00 28/01/2009 17:43
Dal regista di "Together", una storia svedese che ha quasi un parallelo con il recente e conterraneo "Lasciami entrare": non è una Svezia da cartolina, quella dei premi nobel e dell'"amore libero", ma una realtà provinciale, periferica, tetra nel caso del film del 2007.
Il film è delicato, dolce, ingenuo ma non stucchevole, e a tratti ha l'energia che ricorda più pellicole commerciali come "american pie", forse perchè tanto simile è il sottobosco di protagonisti, che produzioni cosiddette "indipendenti".
La storia delle due ragazze, fragili e quasi più infantili di quello che ci aspetteremmo, segue un percorso lineare. ovvero si parla del disvelamento adolescenziale della diversità (di qualunque tipo essa sia) in un contesto provinciale, gretto, in cui tutti i giovani sembrano anestetizzati e banalotti. i ragazzi del film hanno davvero facce da bambini e pensieri elementari, ammirano star insignificanti e impazziscono per i telefonini (siamo alla fine degli anni '90)esattamente come potremmo trovare in un paesino veneto o calabrese microcosmico, chiuso. terribilmente realistica la scena del tombino, quando, verso la fine, la sorella maggiore di Elin le dice che deve togliersi dal tombino A perchè significa aids, anormale, anoressia. Anche i piccoli giochi sono una schiavitù, regole che si infilano sottopelle.
Nonostante ciò il sentimento di Agnes per Elin si palesa, anche se inizialmente non in modo voluto, in maniera naturale, senza scene madri o esasperazioni drammatiche - anche se la visione dell'omosessualità da parte dei compagni e anche da parte di alcuni adulti è ancora piuttosto confusa. gradevole anche il "cattivismo" di alcuni particolari: l'ex amica di Agnes, pur essendo costretta da una sedia a rotelle, è tutt'altro che una ragazza diversa dagli altri e sensibile e mostra la stessa meschinità sensazionalistica delle amiche di Elin e dei ragazzi
i simpatici mi stanno antipatici, i comici mi rendono triste
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