22 novembre 2008, Prati di Villanova C.se, ore 8. Fischia il vento, infuria la bufera.
Infatti abbandoniamo l’idea di andare all’Uia di Calcante, in valle di Viù, e ripieghiamo, partendo più tardi, su questa famigliare cimetta, ultima vetta importante della catena spartiacque che partendo dal confine francese con la Levanna Orientale muore dopo parecchi km sulla pianura canavesana.
Il vento che ha infuriato tutta la notte a casa mia, superando gli 80 km/h si è placato. Saliamo da Cuorgnè verso Alpette, fino a parcheggiare in località Balmassa 1200 m. Fa freddo, il terreno è gelato, e mucchi di grandine di due settimane fa danno la parvenza di neve. Saliamo nel bosco di piccoli faggi e betulle, uscendo su una radura erbosa sospesa sulla pianura. Evitiamo la salita diretta alla cima, e proseguiamo per sentiero a mezzacosta, fin nei pressi della caratteristica chiesetta di San Bernardo, che, col suo biancore, è ben visibile ad occhi nudo pure da casa mia.
Qui c’è più aria, e vagando per secche praterie, decidiamo di andare a pranzare nei pressi di un alpeggio ancora in buone condizioni. Un po’ di sole ci scalda, seduti sulla soglia di una baita, con l’intera valle dell’Orco di fronte a noi. Montagne conosciute, montagne famigliari. La gönfia, al calare del vento, si ritira, ed appare, offuscato tra le nebbie, il Gran Paradiso, il Ciarforon, il gruppo degli Apostoli. Là dietro c’è la Valnontey, là dietro c’è Cogne.
La solita nube fantozziana, che ormai ci perseguita da mesi, inverno, primavera, estate ed autunno, pressoché ad ogni nostra gita, copre il cielo e la temperatura crolla. Mi esplode all’istante il raffreddore… che si tramuterà in febbre prima di sera. Non c’ho il fisico..
Abbandoniamo il gruppo di baite, e partiamo rapidamente in direzione della cima. Ombra, gelo e pure vento che si è risvegliato. Fa troppo freddo per l’autoscatto, e non c’è neanche il sole.. per cui due foto al volo, neanche la firma sul libro di vetta (mi viene in mente adesso che non abbiamo firmato..), e scappiamo in discesa.
Sentiero infingardo, terreno gelato ed erba, e qualcuno finisce seduto sulla nuda e dura terra… siamo comunque in breve al colletto erboso, ultimo sguardo al Re di Pietra (Monviso, un giorno ti salirò..), e giù verso l’auto, con il freddo sempre più pungente che ti entra nelle ossa.
E poi via verso casa, verso una doccia calda ed un the bollente.
[Modificato da roby4061 01/12/2008 20:38]
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"Ci sono delle persone che si incontrano, prima si assaggiano... poi vedono se possono camminare insieme, come noi adesso.." M. Rigoni Stern