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Eugenetica parte 1

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    ninmah62
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    00 26/11/2008 13:47
    Storicamente l'eugenetica è stata inventata da Platone (Pol. 458 segg.). Il Cristianesimo medioevale, dando per scontata la degenerazione umana dal peccato originale e l'intrinseca negatività dell'atto sessuale, lascia alla sfera ultraterrena ogni possibilità di "miglioramento". Nel rinascimento Campanella, nella prospettiva utopica della “Città del sole” sostiene l'opportunità di combinare i matrimoni e controllare la vita sessuale dei cittadini. Tra Settecento e Ottocento si afferma la frenologia, disciplina che sosteneva di riuscire ad individuare dalla forma del cranio le tendenze psicologiche delle persone, in primis la propensione a devianza e criminalità. Successivamente, Herbert Spencer prese a prestito i concetti chiave dell'evoluzione darwiniana e li applicò alle scienze sociali, sostenendo l'opportunità e la necessità delle differenze sociali allo scopo di assecondare il naturale processo di selezione dei più adatti.
    Negli anni sessanta dell'Ottocento l'eugenetica venne portata in auge da Francis Galton (cugino di Charles Darwin) che teorizzò il miglioramento progressivo della razza secondo criteri analoghi a quelli dell'evoluzione biologica. Sosteneva necessario un intervento delle istituzioni per questo fine, mediante l'incrocio selettivo degli adatti. Galton ideò anche il termine, traendolo dal greco classico. Specialmente in Inghilterra ed in Germania, questa teoria ebbe grande successo, grazie anche alla forte impostazione positivista della scienza e all'ideale imperante di progresso della civiltà. Ad inizio Novecento, anche grazie all'impegno di soggetti come la Fondazione Rockefeller e la Massoneria di Rito Scozzese, l'Inghilterra divenne il centro della diffusione delle teorie eugenetiche. Nel 1912 si tiene a Londra il primo congresso internazionale, con la presenza di una folta delegazione di "scienziati" italiani, ispirati anche dalle teorie degenerazioniste di Cesare Lombroso.
    occidentale e del nord America vennero applicati provvedimenti di vario tipo di carattere eugenetico a partire da inizio Novecento. I programmi eugenetici più efferati sono stati applicati dalla Germania nazista, ampiamente trattati nella voce Aktion T4.

    Alcuni stati si sono distinti per un maggior impegno in tal senso, con una legislazione eugenetica non solo positiva, mirante cioè a indirizzare le scelte riproduttive, ma anche negativa, ovvero la rimozione forzata di caratteri considerati negativi. Ecco le stime riguardanti i casi di sterilizzazioni[1]:

    * Germania: 1933-1941: oltre 400.000
    * Stati Uniti: 1899-1979: circa 65.000
    * Svezia: 1934-1976: 62.888
    * Finlandia: 1935-1970: 58.000
    * Norvegia: 1934-1977: 40.891
    * Danimarca: 1929-1967: 11.000
    * Canada: 1928-1972: circa 3.000
    * Svizzera: 1928-1985: meno di 1.000

    Le leggi eugenetiche furono votate pressoché ovunque a stragrande maggioranza. Le forze politiche di ogni orientamento furono concordi sull'utilità delle pratiche di sterilizzazione, per miglioramento della razza, o per motivi demografici ed economici. In particolare in Svezia e Finlandia la gestione del welfare state portò a scegliere interventi di questo tipo per ridurre il carico degli assegni di maternità. Negli Stati uniti ad essere sterilizzati erano coloro che venivano dichiarati deboli di mente, pazzi, idioti, imbecilli, criminali-nati, o addirittura epilettici, persone moralmente degenerate o sessualmente pervertite.

    Oltre alle sterilizzazioni vi erano le politiche che miravano a favorire la riproduzione tra soggetti "adeguati", ad esempio il divieto di matrimonio tra "adatti" e "inadatti". Misure eugenetiche positive più o meno blande sono state prese pressoché ovunque. Negli Stati Uniti, la violazione delle regole sul matrimonio era punita con fino a 10 anni di reclusione.

    it.wikipedia.org/wiki/Eugenetica
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    ninmah62
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    00 26/11/2008 13:49
    Eugenetica parte 2
    In Italia

    Il regime fascista, nonostante la vicinanza con alcuni scienziati sostenitori dell'eugenetica, non prenderà mai misure sostanziali di questo tipo. Solo alcuni provvedimenti legati alla politica di espansione demografica hanno tentato di proporre una disciplina morale che portasse al "miglioramento della razza". Posizione perfettamente in sintonia con il parere della Chiesa, che non vedeva di buon occhio i provvedimenti eugenetici ma apprezzava la proposta di igienizzazione "morale" al fine del "miglioramento razziale"[2].

    Il dibattito contemporaneo

    La disponibilità della completa sequenza del genoma e l'avanzamento delle biotecnologie ha fatto ipotizzare ad alcuni un pericolo di possibile selezione dei caratteri genetici dei nascituri. La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (Carta di Nizza) all'art. 3 §2 impone il divieto delle pratiche eugenetiche[3],

    Oltre alla succitata sterilizzazione chirurgica o farmacologica delle persone con menomazioni fisiche o psichiche, ipotetici strumenti di selezione eugenetica possono essere considerati:

    * la manipolazione eugenetica del DNA
    * l'utilizzo di banche del seme o degli embrioni, o la moltiplicazione di questi mediante fecondazione in vitro, se utilizzati al fine di conservare e diffondere i patrimoni genetici di "migliore qualità"

    Il dibattito in Italia

    Recentemente il termine eugenetica è stato anche ripreso da politici ed esponenti cattolici e conservatori per etichettare in modo negativo anche le tecniche di diagnosi preimpianto dell'embrione nei casi di fecondazione assistita e riguardo ai casi di aborto terapeutico.

    Attualmente l'ordinamento italiano, con la legge 40/2004 ha ritenuto in linea di principio inammissibili alcune pratiche in materia di procreazione medicalmente assistita[4]:
    « La ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a condizione che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell'embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie alternative »

    (art.13 comma 2)
    « Sono, comunque, vietati [...] ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti ovvero interventi che, attraverso tecniche di selezione, di manipolazione o comunque tramite procedimenti artificiali, siano diretti ad alterare il patrimonio genetico dell'embrione o del gamete ovvero a predeterminarne caratteristiche genetiche, ad eccezione degli interventi aventi finalità diagnostiche e terapeutiche, di cui al comma 2 del presente articolo »

    (art.13 comma 3b)

    Il 24 settembre 2007 il Tribunale di Cagliari ha emesso una sentenza, provocando lo sdegno della Cei, a favore di una donna che, due anni fa, aveva chiesto di poter eseguire la diagnosi preimpianto prima di procedere con le tecniche di fecondazione in vitro perché portatrice di talassemia, malattia molto diffusa in Sardegna, al pari del diabete mellito.

    Il caso è stato oggetto di particolare attenzione da parte dei giuristi, alla luce della delicatezza degli interessi toccati e della emblematica vicenda umana, segnata dalla condizione della donna, attrice nel processo, prostrata da precedenti interventi abortivi dovuti alle annunciate malattie del concepito. La decisione è fondata nel rinvenimento di un'identità nelle finalità della diagnosi prenatale ex l.194/78 e della diagnosi dell'embrione in vitro, pure consentita dalla citata legge 40. Ritenuto pertanto che deve prevedersi identico trattamento (ex art. 3 Cost.) al feto in fase prenatale ante 90° giorno e all'embrione concepito in vitro, si dà la possibilità alla madre di evitare l'impianto dell'embrione talassemico(ex art.32 Cost.). Con la decisione del giudice infatti, l'ospedale e il medico incaricato controlleranno lo stato dell'embrione, verificando se può essere colpito da talassemia. Solo nel caso in cui l'embrione sia sano il medico procederà all'impianto e alla gravidanza

    it.wikipedia.org/wiki/Eugenetica
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