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J.G. BALLARD SU WILLIAM BURROUGHS

LA VERITA' NUDA


La figura ossuta di William Burroughs ci ha tormentato a lungo prima della sua morte. Per quasi mezzo secolo ha infettato la nostra letteratura, innestandovi le sue ossessioni, i suoi sospetti e le sue passioni. Nella sua brutale onestà, abbiamo iniziato a comprendere qualcosa di nuovo su verità, umorismo e forse persino amore.
Dei tantissimi autori che riconoscono la sua influenza, pochi hanno saputo essere così risoluti e provocanti come J.G. Ballard. Dall'auto-erotismo cromato di Crash all'innocente arresa di L'impero del Sole, Ballard ha rifinito uno stile che taglia attraverso i moralismi e i sentimentalismi dilaganti in così tanti scrittori contemporanei.
Dopo la morte di Burroughs, Ballard ci ha parlato al telefono dalla sua casa a Shepperton, Inghilterra.

William Burroughs è stato un sospettoso nei confronti della parola e del linguaggio, ma la sua vita intera è stata definita da essi. Vede una contraddizione in questo? Magari la tipica contraddizione dello scrittore?
Penso che Burroughs fosse davvero molto conscio del modo in cui il linguaggio può essere manipolato per significare l'opposto di ciò che sembra significare. Ma c'è qualcosa che condivideva con George Orwell. Cercava sempre di andare oltre lo schermo del linguaggio per trovare qualche tipo di verità che giaceva dall'altra parte. Penso che tutto l'approccio del “cut-up” [stile di scrittura di Burroughs basato sull'assemblaggio sconnesso delle frasi, divenuto un tratto distintivo della Beat Generation, n.d.t.] fosse un tentativo di tagliare attraverso il contenuto apparentemente del linguaggio a favore di ciò che sperava potesse essere una sorta di mondo più vero. Un mondo di significato che giace al di là. In libri come Il biglietto che esplose e La macchina morbida si può vedere questo tentativo di attraversare il linguaggio per qualcosa al di là. Se c'è un paradosso, penso che sia qui da qualche parte.

Come ti sei imbattuto per la prima volta nel lavoro di Burroughs?
Penso sia stato nel 1960 o giù di lì. Un mio amico era tornato da Parigi dove Pasto Nudo era stato pubblicato dall'Olympia Press, che era una casa editrice specializzata in una sorta di porno di basso grado, ma pubblicava anche quello che era poi bandito dai classici europei e americani. Henry Miller per esempio era stato pubblicato inizialmente dall'Olympia Press. E anche Lolita di Nabokov.
Comunque, io ero in un momento piuttosto demoralizzante. Avevo appena iniziato come scrittore. Non avevo ancora scritto il mio primo romanzo. Ed erano i tempi d'oro della novella naturalistica, dominato da gente come C.P. Snow e Anthony Powell e altri, e io sentii che forse il romanzo aveva fatto l'ultimo sforzo e aveva fallito, che in generale si stava fermando. Le storie borghesi, cosiddette “Hampstead novels”, sembravano ergersi su tutte le altre.
Quindi lessi questo piccolo libro con una copertina verde, e ricordo che lessi circa quattro o cinque paragrafi e quasi saltai su dalla sedia gridando, perché un grande scrittore era apparso tra di noi. E, naturalmente, divorai il libro e tutti gli altri libri di Burroughs. Penso ce ne fossero tre o quattro in stampa dall'Olympia Press. Sapevo che quest'uomo era il più importante scrittore in lingua inglese apparso dopo la Seconda Guerra Mondiale, ed è un'opinione che non ho mai cambiato da allora. Fu un momento incoraggiante. Voglio dire, benché i miei testi non sarebbero mai stati come quelli di Burroughs, il suo esempio fu un enorme incoraggiamento per me.
Lo incontrai per la prima volta a Londra nei primi Sessanta. Gli feci visita nel suo appartamento in Piccadilly Circus. Non sono sicuro che stesse facendo un buon lavoro di scrittura là. Non sembrava contento. Era in una strada chiamata Duke Street, letteralmente a centro metri da Piccadilly. E ovviamente ciò era interessante per lui perché era lì che tutti i ragazzi si riunivano, nel gabinetto della grande stazione del metrò di Piccadilly. Se n'erano totalmente impadroniti. Era abbastanza scioccante per un eterosessuale come me vagare in questo gabinetto e cercare qualcuno in quello che sembrava un bordello di maschi orientali. Lui lo trovava assolutamente affascinante.
Non penso che queste grandi città siano molto differenti, in realtà. Burroughs vagò per il mondo intero durante la sua giovinezza e fino alla mezza età, senza mai veramente fermarsi in qualche posto a lungo. Penso che la cosa più vicina a una casa per lui fosse Tangeri. Insomma, scrisse lì Pasto Nudo e credo che lì trovò una comprensiva comunità di omosessuali e drogati, e quindi l'illimitato accesso a uomini e ragazzi.
Era l'Interzona, ovviamente. L'Interzona si basava su Tangeri, perciò penso fosse felice là. Più felice di quello che sembrava essere a New York. O, se per questo, durante i suoi giorni da aspirante contadino. Deve essere uno dei più strani uomini che si occupò di coltivare e vendere prodotti agricoli. Ricordo di aver letto la raccolta delle sue lettere qualche anno fa, e descriveva quante carote e lattughe aveva piantato e si può dire che era una cosa che non portasse a molto...

Quando i critici guardarono sia il tuo lavoro che quello di Burroughs spesso puntarono alla severità e anche al senso di dissociazione, talvolta definendolo persino antisociale. Vede qualche verità in questo?
Severità sì. Onestà è come preferisco chiamarla. È molto più soddisfacente. Burroughs intitolò il suo miglior romanzo Pasto Nudo intendendo che è ciò che vedi in cima alla forchetta. Dicendo la verità. E' davvero difficile farlo nella finzione perché l'intero processo di scrivere fiction è un processo di aggiramento della verità. Credo che ci andasse molto vicino, nel suo modo, e spero di aver fatto lo stesso nel mio.
Il romanzo borghese è il più grande nemico della verità e dell'onestà che sia mai stato inventato. E' una vasta, sentimentalistica struttura che rassicura il lettore, e in ogni punto offre la comodità di morali sicure e personaggi riconoscibili. Questa stessa nozione fu avanzata da Mary McCarthy e da tanti altri, anni fa, che la funzione del romanzo fosse di portare avanti una specie di criticismo moralistico della vita. Ma lo scrittore non ha il compito di fare giudizi moralistici o cercare di elevarsi come unico uomo o donna magistrato di corte. Penso sia di gran lunga meglio, come ha fatto Burroughs e come ho cercato di fare io nel mio piccolo, dire la verità. Perciò non obietto per niente all'accusa di severità.

Quindi lei pensa che l'autore sia più interessante come reporter che non come artista?
Voglio dire che fa il reporter non solo nel mondo esterno, ma nel suo stesso mondo interiore perché sta dicendo la verità a proposito di sé stesso. E' estremamente difficile da fare. Molti scrittori tremano al pensiero di essere completamente onesti con sé stessi. Perciò l'onestà assoluta è quella che segna la verità moderna.
Quando il movimento moderno cominciò, partendo probabilmente dai dipinti di Manet e dalla poesia di Baudelaire e di Rimbaud, quello che lo distingueva era l'enorme onestà che scrittori, pittori e commediografi mostravano di sé stessi. La novella borghese si ferma davanti a queste caratteristiche. E' difficile dire la verità sulle proprie fantasie e ossessioni ed è altrettanto difficile, in altro modo, riflettere l'onestà sul mondo esterno.
E la specie umana non dà molta importanza a quel tipo di onestà. Certamente Burroughs ha rivelato, con assoluta onestà, le sue ossessioni. Voglio dire, ragazzi che eiaculano quando muoiono sul patibolo. Un poco osceno, insomma, socialmente criticabile oserei dire. Ma alla fine era onesto sulle proprie ossessioni.

Lui le ha rese un poco più gradevoli grazie all'uso dell'humour nero, e ho notato questo anche nel suo lavoro.
Assolutamente. Voglio dire che è uno dei migliori umoristi che siano mai esistiti. I suoi libri, in particolare Pasto Nudo, sono spiritosi sin dalla prima parola. Non smettono mai. Pasto Nudo fu scritto in larga parte sotto forma di lettere ad Allen Ginsberg, nelle quali Burroughs inseriva questa sorta di pezzi parodistici o cabarettistici in cui introduceva personaggi come il Dr. Benway. Erano straordinari numeri comici.

In ogni modo, siete stati entrambi spesso incompresi. Siete stati visti come scrittori oscuri che raramente hanno dato credito all'umorismo nel vostro lavoro. E' stato per via dei soggetti trattati?
Il mio humour è piuttosto diverso. E' molto più all'inglese. Suppongo vi sia un aspetto di presa in giro nella mia scrittura. Voglio dire, non sono mai stato così feroce da mostrare da quale parte del cancello mi trovo.
E tutta la controversia nata dal film Crash di David Cronenberg si è concentrata su “Credi o non credi che oggigiorno la gente possa trovare sessualmente eccitanti gli incidenti stradali?” La gente pensa che io sia stato evasivo certe volte, ma è quell'ambiguità che sta nel cuore di ogni cosa. Cerco di mantenere una discreta posizione ambigua, cercando nel mentre di inquietare e provocare il lettore per portare allo scoperto gli elementi inconsci in modo che esercitino la loro malefica forza. Ma hai ragione, non credo di aver dato abbastanza credito all'umorismo che ho.

Sia lei che Burroughs siete stati perseguitati dai censori per tutta la carriera. Cosa nel vostro lavoro provoca tanto veleno nei censori?
Be', è una domanda molto ampia. In Gran Bretagna è una questione di una insicurezza di tipo disperato. Crash, il film, è ancora bandito dal West End londinese. Westminster Castle controlla il distretto centrale dell'intrattenimento dove si trovano molti dei maggiori cinema – non so quale sia l'equivalente per New York o San Francisco. Lo si chiama generalmente West End che include anche, ovviamente, la House of Parliament e il maggiore distretto governativo in Whitehall. E loro bandirono il film dal West End di Londra. Quindi fu proiettato solo in aree di periferia e talvolta in modo ridicolo. C'è un consiglio che sta proprio accanto a Westminster nella zona nordest chiamata Camden, e questo passò il film. Quindi c'è questa particolare sensazione che esista una sorta di barriera invisibile come tra Berlino Est e Berlino Ovest. Uno poteva attraversare gli incroci a 30 metri dai cinema di Camden ed entrare nella zona proibita di Westminster. Era come passare per il Checkpoint Charlie della vecchia Berlino.
Ma tutto riflette la stessa cosa. Non diversamente dal problema che ebbe Burroughs con Pasto Nudo quando fu bandito dalla pubblicazione negli Stati Uniti. Come i romanzi di Henry Miller, che furono banditi dalla pubblicazione in America per decenni. E' una profonda insicurezza, la paura che una volta permesso al popolo di entrare in qualsiasi tipo di stanza proibita, Dio solo sa cosa potrebbe succedere dopo. Perciò nessuno deve lasciar trapelare questi libri e film malvagi. Intanto si può andare a vedere l'ultimo Die Hard o pezzi di sesso e violenza da Hollywood. Molto, molto curioso.

Sia lei che Burroughs avete studiato medicina. Sembra avere un profondo effetto sul lavoro che entrambi avete prodotto.
Ho studiato medicina per un paio di anni prima di rinunciarci, come curiosamente ha fatto un certo numero di scrittori. Penso che Faulkner abbia trascorso un piccolo periodo di tempo come studente di medicina. Ma Burroughs era profondamente interessato ai meccanismi coinvolti in ogni tipo di processo. A tutti i livelli. Ed era profondamente interessato alla psicologia e alla psichiatria. Era interessato a tutti i tipi di cose oscure. Ricordo la prima volta che lo incontrai, nei primi anni Sessanta, il suo ragazzo aveva “amore” e “odio” tatuate sulle nocche, che era abbastanza sorprendente per allora.
Una volta, mentre il ragazzo preparava un pollo arrosto, Burroughs iniziò a descrivere il modo corretto per accoltellare a morte un uomo e lo stava illustrando graficamente con un grosso coltello trinciante. La sua testa era piena di bizzarrie derivanti dagli episodi di “Believe It Or Not” [“Credici o no”] e dai magazines polizieschi e da ogni tipo di fonti oscure. Ma lui si interessava a capirle in termini scientifici o tecnologici. Penso di condividere, in un certo senso, questa cosa con lui. Ho sempre sentito la scienza in generale come un modo per mettere ordine all'immaginaria visione del mondo.

Si tratta proprio di un linguaggio separato, o no? Libri come “Pasto Nudo” e la sua “Mostra delle Atrocità” utilizzano linguaggio scientifico per trasformare la storia in qualcosa che la gente non ha mai visto prima.
Penso sia vero. Ho sempre usato un tipo di vocabolario scientifico e un approccio scientifico per mostrare l'oggetto trattato in una luce nuova. Voglio dire, se stai descrivendo cosa succede quando, diciamo, avviene un incidente automobilistico e un corpo umano cozza contro il volante e poi attraversa il parabrezza, un modo è descriverlo in un linguaggio tipo Mickey Spillane con avverbi e aggettivi potenti. Ma un altro approccio è essere freddi e clinici e descriverlo nel modo in cui lo farebbe un medico legale, o le persone che lavorano in un laboratorio automobilistico e che descrivono come avviene un crash test. Ecco, apri una finestra inquietante su un nuovo tipo di realtà. L'ho fatto parecchio in La Mostra delle Atrocità.
Lo stesso si può applicare, diciamo, descrivendo un uomo e una donna che fanno sesso. Invece di usare tutti i cliché che ne fanno una fiacca cerimonia in molti romanzi, si può approcciare come se fosse una specie di esperimento medico da descrivere. Un evento che è guardato con l'occhio calmo di un anatomista o di uno psicologo. Spesso offre intuizioni totalmente nuove a quello che accade.
Perciò sì, l'ho fatto e Burroughs l'ha fatto in modo diverso. I suoi romanzi, in particolare Pasto Nudo, sono pieni note a fondo pagina che spiegano l'esatta strada verso il sistema nervoso centrale che prende un qualche oscuro veleno dell'Amazzonia quando la punta di un dardo perfora la sua vittima. Era veramente interessato a queste cose, l'esatto meccanismo per cui la coscienza era alterata dalle droghe di vario tipo. Penso di condividere questo con lui.

Se c'è una cosa che dovremmo portare via con noi, come lettori, dal lavoro di Burroughs, quale dovrebbe essere secondo lei? O che lei vorrebbe portar via, probabilmente?
E' difficile da dire, perché credo sia uno scrittore di enorme ricchezza, ma con un tipo di immaginazione paranoica. Vedeva il mondo come una pericolosa cospirazione di enormi congregazioni mediatiche, degli establishments politici, di una scienza medica corrotta che vedeva davvero come una cospirazione. Vedeva gran parte dei professionisti, della legge e soprattutto delle forze dell'ordine, come parte di un'ampia cospirazione che ci tiene sotto controllo, che ci tiene in basso. E i suoi libri sono una specie di tentativo di far esplodere questa apparentemente rassicurante cospirazione, per permetterci di vedere cosa c'è sulla punta della forchetta.

Richard Kadrey & Suzanne Stefanac, salon.com – traduzione di Matt