dio conquistato con le armi e le novità del messianismo cristiano. Non bisognava confondere l'epoca dell'antica conquista della terra santa con il pacifico regno deI Cristo evangelico. Ma neppure l'attuale condizione della cristianità poteva essere considerata come evangelica. Il sacerdote cattolico Hans Denck (1500-1527), di origine bavarese e anch' egli dotato di formazione universitaria, divenne uno dei più noti propagandisti di un cristianesimo fondato sull'amore, sulla coerenza morale, sulla libertà di coscienza, sulla tolleranza di convinzioni difformi. Assiduo lettore della Bibbia, soprattutto nel suo genere profetico, egli percepisce in modo molto concreto la conversione personale della fede. TI regno di Dio è una trasformazione morale degli individui, illuminati dall'esempio di Cristo e sorretti dallo Spirito in una continua opera di conversione. A nulla valgono le finzioni civili ed ecclesiastiche, che sono un inganno e pervertono gli animi. Pure dalla Baviera, dal sacerdozio cattolico e dagli studi universitari proveniva Sebastian Franck (1500 ca.-1542). Dopo una vita raminga, accompagnata da sospetti, da persecuzioni e da espulsioni, trovò rifugio a Basilea. Nel 1531 a Ulm, nella Germania meridionale, pubblicava una vasta sintesi filosofica e teologica del suo pensiero. Sotto il titolo Paradossi venivano illustrate duecentottanta sentenze, mutuate dalla cultura classica, dalla patristica latina e greca, dalla mistica e da Erasmo. Tesi fondamentali dell'opera sono: l'inconoscibilità dell' essenza divina, la sua illimitata potenza e bontà, la sua presenza in tutti i fenomeni del cosmo come essenza di tutte le essenze, il carattere positivo del divino, libero da ogni ira e condanna, rispettoso della libertà umana. La pura energia luminosa e benefica del divino supera tutte le immagini, tutti i concetti, tutti i riti con cui si cerca di definirlo e di afferrarlo. Ogni tentativo di monopolizzare il divino costruisce un idolo ed esprime solo l'artificiosità della mente umana e le passioni malvagie dei cuori corrotti. La stessa Scrittura esige una sottile ermeneutica del suo linguaggio simbolico, che deve essere sottoposto ad un procedimento dialettico. Il volto nascosto del divino, cui alludono tutti i simboli, fa si che non si possa mai elevarne uno a regola universale. Questa ermeneutica non è propria soltanto della rivelazione biblica, ma è un principio universale. L'antica religione dei persiani e quella più recente dell'islam la conoscono e la praticano. Il cristianesimo più comune aveva purtroppo seguito la via opposta, dimenticando il mistero divino e aggrappandosi alle sue immagini provvisorie. L'essere umano ha un carattere doppio: può percepire se stesso secondo la luce e la bontà divine, così come può prendere per vere le infinite illusioni della sua perversità. Ogni uomo ha due volti, due menti, due cuori, due sguardi, tesi a due aspetti dell'esperienza sempre in conflitto reciproco. Il dominio della coscienza di sé rivolta al divino implica l'annullamento psicologico ed etico della mondanità corrotta e della fiducia riposta nell' esteriorità. Oggetti, luoghi, gerarchie, gesti e parole t1sualmente considerati come sacri sono camuffamento dell'aspetto demoniaco del mondo, pretese di controllare il divino, volte in realtà a dominare l'umano. L'estraneazione da sé dell'io implica la necessità di un continuo rovesciamento del paradosso, perché la verità appaia nella sua conformazione originaria. Secondo l'insegnamento neotestamentario, il Cristo, uomo e Dio, è motivo, regola, attuazione radicale di questa sapienza nascosta agli occhi del mondo. Fede ed amore sono il principio di una trasformazione psichica ed etica, che costruisce l'universale corpo di Cristo. L'io corrotto si annulla nel suo intimo e nelle sue attività esteriori per conformarsi all'immagine suprema del divino, alle regole di tutto il cosmo.
Quanto questi princìpi filosofici e teologici fossero in grado di sostenere un'etica molto esigente sul piano pratico appare ad esempio nell'opera Il combattivo libretto della pace, del 1539. Il conflitto religioso sta diventando sempre più uno scontro politico e militare. La cristianità sta precipitando in una serie di guerre, che continuane quelle che da secoli l'affliggono e denunciano la sua incoerenza. Ci si appella al Cristo misericordioso, all'unico Padre celeste, al battesimo, all' eucaristia, alla fede e alla grazia. Ma in realtà si ruba, si fa violenza, si toglie la libertà e la pace, si uccide, si propaga!1O disonore, miserie e malattie. La natura e la ragione si oppongono alla guerra. All'uomo è data l'intelligenza per trattare con i suoi simili, chi si procura armi viene meno alla più profonda dignità dell'essere umano. Ancor meno la fede cristiana può giustificare la violenza o può essere imposta e difesa con le armi. L'amore cristiano rifiuta la guerra, la fede è un fenomeno di libertà soggettiva, che non ha nulla a che fare con le armi. La purezza dell'evangelo si difende mettendolo in pratica alla lettera anche nei confronti di quelli che possono apparire come nemici. Le usuali giustificazioni della guerra sono pure finzioni. L'Antico Testamento ammette la guerra santa, ma vi sono annesse tali condizioni da renderla pressoché impossibile. Del resto la legge antica è superata da quella nuova, che conquista i cuori, non terre o città o popoli. Di fronte alla violenza altrui l'evangelo spirituale e letterale chiede la forza della coerenza e la rinuncia alla difesa. Altrimenti la fede è coinvolta nel cerchio infernale dell'offesa che si oppone all'offesa. Franck riprende esplicitamente gli insegnamenti di Erasmo e di Agrippa di Nettesheim (1486-1535). Ma il suo pensiero è alimentato soprattutto dal profetismo biblico. L'immagine del servo sofferente e la nuova legge delle beatitudini fanno attendere la pace messianica come un dono trascendente, cui ci si deve preparare conformandosi alla sua natura. Lo Spirito non può essere contaminato dalla violenza e di fronte ai conflitti occorre scegliere quale mondo si vuole costruire, a quale ordine di valori ci si vuole conformare. Il pullulare delle guerre nella cristianità è visto da Franck in una prospettiva apocalittica: è un segno della fine imminente, di fronte alla quale si genera una selezione ultimativa. Chi uccide si lascia afferrare dal mondo del male e della morte. Chi subisce la violenza si prepara alla vita vera.

La visione naturale dell'universo fu sviluppata dal laico svizzero e cattolico Teofrasto Bombasto von Hockenheim 0493/41541), detto Paracelso. Tutti gli eventi del cosmo sono guidati, secondo lui, da un'armonia fondamentale che ha la sua origine nel divino e si esprime nell'ordine astronomico e terrestre. La creatura umana, nella sua volubilità e falsità, crea un mondo artificioso, che si sovrappone alla naturale corrispondenza del microcosmo umano con il macrocosmo. Le lotte religiose, la miseria, la violenza sono come una malattia. Costituiscono un fenomeno ir. razionale, che deve essere ricondotto ad un disegno concorde, in cui si rivela il divino. Nelle speculazioni e negli interessi medici e naturalistici di Teofrasto si individua il bisogno di elevarsi ad una visione unitaria del cosmo, in base alla quale correggere gli errori che affliggono il genere umano. In questa prospettiva le lotte che dividono la cristianità sono una patologia della vita umana e bisogna tenersene lontano per ammirare le opere divine e conformarsi all' equilibrio della natura. li problema religioso è strettamente connesso con quello delle scienze naturali e della giustizia sociale, come spesso accade in questa visione dettata dalla Scrittura, dalla filosofia e dalle scienze pratiche.
Un altro laico, originario della Slesia, divenne il più celebre sostenitore della chiesa dello Spirito in Germania, Caspar von Schwenkfeld 0489-1561). La sua prospettiva teologica fondamentale si ispira alla dottrina del Cristo mistico. Oltre alle fonti neotestamentarie, la teologia dei padri greci ebbe una grande influenza su questo aristocratico personaggio datosi alla vita missionaria. Tra il mistero del divino e la realtà grossolana del mondo si svela un ordine intermedio, in cui la materia è elevata allo Spirito. Il Cristo spirituale dell'evangelo giovanneo indica l'ordine morale cui la fede eleva. I segni ecclesiastici, come la gerarchia, i riti, le dottrine, costituiscono una sfera troppo lontana dal divino per poter essere considerati adatti a porre in comunicazione con la trascendenza. La parola evangelica scolpisce nell' animo del credente il vero ed unico segno della presenza del divino, l'unico sacramento, l'unico sacerdozio, l'unica legge. Il discorso con cui Gesù stesso conclude il suo insegnamento terrestre è il proclama ultimo di questa religione senza segni esteriori, senza dogmi, senza riti, senza gerarchia. Forse anche la teologia della Lettera agli Ebrei fornisce qui i canoni del superamento dell'esteriorità e dell' ascesa interiore al divino. L'anima, illuminata dalla luce del Cristo, è il tempio dove il divino si fa conoscere e dove può essere adorato conformente allo Spirito e alla verità. Per decenni Schwenkfeld percorse la Germania in preda alla rivoluzione religiosa, diffondendo segretamente questa sua forma di cristianesimo del tutto libero da legalismi ecclesiastici, Con moltissime opere ed un vasto epistolario espose una via spirituale, che, nonostante l'opposizione delle autorità civili ed ecclesiastiche, ebbe un'influenza secolare sul protestantesimo tedesco e anglosassone, e forse anche su alcune forme di cattolicesimo caratteristiche dell'Europa centro-orientale.
Questi personaggi sono coetanei di Lutero e mostrano un volto ben diverso rispetto alla sua riforma, che ebbe il maggior successo sul piano sociologico e politico. Ma quanto rimanessero vive, anche nelle chiese evangelico-luterane, le esigenze dei cosiddetti spiritualisti può essere mostrato da due ecclesiastici delle generazioni successive. Nella seconda metà del XVI secolo il parroco luterano Valentin Weigel (1533-1588) scrisse in segreto una serie di opere che vennero alla luce solo dopo la sua morte. Rifacendosi alle stesse tradizioni filosofiche e teologiche dell' anticonformismo ecclesiastico espose con vivissimo spirito critico l'inconsistenza di un cristianesimo costruito sulla correttezza dottrinale e rituale e sul tradizionalismo sociale. Il problema morale di ogni singolo essere umano, teso tra il divino e il demoniaco, non può essere risolto dalla burocrazia ecclesiastica. La pretesa di quest'ultima di farsi mediatrice di salvezza non ha nessun fondamento, né razionale né biblico. È piuttosto un inganno pericoloso, un'ipocrisia satanica. La via della salvezza passa attraverso una rigenerazione spirituale che nessuna chiesa può produrre. La sintesi più radicale del pensiero di Weigel è esposta nel suo Dialogo sul cristianesimo, del 1584, una delle opere più crude dell'anticlericalismo cristiano di quell'epoca. Nella generazione successiva il sovrintendente della chiesa evangelico-Iuterana Johann Arndt (1555-1621) accettò in modo esplicito e positivo la sfida della chiesa dello Spirito e del suo richiamo alla completezza dell'evangelo, alla mistica del Cristo interiore e all' etica della sequela. I suoi Quattro libri del vero cristianesimo (1605/ 6) divennero una delle opere religiose più diffuse dal protestantesimo tedesco e internazionale. Il Nuovo Testamento, Bernardo, Taulero e Angela da Foligno sono le fonti ispiratrici di un'urgente rigenerazione delle chiese sorte dalla riforma di Lutero, irrigiditesi nel 10ro formalismo ecclesiastico, impoverite sul piano etico e psicologico. Questi temi verranno ripresi da P.]. Spener (1635 -1705) che, nella seconda metà del XVII secolo, diverrà il teologo e l'organizzatore di una riforma morale che avrebbe dovuto completare quella dottrinale, cui Lutero si era fermato. La speranza che guida sia Arndt che Spener è fondata sulla convinzione che la struttura pubblica della chiesa di stato possa essere rivitalizzata dall'interno, senza abbatterla e senza allontanarsene. È necessario però un grande sforzo culturale e morale per dare un nuovo volto alle chiese e per venire incontro alle esigenze spirituali del mondo moderno, che sta camminando verso una completa autonomia rispetto alla fede tradizionale, spesso ridotta a pure formalità e priva di un autentico contenuto umano .
Una continua critica della chiesa dei muri e non dei cuori domina l'opera del calzolaio slesiano Jakob Bohme (1575 -1624). Cosmologia, psicologia e teologia sono formulate da lui in commentari allegorici alle Scritture. Ma il suo testo più limpido è La via verso Cristo del 1624. In una serie di opuscoli sono raccolte le tesi essenziali dell' opposizione all'ufficialità ecclesiastica luterana, considerata come un nuovo farisaismo, simile a quello bollato dagli evangeli. Christian Hoburg (1607-1675) esercitò il ministero ecclesiastico nella Germania settentrionale e si diede con passione allo studio della teologia mistica, considerata come vera ed efficace teologia cristiana. Per lui il cuore di Cristo è il simbolo dell' autentica comunione con il divino. Inviso alle autorità della sua chiesa e più volte cacciato, fu autore di un severissimo libretto, Il Cristo sconosciuto, pubblicato postumo nel 1676. Secondo lui le chiese ufficiali della cristianità ormai non sanno neppure chi sia il Cristo. Sono sprofondate in un nuovo ed orgoglioso paganesimo rivestito di simboli cristiani.
Lo storico eccezionale di tutto questo movimento, che alimenta la vita religiosa della Germania nei secoli XVI e XVII, fu Gottfried Arnold (1666-1714), con la sua Storia imparziale della chiesa e degli eretici, pubblicata tra il 1699 e il 1700. Egli percorre tutta la vicenda storica del cristianesimo alla ricerca delle tracce della chiesa del Cristo e dello Spirito evangelici. Nella sua prospettiva, che riprende molti temi della teologia francescana del secolo XIV, la cosiddetta pace costantiniana avrebbe del tutto stravolto i caratteri morali del cristianesimo, preparandolo a divenire una riedizione delle antiche religioni di stato. Il potere terreno e le sue leggi si sono sostituiti alla religione dell' amore, della croce, dell'umiltà, del martirio, della beneficenza, dell'universale pietà. Dogmi, riti, dottrine, leggi, proprietà, con tutto il loro seguito di controversie, di passioni, di egoismo, di malvagità, indicano una perversione generale della cristianità pubblicamente riconosciuta_ Nemmeno Lutero seppe sottrarsi a queste spire della corruzione e venne meno ai suoi princìpi. Fortunatamente nel lungo itinerario della rovina rimangono i segni della fede originaria. Con grande scrupolo Arnold mette in evidenza quelli che, secondo lui, hanno dato testimonianza dell'evangelo, indipendentemente da ogni ortodossia ecclesiastica. La teologia mistica della rigenerazione e della comunione spirituale con il divino è quella forma di cristianesimo che, da Bernardo a Taulero fino al presente, rende ragione della verità cristiana. Rispetto alla sua intensità e completezza, le moderne dispute confessionali tra protestanti e cattolici non hanno nessun valore. Del resto, anche fuori dalla cerchia confessionale, ci possono essere spiriti veramente cristiani, anche se le chiese, che vogliono monopolizzare 1'evangelo, li considerano come nemici. Di grande interesse è la critica condotta da Arnold contro i dogmi trinitari e cristologici accettati da tutte le chiese pubbliche della cristianità, indipendentemente dalle loro dispute degli ultimi secoli. Quelle venerabili formule dottrinali, cui tutti pretendono . di attenersi con grande rigore quali fondamenti essenziali della fede, sono formule astratte, frutto di manipolazioni intellettuali e politiche. La religione del Gesù evangelico vi rimane del tutto assente, vi appare invece quella dei valori mondani, preoccupati solo del loro potere e del dominio delle coscienze.
Gli sforzi di Gottfried Leibniz (1646-1716) per dare alla fede cristiana un contesto razionale e interconfessionale fanno parte di questo ripensamento delle lotte religiose del recente passato. Individualità e universalità, natura e grazia, libertà e armonia, storia e metafisica devono essere armonizzate in una grande visione logica. Nel corso del XVIII secolo il cristianesimo pratico, pacifico, apostolico del conte Nikolaus Ludwig von Zinzendorf (1700-1760) deve molto a questa sensibilità etica, irenica ed ecumenica. Nel secolo successivo la teologia di Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher 0768-1834) può essere considerata come un organico ripensamento della tradizione spiritualista germanica. La sua filosofia prevalentemente platonica, la sua acribia filologica e storica, il suo senso mistico e pratico, la sua diffidenza verso i formalismi ecclesiastici, la sua critica alla chiesa di stato, la sua attenzione verso i problemi morali e sociali mostrano quanto egli fosse debitore di quella riforma che in lui solo a fatica si ordina nelle chiese giuridicamente riconosciute e ne costituisce la coscienza critica. L'altro grande teologo nordico del secolo XIX, Soren Kierkegaard (1813-1855), non è meno influenzato da questo cristianesimo della dialettica psicologica e morale, del paradosso, dell'istanza etica, del Cristo ignorato dalle sue chiese, dell'individuo scosso dal messaggio della grazia.


Roberto Osculati - Storia del cristianesimo, l'età moderna.

[Modificato da ClintEastwood82 22/02/2009 22:34]