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Ogni giorno con i padri della chiesa

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    00 15/11/2008 22:28
    Il vero comportamento cristiano

    Bisogna che il cristiano, divenuto in ogni cosa superiore alle giustificazioni secondo la legge, non giuri né menta.

    Non bisogna essere blasfemi, non bisogna far violenza, non bisogna rendere male per male, non bisogna adirarsi.

    Bisogna essere pazienti, tollerando qualunque cosa, e rimproverare equamente l’offensore, non per sentimento di vendetta, ma per desiderio di correggere il fratello, secondo il comando del Signore.

    Non bisogna parlare contro il fratello in sua assenza con lo scopo di calunniarlo, cosa che è maldicenza, anche se è vero ciò che si dice.


    Basilio di Cesarea, Lettera 22,1




    Lode alla Maestà divina

    Per l’unità di natura, o Maestà divina, glorifico te come di uguale onore nelle tre Persone; poiché sei vita e donatrice di vita sovrabbondante, unico Dio nostro, e non c’è santo fuori di te, Signore.

    Le schiere immateriali e celesti tu le sottoponesti come specchio della tua bellezza, a inneggiare senza posa te, Trinità e unica Maestà indivisibile. E ora accetta la lode anche dalla nostra bocca fangosa.

    Consolida nella pietra della fede e dilata nell’oceano del tuo amore il cuore e la mente dei tuoi servi, Dio unico, trisolare; poiché tu sei il nostro Dio in cui speriamo, e non saremo delusi.


    Giovanni Damasceno, Ochtoéchos, TI




    La preghiera al primo posto

    La divina parola ci fa conoscere l’insegnamento sulla preghiera e per suo mezzo spiega ai discepoli che ne sono degni e che ne cercano la conoscenza, in che modo convenga rendersi benevolo l’ascolto divino attraverso le parole della preghiera.

    La preghiera infatti, questa sacra e divina attività, è trascurata e omessa dalla maggior parte delle persone nel corso della vita.

    Su questo punto, dunque, mi sembra che sia opportuno testimoniare con la parola, per quanto è possibile, anzitutto che è assolutamente necessario essere assidui nella preghiera, come dice l’Apostolo (Rm 12,11), poi porgere ascolto alla voce divina che ci suggerisce il modo con cui bisogna rivolgere la preghiera al Signore.

    Vedo che nella vita presente ci si affanna di più per tutte le altre cose: chi si volge con lo spirito a una meta, chi a un’altra, ma il bene della preghiera non sta a cuore alla gente.



    Gregorio di Nissa, La preghiera del Signore 1




    Chiedete e riceverete

    Io ti supplico, Figlio del Dio vivente;
    tu hai compiuto tante meraviglie;
    hai cambiato l’acqua in vino a Cana
    per illuminare Israele;
    hai guarito gli occhi ai ciechi,
    hai reso l’udito ai sordi,
    e mobili le membra ai paralitici;
    hai corretto la lingua dei balbuzienti,
    hai liberato gli indemoniati,
    hai fatto correre gli storpi come cervi...
    hai risuscitato i morti,
    e, tendendogli la mano, hai fatto camminare
    sulle acque Pietro, che stava per affondare.
    Tu ci hai lasciato questo testamento:
    « Chiedete e riceverete,
    bussate e vi sarà aperto.
    Tutto quello che chiederete al Padre mio,
    nel mio nome,
    io stesso lo chiederò al Padre mio,
    perché lo abbiate»


    Cipriano di Antiochia, Da un’antica liturgia battesimale




    Vergine, Madre di Dio


    Vergine,
    non la natura bensì la grazia ti rese madre:
    l’amore volle che fossi genitrice.
    Col tuo concepimento, col tuo parto
    è cresciuto il pudore,
    la castità e l’integrità e la verginità
    sono corroborate.

    Vergine,
    se tutto è rimasto intatto,
    cos’hai dato?
    Se vergine, come sei madre?

    Vergine,
    colui grazie al quale
    tutto in te si è accresciuto,
    non diminuisce nulla in te.

    Vergine,
    il tuo creatore è da te concepito;
    da te nasce la fonte del tuo essere;
    chi portò la luce al mondo,
    da te viene alla luce nel mondo.


    Pier Crisologo, Sermone 142



    Ringraziamo Dio prima di metterci al lavoro

    Quando al mattino ci leviamo, dobbiamo prima di uscire di stanza render grazie al Salvatore, e prima di metterci al lavoro fare le nostre devozioni verso il Signore che ci ha custoditi nei nostri letti mentre riposavamo e dormivamo.

    Infatti chi, se non Dio, custodisce l’uomo che dorme, preda del sonno e dimentico del suo umano vigore, talmente alienato da sé da non saper neppure chi sia o dove dimori, e totalmente incapace di badare a se stesso?

    È dunque necessario che Dio abbia cura dei dormienti che, oppressi dal sonno, non possono difendersi, e protegga gli uomini dai pericoli della notte, non essendovi in quelle ore nessun altro che li protegga.

    Debbo dunque rendere grazie a Dio, che vigila perché io possa dormire sicuro.

    Quando infatti noi andiamo a dormire, lo stesso Dio ci accoglie come nella quiete del suo grembo, e ci custodisce sicuri fra i suoi tesori, ci difende fino all’apparire del giorno con un muro di tenebre.


    Massimo di Torino, Sermone 73,2




    L’esempio degli uccellini

    Anche quando la sera chiude la giornata, dobbiamo dar lode a Dio col salterio e cantare la sua gloria con dolci melodie, per meritare il riposo come vincitori al termine del certame dei nostri lavori, e l’oblio del sonno sia il premio della nostra fatica.

    Non vediamo forse gli uccellini che, quando l’aurora porta la luce al giorno, nelle stanzette dei loro nidi cantano svariate melodie? E lo fanno con diligenza prima di uscire, per lodare con dolcezza di suoni il loro creatore, non potendolo lodare con parole: ciascuno di loro, non potendo far discorsi, rende il suo omaggio con melodie, sì che par ringrazi più devotamente chi più dolcemente canta.

    Lo stesso fanno al termine del giorno. Che è dunque questo coro di gorgheggi disposto con inesausta diligenza in certe ore del giorno, che è se non una illimitata azione di grazie? L’innocente uccellino non potendo parlare, accarezza con la soavità del canto il suo pastore.



    Massimo di Torino, Sermone 73,4




    La Parola chiama

    « Ricordati, o Signore della parola che hai dato al tuo servo, nella quale mi hai dischiuso la speranza» (Sal 118,49).

    La parola di Dio ci scuote dal nostro stato di abbattimento e depressione per chiamarci alla grazia celeste, facendo sorgere in noi il desiderio dell’eternità, il disprezzo delle cose presenti e la ricerca di quelle future e invisibili, senza curarci di ciò che è temporaneo.

    Ci chiama dunque a sé, la parola di Dio, come sta scritto:

    « Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28).

    Seguiamo dunque il Signore Gesù che ci chiama, per poter passare dalle cose del mondo a quelle eterne e imparare a dominarci.



    Ambrogio di Milano, Commento al Salmo 118, 7,2



    L’acqua viva che parla dentro

    A nulla mi gioveranno i godimenti del mondo né i regni di questo secolo.

    Per me morire in Gesù Cristo è bello più che regnare sino ai confini della terra.

    Io cerco colui che è morto per noi; voglio colui che è risorto per noi.

    Perdonatemi, fratelli! Non impeditemi di nascere alla vita, non vogliate la mia morte.

    Non concedete al mondo colui che desidera essere di Dio, né seducetelo con la materia.
    Lasciatemi raggiungere la pura luce: giunto là, sarò uomo davvero.

    Le mie aspirazioni umane sono crocifisse, e non c’è in me fiamma che ami la materia: sento l’acqua viva che mi parla dentro e mi dice: «Vieni al Padre».

    Non prendo gusto al nutrimento corruttibile né ai piaceri di questa vita.

    Voglio il pane di Dio, che è la carne di Gesù Cristo, nato dalla stirpe di Davide; voglio per bevanda il suo sangue, che è la carità incorruttibile.


    Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani 6,1-2; 7,2-3




    La lode instancabile e riconoscente di Dio


    Siccome Dio ci vuole buoni, perché egli è buono, nessuno dei suoi giudizi ci deve dispiacere.
    Non ringraziarlo di tutto, che altro significa se non correggerlo di qualche cosa?

    L’umana stoltezza osa spesso mormorare contro il creatore non solo per la miseria, ma persino per l’abbondanza: si mostra ingrata sia quando qualcosa manca sia quando ve n’è in avanzo.

    Invece nulla raccomanda e protegge i devoti fedeli della verità quanto la lode instancabile e costante di Dio. A proposito insegna l’Apostolo: «Siate sempre allegri. Pregate senza intermissione. In ogni cosa rendete grazie, perché questo è ciò ché Dio vuole da tutti voi in Cristo Gesù» (l Ts 5,16-18).

    Come potremmo prender parte a questa pietà, se la varietà delle cose non addestrasse alla costanza la volontà?

    L’amore verso Dio non deve insuperbire nelle prosperità, né venir meno nelle avversità.

    Quel che piace a Dio piaccia anche a noi.


    Leone Magno, Sermone 12,3


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    00 15/11/2008 22:33
    Le beatitudini della Chiesa (I)

    Beata la Chiesa cattolica, che adora un sòlo Dio nella pienezza della Trinità e l’eguaglianza delle tre Persone Divine in un’unica Divinità, di modo che né la unità di sostanza dissolva la proprietà delle Persone né la loro distinzione rompa l’unità della Divinità.

    Beata la Chiesa, la quale crede che in Cristo vi sono due sostanze reali e perfette, ma che unica è la persona di Cristo; la distinzione tra le due nature non scinde così l’unità di persona né l’unità di persona confonde le due nature differenti.


    Vincenzo di Lerino, Il Commonitorio 16




    Le beatitudini della Chiesa (II)

    Beata la Chiesa, la quale, per proclamare che Cristo è e fu sempre uno, professa che l’uomo si è unito a Dio nel seno stesso della Madre, non dopo il parto.

    Beata sia questa Chiesa, la quale comprende che Dio si è fatto uomo non per una modificazione della sua natura, ma in virtù della persona, non di una persona fittizia e provvisoria, ma reale e permanente.

    Beata la Chiesa, la quale insegna che questa unità di persona è talmente profonda da attribuire all’uomo, per un mistero ammirabile e mesprimibile, ciò che è di Dio e a Dio ciò che è dell’uomo.

    Beata dunque e venerabile, benedetta e sacrosanta questa professione di fede, del tutto comparabile alla celeste e angelica lode che dà gloria all’unico Signore Dio con una triplice esaltazione alla sua santità.


    Vincenzo di Lerino, Il Commonitorio 16



    Grano e pula

    La Chiesa di questo tempo è paragonabile a un’aia in cui il grano è mescolato alla pula; con buoni e cattivi mescolati assieme.

    Ascoltatemi, o grani; ascoltatemi voi che siete quanto io desidero essere; ascoltatemi, o grani. Non vogliate affliggervi per la commistione della pula; non sarà con voi in eterno. Quanto pesa la pula? Grazie a Dio è leggera. Noi cerchiamo di essere soltanto grano e la pula, per molta che sia, non peserà.

    Allora ascoltami, o pula; anche se, una volta che mi ascolti, non sarai più pula. Ascolta, dunque. Che la pazienza di Dio ti serva. L’unione con i grani, le esortazioni, ti rendano grano. Non ti mancano le piogge della parola di Dio; in te il campo di Dio non sia sterile.

    E dunque, rinverdisci, granisci, maturati. Infatti chi ti ha seminato vuol trovare spighe, non spine.



    Agostino d’Ippona, Sermone 223,2




    La Chiesa è custode del sacro


    Se si incomincia a mescolare il profano con il sacro, in breve questo disordine si diffonderà dappertutto, e nulla nella Chiesa resterà intatto, inalterato, integro, senza macchia.

    Ma la misericordia divina tenga lontano dalla mente dei suoi questo crimine; sia esso una pazzia riservata agli empi. La Chiesa di Cristo, custode vigile e prudente delle dottrine che le sono state affidate, non muta mai nulla in esse, né vi toglie o aggiunge alcunché; non rigetta ciò che è necessario né aggiunge ciò che è superfluo; non si lascia sfuggire ciò che è suo né si appropria di ciò che appartiene ad altri.

    Nel prendersi cura con fedeltà e saggezza delle dottrine antiche, questo solo cerca di fare con sommo zelo: perfezionare e raffinare ciò che ha ricevuto dall’antichità in forma abbozzata; consolidare e rafforzare ciò che è stato espresso con precisione; custodire ciò che è stato già confermato e definito.


    Vincenzo di Lerino, Il Commonitorio 23



    Non cadere negli errori comuni

    Dio ha creato le cose perché gli uomini ne usassero.

    Come dunque può essere lecito accettarne alcune create bene e respingerne altre come inutili e superflue?

    E calunniare Dio accusandolo di proibire che si compia una buona azione il giorno di sabato, non è forse un’empietà?

    E spiare le stelle e la luna per stabilire l’osservanza dei mesi e dei giorni, e distribuire le disposizioni di Dio e i cambiamenti dei tempi secondo le proprie inclinazioni, di alcuni facendo feste, di altri invece giorni di lutto: chi considererebbe tutto questo come una prova di devozione e non, molto di più, di stoltezza?

    Credo dunque che tu abbia appreso a sufficienza che con ragione i cristiani si astengono dalla superficialità e dall’errore comuni.

    Ma il mistero della religione loro propria, non aspettarti di poterlo apprendere da un uomo.


    A Diogneto 4,2-3.5-6




    Affrettiamoci a tornare in patria


    Noi consideriamo la nostra patria il paradiso: là ci attende una moltitudine di persone care. Una fitta e numerosa schiera di genitori, di fratelli, di figli ci invoca, ormai sicura della propria salvezza, ma ancora in pensiero per la nostra.

    Che gioia per noi e per loro incontrarci ed abbracciarci! Che delizia, che felicità somma e indefettibile, trovarsi nel regno dei cieli senza più la paura di dover morire e con l’eternità davanti a noi!

    Là il coro glorioso degli apostoli, là la moltitudine esultante dei profeti, là la schiera sterminata dei martiri con la gloriosa corona di vittoria per cui hanno combattuto e sofferto, là le vergini trionfanti che hanno assoggettato alla forza della continenza la concupiscenza della carne e del corpo, là, con la loro ricompensa, i misericordiosi che hanno compiuto opere di giustizia nutrendo e aiutando i poveri e che custodendo i precetti del Signore hanno trasferito come tesoro in cielo i loro patrimoni terreni.


    Cipriano di Cartagine, L’epidemia 26




    Chi crede in Cristo, non morirà

    Noi piangiamo, pensando alla morte
    e a coloro che sono morti;
    ma non dovremmo;
    perché noi sappiamo
    da dove essi sono partiti,
    dove ora sono e nelle mani di chi sono:
    essi sono partiti da questa vita effimera,
    liberati dalle loro pene;
    sono nel riposo
    in attesa di essere illuminati da Dio;
    Colui che li tiene nelle sue mani
    è l’Amico degli uomini,
    che ha spogliato del loro abito effimero,
    per rivestirli di corpi di eternità.
    Perché, quindi, gemiamo senza motivo?
    Perché non crediamo al Cristo
    che ci ha detto:
    «Chi crede in me non morirà»?
    Infatti, anche se l’uomo vedrà la corruzione,
    dopo la corruzione senz’altro si ricomporrà
    e si leverà, dicendo:
    «Tu sei la vita e la risurrezione ».



    Romano il Melode, Inno per la risurrezione di Lazzaro



    [Modificato da Architetto01 15/11/2008 22:34]
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    Credi che i morti risorgono?

    Quando sarai spoglio della condizione mortale e rivestirai l’immortalità, allora vedrai Dio come si conviene.

    Dio farà risorgere la tua carne immortale insieme all’anima; e tu, divenuto immortale, vedrai l’Immortale, se adesso avrai fede in lui.

    Perché non credi?
    Non sai che la fede guida tutte le altre opere?
    E chi può solcare il mare se prima non si è rimesso fiduciosamente alla nave e al pilota?
    Quale contadino può mai mietere se prima non ha affidato alla terra il seme?
    Quale ammalato può guarire se prima non si affida al medico?
    Quale arte, quale scienza si può imparare se prima non ci si rimette con fiducia nelle mani del maestro?

    Se il contadino ha fiducia nella terra, il navigante nella nave, l’ammalato nel medico, non vuoi tu affidarti a Dio, pur avendo da parte sua così grandi pegni?


    Teofilo di Antiochia, Ad Autolico 1,7-8




    In cambio della fede Dio ci dà un mondo da abitare

    Accettiamo le leggi della vita, ubbidiamo a Dio che ci esorta.
    Conosciamolo affinché ci sia propizio, diamo a lui, anche se non lo richiede, quella gratitudine che gli spetta, quell’ubbidienza volontaria che è, mi si permetta cli dir così, la pigione che a lui dobbiamo per l’alloggio che ci è dato quaggiù.

    I suoi sono doni «aurei in cambio di bronzei, del valore di cento bovi in cambio di nove».
    Egli ti chiede solo un po’ di fede; e in cambio ti dà una così grande terra da coltivare, e acqua da bere, e altra da navigare, aria da respirare, fuoco che t’aiuti nelle tue opere, e un mondo da abitare; e di qui ti ha permesso di mandare una colonia ai cieli.

    Tutti questi benefici così grandi e così numerosi e tutti questi favori egli te li ha concessi in cambio di un po’ di fede!


    Clemente di Alessandria, Protreptico 11,1 15




    Beato l’uomo che spera in te


    Anche l’anima del profeta languiva per il desiderio, ed egli confessa nei salmi questa ardente brama amorosa, dove dice che l’anima sua «desidera fino a struggersi di trovarsi negli atri del Signore» (Sal 83,3), anche se dovesse esservi buttata fra gli ultimi: meglio e preferibile essere l’ultimo fra quegli eletti che primeggiare fra i tuguri peccaminosi di questa vita.

    E tuttavia pazientava nell’attesa, sognando la beatitudine della vita presso Dio e anteponendo la convivenza, anche di breve ora, a migliaia d’anni. Egli dice: «Meglio un solo giorno nei tuoi atri che migliaia altrove» (Sal 83,11), e tuttavia non si rattristava per la necessaria economia dell’universo, ritenendo anzi sufficiente a rendere beati gli uomini il possedere i beni anche solo nella speranza.

    Perciò conclude il salmo così: « Signore, che sei il Dio degli eserciti, beato l’uomo che spera in te» (Sal 83,13).


    Gregorio di Nissa, La creazione dell’uomo 22




    Regole di perfezione

    Non tendere subito alla sommità di quella vita ascetica; soprattutto non avere troppa fiducia in te stesso, a evitare di cadere, per inesperienza, dal vertice della vita ascetica.

    E infatti preferibile un progresso graduale.
    Elimina a poco a poco i piaceri della vita, distruggendo tutte le tue antiche abitudini, per non procurarti una folla di tentazioni, se tenti di estirpare all’improvviso, tutti insieme, i piaceri.

    Quando infatti avrai vinto una sola inclinazione al piacere, apprestati a lottare contro una seconda passione, e così a suo tempo dominerai tutte le passioni.

    Il nome di passione, infatti è uno solo, ma diverse sono le azioni. Perciò, sii innanzi tutto fermo dinanzi a ogni tentazione. Da quali tentazioni mai non è provato il fedele?

    In queste e altre simili difficoltà si trova il credente.



    Basilio di Cesarea, Lettera 42,2




    Dio ama i peccatori

    Egli dice: «I miei pensieri non sono come i vostri, né le mie vie come le vostre; ma quanto il cielo è distante dalla terra, altrettanto i miei pensieri differiscono dai vostri e le mie intenzioni dalle vostre» (Is 55,8-9).

    Se noi, quando i nostri servi hanno commesso molte mancanze, perdoniamo loro, se promettono di correggersi, e li rimettiamo all’onore di prima e talvolta persino concediamo loro una maggior fiducia, molto più lo farà Dio.

    Se Dio ci avesse creato allo scopo di poterci castigare, avresti ragione di disperare e di dubitare della tua salvezza; ma dal momento che ci ha creato per sua sola bontà e per farci godere dei beni eterni, e per questo fa di tutto dal primo giorno della nostra esistenza, fino a ora, che cosa ci può rendere dubbiosi?


    Giovanni Crisostomo, Invito a penitenza 1,15




    Dio è spirito

    « Intendano le tue orecchie la voce della mia preghiera» (Sal 29,2). Infatti il salmista prega «dal profondo », e profondo è ciò che chiede nella preghiera. Bisogna riflettere anzitutto che Dio è incorporeo e non consta di parti o di funzioni di membra che formino un corpo.
    Leggiamo infatti nel Vangelo che «Dio è spirito» (Gv 4,24), dunque invisibile, incommensurabile, natura immanente in se stessa ed eterna.

    E anche scritto che «uno spirito non ha carne e ossa» (Lc 24,39): e di queste sono formate le membra, di cui l’essenza di Dio non abbisogna. Dio invece, che è dovunque e in tutte le cose, nella sua interezza assoluta ascolta, vede, fa, incede. Anche questo ci insegna la Scrittura, dove è scritto: «Io SOflO un Dio che si avvicina: e non anche da lontano»? (Ger 23,23); e ancora:«In lui viviamo, ci muoviamo e siamo» (At17 28).


    Ilario di Poitiers, Commento ai Salmi. Sul Salmo 129,2




    Il cristiano al seguito di Cristo

    O Cristo, signore degli eletti,
    parola incorruttibile di Dio Padre,
    principe di sapienza;
    sostegno nelle fatiche;
    gioia senza tramonto;
    Gesù salvatore del genere umano,
    pastore, protettore, guida e moderatore,
    sentiero celeste del gregge dei santi..
    Pescatore di uomini, tu vieni
    a toglierci dal mare del vizio;
    togli i pesci risparmiati dall’onda minacciosa
    e li porti verso una vita beata.
    Guidaci, pastore del gregge umano;
    regna, o santo, sui figli che hai redento;
    i tuoi passi, o Cristo, sono la via del cielo.
    O Verbo eterno, tempo infinito,
    luce immortale, fonte di misericordia,
    promotore di virtù, premio incomparabile
    di chi onora l’Altissimo.



    Clemente di Alessandria, Pedagogo 3,12



    A che ora si deve pregare?

    Tutti i fedeli, uomini e donne, al mattino, appena desti, prima di fare qualsiasi cosa, si lavino le mani e preghino Dio: poi vadano al loro lavoro. Alla terza ora, se sei in casa, prega e loda Dio; se sei altrove, prega Dio in cuor tuo. A tale ora, difatti, Cristo fu inchiodato sulla croce.

    Ugualmente prega alla sesta ora, perché, quando Cristo fu inchiodato al legno della croce, il giorno fu interrotto e si ebbe una grande oscurità. Pertanto, a quell’ora si faccia una vigorosa preghiera, imitando la voce di Colui che pregò e ricoprì di tenebre l’intero creato per i Giudei increduli.

    Alla nona ora si preghi e lodi a lungo Dio, imitando il modo in cui l’anima dei giusti loda Dio, che è verità e che si è ricordato dei suoi santi e ha inviato il suo Verbo a illuminarli. A quell’ora il Cristo fu colpito nel costato ed effuse acqua e sangue, e rischiarò il resto del giorno fino alla sera.

    Così, quando cominciò a dormire dando inizio a un altro giorno, diede un’immagine della risurrezione.
    Prega anche prima di andare a letto.


    Ps. Ippolito, La tradizione apostolica 41




    La via stretta che conduce al regno di Dio

    Chi dunque sarà stato più paziente nel sopportare le offese, sarà fatto più potente nel regno. Perché al regno dei cieli non si arriva con l’alterigia, le ricchezze o il potere, ma con l’umiltà, la povertà e la mansuetudine.

    E però «è difficile e stretta la via che conduce al regno» (Mt 7,14). Chi dunque si sarà gonfiato di onori e di ricchezze, si troverà come un asino impacciato da troppo grande soma, impossibilitato a passare per la stretta via del regno; e, proprio quando crederà di esservi arrivato, sarà respinto dalla porta troppo piccola rispetto al suo bagaglio e dovrà tornare indietro.

    Poiché la porta celeste è tanto stretta per il ricco, quanto per un cammello è stretto il foro di un ago; per cui dice il Signore: «E più facile che un cammello passi per il foro di un ago, che un ricco nel regno dei cieli» (Mt 19,24).
    Nudi infatti veniamo al mondo e nudi ci presentiamo al battesimo, perché nudi ancora e liberi dobbiamo accostarci alla porta del cielo.



    Massimo di Torino, Sermone 48,2




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    00 15/11/2008 22:50
    Sopportate le sofferenze presenti

    Se stiamo scontando la pena di qualche peccato, le sferzate serviranno a preservarci in futuro dall’ira divina; se invece attraverso queste prove siamo stati chiamati a combattere per la pietà, il giudice di gara è giusto e non permetterà che siamo messi alla prova al di sopra delle nostre forze, ma per le fatiche sostenute ci darà la corona della pazienza e della speranza in lui.

    Non desistiamo, dunque, dall’affrontare la lotta per la pietà e non rinneghiamo, per mancanza di speranza, gli sforzi compiuti. Infatti un singolo atto di coraggio o una breve sofferenza non possono rivelare la saldezza dell’anima, perché colui che mette alla prova i nostri cuori vuole laurearci vincitori della corona di giustizia solo dopo una prova approfondita e prolungata.


    Basilo di Cesarea, Lettera 140,1



    Il cristianesimo perseguitato rende grande l’uomo

    Non avete mai desiderato il male per nessuno, anzi siete stati maestri agli altri. Io voglio che rimanga ancora valido quanto insegnate e raccomandate.

    Soltanto domandate per me la forza interiore ed esteriore, perché non solo parli ma anche sia deciso, non solo venga chiamato cristiano ma lo sia realmente. Se sarò trovato cristiano, potrò anche portarne il nome: e sarò cristiano fedele quando non sarò più visibile al mondo.

    Niente di ciò che appare è buono. Il nostro Dio di Gesù Cristo si manifesta in misura maggiore ora che è nel Padre. fl cristianesimo, quando è odiato dal mondo, è opera non di persuasione, ma di grandezza.


    Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani 3,1-3



    Tre modi di iniziare il cammino di conversione

    Quelli che iniziano il cammino, se si affaticano e cercano il timore di Dio nella pazienza e nella quiete, ricevono lode per il loro comportamento perché sono pronti a seguire l’amore di Dio. Questo è il primo genere di vocazione.

    Altri odono che la legge scritta dichiara che vi sono sofferenze e supplizi preparati per gli empi e promesse riservate a quelli che portano frutto nel timore di Dio. Questa testimonianza della legge scritta risveglia in loro il pensiero di obbedire alla vocazione.

    Altri ancora dapprima furono duri di cuore e perseverarono in opere di peccato; ma Dio misericordioso invia loro delle prove per correggerli finché, nella tribolazione, giungano a coscienza del loro peccato, si convertano, vengano a lui. Ormai si convertono con tutto il cuore e ricevono lode per la loro condotta, come quelli di cui abbiamo parlato in precedenza.
    Questi sono i tre modi in cui gli uomini iniziano il cammino di conversione, fino a ricevere la grazia e la vocazione di figli di Dio.



    Antonio abate, Lettera 1,1




    Alcune regole di perfezione

    Non bisogna spendere oltre il necessario e per lusso, il che è spreco.

    Non bisogna ricercare onori né pretendere il primo posto.

    Bisogna che ciascuno stimi gli altri più di se stesso.

    Non bisogna invidiare la fama di cui un altro gode, né godere delle manchevolezze di alcuno.
    Bisogna accogliere le sofferenze in spirito di amore di Cristo, e dolersi delle cadute del fratello e gioire dei suoi successi.

    Non bisogna essere indifferenti con chi erra o essere condiscendenti verso di lui.

    Bisogna che colui che rimprovera lo faccia con ogni benevolenza, nel timore di Dio e con il fine di correggere colui che sbaglia.

    Bisogna che colui che è rimproverato o ripreso accetti i rimproveri di buon grado, riconoscendo nella correzione il vantaggio che può trarne.


    Basilio di Cesarea, Lettera 22,2-3




    La penitenza toglie tutti i peccati

    Non mi dire che Dio perdona solo quelli che hanno commesso piccoli peccati.

    Anche se uno è pieno di ogni malvagità e ha commesso tutte le colpe che l’escludono dal regno di Dio e questo tale non sia uno rimasto sempre infedele, ma sia pure un cristiano e di quelli più cari al Signore e poi sia divenuto colpevole di fornicazione, d’adulterio, ladro, ubriacone, corrotto e corruttore, violento e quanto altro si possa dire di brutto: ebbene, io dico che neppure questo deve disperare, anche se fosse giunto all’estrema vecchiaia carico di tanta orrenda e indicibile malvagità.

    Dio, quando punisce e castiga, non lo fa per ira, ma con sollecitudine e bontà.

    Bisogna perciò confidare assai in Dio e fare assegnamento sulla forza della penitenza.


    Giovanni Crisostomo, Invito a penitenza 1,4




    Questa croce non è di quaranta giorni, ma di tutta la vita


    Stiamo vivendo il tempo quaresimale: la parola di Dio, presentata attraverso il nostro ministero, nutra il cuore di quanti digiunano nel corpo: così l’uomo interiore, ristorato da un cibo conveniente, può sostenere la penitenza dell’uomo esteriore con maggior vigore. Conviene infatti alla nostra devozione che ci disponiamo a celebrare la Passione del Signore crocifisso ormai vicina, crocifiggendo noi stessi col reprimere i piaceri della carne, come dice l’Apostolo: “Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri” (Gal 5,24).

    Da questa croce, anzi, deve pendere incessantemente il cristiano per tutta la vita, che trascorre in mezzo alle tentazioni. Infatti non è questo il tempo di togliere i chiodi, mentre nel salmo è detto: “Trafiggi col tuo timore le mie carni; io temo i tuoi giudizi” (Sal 118,120 Volg.). La carne significa le concupiscenze carnali: i chiodi, i precetti di giustizia; il timor di Dio trafigge la carne coi chiodi, in quanto ci crocifigge come vittima accettevole. Perciò dice ancora l’Apostolo: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” (Rm 12,1).

    Questa croce dunque, della quale il servo di Dio non solo non ha vergogna, ma si vanta dicendo: “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù: Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo” (Gal 6,14), questa croce, ripeto, non è di quaranta giorni, ma di tutta la vita.

    Ecco perché Mosè ed Elia, e il Signore stesso, digiunarono quaranta giorni: per suggerirci col loro esempio, cioè attraverso la legge, i profeti e lo stesso vangelo, che noi dobbiamo fare altrettanto, non conformandoci né aderendo a questo secolo, ma crocifiggendo l’uomo vecchio. Pertanto, o cristiano, cerca di vivere sempre così: se non vuoi affondare i passi nel fango della terra, non discendere da questa croce. Se però dobbiamo far così tutta la vita quanto più in questi quaranta giorni nei quali non solo è vissuta, ma anche simboleggiata tutta l’esistenza terrena?



    Sant’Agostino Discorso 205,1




    Il cristiano al seguito di Cristo

    O Cristo, signore degli eletti,
    parola incorruttibile di Dio Padre,
    principe di sapienza;
    sostegno nelle fatiche;
    gioia senza tramonto;
    Gesù salvatore del genere umano,
    pastore, protettore, guida e moderatore,
    sentiero celeste del gregge dei santi..
    Pescatore di uomini, tu vieni
    a toglierci dal mare del vizio;
    togli i pesci risparmiati dall’onda minacciosa
    e li porti verso una vita beata.
    Guidaci, pastore del gregge umano;
    regna, o santo, sui figli che hai redento;
    i tuoi passi, o Cristo, sono la via del cielo.
    O Verbo eterno, tempo infinito,
    luce immortale, fonte di misericordia,
    promotore di virtù, premio incomparabile
    di chi onora l’Altissimo.


    Clemente di Alessandria, Pedagogo 3,12




    A che ora si deve pregare?

    Tutti i fedeli, uomini e donne, al mattino, appena desti, prima di fare qualsiasi cosa, si lavino le mani e preghino Dio: poi vadano al loro lavoro. Alla terza ora, se sei in casa, prega e loda Dio; se sei altrove, prega Dio in cuor tuo. A tale ora, difatti, Cristo fu inchiodato sulla croce.

    Ugualmente prega alla sesta ora, perché, quando Cristo fu inchiodato al legno della croce, il giorno fu interrotto e si ebbe una grande oscurità. Pertanto, a quell’ora si faccia una vigorosa preghiera, imitando la voce di Colui che pregò e ricoprì di tenebre l’intero creato per i Giudei increduli.

    Alla nona ora si preghi e lodi a lungo Dio, imitando il modo in cui l’anima dei giusti loda Dio, che è verità e che si è ricordato dei suoi santi e ha inviato il suo Verbo a illuminarli. A quell’ora il Cristo fu colpito nel costato ed effuse acqua e sangue, e rischiarò il resto del giorno fino alla sera.

    Così, quando cominciò a dormire dando inizio a un altro giorno, diede un’immagine della risurrezione.
    Prega anche prima di andare a letto.



    Ps. Ippolito, La tradizione apostolica 41




    La via stretta che conduce al regno di Dio

    Chi dunque sarà stato più paziente nel sopportare le offese, sarà fatto più potente nel regno. Perché al regno dei cieli non si arriva con l’alterigia, le ricchezze o il potere, ma con l’umiltà, la povertà e la mansuetudine.

    E però «è difficile e stretta la via che conduce al regno» (Mt 7,14). Chi dunque si sarà gonfiato di onori e di ricchezze, si troverà come un asino impacciato da troppo grande soma, impossibilitato a passare per la stretta via del regno; e, proprio quando crederà di esservi arrivato, sarà respinto dalla porta troppo piccola rispetto al suo bagaglio e dovrà tornare indietro.

    Poiché la porta celeste è tanto stretta per il ricco, quanto per un cammello è stretto il foro di un ago; per cui dice il Signore: «E più facile che un cammello passi per il foro di un ago, che un ricco nel regno dei cieli» (Mt 19,24).
    Nudi infatti veniamo al mondo e nudi ci presentiamo al battesimo, perché nudi ancora e liberi dobbiamo accostarci alla porta del cielo.


    Massimo di Torino, Sermone 48,2




    Sopportate le sofferenze presenti

    Se stiamo scontando la pena di qualche peccato, le sferzate serviranno a preservarci in futuro dall’ira divina; se invece attraverso queste prove siamo stati chiamati a combattere per la pietà, il giudice di gara è giusto e non permetterà che siamo messi alla prova al di sopra delle nostre forze, ma per le fatiche sostenute ci darà la corona della pazienza e della speranza in lui.

    Non desistiamo, dunque, dall’affrontare la lotta per la pietà e non rinneghiamo, per mancanza di speranza, gli sforzi compiuti. Infatti un singolo atto di coraggio o una breve sofferenza non possono rivelare la saldezza dell’anima, perché colui che mette alla prova i nostri cuori vuole laurearci vincitori della corona di giustizia solo dopo una prova approfondita e prolungata.


    Basilo di Cesarea, Lettera 140,1



    Il cristianesimo perseguitato rende grande l’uomo


    Non avete mai desiderato il male per nessuno, anzi siete stati maestri agli altri. Io voglio che rimanga ancora valido quanto insegnate e raccomandate.

    Soltanto domandate per me la forza interiore ed esteriore, perché non solo parli ma anche sia deciso, non solo venga chiamato cristiano ma lo sia realmente. Se sarò trovato cristiano, potrò anche portarne il nome: e sarò cristiano fedele quando non sarò più visibile al mondo.

    Niente di ciò che appare è buono. Il nostro Dio di Gesù Cristo si manifesta in misura maggiore ora che è nel Padre. fl cristianesimo, quando è odiato dal mondo, è opera non di persuasione, ma di grandezza.


    Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani 3,1-3




    Tre modi di iniziare il cammino di conversione

    Quelli che iniziano il cammino, se si affaticano e cercano il timore di Dio nella pazienza e nella quiete, ricevono lode per il loro comportamento perché sono pronti a seguire l’amore di Dio. Questo è il primo genere di vocazione.

    Altri odono che la legge scritta dichiara che vi sono sofferenze e supplizi preparati per gli empi e promesse riservate a quelli che portano frutto nel timore di Dio. Questa testimonianza della legge scritta risveglia in loro il pensiero di obbedire alla vocazione.

    Altri ancora dapprima furono duri di cuore e perseverarono in opere di peccato; ma Dio misericordioso invia loro delle prove per correggerli finché, nella tribolazione, giungano a coscienza del loro peccato, si convertano, vengano a lui. Ormai si convertono con tutto il cuore e ricevono lode per la loro condotta, come quelli di cui abbiamo parlato in precedenza.
    Questi sono i tre modi in cui gli uomini iniziano il cammino di conversione, fino a ricevere la grazia e la vocazione di figli di Dio.



    Antonio abate, Lettera 1,1



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    00 15/11/2008 22:56
    Tre modi di iniziare il cammino di conversione


    Quelli che iniziano il cammino, se si affaticano e cercano il timore di Dio nella pazienza e nella quiete, ricevono lode per il loro comportamento perché sono pronti a seguire l’amore di Dio. Questo è il primo genere di vocazione.

    Altri odono che la legge scritta dichiara che vi sono sofferenze e supplizi preparati per gli empi e promesse riservate a quelli che portano frutto nel timore di Dio. Questa testimonianza della legge scritta risveglia in loro il pensiero di obbedire alla vocazione.

    Altri ancora dapprima furono duri di cuore e perseverarono in opere di peccato; ma Dio misericordioso invia loro delle prove per correggerli finché, nella tribolazione, giungano a coscienza del loro peccato, si convertano, vengano a lui. Ormai si convertono con tutto il cuore e ricevono lode per la loro condotta, come quelli di cui abbiamo parlato in precedenza.
    Questi sono i tre modi in cui gli uomini iniziano il cammino di conversione, fino a ricevere la grazia e la vocazione di figli di Dio.


    Antonio abate, Lettera 1,1




    Alcune regole di perfezione

    Non bisogna spendere oltre il necessario e per lusso, il che è spreco.

    Non bisogna ricercare onori né pretendere il primo posto.

    Bisogna che ciascuno stimi gli altri più di se stesso.

    Non bisogna invidiare la fama di cui un altro gode, né godere delle manchevolezze di alcuno.
    Bisogna accogliere le sofferenze in spirito di amore di Cristo, e dolersi delle cadute del fratello e gioire dei suoi successi.

    Non bisogna essere indifferenti con chi erra o essere condiscendenti verso di lui.

    Bisogna che colui che rimprovera lo faccia con ogni benevolenza, nel timore di Dio e con il fine di correggere colui che sbaglia.

    Bisogna che colui che è rimproverato o ripreso accetti i rimproveri di buon grado, riconoscendo nella correzione il vantaggio che può trarne.


    Basilio di Cesarea, Lettera 22,2-3




    La penitenza toglie tutti i peccati

    Non mi dire che Dio perdona solo quelli che hanno commesso piccoli peccati.

    Anche se uno è pieno di ogni malvagità e ha commesso tutte le colpe che l’escludono dal regno di Dio e questo tale non sia uno rimasto sempre infedele, ma sia pure un cristiano e di quelli più cari al Signore e poi sia divenuto colpevole di fornicazione, d’adulterio, ladro, ubriacone, corrotto e corruttore, violento e quanto altro si possa dire di brutto: ebbene, io dico che neppure questo deve disperare, anche se fosse giunto all’estrema vecchiaia carico di tanta orrenda e indicibile malvagità.

    Dio, quando punisce e castiga, non lo fa per ira, ma con sollecitudine e bontà.

    Bisogna perciò confidare assai in Dio e fare assegnamento sulla forza della penitenza.



    Giovanni Crisostomo, Invito a penitenza 1,4




    L’amore vicendevole sopporta tutto

    Imparate anche voi a portare i pesi gli uni degli altri (Gal 6,2), imparate a rispettarvi a vicenda.
    E se a qualcuno capita di sentire una parola spiacevole o di dover sopportare qualcosa che non gli piace, non si lasci subito scoraggiare, non si irriti subito; al momento della lotta, quando gli viene offerta un’occasione di crescita spirituale, non si faccia trovare con il cuore disattento e negligente, senza forza, incapace di sopportare la minima provocazione.

    Non assomigliate ai meloni che marciscono subito appena son toccati da un sassolino da nulla.
    Cercate di avere un cuore saldo, paziente; il vostro amore vicendevole sopporti tutto, qualsiasi cosa accada.


    Doroteo di Gaza, Insegnamenti vari 4,57



    La superbia, radice di tutti i vizi

    Anzitutto si deve lottare coraggiosamente contro la malattia della superbia: una volta strappata la radice primaria dei vizi, tutti gli altri peccati che ne rampollano saranno estirpati più facilmente.

    Non c’è infatti strada più diretta per cadere nel peccato, come dice la Scrittura: «Di ogni peccato è principio la superbia» (Sir 10,13). Ed è giusto perché, come la superbia è origine di tutti i delitti, così è nemica di ogni virtù: nel peccato è infatti la prima, nel combattimento l’ultima. O all’inizio abbatte lo spirito con il peccato, oppure alla fine lo espropria della virtù: perciò la superbia è il più grave di tutti i peccati, dal momento che distrugge lo spirito dell’uomo sia con le virtù che con i vizi.


    Cesario di Arles, Lettera alla badessa Cesaria A,3




    Dimostriamoci vicendevolmente l'amore di Dio

    "Riconosci l'origine della tua esistenza, del respiro, dell'intelligenza, della sapienza e, ciò che più conta, della conoscenza di Dio, della speranza del Regno dei cieli, dell'onore che condividi con gli angeli, della contemplazione della gloria, ora certo come in uno specchio e in maniera confusa, ma a suo tempo in modo più pieno e più puro. Riconosci, inoltre, che sei divenuto figlio di Dio, coerede di Cristo e, per usare un'immagine ardita, sei lo stesso Dio!

    Donde e da chi vengono a te tante e tali prerogative? Se poi vogliamo parlare di doni più umili e comuni, chi ti permette di vedere la bellezza del cielo, il corso del sole, i cicli della luce, le miriadi di stelle e quell'armonia ed ordine che sempre si rinnovano meravigliosamente nel cosmo, rendendo festoso il creato come il suono di una cetra?.

    Chi ti concede la pioggia, la fertilità dei campi, il cibo, la gioia dell'arte, il luogo della tua dimora, le leggi, lo stato e, aggiungiamo, la vita di ogni giorno, l'amicizia e il piacere della tua parentela?

    Come mai alcuni animali sono addomesticati e a te sottoposti, altri dati a te come cibo?

    Chi ti ha posto signore e re di tutto ciò che è sulla terra?

    E, per soffermarci solo sulle cose più importanti, chiedo ancora: Chi ti fece dono di quelle caratteristiche tutte tue che ti assicurano la piena sovranità su qualsiasi essere vivente? Fu Dio. Ebbene, egli in cambio di tutto ciò che cosa ti chiede? L'amore. Richiede da te continuamente innanzitutto e soprattutto l'amore a lui e al prossimo.

    L'amore verso gli altri egli lo esige al pari del primo. Saremo restii a offrire a Dio questo dono dopo i numerosi benefici da lui elargiti e quelli da lui promessi? Oseremo essere così impudenti? Egli, che è Dio e Signore; si fa chiamare nostro Padre, e noi vorremmo rinnegare i nostri fratelli?

    Guardiamoci, cari amici, dal diventare cattivi amministratori di quanto ci è stato dato in dono. Meriteremmo allora l'ammonizione di Pietro: Vergognatevi, voi che trattenete le cose altrui, imitate piuttosto la bontà divina e così nessuno sarà povero.

    Non affatichiamoci ad accumulare e a conservare ricchezze, mentre altri soffrono la fame, per non meritare i rimproveri duri e taglienti già altra volta fatti dal profeta Amos, quando disse: Voi dite: Quando sarà passato il novilunio e il sabato, perché si possa vendere il grano e smerciare il frumento, diminuendo le misure e usando bilance false? (cfr. Am 8, 5).

    Operiamo secondo quella suprema e prima legge di Dio che fa scendere la pioggia tanto sui giusti che sui peccatori; fa sorgere il sole ugualmente per tutti, offre a tutti gli animali della terra l'aperta campagna, le fontane, i fiumi, le foreste; dona aria agli uccelli e acqua agli animali acquatici; a tutti dà con grande liberalità i beni della vita, senza restrizioni, senza condizioni, senza delimitazioni di sorta;

    a tutti elargisce abbondantemente i mezzi di sussistenza e piena libertà di movimento. Egli non fece discriminazioni, non si mostrò avaro con nessuno. Proporzionò sapientemente il suo dono al fabbisogno di ciascun essere e manifestò a tutti il suo amore."


    Dai « Discorsi »di san Gregorio Nazianzeno, vescovo (Disc. 14 sull'amore verso i poveri, 23-25; PG 35, 887-890)



    Signore Gesù, tu sei la nostra salvezza

    Signore, Signore Gesù, tu sei la vita eterna
    nella patria vera, senza tempo,
    che tu ci hai preparato.

    Sei la lampada della casa paterna
    che illumina di luce soffusa;
    tu sei il sole di giustizia,
    il giorno che mai volge al tramonto,
    la luminosa stella del mattino.

    Tu solo sei tempio, sacerdote e vittima,
    tu solo sei il regale sovrano,
    il signore e il maestro,
    l’artefice della fraternità fra gli uomini,
    la fonte sorgiva della pace,
    tu sei l’indulgenza infinita.

    Tutti coloro che ti appartengono
    ti raggiungeranno là dove sei
    e dove sempre sarai;
    sui prati gloriosi sei il corifeo
    di tripudio eterno.



    Quodvultdeus, Sermone 12,11




    Convertiamoci!

    Convertiamoci, o dilettissimo, e facciamo la volontà di Dio.

    Per questo infatti ci ha creato e condotto all’esistenza, per farci partecipare ai beni eterni, per concederci il regno dei cieli, e non per gettarci nell’inferno e metterci nel fuoco eterno.

    Questo non fu fatto per noi, ma per il diavolo; per noi già da un pezzo è preparato e stabilito il regno dei cieli.

    Che sia così, il Signore lo mostra molto bene quando dice a quelli di destra:

    «Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi fin dal principio del mondo; e a quelli di sinistra: Via da me, maledetti, nel fuoco eterno» (Mt 25,34.41).

    Non rendiamoci indegni di entrare nel talamo celeste; finché restiamo quaggiù, anche se avessimo commesso peccati senza numero, è sempre possibile liberarsene, purché dimostriamo pentimento delle colpe commesse.


    Giovanni Crisostomo, Invito a penitenza 1,9




    Preghiera per ottenere la conoscenza di Dio

    del suo peccato è la prova che tu resisti ai superbi. Eppure l`uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te. Che io ti cerchi, Signore, invocandoti e ti invochi credendoti, perché il tuo annunzio ci è giunto.

    Ma chi mi farà riposare in te, chi ti farà venire nel mio cuore a inebriarlo? Allora dimenticherei i miei mali e il mio unico bene abbraccerei: te.

    Cosa sei per me? Abbi misericordia, affinché io parli. E cosa sono io stesso per te, sì che tu mi comandi di amarti e ti adiri verso di me e minacci, se non obbedisco, gravi sventure, quasi fosse una sventura lieve l`assenza stessa di amore per te?

    Oh, dimmi per la tua misericordia, Signore Dio mio, cosa sei per me. Di` all`anima mia: «La salvezza tua io sono!». Dillo, che io l`oda. Ecco, le orecchie del mio cuore stanno davanti alla tua bocca, Signore. Aprile, e di` all`anima mia: «La salvezza tua io sono». Rincorrendo questa voce, io ti raggiungerò, e tu non celarmi il tuo volto. Che io muoia, per non morire, per vederlo.


    Agostino, Le Confessioni, 1,1.5




  • Cristiano57
    00 17/11/2008 22:42
    Il Magnificat
    Il Magnificat

    4. "Orbene dapprima «l’anima» di Maria «magnifica il Signore», e, dopo, «il suo spirito esulta in Dio»; cioè, se non siamo dapprima cresciuti, non possiamo esultare.

    Ella dice: «Perché ha guardato l’umiltà della sua ancella» (Lc 1, 48). Su quale umiltà di Maria il Signore ha volto il suo sguardo? Che cosa aveva, la madre del Signore, di umile e di basso, ella che portava nel seno il Figlio di Dio? Dicendo: «Ha guardato l’umiltà della sua ancella», è come se dicesse: ha guardato la giustizia della sua ancella, ha guardato la sua temperanza, ha guardato la sua fortezza e la sua sapienza. È giusto infatti che Dio rivolga il suo sguardo sulle virtù. Qualcuno potrebbe dire: capisco che Dio guardi la giustizia e la sapienza della sua ancella; ma non è troppo chiaro perché volge il suo sguardo sull’umiltà. Chi pone questa domanda si ricordi che proprio nelle Scritture l’umiltà è considerata come una delle virtù.

    5. Dice il Salvatore: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo alle anime vostre» (Mt 11, 29). E se vuoi conoscere il nome di questa virtù, cioè come essa è chiamata dai filosofi, sappi che l’umiltà su cui Dio rivolge il suo sguardo è quella stessa virtù che i filosofi chiamano atyphía oppure metriótês. Noi possiamo peraltro definirla con una perifrasi: l’umiltà è lo stato di un uomo che non si gonfia, ma si abbassa. Chi infatti si gonfia, cade, come dice l’Apostolo, «nella condotta del diavolo» - il quale appunto ha cominciato col gonfiarsi di superbia -; l’Apostolo dice: «Per non incappare, gonfiato d’orgoglio, nella condanna del diavolo» (I Tm 3, 6).

    «Ha guardato l’umiltà della sua ancella»: Dio mi ha guardato dice Maria - perché sono umile e perché ricerco la virtù della mitezza e del nascondimento.

    6. «Ecco che sin d’ora tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1, 48). Se intendo «tutte le generazioni» secondo il più semplice significato, ritengo che si faccia allusione ai credenti. Ma se cerco di vedere il significato più profondo, capirò quanto sia preferibile aggiungere: «Perché fece grandi cose per me colui che è potente» (Lc 1, 49). Proprio perché chiunque si umilia sarà esaltato» (Lc 14, 11), Dio ha guardato l’umiltà» della beata Maria; per questo ha fatto per lei grandi «cose colui che è potente e il cui nome è santo».

    E «la sua misericordia si estende di generazione in generazione» (Lc 1, 50). Non è su una generazione, né su due, né su tre, e neppure su cinque che si estende «la misericordia» di Dio; essa si estende eternamente «di generazione in generazione».

    «Per coloro che lo temono ha dispiegato la potenza del suo braccio». Anche se sei debole, se tu ti accosti al Signore, se avrai timore di lui, potrai udire la promessa con la quale il Signore risponde al tuo timore."

    ORIGENE, Omelie su Luca, VIII, 4-6.