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ecco di pietro e la sua italia dei FAVORI

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    00 04/02/2009 11:02
    volevo segnalarvi questi 2 articoli,ditemi che ne pensate di questa politica

    «Io sono sempre stato a difesa della legalità». Antonio Di Pietro ieri aveva un comizio a Perugia e in campagna elettorale si possono dire anche cose che rischiano di essere smentite dai fatti, in particolare da quella che Achille Occhetto ha di recente definito «la gestione padronale e autoritaria del suo partito». Se poi ci sono di mezzo i figli...
    Anna Di Pietro è brillante, di bella presenza, studentessa all'università Bocconi e parla con quell'accento milanese che non ha mai intaccato la cadenza molisana del papà. Nel marzo 2006 viene assunta dalla Editrice Mediterranea, la società che pubblicava il giornale dell'Italia dei valori: nella redazione romana di via della Vite, una splendida traversa di via del Corso, raccontano però di non averla mai vista, nemmeno per ritirare le buste paga. Insomma, sulla carta è assunta a tutti gli effetti per svolgere il praticantato che dà diritto a sostenere l'esame da professionista. Solo che non ha mai lavorato.
    Al giornale, nel frattempo, avevano pensato che avesse cambiato idea, che di fare la cronista non avesse più alcuna intenzione. E però in mancanza di comunicazioni diverse continuano a darle lo stipendio, che non ha mai ritirato. Non è l'unica figlia eccellente affidata alle cure della direttrice Delia Cipullo. Tra i praticanti figura anche Antonio Formisano, figlio di Nello, capogruppo al Senato dell'Idv. Lui però lavora davvero, tant'è che nella lista dei praticanti ammessi a sostenere il prossimo esame figura iscritto al numero 83.
    Di Anna Di Pietro, invece, al giornale del partito avevano perso le tracce. Anche perché nel frattempo, esattamente a luglio 2007, suo padre intima alla Editrice Mediterranea la dismissione della testata Italia dei valori e pone fine al rapporto che faceva del giornale l'organo del suo partito, con i relativi fondi per l'editoria.
    L'editore dà seguito alle richieste dell'ex magistrato, restituendogli la titolarità della testata. Da allora di Di Pietro non hanno più notizie dirette. Incoraggiato dalla combattiva Cipullo, l'editore cerca però di andare avanti con il suo giornale che esce fino allo scorso 4 agosto sotto la testata Idea democratica. Ma il disconoscimento dell'Idv porta alla chiusura di «una redazione vera, di persone vere che facevano un giornale vero» spiega Delia Cipullo, «con più di dieci giornalisti». Insomma, ci tiene a precisare orgogliosa, «non uno di quei giornali finti che servono solo ad avere i soldi dell'editoria di partito».
    A gennaio la sorpresa, Antonio Di Pietro si ricorda del suo ex giornale, e così nella redazione ormai in via di dismissione, cominciano ad arrivare dal suo staff una serie di telefonate. Alla direttrice viene chiesto di certificare l'avvenuto praticantato di Anna Di Pietro. A fronte di una situazione contributiva regolare, ci tiene a specificare la direzione del giornale, per far sì che la figlia del ministro possa sostenere l'esame da giornalista nella prima sessione utile occorre che Delia Cipullo certifichi ufficialmente l'apporto dato dalla ragazza alla redazione. La direttrice però da questo orecchio non ci sente e risponde alle insistenti richieste con un netto no: «Non firmo la certificazione perché non sussistono gli estremi per farlo. Il praticante deve stare in redazione e io Anna Di Pietro non l'ho mai vista nemmeno una volta. Non ha mai ritirato le buste paga. A tutt'oggi è ancora una dipendente della Editrice Mediterranea, malgrado tutto non l'abbiamo licenziata. Però fino ad ora non ha mai lavorato e quindi non posso firmare alcunché».

    www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=241605


    ed ancora

    Raccomandazioni e favori ancora al vaglio degli inquirenti. Le inchieste di Napoli sugli appalti e sulle intercettazioni che hanno visto coinvolto Mario Mautone, ex provveditore alle Opere Pubbliche della Campania, agli arresti domiciliari, svelano legami anche fra forze dell’ordine, amministrazione e i rapporti fra lo stesso Mautone e la famiglia Di Pietro.

    Ad essere coinvolto nell’inchiesta sarebbe, infatti, il figlio Cristiano, consigliere provinciale a Campobasso per l'Italia dei Valori. Secondo le intercettazione, pare che il figlio di Di Pietro volesse trovare una sistemazione per gli amici e, da quanto si apprende, preoccupazione primaria era quella di tenere fuori da questa storia il padre facendo in modo che non ne sapesse mai nulla.

    Dai documenti emerge che Di Pietro avrebbe chiesto alcuni interventi di cortesia come affidare incarichi a persone da lui segnalate anche al di fuori degli ambiti di competenza istituzionale o affidare incarichi ad architetti da lui indicati e sollecitati anche da Nello Di Nardo e, ancora, verrebbero messi in evidenza interessi di Cristiano in alcuni appalti e su alcuni fornitori.

    Un ruolo di primo piano, dunque, ma che non mette in ombra quello di Alfredo Romeo. Nuove telefonate dell'imprenditore con il parlamentare di Alleanza nazionale Italo Bocchino rivelano il tentativo di organizzare un pranzo con Gianfranco Fini, e, inoltre, dalle carte processuali spicca anche il nome dell'ex assessore all'Urbanistica del comune di Roma, Roberto Morassut, attuale segretario regionale del Pd nel Lazio.

    www.businessonline.it/news/8209/Intercettazioni-telefoniche-inchiesta-Napoli-il-figlio-di-Di-Pietro-coinvo...
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    00 04/02/2009 11:03
    Roma - Difende Cristiano arrivando a dire che «non è imputato di niente», nonostante la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati da parte della Dda è stata confermata dalla Procura di Napoli. Specifica in che modo è venuto a sapere che l’ex provveditore Mautone si era infilato in guai giudiziari. Tiene duro, a parole, sulla linea del «non c’è figlio che tenga», e a Michele Santoro che gli chiede come mai Cristiano non si è dimesso dal suo posto di consigliere provinciale, Antonio Di Pietro per un secondo perde le staffe e quasi urla: «E come presidente del partito io che devo fare? Prenderlo a randellate?».

    Non è una serata facile quella che va in onda su Raidue, di fronte alle telecamere di Annozero, per Antonio Di Pietro. Che nei suoi interventi sfiora alcuni dei temi al centro delle domande che il Giornale gli rivolge da settimane. A cominciare dal «mistero» della talpa che avrebbe avvertito Di Pietro dell’esistenza di un’indagine a carico dell’ex provveditore alle opere pubbliche di Campania e Molise, Mario Mautone. Di Pietro sostenne inizialmente di aver subodorato qualcosa. Tanto che, a inizio dicembre, disse di aver trasferito il funzionario a Roma nell’estate 2007 non appena ebbe le «prime avvisaglie» dell’inchiesta. Ha quindi accusato il Giornale di ostinarsi a non capire che non c’era alcun mistero o talpa, ma che aveva saputo dei guai di Mautone «dalle agenzie di stampa». Che ovviamente non fecero parola dell’inchiesta, ancora segretissima.

    L’ultimo colpo di scena, quello rivelato ai magistrati della Dda di Napoli e meglio specificato ieri sera nel programma di Santoro, è che Di Pietro avrebbe «ricostituito» l’ufficio Alta sorveglianza delle grandi opere togliendo «politici trombati e raccomandati» e mettendo 18 finanzieri comandati da un capitano delle fiamme gialle. Che avrebbero non solo raccolto rumors sufficienti a decidere per il trasferimento di Mautone, ma anche, dopo il trasloco, «atti ufficiali trasmessi alle procure competenti». È andata così? Se sì, il leader Idv dovrebbe però spiegare il perché delle tante versioni diverse fornite in precedenza.

    C’è poi la vicenda del figlio. Di Pietro quasi lo «rinnega», «recitando» in tv le intercettazioni di «un insieme di persone che si chiamano tra loro» (molti dei quali politici Idv, come Americo Porfidia, anche se lui omette il dettaglio) nell’estate 2007, cercando una via per arrivare al ministro e impedire il trasferimento di Mautone. Nella «drammatizzazione» il leader Idv per dimostrarsi irricattabile dice: «Come si fa a ricattare quello (ossia Di Pietro, ndr)? Mi porta davanti ai carabinieri! Il figlio non ci parla manco col padre». È una specie di florilegio delle intercettazioni. Ma la «parte» dell’incomunicabilità padre-figlio è ricostruzione artistica made in Tonino: l’intercettazione a cui si è ispirato è quella tra Mautone e Porfidia, con il primo che chiede al politico se è il caso di chiedere l’aiuto di Cristiano per evitare il trasferimento e il secondo che dice «io so che il padre non lo tiene molto in considerazione al figlio».


    Per la Dia, poi, è sospetta la tempistica tra la fine delle conversazioni tra Mautone e Cristiano Di Pietro (che chiedeva raccomandazioni e informazioni sui contratti di forniture per le caserme) e una serie di strane attività di Antonio Di Pietro che risulterebbero dalle indagini. Il leader Idv avrebbe convocato i suoi uomini per chiedergli di lasciare fuori Cristiano perché «troppo esposto». Ma di questo Di Pietro in tv non fa cenno.

    E poi, come detto, quando Santoro lo incalza sulle intercettazioni del delfino, Di Pietro si scalda, dice che «non c’è figlio che tenga», che fanno bene i Pm a indagare su un errore «se penalmente rilevante». E condanna anche la «valutazione a monte sull’opportunità e la trasparenza» dell’operato del figlio. «Per questo ha lasciato l’Idv», chiude. Però Santoro aggiunge: «Ma non il posto».

    Tonino alza il tono di voce, «Non ha ricevuto avviso di garanzia e non è imputato di niente», dice paonazzo, concludendo che «il problema non sono gli errori che possono capitare a chi fa politica» ma «se si fa finta di non vedere, se non si prendono provvedimenti». E quando Mantovano gli chiede conto delle accuse di camorra all’Idv Campano, Di Pietro sfiora la lite. E la serataccia finisce. Senza gloria per Tonino.

    www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=323032&START=0&2col=
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    vinkor
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    00 10/02/2009 21:40
    bisognerebbe chiedersi perchè c' è una campagna di stampa e tv contro Di Pietro
    gli intelligenti lo possono capire subito:

    è l'unico che fa un'opposizione dura a Berlusconi

    se ne stanno inventando di tutte, ma succederà solo una cosa:
    Berlusconi continuerà a finanziare Di Pietro per tutti i processi che perderà come è già successo ampiamente in passato
    e che i media non pubblicano perchè sappiamo in che mano sono

    aprite gli occhi
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    TA79
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    00 11/02/2009 15:55
    no,secondo me è l'unico che sta facendo le stess ecose di berlusconi e forse pure peggio.PErchè ha sempre puntato il dito a berlusconi per le sue raccomandazion e lui si è sempre eletto paladino della giustizia mentre non lo è.E la verita' salterà fuori