00 20/01/2009 23:00

RASSEGNA STAMPA PARTE 2


Lungo lo svolgimento della pellicola, è come se aleggi l'ombra del dubbio e dell'ambiguità: siamo di fronte alla storia di due fratelli che vivono in simbiosi o di un uomo con una sindrome di bipolarismo? Eh si perché le vicende dei gemelli Mantle (Beverly e Elliot - Jeremy Irons) così identici nell'aspetto e così diversi nella personalità, portano lo spettatore ad avvicinarsi alle crisi d'identità che la schizofrenia ha come principali sintomi. I fratelli sopraccitati sono due ginecologi di fama che grazie alle loro ricerche e sperimentazioni sono riusciti ad attirarsi attestati di stima e riconoscimento. La loro è un'esistenza binomio, tutta la vita a provare le medesime esperienze e le stesse sensazioni, proprio come fossero siamesi. Dalle donne agli studi, dal lavoro alla ricerca. L'elemento di rottura è rappresentato da Claire (Genevieve Bujold), famosa attrice con una malformazione all'utero. Beverly s'innamorerà di lei provocando lentamente il distacco più violento ed atroce. Claire è il morso che strappa la carne che collega i DUE (vedi il sogno di Beverly), Claire è la diversità tra i fratelli, Claire è l'amore mai provato da Bev se non per il gemello Elly, Claire è la droga (mentale e a pasticche), Claire è la sofferenza (quando parte per mesi di lavoro). Ma qui ritorna l'alone del dubbio; Beverly è risucchiato dalla depressione e dalla droga, maltratta i pazienti e si rinchiude in casa, Elly non sa come aiutarlo se non con un'agghiacciante decisione: incominciare ad impasticcarsi per poi ricominciare insieme la risalita. È qui che si richiama in maniera forte il significato del titolo: Inseparabili. Non può esserci Elly senza Bev, non possono esserci carriera, vita sociale, paure e speranze diverse dall'uno e dall'altro individuo. Non si può dividere in due un corpo. E il concetto d'inseparabilità viene rafforzato nel finale quando Bev uccide con gli strumenti da LORO inventati il fratello. Da qui parte una sequenza di grande emozione in cui il superstite si toglie gli stracci sporchi di dosso, si lava, si taglia la barba, indossa dei vestiti puliti ed afferra la sua valigetta; è la liberazione? È la nuova vita? È uscito dalla sua malattia mentale? Solo pochi istanti e ritornerà nudo accanto al corpo morto del gemello per ricongiungersi (uccidendosi?). Inseparabili.
Critica: Cronenberg rafforza con Inseparabili il suo grande talento (ricordiamo che nel'86 uscì La Mosca). Il film è intenso e psichiatrico, la fotografia riesce molto bene ad inserire l'emotività dello spettatore in un'atmosfera d'incertezza mentale e di schizofrenia. Le dinamiche psicologiche tipiche dei gemelli omozigoti sono, dal regista canadese, ben argomentate e rappresentate con una direzione di Jeremy Irons da capolavoro. Cronenberg non si lascia attrarre da effetti splatter e d'impatto (vedi i liquami in The Fly) affidando quell'aspetto solo alla visione un po' obliqua delle sale operatorie e dei ferri ginecologici.
Nota: tratto dal romanzo Twins (storia realmente accaduta) di Bari Wood e Jack Geasland.
a cura di Riccardo Marra, ilcibicida.com



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Beverly ed Elliott Mantle sono due gemelli perfettamente uguali. Sono entrambi ginecologi, e sono talmente vicini l’uno all’altro che molto spesso si scambiano di identità. Un giorno, una famosa attrice si reca da loro per un consulto riguardante la sua sterilità e finisce per avere una bizzarra relazione amorosa con Beverly. Ignara che il dottor Mantle è in realtà una coppia di gemelli, Claire divide con l’amante il suo vizio per la droga. E la droga libera la follia nascosta nelle menti dei gemelli, rompendo così la loro perfetta unione.
Ispirato ad una storia vera, raccontata da Bari Wood e Jack Geasland nel loro libro Twins, Inseparabili è il film che David Cronenberg fece seguire a La Mosca. Ancor più che nella sua opera precedente, Cronenberg esamina il corpo umano con la freddezza professionale di un patologo, e questo distacco trasforma un film potenzialmente atroce in una visione affascinante, quasi ipnotica, capace di dare la pelle d’oca e di non suscitare disgusto.
Parte del merito per il fascino del film è anche della straordinaria prestazione di Jeremy Irons nel doppio ruolo dei gemelli Mantle. Per quanto (ovviamente) uguali fisicamente, Elliott e Beverly ci appaiono due persone fondamentalmente diverse, con Elliott dominante rispetto al timido e insicuro Beverly. Irons riesce in un’operazione non facile, che si vede ben di rado: dà vita nello stesso film a due personaggi realmente diversi. Non fosse per la somiglianza fisica forse non ci accorgeremmo che sono interpretati dallo stesso attore, tanto sono entrambi vivi, tridimensionali. A ripensarci, è davvero uno scandalo che l’attore non abbia nemmeno ottenuto una nomination all’Oscar, quando poi l’Academy decise di fare ammenda per quell’errore premiandolo per la sua interpretazione de Il mistero von Bulow due anni dopo.
La sceneggiatura, scritta dallo stesso regista insieme con Norman Snider, si lancia in alcuni momenti in disamine ginecologiche da rivista femminile, ma sa immergerci con efficacia nel morboso rapporto che lega i due fratelli. Sul set, poi, Cronenberg riesce a costruire la scena creando uno spazio filmico inesistente, in modo che Elliott e Beverly ci appaiono davvero nello stesso luogo.
Certo la freddezza del racconto e della tecnica cinematografica ha il difetto di impedire al film di trasmettere allo spettatore emozioni durature, ma nelle due ore di proiezione l’universo che ci viene mostrato è quanto di più seducente si possa immaginare.
Alberto Cassani, cinefile.biz



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Ghiacciato, claustrofobico e statico: così è l’incubo di Inseparabili. David Cronenberg esplora pensieri ‘a latere’ e paure universali e indicibili affidando ad uno sdoppiato – e superlativo – Jeremy Irons una storia lontana anni luce dal realismo, ma nonostante questo (o proprio per questo?) capace di risvegliare l’angoscia del corpo e il terrore del razionale che oltrepassa insensibilmente l’orlo della deriva schizofrenica. Il tutto senza toccare lo spettatore, tenuto a distanza dal freddo costante della fotografia e dall’estenuante staticità dell’immagine. Come se Cronenberg fosse meno ispirato del solito, perso dietro agli imprevedibili sentieri del delirio, inseguendo in solitaria snodi narrativi che non tornano. Ma è quel sottile, strisciante senso di claustrofobia di un film praticamente tutto in interno – e sono interni di una bellezza e di un gelo soffocante, quelli della clinica dove operano i gemelli Mantle - che immobilizza e ghiaccia lo spettatore, perso a sua volta e suo malgrado dietro una vicenda il cui senso sembra continuamente sfuggire. Donne splendidamente tratteggiate (come la protagonista di Spider) puntellano la storia dei due medici che si auto-condannano reciprocamente all’inseparabilità, affascinanti e terribili protagonisti che evocano da subito il tema del doppio, della personalità scissa, del confine sottile tra cura amorevole e attenzione morbosa. E tra cura e omicidio, guarire e contagiare, sano e malato, normale e anormale: chi ha paura di addormentarsi sotto i ferri difficilmente dimenticherà i camici rosso sangue, la sala operatoria e gli strumenti chirurgici che dai titoli di testa al finale perseguitano storia e personaggi…e quant’è labile la frontiera tra scienza e mostri? Dentro una tecnologia e una ricerca scientifica che appaiono totalmente autoreferenziali, dove finisce la ragione e dove comincia l’orrore? Quanto ogni individuo espone di se stesso e rischia della propria vita ogni volta che si mette nelle mani di un depositario del sapere scientifico? Quanto è fragile e facile da corrompere il corpo, e quanto ci attrae/terrorizza quello da cui nasciamo, il corpo-ventre-madre e la separazione, dalla non-vita alla vita? Il femminile - mistero, amore/odio, ossessione - permea Inseparabili, il femminile che genera, matura e porta alla vita l’uomo. Ma qui la fragilità maschile, l’istinto di morte e un cordone ombelicale sbagliato vincono sulla vita.
Annarita Guidi, sentieriselvaggi.it



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Sono due gemelli, Beverly ed Elliot Mantle. Due ginecologi di successo che vivono a Toronto, la città natale di David Cronenberg: identici fisicamente, opposti psicologicamente. Elliot è disinvolto, mondano, estroverso. Beverly è timido, fragile, introverso. Elliot seduce le donne, e poi le passa a Beverly che altrimenti si limiterebbe a desiderarle. Fino a quando appare Claire. Beverly tenta allora l'impossibile: staccarsi da Elliot, per unirsi a Claire.
Avventura fantastica (nel film meno fantastico, più vicino all'uomo dell'autore de La Mosca), avventura che intuiamo mortale. Perché, "in questi casi di gemelli identici, il doppio è ancora una coppia. Una coppia per la quale il divorzio è un impossibile suicidio; poiché impossibile è separarsi da quella coppia, indissociabile ed eternamente indefinita, che ognuno porta in sé stesso..." E avventura cinematografica, assolutamente affascinante: da quando ci accorgiamo che i due gemelli sono interpretati dal medesimo Jeremy Irons. Da quando, poco a poco, impercettibilmente, incominciamo a distinguere uno dall'altro (prima nei risvolti del carattere, nei riflessi dell'inconscio - guidati dalla straordinaria padronanza recitativa dell'attore inglese -, che si stampano sulle evidenze fisiche), poi a dimenticare che uno è diverso dall'altro, eccoci partiti verso un gioco di specchi infinito. Verso il film, nel tentativo di comprendere (non fosse chi è chi, chi il buono e chi il cattivo, chi il forte e chi il debole); e verso noi stessi. Per sciogliere quelle indefinibili rimesse in questione, quelle antitesi inquietanti o anche semplicemente curiose che si nascondono nel nostro intimo: e che risalgono alla luce, non appena confrontate con la nostra immagine riflessa.
C'è un solo "effetto speciale" nell'ultimo film - sicuramente il più compiuto a tutt'oggi - dello specialista canadese. Ma è un effetto che copre tutto, come un grande mantello protettivo (non per nulla i due medici si chiamano Mantle...), dall'inizio alla fine: l'attore che recita con sé stesso, che compare e replica ad un altro sé stesso, ripreso da un profilo diverso, ma nella medesima inquadratura. È un effetto tecnicamente perfetto, uno "split screen" del quale è ormai impossibile, grazie ai computer, indovinare la cesura. Ma il prodigio si serve soltanto della tecnica. Per rilanciare nel metafisico, e nel poetico, il racconto: così la forza di Elliot si trasforma in fragilità, la debolezza di Claire (Geneviève Bujold, sconvolgente come i "due" Irons) in energia di sopravvivenza, e quella di Beverly in consapevolezza e determinazione.
Nel segno dell'identicità e della duplicità gemellare tutti gli elementi del film - eguali e diversi al tempo stesso - s'incrociano, si misurano, s'invertono.
A questa meditazione sulla relatività delle apparenze, Cronenberg giunge innanzitutto con l'uso di un attributo squisitamente cinematografico: l'arte dell'ellissi, che è poi quella del dire fra le righe, di far viaggiare "oltre le apparenze" la fantasia dello spettatore. L'emozione del film nasce tutta da questo prolungamento del "non detto": il corpo della donna, che indoviniamo senza mai scorgere, si tratti poi di un esame ginecologico o di un incontro sessuale. Gli strumenti chirurgici, mostruosi e misteriosi, che non vedremo mai all'opera. Il contatto con la carne, che da sempre è l'elemento portante del cinema del regista.
Inseparabili non è un film fantastico o d'orrore, ma un film che si organizza su due poli egualmente fertili per la nostra immaginazione: l'umorismo, addirittura (tutta la prima parte del film). E, naturalmente, l'inquietudine. Quella stessa che guidava un altro capolavoro nato dalla fascinazione della duplicità cinematografica, Vertigo di Hitchcock. A questi sentimenti Cronenberg offre una tela di fondo impeccabile, una gamma di elementi espressivi magistralmente controllati: essi concordano a far rientrare tutto il discorso formale in una cornice tecnicistica. Quel tecnicismo che serve al racconto del film per condurci dalla materia allo spirito; da due studenti in medicina che, poiché identici, si scambiano i compiti o le donne, a due esseri che, poiché paralleli, non possono che ricomporsi nell'identità della morte. In quella sorprendente Pietà michelangiolesca che chiude nel silenzio e nell'emozione un itinerario fatto più di grida che di sussurri.
Così, ad esempio, la stupefacente armonia cromatica, tutta impostata sulle risonanze acquatiche (ed ovviamente amniotiche...) dei blu e dei verdi, nelle furibonde esplosioni dei rossi cardinalizi indossati nelle cerimonie chirurgiche. La sapiente stilizzazione delle composizioni scenografiche: design implacabile degli anfiteatri universitari, della clinica o dell'appartamento dei gemelli, disordinato calore di quello di Claire, fusione di stabili moderni ed antichi nella piazza che fa da sfondo alla telefonata finale di Beverly a Claire. Luce nella casa di quest'ultima, e penombra, appena squarciata dal gioco nervose delle dita sulle tendine di plastica, in quella dei gemelli. E suoni, molteplici, lavorati, misteriosamente remoti, a fondersi con le musiche post-romantiche, a metà tra Wagner e Mahler, di Howard Shore.
Estremo rigore espressivo e sfrenata, commossa fantasia verso l'insolito: con Inseparabili il cinema americano ci offre la meraviglia dell'anno, e Cronenberg il suo capolavoro.
2.rtsi.ch



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Toronto, 1954. Elliot e Beverly Mantle sono gemelli. Sin da bambini hanno un’attrazione ai limiti della morbosità per la ginecologia e per il corpo femminile come oggetto di studio. La passione li porterà a coltivare la carriera attraverso anni di brillanti studi. 1988. I fratelli sono ginecologi rinomati. Condividono tutto, sia nella vita privata - vivono nella stessa casa, spesso scambiano amanti occasionali - che in pubblico. La famosa attrice Claire Niveau, in crisi perchè da poco scopertasi sterile, si reca presso la famosa clinica Mantle per un consulto. Claire viene sedotta e va a letto con Elliot ed in seguito, a sua insaputa, anche con Beverly. L’attrice è una delle poche in città non conoscere la dualità dei gemelli. Ma il gioco è presto rotto: Claire, scoperto l’inganno, fugge via furiosa. Per Elliot non è una tragedia: è sempre stato e sempre sarà il più forte dei due. Per Beverly, innamorato di Claire, è l’inizio di una lunga caduta nella tossicodipendenza e nell’alcolismo. Nè le cure del fratello nè il riconciliamento con Claire sembrano frenare la sua rovina. Elliot, tentando di aiutare il fratello ormai tossicodipendente, cade vittima delle stesse nevrosi e fragilità di Beverly. La donna sembra averli separati per sempre. Quindi Bev decide di "staccarsi" dal fratello. Ma "la separazione può essere molto dolorosa" e condurrà i gemelli Mantle ad un mortale epilogo.
C’era una volta David Cronenberg. C’era una volta il regista di titoli come La Mosca, Il demone sotto la pelle e Brood. Padre delle metamorfosi su schermo, definito il profeta della "nuova carne", Cronenberg sforna il suo capolavoro cimentandosi con una produzione di genere - per quanto possa essere di genere un film del canadese! -, un dramma, come non se ne vedevano da tanto.
Metamorfosi cronenberghiane: ormai la locuzione funziona da sè ed ormai è monopolio di critici ed "esperti" cinematografici. Inseparabili rappresenta una svolta nella carriera di Cronenberg, non solo per una diversa caratterizzazione delle usuali tematiche del regista, ma anche per l’inaspettato successo di critica - pericoloso "senza precedenti"! Metamorfosi, dicevo. Se la carne ha un ruolo essenziale nel film, la chiave d’interpretazione è psicologica più che anatomica, come anche le mutazioni. Se non troviamo più le carcasse gore de La Mosca o i parassiti disinibitori di Shivers, allora sono altri gli abomini, ben più profondi e cerebrali. I fratelli Mantle sono il frutto perfetto della poetica del regista: Cronenberg, si sa, ama i personaggi che lottano quotidianamente contro le proprie pulsione, le proprie paranoie ed il proprio io. I gemelli non fanno eccezione: se dall’esterno sembrano uomini di successo che si godono fama e mondanità, nel privato hanno scelto di vivere da borderline. Ma Cronenberg - almeno sotto questo aspetto - è un individualista. Nei suoi film gli orrori ed i conflitti psicologici sono sempre intimi, frutto dell’ego di personaggi dalla personalità disturbata (il misantropo Seth Brundle, il docente de La Zona Morta, la doppia personalità di Tom Stall in A History of Violence) e mai della società. O, almeno, non è la società la risposta diretta ai loro problemi. I personaggi dell’universo cronenberghiano devono rispondere solo a loro stessi. Il che non è poco, comunque.
E’ la storia di un trittico che lentamente si riduce ad un unico individuo. Spenderei due parole sull’interpretazione commovente di Jeremy Irons. Il film è girato quasi interamente in split-screen, ovvero la tecnica usata quando un attore interpreta due parti nella stessa inquadratura. Tecnicamente perfetto, grazie anche alla fotografia di Suschitzy - guardate gli interni nell’appartamento dei Mantle - Cronenberg dirige un attore con un carisma ed un’esperienza invidiabili. Interpretare due fratelli gemelli, giocare sui millimetri e sugli angoli, girare ogni scena due volte - due ciak buoni! - davanti ad una controfigura di se stesso, non deve essere stato il ruolo più facile del mondo. Una nota positiva anche per la Bujold - anche se le malelingue dicono che non abbia fatto altro che interpretare se stessa! - che si insinua con eleganza tra i due.
- "Sono uno dei fratelli Mantle" -
Si giunge alla fusione - ricordate Scanners? -, all’indistinzione delle parti. Dopo la dipartita di Claire, a dover sparire è il dualismo gemellare. L’unica prova di questo era la loro diversità di carattere. Persa anche quella, la fine è inevitabile e, come in tutti i film del Nostro, la solitudine incombe come un minaccia peggiore della stessa morte. L’ultimo abbraccio di commiato tra i due fratelli citerà la Pietà. Citazionismo da poco, eh?
Paolo Castronovo, lankelot.eu



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Freddo film di Cronenberg, dipinto con una gelida fotografia, che narra l'impossibilità di due gemelli "inseparabili" di poter essere separati da qualsivoglia cosa, fosse pure l'amore. Il sogno del morso di Claire al cordone ombelicale (autocitazione da Brood - La covata malefica) è vissuto come incubo proprio perché tale sarebbe l'idea della separazione dal fratello. Cronenberg limita questa volta gli effetti speciali (il film precedente è La Mosca) per dare spazio ad una dimensione psicologica del disagio, dell'uno e del duplice. Beverly ed Elliot sono, infatti, molto diversi l'uno dall'altro, anzi sembrerebbero l'uno l'opposto dell'altro eppure hanno sempre fatto in modo di eliminare dalla loro vita chiunque potesse portarli alla separazione. L'amore è stato sempre vissuto come un gioco, come un semplice sfogo che non potesse sfociare in un moto verso la libertà. I due gemelli, dentro la loro casa buia sono come due feti indistinguibili dentro ad un utero. Anche con l'avvento dell'attrice Claire (anche lei dipendente da qualcosa viste le sue attitudini sessuali masochistiche), il fratello Beverly, che sembra il più sensibile tra i due, non riuscirà a far convivere armoniosamente i due legami e quello verso il fratello prenderà il sopravvento, spingendo l'amore nei meandri dell'ennesima dipendenza: la droga. Il regista, pur limitandosi negli effetti, non abbandona le suggestioni della manipolazione della carne, della sua esplorazione e fusione con altri elementi (tematiche tipiche del suo cinema) ed in questo Inseparabili ci regala la visione di strumenti ginecologici "per donne mutanti", oggetti d'acciaio degni della fantasia perversa di H.R. Giger. Eccellente Jeremy Irons nella doppia interpretazione dei due gemelli (la controfigura è John Bayliss). Film consigliatissimo tranne a coloro che non amano le pellicole di concetto ed un po' lente.
FORSE NON TUTTI SANNO CHE...
-Il film si basa sulla storia vera di due gemelli, Steven e Cyril Marcus. I due furono trovati morti nel loro appartamento dell'Upper East Side di Manhattan. Si erano suicidati con i barbiturici. La storia è raccontata nel romanzo Twins di Bari Wood e Jack Geasland pubblicato nel 1977.
-Le scene in cui Irons appariva contemporaneamente in scena furono compiute tramite l'uso di uno dei primi metodi di controllo computerizzto della fotografia.
-Il titolo iniziale era Gemini ma alla produzione non piaceva così lo si cambiò in Twins. Fu ulteriormente modificato in Dead Ringers quando Ivan Reitman, che aveva prodotto due dei primi film di Cronenberg, chiese proprio a Cronenberg di vendergli i diritti dell'utilizzo del titolo Twins. La cosa si fece e quel titolo fu usato per il film con Danny De Vito e Arnold Schwarzenegger del 1988.
-Per non dimenticarsi mai in che ruolo stava recitando, se in quello di Elliott o in quello di Beverley, Jeremy Irons quando recitava nei panni di uno spostava il peso del corpo sulle punte dei piedi, in caso contrario lo spostava sul tallone. Mah!
-Cronenberg avrebbe voluto William Hurt nel ruolo principale. Hurt fu desolato ma dovette rinunciare per precedenti impegni.
exxagon.it



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E il verbo si fece carne
Un qualsiasi approccio all'irrazionale universo Cronenberghiano deve ricondursi ineluttabilmente alle determinanti ontologiche dell'essere.
Tuttavia, nella terminologia moderna, non esiste un vocabolo che possa descrivere la condizione dell'uomo nella visione di, quello che reputo, uno dei più grandi geni concettuali dei giorni nostri; questo perché le sue ossessioni sembrano avere radici fin troppo profonde, inarrivabili e sostanzialmente dimenticate.
E' addirittura nel giudaismo farisaico infatti che, con il termine "Basar", viene anticipata la fusione metafisica tra il corpo e il lato psicosomatico dell'anima (nefesh), primo ma non unico, tema comune tra le varie opere di C.
La trama
I gemelli Elliot e Beverly Mantle (Jeremy Irons) sono due ginecologi di successo; sono i due volti di una medicina fine a se stessa, focalizzata sul trionfo del medico anziché sul benessere del paziente.
La loro vita si sviluppa in simbiosi tra ricerca e fama, nel perfetto farneticare del vivere odierno, fino al giorno in cui l'incontro con una nuova cliente (Geneviève Bujold), affetta da una strana malformazione (utero triforcuto) che la rende sterile, cambierà per sempre il corso degli eventi. E' l'inizio della follia, della dipendenza da stupefacenti e della rottura di una relazione fraterna che superava i confini dell'amore platonico.
Psicanalisi dell'assurdo
Con Inseparabili il rapporto fra le "costituenti imprescindibili" dell'uomo assume una forma nuova e si integra (come già anticipato nella parte finale del precedente The Fly - La Mosca) con l'introduzione dell'elemento "alieno" rappresentato dal metallo: creazione umana che diviene parte integrante dell'essere.
Paradossalmente la differenza più evidente, desumibile comparando Dead Ringers ad altri capolavori del regista canadese, sta proprio nel tipo di approccio che segue la fusione tra la sostanza organica pulsante e la fredda materia inanimata: se in Crash, in Videodrome, o nello stesso La Mosca la metamorfosi vestiva i panni della fatalità, in Inseparabili essa diviene strumento attivo nell'ultimazione della follia.
Ed è esattamente in quello che potrei descrivere come "il climax nel delirio" che Croneneberg decide di giocarsi la carta della suggestione, introducendo con "gli strumenti chirurgici per operare donne mutanti" uno degli elementi visivi più indimenticabili della storia del cinema. Questi "strumenti" si collocano nel subconscio in una posizione comune a scienza e arte, carpendo dalla prima la precisione e dalla seconda l'irriproducibilità.
"Ogni azione è unica in quanto legata al tempo". La chirurgia, che non a caso basa sé stessa su un dualismo genio/tecnica, tenta di rompere questo concetto, viola più di ogni altra scienza le leggi elementari ed in sostanza esplora gli aspetti più reconditi di "un'etica naturale".
Ma questo è inaccettabile; nel momento in cui l'uomo tenta di violentare la natura (propria o altrui) esso diventa parte di un mito folle. Tutto diventa sbagliato; tutto diventa deforme e orribile.
La porzione narrativa di questo titolo si riduce ad un tanto meraviglioso quanto inevitabile pretesto per mostrare l'assillante dicotomia alla base del singolo. I due gemelli, infatti, non possono essere altro se non i due volti di una stessa persona; essi sono la metafora delle contraddizioni alla base di ogni uomo.
Nel momento in cui l'anima (il gemello più sensibile) viene spezzata, previo il bisogno d'amore, la mente ("l'altro Jeremy Irons") crolla nel baratro dell'inevitabile/irreversibile.
Anche la scelta dell'utero triforcuto non è casuale: l'amore è preso in esame come un errore, uno scherzo della natura, impostosi per distruggere l'equilibrio altrimenti perfetto nell'essere supremo che concilia i difetti e le virtù più antitetiche.
Cronenberg e il sogno ovvero: la scena cult
Come accade in molti altri film del regista, la visione chiarificatrice delle paure e delle frustrazioni dei protagonisti si materializza nel mondo onirico (con buona volontà da parte dell'osservatore nel riconoscere che "non tutto è un sogno").
In Inseparabili la proiezione profetica delle angosce di Beverly prende forma dall'incubo, attraverso un'immagine che simboleggia, in modo più che eloquente, il ribrezzo che costui prova all'idea di un distacco dal fratello; egli infatti assiste impotente allo spettacolo della sua amata che strappa a morsi il cordone ombelicale che la lega indissolubilmente a Elliot.
Questa sequenza, trionfo del surrealismo contemporaneo, basterebbe da sola a giustificare la maestosità della pellicola.
filmscoop.it



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Tratto dal romanzo Twins di Bari Wood e Jack Geasland, Inseparabili (1988) ha per protagonisti Elliot e Beverly Mantle, due fratelli gemelli, stimati ginecologi che vivono condividendo tutto: lavoro, donne, piaceri e dolori. I due sono perfettamente identici nell'aspetto ma hanno caratteri molto diversi; Beverly è piuttosto riservato e non sempre sicuro di sé; Elliot, al contrario, è un tipo molto estroverso e alla mano. Quando Beverly si innamora di una loro paziente qualcosa nel loro profondo rapporto inevitabilmente cambierà e la loro esistenza non sarà più la stessa.
Il regista David Cronenberg (La Promessa dell'Assassino, La Mosca) ci accompagna in un triste e struggente viaggio dove l'orrore è soprattutto interiore. Sono infatti gli aspetti psicologici dei due gemelli che rendono questo film immancabilmente triste ed interessante. Il ritmo narrativo è molto lento e probabilmente rende la prima parte abbastanza noiosa; lo spettatore è costretto ad aspettare una buona mezz'ora prima che la trama di infittisca (soprattutto emotivamente) e diventi seriamente coinvolgente.
Col suo inconfondibile stile, Cronenberg ci parla di due vite che in realtà sono una sola, di due persone diverse ma indissolubilmente legate, proprio come i due gemelli siamesi che più di una volta vengono citati nel film: «Quando Pang è deceduto, Chang è morto dalla paura». E proprio questo è anche quello che succede ai due fratelli Mantle, non legati fisicamente ma comunque uniti da un profondissimo legame psicologico; Elliot avrebbe potuto abbandonare Beverly nel suo dolore, ma comunque sceglie di condividere i mali e le dipendenze che affliggono il fratello. Tutto questo porta al toccante epilogo dove più che in ogni altra scena emerge e viene esplicitata la vera essenza del rapporto fra i due protagonisti.
L'unico nome importante del cast è essenzialmente quello di Jeremy Irons, bravissimo ad interpretare in modo molto convincente sia l'uno che l'altro fratello (non fu nemmeno nominato all'Oscar!). Per la riuscita dei personaggi principali sono importanti anche gli apprezzabilissimi effetti speciali (splitscreen e sovrapposizione) e il montaggio.
Belle le atmosfere ricreate, aiutate molto anche dalla colonna sonora di Howard Shore.
Maurizio Macchi, pellicolascaduta.it
[Modificato da |Painter| 23/04/2011 10:25]