Sopportate le sofferenze presenti
Se stiamo scontando la pena di qualche peccato, le sferzate serviranno a preservarci in futuro dall’ira divina; se invece attraverso queste prove siamo stati chiamati a combattere per la pietà, il giudice di gara è giusto e non permetterà che siamo messi alla prova al di sopra delle nostre forze, ma per le fatiche sostenute ci darà la corona della pazienza e della speranza in lui.
Non desistiamo, dunque, dall’affrontare la lotta per la pietà e non rinneghiamo, per mancanza di speranza, gli sforzi compiuti. Infatti un singolo atto di coraggio o una breve sofferenza non possono rivelare la saldezza dell’anima, perché colui che mette alla prova i nostri cuori vuole laurearci vincitori della corona di giustizia solo dopo una prova approfondita e prolungata.
Basilo di Cesarea, Lettera 140,1
Il cristianesimo perseguitato rende grande l’uomo
Non avete mai desiderato il male per nessuno, anzi siete stati maestri agli altri. Io voglio che rimanga ancora valido quanto insegnate e raccomandate.
Soltanto domandate per me la forza interiore ed esteriore, perché non solo parli ma anche sia deciso, non solo venga chiamato cristiano ma lo sia realmente. Se sarò trovato cristiano, potrò anche portarne il nome: e sarò cristiano fedele quando non sarò più visibile al mondo.
Niente di ciò che appare è buono. Il nostro Dio di Gesù Cristo si manifesta in misura maggiore ora che è nel Padre. fl cristianesimo, quando è odiato dal mondo, è opera non di persuasione, ma di grandezza.
Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani 3,1-3
Tre modi di iniziare il cammino di conversione
Quelli che iniziano il cammino, se si affaticano e cercano il timore di Dio nella pazienza e nella quiete, ricevono lode per il loro comportamento perché sono pronti a seguire l’amore di Dio. Questo è il primo genere di vocazione.
Altri odono che la legge scritta dichiara che vi sono sofferenze e supplizi preparati per gli empi e promesse riservate a quelli che portano frutto nel timore di Dio. Questa testimonianza della legge scritta risveglia in loro il pensiero di obbedire alla vocazione.
Altri ancora dapprima furono duri di cuore e perseverarono in opere di peccato; ma Dio misericordioso invia loro delle prove per correggerli finché, nella tribolazione, giungano a coscienza del loro peccato, si convertano, vengano a lui. Ormai si convertono con tutto il cuore e ricevono lode per la loro condotta, come quelli di cui abbiamo parlato in precedenza.
Questi sono i tre modi in cui gli uomini iniziano il cammino di conversione, fino a ricevere la grazia e la vocazione di figli di Dio.
Antonio abate, Lettera 1,1
Alcune regole di perfezione
Non bisogna spendere oltre il necessario e per lusso, il che è spreco.
Non bisogna ricercare onori né pretendere il primo posto.
Bisogna che ciascuno stimi gli altri più di se stesso.
Non bisogna invidiare la fama di cui un altro gode, né godere delle manchevolezze di alcuno.
Bisogna accogliere le sofferenze in spirito di amore di Cristo, e dolersi delle cadute del fratello e gioire dei suoi successi.
Non bisogna essere indifferenti con chi erra o essere condiscendenti verso di lui.
Bisogna che colui che rimprovera lo faccia con ogni benevolenza, nel timore di Dio e con il fine di correggere colui che sbaglia.
Bisogna che colui che è rimproverato o ripreso accetti i rimproveri di buon grado, riconoscendo nella correzione il vantaggio che può trarne.
Basilio di Cesarea, Lettera 22,2-3
La penitenza toglie tutti i peccati
Non mi dire che Dio perdona solo quelli che hanno commesso piccoli peccati.
Anche se uno è pieno di ogni malvagità e ha commesso tutte le colpe che l’escludono dal regno di Dio e questo tale non sia uno rimasto sempre infedele, ma sia pure un cristiano e di quelli più cari al Signore e poi sia divenuto colpevole di fornicazione, d’adulterio, ladro, ubriacone, corrotto e corruttore, violento e quanto altro si possa dire di brutto: ebbene, io dico che neppure questo deve disperare, anche se fosse giunto all’estrema vecchiaia carico di tanta orrenda e indicibile malvagità.
Dio, quando punisce e castiga, non lo fa per ira, ma con sollecitudine e bontà.
Bisogna perciò confidare assai in Dio e fare assegnamento sulla forza della penitenza.
Giovanni Crisostomo, Invito a penitenza 1,4
Questa croce non è di quaranta giorni, ma di tutta la vita
Stiamo vivendo il tempo quaresimale: la parola di Dio, presentata attraverso il nostro ministero, nutra il cuore di quanti digiunano nel corpo: così l’uomo interiore, ristorato da un cibo conveniente, può sostenere la penitenza dell’uomo esteriore con maggior vigore. Conviene infatti alla nostra devozione che ci disponiamo a celebrare la Passione del Signore crocifisso ormai vicina, crocifiggendo noi stessi col reprimere i piaceri della carne, come dice l’Apostolo: “Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri” (Gal 5,24).
Da questa croce, anzi, deve pendere incessantemente il cristiano per tutta la vita, che trascorre in mezzo alle tentazioni. Infatti non è questo il tempo di togliere i chiodi, mentre nel salmo è detto: “Trafiggi col tuo timore le mie carni; io temo i tuoi giudizi” (Sal 118,120 Volg.). La carne significa le concupiscenze carnali: i chiodi, i precetti di giustizia; il timor di Dio trafigge la carne coi chiodi, in quanto ci crocifigge come vittima accettevole. Perciò dice ancora l’Apostolo: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” (Rm 12,1).
Questa croce dunque, della quale il servo di Dio non solo non ha vergogna, ma si vanta dicendo: “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù: Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo” (Gal 6,14), questa croce, ripeto, non è di quaranta giorni, ma di tutta la vita.
Ecco perché Mosè ed Elia, e il Signore stesso, digiunarono quaranta giorni: per suggerirci col loro esempio, cioè attraverso la legge, i profeti e lo stesso vangelo, che noi dobbiamo fare altrettanto, non conformandoci né aderendo a questo secolo, ma crocifiggendo l’uomo vecchio. Pertanto, o cristiano, cerca di vivere sempre così: se non vuoi affondare i passi nel fango della terra, non discendere da questa croce. Se però dobbiamo far così tutta la vita quanto più in questi quaranta giorni nei quali non solo è vissuta, ma anche simboleggiata tutta l’esistenza terrena?
Sant’Agostino Discorso 205,1
Il cristiano al seguito di Cristo
O Cristo, signore degli eletti,
parola incorruttibile di Dio Padre,
principe di sapienza;
sostegno nelle fatiche;
gioia senza tramonto;
Gesù salvatore del genere umano,
pastore, protettore, guida e moderatore,
sentiero celeste del gregge dei santi..
Pescatore di uomini, tu vieni
a toglierci dal mare del vizio;
togli i pesci risparmiati dall’onda minacciosa
e li porti verso una vita beata.
Guidaci, pastore del gregge umano;
regna, o santo, sui figli che hai redento;
i tuoi passi, o Cristo, sono la via del cielo.
O Verbo eterno, tempo infinito,
luce immortale, fonte di misericordia,
promotore di virtù, premio incomparabile
di chi onora l’Altissimo.
Clemente di Alessandria, Pedagogo 3,12
A che ora si deve pregare?
Tutti i fedeli, uomini e donne, al mattino, appena desti, prima di fare qualsiasi cosa, si lavino le mani e preghino Dio: poi vadano al loro lavoro. Alla terza ora, se sei in casa, prega e loda Dio; se sei altrove, prega Dio in cuor tuo. A tale ora, difatti, Cristo fu inchiodato sulla croce.
Ugualmente prega alla sesta ora, perché, quando Cristo fu inchiodato al legno della croce, il giorno fu interrotto e si ebbe una grande oscurità. Pertanto, a quell’ora si faccia una vigorosa preghiera, imitando la voce di Colui che pregò e ricoprì di tenebre l’intero creato per i Giudei increduli.
Alla nona ora si preghi e lodi a lungo Dio, imitando il modo in cui l’anima dei giusti loda Dio, che è verità e che si è ricordato dei suoi santi e ha inviato il suo Verbo a illuminarli. A quell’ora il Cristo fu colpito nel costato ed effuse acqua e sangue, e rischiarò il resto del giorno fino alla sera.
Così, quando cominciò a dormire dando inizio a un altro giorno, diede un’immagine della risurrezione.
Prega anche prima di andare a letto.
Ps. Ippolito, La tradizione apostolica 41
La via stretta che conduce al regno di Dio
Chi dunque sarà stato più paziente nel sopportare le offese, sarà fatto più potente nel regno. Perché al regno dei cieli non si arriva con l’alterigia, le ricchezze o il potere, ma con l’umiltà, la povertà e la mansuetudine.
E però «è difficile e stretta la via che conduce al regno» (Mt 7,14). Chi dunque si sarà gonfiato di onori e di ricchezze, si troverà come un asino impacciato da troppo grande soma, impossibilitato a passare per la stretta via del regno; e, proprio quando crederà di esservi arrivato, sarà respinto dalla porta troppo piccola rispetto al suo bagaglio e dovrà tornare indietro.
Poiché la porta celeste è tanto stretta per il ricco, quanto per un cammello è stretto il foro di un ago; per cui dice il Signore: «E più facile che un cammello passi per il foro di un ago, che un ricco nel regno dei cieli» (Mt 19,24).
Nudi infatti veniamo al mondo e nudi ci presentiamo al battesimo, perché nudi ancora e liberi dobbiamo accostarci alla porta del cielo.
Massimo di Torino, Sermone 48,2
Sopportate le sofferenze presenti
Se stiamo scontando la pena di qualche peccato, le sferzate serviranno a preservarci in futuro dall’ira divina; se invece attraverso queste prove siamo stati chiamati a combattere per la pietà, il giudice di gara è giusto e non permetterà che siamo messi alla prova al di sopra delle nostre forze, ma per le fatiche sostenute ci darà la corona della pazienza e della speranza in lui.
Non desistiamo, dunque, dall’affrontare la lotta per la pietà e non rinneghiamo, per mancanza di speranza, gli sforzi compiuti. Infatti un singolo atto di coraggio o una breve sofferenza non possono rivelare la saldezza dell’anima, perché colui che mette alla prova i nostri cuori vuole laurearci vincitori della corona di giustizia solo dopo una prova approfondita e prolungata.
Basilo di Cesarea, Lettera 140,1
Il cristianesimo perseguitato rende grande l’uomo
Non avete mai desiderato il male per nessuno, anzi siete stati maestri agli altri. Io voglio che rimanga ancora valido quanto insegnate e raccomandate.
Soltanto domandate per me la forza interiore ed esteriore, perché non solo parli ma anche sia deciso, non solo venga chiamato cristiano ma lo sia realmente. Se sarò trovato cristiano, potrò anche portarne il nome: e sarò cristiano fedele quando non sarò più visibile al mondo.
Niente di ciò che appare è buono. Il nostro Dio di Gesù Cristo si manifesta in misura maggiore ora che è nel Padre. fl cristianesimo, quando è odiato dal mondo, è opera non di persuasione, ma di grandezza.
Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani 3,1-3
Tre modi di iniziare il cammino di conversione
Quelli che iniziano il cammino, se si affaticano e cercano il timore di Dio nella pazienza e nella quiete, ricevono lode per il loro comportamento perché sono pronti a seguire l’amore di Dio. Questo è il primo genere di vocazione.
Altri odono che la legge scritta dichiara che vi sono sofferenze e supplizi preparati per gli empi e promesse riservate a quelli che portano frutto nel timore di Dio. Questa testimonianza della legge scritta risveglia in loro il pensiero di obbedire alla vocazione.
Altri ancora dapprima furono duri di cuore e perseverarono in opere di peccato; ma Dio misericordioso invia loro delle prove per correggerli finché, nella tribolazione, giungano a coscienza del loro peccato, si convertano, vengano a lui. Ormai si convertono con tutto il cuore e ricevono lode per la loro condotta, come quelli di cui abbiamo parlato in precedenza.
Questi sono i tre modi in cui gli uomini iniziano il cammino di conversione, fino a ricevere la grazia e la vocazione di figli di Dio.
Antonio abate, Lettera 1,1