Recensione di Diego Scerrati - RivistaOnline
Chi l'avrebbe mai detto che i due giovani ventenni di Titanic, all'epoca idoli di milioni di ragazzini ma poco considerati come attori, regalassero un decennio dopo un saggio di recitazione che mette letteralmente i brividi? Sono Leonardo di Caprio e Kate Winslet, una delle coppie di celluloide più famose di sempre, popolari da quando nel 1997 James Cameron li scelse come protagonisti del più grande kolossal della storia del cinema. E dobbiamo dare merito al regista di averci visto lungo con questi due giovani, che oggi sostengono la tostissima prova di sorreggere un film drammatico di due ore girato quasi completamente tra le quattro mura domestiche. Il risultato è che la loro prova chiama applausi in ogni scena. Revolutionary Road li vede come coppia sposata negli anni Cinquanta, con tanto di prole a carico e soprattutto la consapevolezza di essere "speciali", diversi rispetto alle tante conformiste famiglie borghesi che vivono nell'ipocrisia e nella mediocrità dei loro matrimoni. Eppure qualcosa va storto e loro stessi rimangono impigliati nell'infernale meccanismo che disprezzano, un sistema più forte di loro che li divora da dentro, portandoli all'odio e alla disperazione, logorandoli fino a spegnere ogni "rivoluzionaria" aspirazione.
Il romanzo Revolutionary Road di Richard Yates viene considerato un capolavoro e possiamo senza dubbio dire che il film che ne ha tratto Sam Mendes, regista premio oscar per American Beauty, non è da meno. Il regista scava negli abissi della vita di coppia attraverso una sceneggiatura scritta senza il minimo errore e la minima forzatura, violenta nelle verità che dice ma raffinata nel linguaggio, oltre che cinica e spietata nel suo viaggio straziante e doloroso nei turbamenti di ogni individuo, tra aspirazioni che ci fanno sentire vivi e paure che ci scavano dentro rendendoci vuoti. Il film è ambientato negli anni Cinquanta e porta avanti gli stessi discorsi dei film d'epoca (i ben noti melodrammoni hollywoodiani). Tuttavia elimina tutti gli elementi patinati, retrò e glamour di quel tipo di cinema, riuscendo a rendere questa coppia protagonista incredibilmente moderna e attuale.
I due personaggi sono figli dei tempi che verranno, controcorrente e trasgressivi come solo le generazioni successive riusciranno ad essere, in modo forse ancora più estremo. Eppure si ritrovano inconsapevolmente nella classica e standardizzata villetta bianca, con giardino curato, lui modesto impiegato, lei casalinga. Mendes saggiamente li priva quasi totalmente di un contesto sociale, rimanendo, con una macchina da presa fredda e dalla presenza quasi impercettibile, all'interno del loro nido d'amore. Ciò gli permette, senza alcun filtro, di scavare in dinamiche che poco hanno a che fare con l'epoca in cui il film è ambientato. Grandissimo lavoro lo fanno i costumi, le scenografie e soprattutto la fotografia, firmata dal genio di Roger Deakins (L'assassinio di Jesse James, Non è un paese per vecchi e Wall-E tra i suoi ultimi capolavori), che ci regala vellutati colori lucidi, sfumati e sfavillanti, che sarebbero tipici di un sogno se non ci fosse quell'altro genio di Thomas Newman a donare un accompagnamento musicale da incubo, con la sua minimale melodia reiterata continuamente in modo ossessivo, che angoscia e toglie lentamente il respiro allo spettatore.
La forza del film in fondo è proprio questa, prendere al cuore e stringere allo stomaco, e per questo Sam Mendes non poteva che affidarsi ad un cast di eccezione. Kate Winslet è forse alla miglior prova della sua carriera (sebbene sia tutta di altissimo livello, non fosse altro per le sei nominations agli Oscar), misurata ed esplosiva nei momenti giusti, con uno sguardo che nei silenzi dice più di mille parole. Leonardo di Caprio conferma per chi ancora ne avesse bisogno (ma a giudicare dalla mancata nomination all'Oscar devono essere ancora molti) che di recitazione ne capisce più di tanti actor studio che girano per Hollywood. I due sono di una incredibile sensualità, empatici, perfetti, forse a causa anche della decennale amicizia che li accomuna. Accanto a loro c'è comunque un cast di comprimari eccelenti. Kathy Bates, reduce anche lei dal Titanic ma conosciuta per l'interpretazione premiata con l'Oscar in Misery non deve morire, è la perfetta vicina di casa invadente, finta, ipocrita e, perché no, anche un po' inquietante. E poi c'è la sorpresa di Michael Shannon, un non protagonista folle (ma non meno del resto del cast), che ci regala un paio di scene davvero da antologia. Revolutionary Road non è la sofferenza volgare, inutilmente urlata e patetica di film stile L'ultimo bacio, ma è qualcosa di più elegante, raffinato e doloroso, un film che rimane impresso e scava in un "vuoto" dentro al quale ci si augura di trovare almeno un po' di quella speranza che è invece assente nel film.