Nell'ultimo anno la mia opinione sul mercato del lavoro è cambiata, si è evoluta.
Ho lavorato per diversi anni in una grande azienda, con migliaia di dipendenti, di cui molti (me inclusa) con contratto a tempo indeterminato (nel mio caso contratto part-time 4 ore). Un posto allucinante, dove c'erano dirigenti che si permettevano di dire a chi chiedeva il un permesso per lutto (per legge spettano tre giorni l'anno): "Servono tutti e tre adesso? E se poi ne avessi ancora bisogno?". Episodi di questo genere ne ho visti un infinità. Dall'altra parte ho visto tanto lassismo (malattie, ritardi, menefreghismo) che in parte ho condiviso e adottato anch'io nell'ultimo periodo, prima di andarmene. In quell'ambiente, è il modo in cui è gestita l'azienda che fa passare la voglia di lavorare (se poi di voglia non ce n'è mai stata, figuriamoci). Il problema però è un po' ovunque. Nell'azienda dove lavora mio marito molta gente fa lo stesso: si mette in malattia e a fine anno non ha consumato nemmeno un giorno di ferie, e li non sono bastardi come erano nell'esempio mio.
La sostanza del mio discorso è che sto tempo indeterminato ha rovinato il mercato del lavoro italiano, oltre che per le ragioni di cui sopra, anche per il fatto che oggi il paese è spaccato in due anche per questo: da un lato ci sono pochi (ormai) privilegiati con quel tipo di contratto (con tutte le garanzie che ne derivano), e molti con un pezzo di carta in mano, che spesso non garantisce nemmeno l'autosufficienza economica.
Dall'altra parte ci sono le aziende (da condannare perchè non vogliono mai pagare, sicuramente) che si ritrovano sposate a vita con uno o più nullafacenti che spesso non riescono a mandar via (il licenziamento per giusta causa è una mezza utopia, difficilissimo da realizzare).
Io sono favorevole ad una completa riforma del mercato del lavoro, e tra le altre cose gradirei l'abolizione del contratto a tempo indeterminato come è inteso oggi. Nel resto del mondo civile il contratto non ha scadenza in genere, ma nel momento in cui uno dei due (azienda/lavoratore) non è più contento dell'altro, ci si saluta e arrivederci. E' chiaro che parlo di aziende che investono in know-how (che in Italia praticamente non esistono) e che prima di mandar via un lavoratore formato ci pensano bene, se devono sostituirlo con uno da formare (perchè la formazione ha un costo, che nel lungo periodo però viene ripagato, se il tipo non se ne va).
Formazione è un altra parola poco conosciuta dagli imprenditori italiani, come pure retribuzione: c'è gente che cerca persone che lavorino gratis! Con la scusa della formazione pensano: io ti insegno e tu fai il mio schiavo!
Queste mentalità devono cambiare, altrimenti non andiamo da nessuna parte.
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I always hope for the best. Experience, unfortunately, has taught me to expect the worst."
Elim Garak DS9
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