Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.

I vacui amici del tiglio - Spazio libero

Pablo Neruda

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    chiaralapazza
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    00 28/10/2008 20:34
    Sete di te m'incalza

    Sete di te m'incalza nelle notti affamate.
    Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita.
    Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa.
    Sete di metallo ardente, sete di radici avide.
    Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano
    in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora.


    Sei piena di tutte le ombre che mi spiano.
    Mi segui come gli astri seguono la notte.
    Mia madre mi partorì pieno di domande sottili.
    Tu a tutte rispondi. Sei piena di voci.
    Ancora bianca che cadi sul mare che attraversiamo.
    Solco per il torbido seme del mio nome.
    Esista una terra mia che non copra la tua orma.
    Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove.


    Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.
    Come poter non amarti se per questo devo amarti.
    Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
    Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
    Sete di te, sete di te, ghirlanda arroce e dolce.
    Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
    Gli occhi hanno sete, perchè esistono i tuoi occhi.
    La bocca ha sete, perchè esistono i tuoi baci.
    L'anima è accesa di queste braccia che ti amano.
    Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
    Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
    E in essa si distrugge come l'acqua nel fuoco.

    [Modificato da chiaralapazza 28/10/2008 20:35]
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    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
    richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
    Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
    Martha Medeiros


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    chiaralapazza
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    00 28/10/2008 20:35
    Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
    o freccia di garofani che propagano il fuoco:
    t'amo come si amano certe cose oscure,
    segretamente, tra l'ombra e l'anima.


    T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
    dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
    grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
    il concentrato aroma che ascese dalla terra.


    T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
    t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
    così ti amo perché non so amare altrimenti


    che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
    così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
    così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
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    chiaralapazza
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    00 28/10/2008 20:36
    Mi piaci quando taci perché sei come assente,
    e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca.
    Sembra che gli occhi ti sian volati via
    e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.

    Poiché tutte le cose son piene della mia anima
    emergi dalle cose, piene dell'anima mia.
    Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima,
    e rassomigli alla parola malinconia.

    Mi piaci quando taci e sei come distante.
    E stai come lamentandoti, farfalla turbante.
    E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:
    lascia che io taccia col tuo silenzio.

    Lascia che ti parli pure col tuo silenzio
    chiaro come una lampada, semplice come un anello.
    Sei come la notte, silenziosa e costellata.
    Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.

    Mi piaci quando taci perché sei come assente.
    Distante e dolorosa come se fossi morta.
    Allora una parola, un sorriso bastano.
    E son felice, felice che non sia così.
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    chiaralapazza
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    00 28/10/2008 20:37
    Qui ti amo.
    Negli oscuri pini si districa il vento.
    Brilla la luna sulle acque erranti.
    Trascorrono giorni uguali che s'inseguono.

    La nebbia si scioglie in figure danzanti.
    Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
    A volte una vela. Alte, alte, stelle.

    O la croce nera di una nave.
    Solo.
    A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
    Suona, risuona il mare lontano.
    Questo è un porto.
    Qui ti amo.

    Qui ti amo e invano l'orizzonte ti nasconde.
    Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
    A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
    che corrono per il mare verso dove non giungono.
    Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
    I moli sono più tristi quando attracca la sera.

    La mia vita s'affatica invano affamata.
    Amo ciò che non ho. Tu sei così distante.
    La mia noia combatte coni lenti crepuscoli.
    Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
    La luna fa girare la sua pellicola di sogno.

    Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
    E poiché io ti amo, i pini nel vento
    vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.
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    chiaralapazza
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    00 28/10/2008 20:39
    Saprai che non t'amo e che t'amo
    perché la vita è in due maniere,
    la parola è un'ala del silenzio,
    il fuoco ha una metà di freddo.

    Io t'amo per cominciare ad amarti,
    per ricominciare l'infinito,
    per non cessare d'amarti mai:
    per questo non t'amo ancora.

    T'amo e non t'amo come se avessi
    nelle mie mani le chiavi della gioia
    e un incerto destino sventurato.

    Il mio amore ha due vite per amarti.
    Per questo t'amo quando non t'amo
    e per questo t'amo quando t'amo.
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    chiaralapazza
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    00 28/10/2008 20:53
    Riempiti di me.
    Desiderami, prosciugami, versami, immolami.
    Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.
    Voglio essere di qualcuno, voglio essere tuo,è la tua ora.
    Sono colui che è passato con un salto sulle cose,il fuggitivo, il sofferente.

    Ma sento che è la tua ora,
    l'ora che la mia vita cada a gocce sulla tua anima,
    l'ora delle tenerezze che non ho mai dispensato,
    l'ora dei silenzi che non hanno parole,
    la tua ora, alba di sangue che mi nutrì di angosce,
    la tua ora, mezzanotte che mi passò solitaria.

    Liberami da me.
    Voglio uscire dalla mia anima.
    Io sono questo essere che geme, che brucia, che soffre.
    Io sono questo essere che attacca, che urla, che canta.
    No, non voglio essere così.
    Aiutami a rompere queste porte immense.
    Con le tue spalle di seta dissotterra queste ancore.
    Così una sera crocifissero il mio dolore.

    Voglio non aver limiti e levarmi verso quell'astro.
    Il mio cuore non deve tacere oggi o domani.
    Deve partecipare di quello che tocca,
    deve essere di metalli, di radici, di ali.
    Non posso essere la pietra che si alza e che non torna,
    non posso essere l'ombra che si disfa e passa.

    No, non può essere, non può essere, non può essere.
    Allora griderei, piangerei, gemerei.
    Non può essere, non può essere.
    Chi voleva rompere questa vibrazione delle mie ali?
    Chi mi voleva sterminare? Che disegno, che parola?
    Non può essere, non può essere.
    Liberami da me. Voglio uscire dalla mia anima.

    Perché tu sei la mia rotta. Ti forgiai nella lotta viva.
    Dalla mia lotta oscura contro me stesso, nascesti.
    Da me hai preso questo marchio di avidità non saziata.
    Da quando li guardo i tuoi occhi sono più tristi.
    Andiamocene insieme. Apriamo questa strada insieme.
    Sarò la tua rotta. Passa. Lasciami andare.
    Desiderami, prosciugami, versami, immolami.
    Fa' vacillare gli assedi dei miei ultimi limiti.

    E che io possa, al fine, correre in folle fuga,
    inondando le terre come un fiume terribile,
    sciogliendo questi nodi, ah Dio mio,
    questi nodi,distruggendo,
    bruciando,
    abbattendo
    come una lava folle quello che esiste,
    correre fuori di me, furiosamente libero.
    Andarmene,
    Dio mio,
    andarmene.
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    chiaralapazza
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    00 28/10/2008 20:54
    Sei tutta spume agili e leggere
    e i baci ti percorrono e t'irrigano i giorni.
    Il mio gesto, la mia ansietà, pendono dal tuo sguardo.
    Vaso di risonanze e di stelle prigioniere.
    Son stanco, tutte le foglie cadono, muoiono.
    Cadono, muoiono gli uccelli. Cadono, muoiono le vite.
    Stanco, son stanco. Vieni, desiderami, fammi vibrare.
    Oh, mia povera illusione, mia accesa ghirlanda!
    L'ansia cade, muore. Cade, muore il desiderio.
    Cadono, muoiono le fiamme nella notte infinita.
    Fiammata di luci, colomba di crete bionde,
    liberami da questa notte che incalza e distrugge.
    Sommergimi nel tuo nido di vertigine e di carezza.
    Desiderami, trattienimi.
    L'ebbrezza all'ombra fiorita dei tuoi occhi,
    le cadute, i trionfi, gli sbalzi della febbre.
    Amami, amami, amami.
    In piedi ti grido! Amami.
    Infrango la mia voce gridandoti e faccio ore di fuoco
    nella notte pregna di stelle e di levrieri.
    Infrango la mia voce e grido. Donna, amami, desiderami.
    La mia voce arde nei venti, la mia voce che cade e muore.
    Stanco. Son stanco. Fuggi. Allontanati. Estinguiti.
    Non imprigionare la mia sterile testa tra le tue mani.
    Mi segnino la fronte le fruste del gelo.
    La mia inquietudine si sferzi con i venti dell'Atlantico.
    Fuggi. Allontanati. Estinguiti. La mia anima deve star sola.
    Deve crocifiggersi, sbriciolarsi, rotolare,
    versarsi, contaminarsi sola,
    aperta alla marea dei pianti,
    ardendo nel ciclone delle furie,
    eretta tra i monti e tra gli uccelli,
    distruggersi, sterminarsi sola,
    abbandonata e unica come un faro di spavento
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    chiaralapazza
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    00 28/10/2008 20:55
    Ode alla vita
    Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
    giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
    rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

    Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
    bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
    proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
    sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
    all'errore e ai sentimenti.

    Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
    lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
    sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
    consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
    non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
    chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
    giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

    Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
    fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
    chiedono qualcosa che conosce.

    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
    richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
    respirare.
    Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
    felicità.
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    chiaralapazza
    Post: 2.561
    Sesso: Femminile
    00 28/10/2008 20:56
    Lasciami sciolte le mani
    e il cuore, lasciami libero!
    Lascia che le mie dita scorrano
    per le strade del tuo corpo.
    La passione - sangue, fuoco, baci -
    m'accende con vampate tremule.
    Ahi, tu non sai cosa significa questo!
    E' la tempesta dei miei sensi
    che piega la selva sensibile dei miei nervi.
    È la carne che grida con le sue lingue ardenti!
    È l'incendio!
    E tu sei qui, donna, come un legno intatto
    ora che vola tutta la mia vita ridotta in cenere
    verso il tuo corpo pieno, come la notte, di astri!
    Lasciami libere le mani
    e il cuore, lasciami libero!
    Io solamente ti desidero, io solamente ti desidero!
    Non è amore, è desiderio che inaridisce e si estingue,
    è precipitare di furie,
    avvicinarsi dell'impossibile,
    ma ci sei tu,
    ci sei tu per darmi tutto,
    e per darmi ciò che possiedi sei venuta sulla terra -
    come io son venuto per contenerti,
    e desiderarti,
    e riceverti!
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  • (F@bry)
    00 14/11/2008 11:07
    Corpo di donna


    Corpo di donna,bianche colline,cosce bianche,
    tu rassomigli al mondo nel tuo atteggiamento d'abbandono.
    Il mio corpo di contadino selvaggio ti scava
    e fa saltare il figlio dal fondo della terra.



    Sono stato solo come una galleria.Da me fuggivano gli uccelli
    e in me la notte entrava con la sua invasione possente.
    Per sopravvivermi ti ho forgiata come un'arma,
    come una freccia al mio arco,come una pietra nella mia fionda.



    Ma cade l'ora della vendetta,e ti amo.
    Corpo di pelle,di muschio,di latte avido e fermo.
    Ah le coppe del petto!Ah gli occhi dell'assenza!
    Ah la rosa del pube!Ah la tua voce lenta e triste!



    Corpo di donna mia,persisterò nella tua grazia.
    La mia sete,la mia ansia senza limite,la mia strada indecisa!
    Oscuri fiumi dove la sete eterna continua,
    e la fatica continua,e il dolore infinito.
  • (F@bry)
    00 07/03/2009 22:50
    Donna completa

    Donna completa, mela carnale, luna calda,
    denso aroma d'alghe, fango e luce pestati,
    quale oscura chiarità s'apre tra le tue colonne?
    Quale antica notte tocca l'uomo con i suoi sensi?
    Ahi, amare è un viaggio con acqua e con stelle,
    con aria soffocata e brusche tempeste di farina:
    amare è un combattimento di lampi
    e due corpi da un solo miele sconfitti.
    Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito,
    i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi minuscoli,
    e il fuoco genitale trasformato in delizia
    corre per i sottili cammini del sangue
    fino a precipitarsi come un garofano notturno,
    fino a essere e non essere che un lampo nell'ombra.


  • (F@bry)
    00 12/03/2009 14:05
    Ho fame della tua bocca



    Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli
    e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
    non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,
    cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.

    Sono affamato del tuo riso che scorre,
    delle tue mani color di furioso granaio,
    ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
    voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.

    Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
    il naso sovrano dell'aitante volto,
    voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia

    e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
    cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
    come un puma nella solitudine di Quitratúe.
  • (F@bry)
    00 12/03/2009 14:15
    Se tu mi dimentichi




    Voglio che tu sappia
    Una cosa.
    Tu sai com’è questa cosa:
    se guardo
    la luna di cristallo, il ramo rosso
    del lento autunno alla mia finestra,
    se tocco
    vicino al fuoco
    l’impalpabile cenere
    o il rugoso corpo della legna,
    tutto mi conduce a te,
    come se cio’ che esiste
    aromi, luce, metalli,
    fossero piccole navi che vanno
    verso le tue isole che m’attendono.

    Orbene,
    se a poco a poco cessi di amarmi
    cesserò d’amarti poco a poco.
    “ Se d’improvviso
    mi dimentichi,
    non cercarmi,
    chè già ti avrò dimenticata “

    Se consideri lungo e pazzo
    il vento di bandiere
    Che passa per la mia vita
    e ti decidi
    a lasciarmi sulla riva
    del cuore in cui ho le radici,
    pensa
    che in quel giorno,
    in quell’ora,
    leverò in alto le braccia
    e le mie radici usciranno
    a cercare altra terra.

    Ma
    se ogni giorno,
    ogni ora
    senti che a me sei destinata
    con dolcezza implacabile.
    Se ogni giorno sale
    alle tue labbra un fiore a cercarmi,
    ahi, amor mio, ahi mia,
    in me tutto quel fuoco si ripete,
    in me nulla si spegne né si dimentica,
    il mio amore si nutre del tuo amore, amata,
    e finchè tu vivrai starà tra le tue braccia
    senza uscire dalle mie.

  • (F@bry)
    00 31/05/2009 14:50
    Posso scrivere i versi

    Posso scrivere i versi più tristi stanotte.

    Scrivere, per esempio. "La notte è stellata,
    e tremano, azzurri, gli astri in lontananza".

    E il vento della notte gira nel cielo e canta.

    Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
    Io l'ho amata e a volte anche lei mi amava.

    In notti come questa l'ho tenuta tra le braccia.
    L'ho baciata tante volte sotto il cielo infinito.

    Lei mi ha amato e a volte anch'io l'amavo.
    Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

    Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
    Pensare che non l'ho più. Sentire che l'ho persa.

    Sentire la notte immensa, ancor più immensa senza di lei.
    E il verso scende sull'anima come la rugiada sul prato.

    Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla.
    La notte è stellata e lei non è con me.

    Questo è tutto. Lontano, qualcuno canta.
    Lontano.
    La mia anima non si rassegna d'averla persa.

    Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca.
    Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

    La stessa notte che sbianca gli stessi alberi.
    Noi, quelli d'allora, già non siamo gli stessi.

    Io non l'amo più, è vero, ma quanto l'ho amata.
    La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.

    D'un altro. Sarà d'un altro. Come prima dei miei baci.
    La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.

    Ormai non l'amo più, è vero, ma forse l'amo ancora.
    E' così breve l'amore e così lungo l'oblio.

    E siccome in notti come questa l'ho tenuta tra le braccia,
    la mia anima non si rassegna d'averla persa.

    Benchè questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa,
    e questi gli ultimi versi che io le scrivo.

  • (F@bry)
    00 31/05/2009 14:53
    La canzone disperata

    Il tuo ricordo emerge dalla notte in cui sono.
    Il fiume riannoda al mare il suo lamento ostinato.

    Abbandonato come i moli all'alba.
    E' l'ora di partire, oh abbandonato!

    Sul mio cuore piovono fredde corolle.
    Oh sentina di rifiuti, feroce tana di naufraghi!

    In te si accumularono le guerre e i voli.
    Da te innalzarono le ali gli uccelli del canto.

    Tutto hai inghiottito, come la lontananza.
    Come il mare, come il tempo. Tutto in te fu naufragio!

    Era l'ora felice dell'assalto e del bacio.
    L'ora dello stupore che ardeva come un faro.

    Ansietà di nocchiero, furia di palombaro cieco,
    torbida ebbrezza d'amore, tutto in te fu naufragio!

    Nell'infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita.
    Scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

    Ti attaccasti al dolore, ti aggrappasti al desiderio.
    Ti abbatté la tristezza, tutto in te fu naufragio!

    Feci retrocedere la muraglia d'ombra,
    andai oltre il desiderio e l'atto.

    Oh carne, carne mia, donna che amai e persi,
    te, in quest'ora umida, evoco e canto.

    Come una coppa albergasti l'infinita tenerezza,
    e l'infinito oblio t'infranse come una coppa.

    Era la nera, nera solitudine delle isole,
    e lì, donna d'amore, mi accolsero le tue braccia.

    Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta.
    Erano il dolore e le rovine, e tu f osti il miracolo.

    Ah donna, non so come hai potuto contenermi
    nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!

    Il mio desiderio di te fu il più terribile e corto,
    il più sconvolto ed ebbro, il più teso e avido.

    Cimitero di baci, c'è ancora fuoco nelle tue tombe,
    ancora ardono i grappoli sbeccuzzati d'uccelli.

    Oh la bocca morsa, oh le baciate membra,
    oh gli affamati denti, oh i corpi intrecciati.

    Oh la copula pazza di speranza e di vigore
    in cui ci annodammo e ci disperammo.

    E, la tenerezza, lieve come l'acqua e la farina.
    E la parola appena incominciata sulle labbra.

    Questo fu il mio destino e in esso viaggiò il mio anelito,
    e i n esso cadde il mio anelito, tutto in te fu naufragio!

    Oh sentina di rifiuti, in te tutto cadeva,
    che dolore non spremesti, che dolore non ti soffoca.

    Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti.
    In piedi come un marinaio sulla prua di una nave.

    Ancora fioristi in canti, ancora prorompesti in correnti.
    Oh sentina di rifiuti, pozzo aperto e amaro.

    Pallido palombaro cieco, sventurato fromboliere,
    scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

    E' l'ora di partire, la dura e fredda ora
    che la notte lega ad ogni orario.

    Il cinturone rumoroso dei mare cinge la costa.
    Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli.

    Abbandonato come i moli nell'alba.
    Solo l'ombra tremula si contorce nelle mie mani.

    Ah più in là di ogni cosa. Ah più in là di ogni cosa.

    E' l'ora di partire. Oh abbandonato!

  • (F@bry)
    00 01/06/2009 10:52
    Re: Ode alla vita
    chiaralapazza, 28/10/2008 20.55:

    Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
    giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
    rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

    Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
    bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
    proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
    sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
    all'errore e ai sentimenti.

    Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
    lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
    sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
    consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
    non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
    chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
    giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

    Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
    fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
    chiedono qualcosa che conosce.

    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
    richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
    respirare.
    Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
    felicità.




    Stefano Passigli, presidente della Passigli editori, che pubblica in Italia le opere del Nobel cileno, ha dovuto fare un comunicato. “Chi conosce la sua poesia – spiega Passigli – si accorge all’istante che quei versi banali e vagamente new-age non possono certo essere opera di uno dei più grandi poeti del Novecento”. Il testo della poesia è di Martha Medeiros, giornalista e scrittrice brasiliana nata nel 1961.

    [SM=g1849936] Chi mi può dire se è vero che è una poesia di Martha Medeiros erroneamente attribuita a Pablo Neruda? [SM=g1843557]