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Pio XII: il grande Pastor Angelicus che salvò migliaia di ebrei

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    proRatzinger
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    00 08/10/2008 16:38
    OREMUS PRO PONTIFICE NOSTRO BENEDICTO
    EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR
    IN HOC SIGNUM VINCES
    IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM" E' QUANTO DI PIU' GIUSTO SI SIA FATTO IN QUESTI ANNI PER LA CHIESA CATTOLICA
    "O glorioso S. Francesco, gettate uno sguardo sopra il Successore di Pietro, alla cui sede, vivendo, foste così devoto" (Pius PP. IX).
    "Ma se fu sempre necessario, Venerabili Fratelli, ora specialmente, in mezzo a così grandi calamità della Chiesa e della società civile, in tanta cospirazione di avversari contro il cattolicesimo e questa Sede Apostolica, e fra così gran cumulo di errori, è assolutamente indispensabile che ricorriamo con fiducia al trono della grazia per ottenere misericordia e trovare benevolenza nell’aiuto opportuno". (Pius PP. IX, enclica Quanta Cura).
    Tu es Petrus e super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversum eam. Et tibi dabo claves regni coelorum. Et quodcumque ligaveris super terram, erit legatum et in coelis; Et quodcumque solveris super terram, erit solutum et in coelis. (Mt 16, 18-19)
    "Che ci sia una ed una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica noi siamo costretti a credere ed a professare, spingendoci a ciò la nostra fede, e noi questo crediamo fermamente e con semplicità professiamo, ed anche che non ci sia salvezza e remissione dei nostri peccati fuori di lei, come lo sposo proclama nel Cantico: "Unica è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice", che rappresenta un corpo mistico, il cui capo è Cristo, e il capo di Cristo è Dio, e in esso c'è "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo". (...) Noi sappiamo dalle parole del Vangelo che in questa Chiesa e nel suo potere ci sono due spade, una spirituale, cioè, ed una temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: "Ecco qui due spade" (che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare (il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti). E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: "Rimetti la tua spada nel fodero". Quindi ambedue sono in potere della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale; una invero deve essere impugnata per la Chiesa, l’altra dalla Chiesa; la seconda dal clero, la prima dalla mano di re o cavalieri, ma secondo il comando e la condiscendenza del clero, perché è necessario che una spada dipenda dall’altra e che l’autorità temporale sia soggetta a quella spirituale. Perché quando l’Apostolo dice: "Non c’è potere che non venga da Dio e quelli (poteri) che sono, sono disposti da Dio", essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all’altra, e, come inferiore, non fosse dall’altra ricondotta a nobilissime imprese. (...) Perciò se il potere terreno erra, sarà giudicato da quello spirituale; se il potere spirituale inferiore sbaglia, sarà giudicato dal superiore; ma se erra il supremo potere spirituale, questo potrà essere giudicato solamente da Dio e non dagli uomini. Quindi noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario per la salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Pontefice di Roma". (Unam Sanctam, Bonifacius PP. VIII, 18 Novembre 1302).
    "Bisogna dare battaglia, perchè Dio conceda vittoria" (S. Giovanna d'Arco)
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    proRatzinger
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    00 08/10/2008 16:43
    Domani ricorre il L della morte del Pastor Angelicus, Sua Santità Pio XII, l'ultimo Principe di Dio, grandissimo pontefice della Chiesa che guidò in un momento difficile dal 1939 al 1958, quindi anche durante la Seconda Guerra Mondiale. Moltissimi ebrei, grazie alla fondazione "Pave the Way" hanno salvato e rimesso in luce la verità su questo grande pontefice, che moltissimi che blaterano solo per sentito dire, accusano di antisemitismo, razzismo e filonazismo. Senza prove, oltretutto, alimentando una leggenda sconfessata sin dalle prime volte in cui apparì, subito dopo la guerra dal ringraziamento di moltissimi ebrei e anche del rabbino capo di Roma Elio Toaff. La sua beatificazione e canonizzazione deve potersi svolgere perchè veramente Eugenio Pacelli fu un grandissimo pastore, immortale pontefice, su cui gravano le sporche e schifose calunnie di gentaglia prevenuta e ubbiosa. Evviva il Grande Pacelli!!!
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    proRatzinger
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    00 08/10/2008 16:45
    PIO XII

    (1876-1958)





    Eugenio Maria Giuseppe Pacelli, che diverrà papa col nome di Pio XII, nasce a Roma il 2 marzo 1876, figlio di Virginia Graziosi e di Filippo Pacelli. Trattasi di una famiglia molto addentro agli uffici giuridici della Curia Romana, in quanto il padre era decano degli avvocati concistoriali ed il fratello, Francesco, era giureconsulto della Santa Sede e componente della Commissione Vaticana che preparò la redazione dei Patti Lateranensi.

    Studente presso l’Università Gregoriana e il Pontificio Ateneo del Seminario Romano dell’Apollinare, per motivi di salute abitava presso la famiglia e non nei Collegi. Conseguita col massimo dei voti la laurea in teologia e in utroque iure, ordinato sacerdote il 2 aprile 1899, fu subito assunto quale minutante dalla Segreteria di Stato della Santa Sede ed utilizzato nell’ambito della Congregazione degli Affari Ecclesiastici straordinari, della quale divenne sottosegretario nel 1911 e segretario nel 1914, e dove si fece apprezzare quale collaboratore del Cardinale Pietro Gasparri nella preparazione del Codice di diritto canonico, promulgato nel 1917 dal Papa Benedetto XV.

    Nello stesso anno, mentre si combatteva la prima guerra mondiale, fu nominato Arcivescovo titolare della sede di Sardi (Anatolia) e Nunzio apostolico a Monaco di Baviera, dove si impegnò ad assistere i prigionieri e la popolazione tedesca stremata dalle difficoltà del conflitto e dalla disfatta militare.

    Nel 1920 venne nominato Nunzio presso la nuova Repubblica di Germania decretata dall’Assemblea di Weimar, e in tale ufficio operò per concludere accordi della Santa Sede con la Baviera (1925) e con la Prussia (1929).

    Creato Cardinale il 16 dicembre 1929 da Pio XI e richiamato a Roma, il 7 febbraio 1930 venne nominato Segretario di Stato quale successore del Cardinale Gasparri. Su mandato del Papa, che fra l’altro apprezzava nel suo collaboratore la notevole conoscenza di numerose lingue, il Pacelli intervenne quale Legato pontificio ai Congressi Eucaristici di Buenos Aires (1934) e di Budapest (1938), alle celebrazioni di Lourdes (1935) e di Lisieux (1937) e a diverse missioni particolari, fra le quali è opportuno ricordare quella del 1936 negli Stati Uniti, dove ebbe colloqui con il Presidente Roosevelt. La sua profonda conoscenza della lingua tedesca lo impegnò per la realizzazione del Concordato della Santa Sede con la Germania di Hitler (1933), quantunque temesse in partenza il fallimento dell’accordo. Il quale, tuttavia, valse a tutelare in qualche modo il mondo cattolico nel Reich nazista.

    A seguito della morte di Pio XI, 10 febbraio 1939, il 1° marzo successivo si aperse il Conclave, che l’indomani elesse il nuovo Papa: Pio XII. Questo il nome scelto da Eugenio Pacelli, il quale iniziò così il suo lungo Pontificato (ben 19 anni, dal 1939 al 1958), uno dei più difficili e drammatici Pontificati fra i tanti che la Chiesa ricorda nel corso di due millenni.

    Uomo di grandissima esperienza diplomatica, egli avverte che lo attende uno dei più travagliati periodi storici. Fin dal suo primo intervento, il Radiomessaggio Dum gravissimum del 3 marzo 1939 indirizzato al mondo intiero, egli esprime la propria preoccupazione per quanto si teme: «In queste ore trepide, mentre tante difficoltà sembrano opporsi al raggiungimento della vera pace, che è l’aspirazione più profonda di tutti, Noi leviamo, supplichevoli a Dio, una speciale preghiera per tutti coloro cui incombe l’altissimo onore e il peso gravissimo di guidare i popoli nella via della prosperità e del progresso civile».

    Mentre per riservate vie diplomatiche interessa numerose personalità politiche, fra le quali Franklin Delano Roosevelt e Benito Mussolini, affinché si eviti la guerra, il 2 giugno davanti al Sacro Collegio rinnova la propria implorazione a Dio affinché nei cuori dei governanti e dei popoli operi il soffio della pace.

    Purtroppo il pericolo del sanguinoso conflitto internazionale si fa più assillante, tanto che il 24 agosto 1939 Pio XII indirizza a tutto il mondo il Radiomessaggio Un’ora grave, con il quale invoca ancora una volta la pace: «È con la forza della ragione, non con quella delle armi, che la Giustizia si fa strada… La politica emancipata dalla morale tradisce quelli stessi che così la vogliono. Imminente è il pericolo, ma è ancora tempo. Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra».

    Anche l’Esortazione indirizzata il 31 agosto ai Governi d’Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Polonia perché si riduca la tensione in corso resterà inascoltata. L’indomani, 1 settembre 1939, inizierà la seconda guerra mondiale con l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista. Il 3 settembre la Gran Bretagna e la Francia dichiarano guerra alla Germania. Nei mesi successivi il conflitto investirà quasi tutti i Paesi d’Europa: Finlandia, Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Albania, Grecia, Bulgaria, Jugoslavia. Il 10 giugno 1940 l’Italia, alleata della Germania, dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Quattro giorni dopo, le flotte inglese e francese bombardano Genova dal mare. Il 7 dicembre 1941 le forze aeronavali giapponesi attaccano la base navale americana di Pearl Harbor. Il conflitto ha ormai dimensioni mondiali.

    Nella drammatica e tragica situazione che via via è venuta determinandosi, Pio XII utilizza i nobilissimi — ma insufficienti — strumenti di cui dispone. Il 20 ottobre 1939 indirizza ai Presuli della Chiesa la sua prima Enciclica, la Summi Pontificatus, con la quale esprime la propria angoscia per le sofferenze che stanno per abbattersi sulle persone, sulle famiglie, sulla società. Nell’«ora delle tenebre» calata sull’umanità, egli invita a pregare perché la tempesta venga sedata, e siano banditi gli spiriti della discordia che hanno provocato il sanguinoso conflitto.

    I mezzi di cui dispone per la comunicazione sociale sono pochi. Quelli tradizionali, cioè gli scritti utilizzati per le Encicliche, le Epistole e le Bolle, superano con difficoltà le censure e i confini degli Stati, in guerra l’uno contro l’altro. Con felice intuizione il Pontefice, (seguendo l’esempio inaugurato da Pio XI il 12 febbraio 1931 con il Radiomessaggio Qui arcano Dei indirizzato tramite la Radio Vaticana a tutta l’umanità), utilizza con lodevole frequenza il mezzo radiofonico che la nuova tecnica ha messo a disposizione. Quasi 200, compresi quelli Natalizi, sono i Radiomessaggi da lui trasmessi a tutto il mondo in diverse lingue: latino, spagnolo, francese, italiano, inglese, tedesco, portoghese. Se si considera che il difficile compito di Pio XII, oltre i citati testi orali, contempla la redazione di documenti scritti impegnativi quali le Encicliche (ben 41!), le Epistole, i Brevi, i Motu proprio, le Bolle, si evince chiaramente l’imponente mole di attività cui egli si è dedicato per tanti anni.

    Fedele esecutore della parola di Cristo, nella terribile tempesta che ha colpito il mondo intero, Papa Pacelli opera con tutti i mezzi di cui dispone per alleviare le miserie dei profughi, dei rifugiati, dei bombardati, degli affamati, dei perseguitati, degli ebrei, sia in Italia, sia all’estero. Quale Vescovo di Roma si reca di persona nel luglio e agosto del 1943 nei popolosi quartieri di San Lorenzo e di San Giovanni a portare conforto alle vittime dei bombardamenti angloamericani.

    Ma anche i problemi politico-ideologici lo impegnano decisamente. Contro il nazismo dispotico e violento, già duramente condannato da Pio XI il 14 marzo 1937 con l’Enciclica Mit brennender Sorge, anche Pio XII interviene più volte con diversi messaggi, in particolare con quello Natalizio del 1942 (come egli stesso ricorderà il 2 giugno 1945 parlando al Sacro Collegio). In tale occasione, egli aveva definito inspiegabile come in alcune regioni «disposizioni molteplici attraversino la via al messaggio della fede cristiana, mentre concedono ampio e libero passo a una propaganda che la combatte. Sottraggono la gioventù alla benefica influenza della famiglia cristiana e la estraniano dalla Chiesa; la educano in uno spirito avverso a Cristo, instillandovi concezioni, massime e pratiche anticristiane; rendono ardua e turbata l’opera della Chiesa nella cura delle anime e nelle azioni di beneficenza; disconoscono e rigettano il suo morale influsso sull’individuo e la società». L’amarezza del Papa si aggrava constatando che tali angosciose disposizioni, lungi dall’essere state mitigate o abolite nel corso della guerra, sono andate talvolta inasprendosi. Sovente egli interviene per denunciare l’infamia del conflitto in corso. Nell’Allocuzione Nella desolazione del 12 marzo 1944 indirizzata ai profughi raminghi e senza focolare, egli sottolinea le disastrose conseguenze del flagello bellico che non conosce «né leggi né freni». E nell’Allocuzione È ormai passato del 2 giugno 1944 egli ripete il proprio grido «guerra alla guerra», contro l’immane tragedia che «ha raggiunto gradi e forme di atrocità che scuotono e fanno inorridire ogni senso cristiano ed umano». A favore degli ebrei, colpiti dall’insensato odio di una folle dottrina razzista, egli svolge una preziosa opera di carità, che verrà testimoniata dagli ottanta delegati dei campi di concentramento tedeschi che nella speciale udienza in Vaticano del 29 novembre 1945 ringrazieranno «personalmente il Santo Padre per la generosità da lui dimostrata verso di loro, perseguitati durante il terribile periodo del nazifascismo».

    Solo la pace e la sicurezza impostate sulla giustizia potranno garantire ai popoli un pubblico ordinamento conforme alle esigenze fondamentali della coscienza umana e cristiana. Sono i concetti che Pio XII ripeterà il 9 maggio 1945 nel Radiomessaggio Ecco alfine con il quale, terminata la guerra, inginocchiato «in ispirito dinanzi alle tombe, ai burroni sconvolti e rossi di sangue, ove riposano le innumerevoli spoglie di coloro che sono caduti vittime dei combattimenti o dei massacri disumani, della fame o della miseria» raccomanda tutti a Cristo nelle proprie preghiere. E invita a riprendere il cammino: «Fugata dalla terra, dal mare, dal cielo la morte insidiatrice, assicurata ormai dall’offesa delle armi la vita degli uomini, creature di Dio, e quanto ad essi rimane dei privati e dei comuni averi, gli uomini possono ormai aprire la mente e l’animo alla edificazione della pace». Ma già in quella fatidica giornata egli intravede il cammino che l’Europa dovrà affrontare: problemi e difficoltà gigantesche, «di cui bisogna trionfare se si vuole spianare il cammino a una pace vera, la sola che possa essere duratura». Con visione assolutamente anticipatrice, fin dal 1940, nell’Allocuzione Grazie, Venerabili Fratelli del 24 dicembre, egli aveva affermato che dopo la fine della guerra l’Europa non sarebbe più stata quella anteriore al conflitto, ed aveva indicato dettagliatamente i presupposti indispensabili per il nuovo ordinamento, fondato sulle norme della moralità. Evidentemente aveva intuito quanto poi si sarebbe verificato.

    La conclusione della guerra 1939-1945, che vede l’Unione Sovietica fra le potenze vincitrici, apre la diffusione del comunismo fra le Nazioni dell’Europa centro-orientale e in Cina, nonché in altri paesi fra i quali la Francia e l’Italia. Già nell’Allocuzione Nell’accogliere del 5 giugno 1945 il Papa denuncia la violenza brutale esercitata su Nazioni medie e piccole alle quali si vuole imporre un nuovo sistema politico o culturale che la grande maggioranza delle loro popolazioni recisamente respinge: «Purtroppo abbiamo dovuto deplorare in più di una regione uccisioni di sacerdoti, deportazioni di civili, eccìdi cittadini senza processo o per vendetta privata; né meno tristi sono le notizie che Ci sono pervenute dalla Slovenia e dalla Croazia». Il trascorrere del tempo non migliora la situazione, tanto che il 24 dicembre 1946, parlando al Sacro Collegio, Pio XII rileva che, invece d’incamminarsi verso una reale pacificazione, in ampie regioni, soprattutto in Europa, i popoli si trovano in uno stato di costante agitazione, «da cui in un tempo più o meno vicino potrebbero sorgere le fiamme di nuovi conflitti».

    In effetti, l’Europa appare divisa in due: è nata quella «guerra fredda» che Papa Pacelli descriverà con tanta efficacia nel Messaggio Ecce ego declinabo del 24 dicembre 1954: «È impressione comune che il principale fondamento, su cui poggia il presente stato di relativa calma, sia il timore. Ciascuno dei gruppi, nei quali è divisa l’umana famiglia, tollera che esista l’altro, perché non vuole perire egli stesso. Evitando in tal modo il fatale rischio, ambedue i gruppi non convivono, ma coesistono. Non è stato di guerra, ma neppure è pace: è una fredda calma». È una tacita intesa nella quale anche il comunismo ha precise responsabilità, come dichiara esplicitamente il Pontefice nel Radiomessaggio natalizio Col cuore aperto del 1955: «Noi respingiamo il comunismo come sistema sociale in virtù della dottrina cristiana, e dobbiamo affermare particolarmente i fondamenti del diritto naturale». Né, prosegue il Papa, si può considerare il comunismo come una tappa necessaria nel corso della storia, e quindi accettarlo quasi come decretato dalla Provvidenza.

    Nel frattempo è venuto maturando in Ungheria un caso drammatico che ha colpito tutto il mondo. Il Primate della Chiesa cattolica, il Cardinale Giuseppe Mindszenty (già incarcerato per alcuni mesi dai nazisti nell’autunno 1944 per il suo atteggiamento autonomo e antirazzista), il 27 dicembre 1948 viene arrestato dai comunisti ungheresi sotto l’imputazione di tradimento e di complotto contro la Repubblica. L’8 febbraio 1949 viene condannato all’ergastolo. Pio XII protesta energicamente in più occasioni. In particolare, egli si rivolge all’Episcopato ungherese il 2 gennaio 1949; al Corpo diplomatico riunito in udienza plenaria il 16 febbraio 1949 dopo la sentenza del Tribunale di Budapest; ad una moltitudine di cattolici convenuti in piazza San Pietro il 20 febbraio 1949. Egli non demorde. Con decreto del Sant’Uffizio del 1° luglio 1949 scomunica il comunismo ateo, e il 29 giugno 1956 indirizza alla Gerarchia cattolica dell’Europa orientale l’Epistola apostolica Dum maerenti animo, con la quale denuncia ancora una volta le dolorose condizioni in cui si trova il mondo cattolico in quelle regioni: diritti conculcati, associazioni soppresse e disperse, vescovi e sacerdoti incarcerati, esiliati o impediti, incitamenti allo scisma. L’accusa del Papa contro i luttuosissimi eventi da cui è colpita l’Ungheria è incessante, tanto che il 28 ottobre 1956 egli indirizza addirittura un’Enciclica all’Episcopato di tutto il mondo affinché siano indette pubbliche preghiere in modo che «il carissimo popolo ungherese, afflitto da tanti dolori e bagnato da tanto sangue, come pure gli altri popoli dell’Europa orientale privati della loro libertà, possano felicemente e pacificamente dare un retto ordine alla loro cosa pubblica». L’invocazione del Pontefice, affidata ad un documento di tanto valore internazionale, induce le autorità ungheresi a concedere la libertà, il 31 ottobre 1956, al Cardinale Mindszenty, che ha scontato ben otto anni di carcere. Il Papa esulta, ed esprime la propria grande gioia inviando un telegramma al Porporato restituito alla sua missione.

    Quantunque impegnato nelle mille esigenze spirituali, politiche e organizzative del suo ministero, Pio XII ha seguito attentamente anche le vicende scientifiche del suo tempo. Nel Radiomessaggio Nell’alba e nella luce pronunciato il 24 dicembre 1941, in piena guerra, egli esalta il progresso quale «dono di Dio» e ricorda che la Chiesa, madre di tante Università europee, ancora esalta e convoca i più preparati maestri delle scienze. Del pari, nell’Allocuzione Nel ritrovarci dell’8 febbraio 1948 egli elogia calorosamente gli sforzi degli scienziati che, superando mille difficoltà e mille ostacoli, sono giunti alla conoscenza più profonda delle leggi che riguardano la formazione e la disintegrazione dell’atomo, dando vita alla cosiddetta «era atomica». E nel Radiomessaggio natalizio del 24 dicembre 1953 egli magnifica la tecnica moderna, che conduce l’uomo verso una perfezione mai raggiunta nella dominazione del mondo materiale: «Abbracciando con uno sguardo i risultati di questa evoluzione, par di cogliere nella natura stessa il consenso di soddisfazione per quanto l’uomo ha in essa operato, e l’incitamento a procedere ulteriormente nella indagine e nella utilizzazione delle straordinarie possibilità».

    In linea con tali convincimenti, Pio XII dedica la sua viva attenzione anche ai mezzi della comunicazione sociale. Esperto utente dei Radiomessaggi, dei quali si è largamente servito durante la guerra in sostituzione dei tradizionali testi scritti, quando la Televisione italiana sta per iniziare le sue regolari trasmissioni, il 4 gennaio 1954 egli invia ai Vescovi d’Italia un’Esortazione con la quale esalta il nuovo «meraviglioso mezzo offerto dalla scienza e dalla tecnica all’umanità», ma al contempo li invita a vigilare attentamente sui danni che da esso potrebbero derivare. Del pari, quando il 6 giugno 1954 viene costituito l’Ente «Televisione Europa» che comprende le Radiotelevisioni di Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda, Danimarca e Gran Bretagna, il 6 giugno 1954 il Papa saluta con gioia in diverse lingue l’avvenimento: il telespettatore potrà così cogliere in diretta sul volto degli oratori e dei protagonisti anche le più lievi sfumature dei loro sentimenti. Ed è tanto convinto dell’importanza dei nuovi mezzi della comunicazione sociale, che il 16 dicembre 1954 istituisce la Pontificia Commissione per la cinematografia, la radio e la televisione, alla quale affida il compito di studiare i problemi di tali attività che hanno attinenza con la fede e con la morale.

    Nonostante i suoi molteplici impegni, il 21 giugno 1955 egli concede una solenne udienza ai rappresentanti dell’industria cinematografica italiana per sottolineare la straordinaria importanza della nuova arte, che dopo sessant’anni dalla prima proiezione si è assicurata il potere di richiamare nel buio delle sale tanti miliardi di persone, con ovvie responsabilità per i produttori; l’11 ottobre 1955, in occasione del 60° anniversario della scoperta della Radiotelegrafia invia un Radiomessaggio celebrativo di Guglielmo Marconi agli scienziati intervenuti a Genova al terzo Congresso Internazionale delle Comunicazioni; il 21 ottobre 1955 riceve in udienza i partecipanti all’assemblea generale dell’Unione Europea della Radiodiffusione, ai quali — soffermandosi sugli sviluppi dei nuovi mezzi della comunicazione — ricorda i criteri e le norme d’ordine morale e sociale che devono animare tutti coloro che operano nel settore; il 28 ottobre 1955 riceve un folto gruppo di operatori cinematografici di Italia, Austria, Belgio Francia, Germania, Inghilterra, Olanda, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera ai quali raccomanda di utilizzare il film quale strumento di elevazione, di educazione e di miglioramento.

    La necessità di illuminare il mondo cattolico sui problemi derivanti dai nuovi mezzi della comunicazione sociale, induce Pio XII ad indirizzare alla Gerarchia della Chiesa addirittura una lunga ed articolata Enciclica, la Miranda prorsus dell’8 settembre 1957, tutta dedicata al cinema, alla radio e alla televisione. In tale solenne documento il Pontefice esamina specificatamente i tre mezzi e i loro rapporti con la società. Li elogia quali «meravigliose invenzioni di cui si gloriano i nostri tempi», ma ancora una volta esprime la propria preoccupazione sui pericoli che un uso non corretto delle tecniche audiovisive può costituire per la fede e per l’integrità morale del popolo cristiano.

    Pastore di un periodo storico estremamente turbinoso e difficile, tanto che fu definito «il Papa dell’umanità sofferente», Pio XII dedicò generosamente e completamente se stesso ai compiti apostolici, come si può anche rilevare leggendo e studiando tutte le sue Encicliche e i suoi principali documenti pubblicati nella presente opera.

    Aperto ai problemi universali, appena ultimata la seconda guerra mondiale il 18 febbraio 1946 creò trentadue Cardinali di tutte le parti del mondo (anche della Cina), con il proposito di manifestare il «carattere soprannaturale della Chiesa e la sua universale unità».

    Devotissimo alla Madonna, durante l’Anno Santo, con la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus del 1° novembre 1950 definì come dogma di fede che la Vergine Maria, Madre di Dio, fu assunta in Cielo in anima e corpo.

    Nonostante fosse debole di salute, svolse la propria attività con grande impegno ed assoluta generosità. Si spense a Castel Gandolfo il 9 ottobre 1958, dopo nove ore di agonia. La sua salma è stata traslata a Roma, in San Pietro, e sepolta nelle grotte vaticane


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    "Ma se fu sempre necessario, Venerabili Fratelli, ora specialmente, in mezzo a così grandi calamità della Chiesa e della società civile, in tanta cospirazione di avversari contro il cattolicesimo e questa Sede Apostolica, e fra così gran cumulo di errori, è assolutamente indispensabile che ricorriamo con fiducia al trono della grazia per ottenere misericordia e trovare benevolenza nell’aiuto opportuno". (Pius PP. IX, enclica Quanta Cura).
    Tu es Petrus e super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversum eam. Et tibi dabo claves regni coelorum. Et quodcumque ligaveris super terram, erit legatum et in coelis; Et quodcumque solveris super terram, erit solutum et in coelis. (Mt 16, 18-19)
    "Che ci sia una ed una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica noi siamo costretti a credere ed a professare, spingendoci a ciò la nostra fede, e noi questo crediamo fermamente e con semplicità professiamo, ed anche che non ci sia salvezza e remissione dei nostri peccati fuori di lei, come lo sposo proclama nel Cantico: "Unica è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice", che rappresenta un corpo mistico, il cui capo è Cristo, e il capo di Cristo è Dio, e in esso c'è "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo". (...) Noi sappiamo dalle parole del Vangelo che in questa Chiesa e nel suo potere ci sono due spade, una spirituale, cioè, ed una temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: "Ecco qui due spade" (che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare (il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti). E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: "Rimetti la tua spada nel fodero". Quindi ambedue sono in potere della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale; una invero deve essere impugnata per la Chiesa, l’altra dalla Chiesa; la seconda dal clero, la prima dalla mano di re o cavalieri, ma secondo il comando e la condiscendenza del clero, perché è necessario che una spada dipenda dall’altra e che l’autorità temporale sia soggetta a quella spirituale. Perché quando l’Apostolo dice: "Non c’è potere che non venga da Dio e quelli (poteri) che sono, sono disposti da Dio", essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all’altra, e, come inferiore, non fosse dall’altra ricondotta a nobilissime imprese. (...) Perciò se il potere terreno erra, sarà giudicato da quello spirituale; se il potere spirituale inferiore sbaglia, sarà giudicato dal superiore; ma se erra il supremo potere spirituale, questo potrà essere giudicato solamente da Dio e non dagli uomini. Quindi noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario per la salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Pontefice di Roma". (Unam Sanctam, Bonifacius PP. VIII, 18 Novembre 1302).
    "Bisogna dare battaglia, perchè Dio conceda vittoria" (S. Giovanna d'Arco)
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    00 08/10/2008 16:48
    Trovo veramente fuori luogo ed incredibili le accuse del rabbino di Haifa, tale Cohen: ma che vada a lavorare, invece di stare a riscaldare una poltrona del Sinodo dei Vescovi, che usurpa in quanto è lì per il dialogo, cui fa fede molto il nostro amato Pontefice Benedetto XVI, mentre lui non perde occasione di dire calunnie.... SI VERGOGNI!!! MALEDUCATO E BUGIARDO!!! [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=x40796] [SM=x40796] [SM=x40796] [SM=x40795] [SM=x40795] [SM=x40795]
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    "O glorioso S. Francesco, gettate uno sguardo sopra il Successore di Pietro, alla cui sede, vivendo, foste così devoto" (Pius PP. IX).
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    Paparatzifan
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    00 08/10/2008 19:20
    Re:

    proRatzinger, 08/10/2008 16.48:

    Trovo veramente fuori luogo ed incredibili le accuse del rabbino di Haifa, tale Cohen: ma che vada a lavorare, invece di stare a riscaldare una poltrona del Sinodo dei Vescovi, che usurpa in quanto è lì per il dialogo, cui fa fede molto il nostro amato Pontefice Benedetto XVI, mentre lui non perde occasione di dire calunnie.... SI VERGOGNI!!! MALEDUCATO E BUGIARDO!!! [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=x40796] [SM=x40796] [SM=x40796] [SM=x40795] [SM=x40795] [SM=x40795]



    E' veramente penosa la figuraccia che ha fatto quel rabbino! [SM=x40796] [SM=x40796] [SM=x40796] [SM=x40796] [SM=x40796]

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    00 19/10/2008 14:47
    Cosa ne pensate del fatto che Papa Benedetto XVI ha deciso di non proclamare Beato Papa Pio XII per non inclinare i rapporti con gli Ebrei?

    [SM=g27833]





    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
    Di fronte a questo brulichio di artisti e di bambini, di gente in vario modo allegra, chiedo che festa si stia celebrando. “Nessuna, qui da noi ogni giorno si festeggia la vita.”

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    proRatzinger
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    00 19/10/2008 18:12
    Secondo me non è così, anche se è vero che c'è una certa prudenza nella proclamazione ufficiale. La parola spetta al Papa, anche perchè il Concistoro si è espresso favorevolmente alla beatificazione di papa Pio XII, o meglio al riconoscimento delle sue virtù eroiche che è l'anticamera della beatificazione. Ma deve essere messa la firma dal Pontefice Benedetto XVI e lui ancora non ha firmato. Comunque non è che, perchè gli ebrei storcerebbero il naso, peraltro immotivatamente, Benedetto XVI non firma: in fondo la storia si sa. Vuole solo procedere coi piedi di piombo per evitare le solite polemiche: comuque spero che presto, almeno la diocesi di Roma, potrà venerare con fede il Beato papa Pio XII e sperare che possa diventare S. Pio XII.
    [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]
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    donnaprassede
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    00 20/10/2008 11:56
    E allora se è tutto pronto perchè non firmare?

    Perchè andarci con i piedi di piombo?

    Secondo me non c'è niente di male, anzi, questo deve essere visto come un grande gesto di rispetto da parte del Santo Pdre nei confronti degli Ebrei.





    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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    Sihaya.b16247
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    00 20/10/2008 21:02
    Re:
    donnaprassede, 19/10/2008 14.47:

    Cosa ne pensate del fatto che Papa Benedetto XVI ha deciso di non proclamare Beato Papa Pio XII per non inclinare i rapporti con gli Ebrei?

    [SM=g27833]



    Come disse Orazio nella famosa satira IX "vin tu curtis Iudaeis oppedere?" [SM=g27828] [SM=g27831]

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    Paparatzifan
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    00 20/10/2008 21:55
    Strano...

    ... ma nessuno parla del piano di Hitler per sequestrare Pio XII... E poi dicono che erano amici... [SM=g27834] Io credo che BXVI dovrebbe fare quello che la sua coscienza gli dice: se crede che è giusto firmare, lo faccia! Lui è veramente un uomo libero e si comporta come tale e non penso abbia paura di quello che le belve mediatiche dicano. Ormai sarà abituato agli attacchi.

    SIAMO CON TE, PAPINO!!!!
    [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]

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    donnaprassede
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    Utente Junior
    00 21/10/2008 11:03
    Evidentemente neanche lui (come disse Orazio) vuol mancare di rispetto ai Giudei! [SM=g27828]

    Scherzi a parte, se tentenna nel mettere questa firma avrà le Sue buone ragioni, non ci resta che accettarle.





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    proRatzinger
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    00 23/10/2008 19:44
    GERUSALEMME (Reuters) - Una fotografia di Papa Benedetto XVI a cui è stata aggiunta una svastica è comparsa oggi su un sito gestito da sedicenti sostenitori del Kadima, il partito al governo in Israele.

    Successivamente il fotomontaggio è stato rimosso, e sostituito con una foto di un Papa Ratzinger sorridente mentre guarda piazza San Pietro piena di gente, su richiesta della stessa leader del partito, la ministro della Ester Tzipi Livni, dice il sito "Yalla Kadima".

    "Tzipi Livni lo condanna fermamente e stiamo lavorando perché quest'immagine vergognosa venga rimossa. Ci opponiamo fermamente a questa cosa. Non rappresenta Kadima", ha detto il portavoce del partito Amir Goldstein prima che la foto fosse cambiata.

    Quello di oggi è solo l'ultimo episodio spiacevole di una controversia sulla santificazione di Pio XII, che fu Pontefice durante l'epoca del Nazismo e della II Guerra Mondiale, da parte del Papa tedesco.

    Pio, che sedette in Vaticano dal 1939 al 1958, è stato accusato da alcuni ebrei di aver chiuso gli occhi sull'Olocausto: un'accusa che i suoi sostenitori e la Chiesa negano.

    "Yalla Kadima", che si presenta come un sito web di "attivisti e sostenitori" del partito Kadima, ha posto il fotomontaggio del Papa ornato con una svastica accanto a un articolo sulla vicenda della santificazione.

    Sabato scorso, il Vaticano ha invitato sia i cattolici che gli ebrei a smettere di esercitare pressioni sulla vicenda della santificazione di Pio.

    L'anno scorso, la congregazione del Vaticano che si occupa dei processi di santificazione si è espressa in favore del decreto che riconosce a Pio "virtù eroiche", un passo importante nel processo ecclestastico cominciato nel 1967.

    Finora Benedetto non ha approvato il decreto - che serve per accedere alla beatificazione, il gradino precedente alla santificazione - scegliendo d'intraprendere quello che secondo il Vaticano è un periodo di riflessione.

    Ratzinger ha ripetutamente difeso Pio XII, affermando che il Pontefice lavorò "in segreto e silenziosamente" durante la II Guerra Mondiale per "evitare il peggio e salvare quanti più ebrei possibile".

    Oggi, il presidente israeliano Shimon Peres ha detto: "Se Papa Pio XII aiutò gli ebrei, ciò va provato. Ma se non lo fece, anche questo va provato".
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    proRatzinger
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    00 23/10/2008 19:45
    PIO XII: COMITATO EBRAICO PROTESTERA' IN UDIENZA CON BENEDETTO XVI

    (ASCA) - Citta' del Vaticano, 17 ott - La questione della possibile beatificazione di Pio XII verra' sollevata dal gruppo internazionale che cura i rapporti dell'ebraismo con le altre fedi direttamente con papa Benedetto XVI.

    L'International Jewish Committee on Interreligious Consultations (IJCIC), guidato dal rabbino David Rosen, verra' ricevuto in udienza dal pontefice il prossimo 30 ottobre. In quell'occasione, secondo fonti vicine all'organizzazione, verra' sollevata anche la questione della beatificazione di papa Pacelli.

    Pio XII dominera' anche il prossimo incontro biennale di alto livello tra l'IJCIC e il Vaticano, in programma a Budapest dal 9 al 13 novembre.

    Abraham Foxman, presidente della statunitense Anti-Defamation League, ha chiesto all'IJCIC di prendere una ''posizione forte'' con il Vaticano, perche' questo acconsenta ad aprire completamente i suoi archivi dell'epoca della II guerra mondiale a studiosi indipendenti.




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    00 23/10/2008 19:47
    Israele sbaglia ad attaccare la Chiesa su Pio XII°
    Scritto da Carlo Panella
    giovedì 23 ottobre 2008

    ...Nuovo e dissennato attacco di un esponente israeliano a Pio XII°, oggi Isaac Herzog, responsabile per gli Affari Sociali del governo di Israele ha detto che il Papa non dovrebbe farlo beato, perché papa Pacelli ''durante il nazismo rimase in silenzio. E forse fece anche peggio''. Giustamente il cardinale Montezemolo gli ha subito risposto: «Basta intromissioni di Israele». é dissennata questa polemica che colpisce il pontefice che più sta facendo per il dialogo con l'ebraismo -Benedetto XVI°- a proposito di un papa che ha mille volte meno colpe della chiesa protestante tedesca, che fu un baluardo del nazismo e che spesso collaborò attivamente alla shoà, come ho ricordato in alcuni miei libri, e dei dirigenti delle democrazie occidentali che sapendo ben più di Pio XII° su Auschwitz, a fronte dei messaggi della resistenza interna al lager che chiedeva di bombardare quell'infernale macchina di morte, decisero che non era ''economico'' farlo.
    La Chiesa di Roma ha delle gravi colpe nei confronti dell'ebraismo, ma non quelle di Pio XII° e la grettezza con cui molti esponenti israeliani o ebrei europei trattano il tema è sconvolgente.
    Serve solo a isolare ulteriormente Israele nel cuore di molti cattolici europei ed è soprattutto indirizzata contro un falso obiettivo (e per di più contro un pontefice che diede mano attiva per salvare migliaia di ebrei).


    OREMUS PRO PONTIFICE NOSTRO BENEDICTO
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    IN HOC SIGNUM VINCES
    IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM" E' QUANTO DI PIU' GIUSTO SI SIA FATTO IN QUESTI ANNI PER LA CHIESA CATTOLICA
    "O glorioso S. Francesco, gettate uno sguardo sopra il Successore di Pietro, alla cui sede, vivendo, foste così devoto" (Pius PP. IX).
    "Ma se fu sempre necessario, Venerabili Fratelli, ora specialmente, in mezzo a così grandi calamità della Chiesa e della società civile, in tanta cospirazione di avversari contro il cattolicesimo e questa Sede Apostolica, e fra così gran cumulo di errori, è assolutamente indispensabile che ricorriamo con fiducia al trono della grazia per ottenere misericordia e trovare benevolenza nell’aiuto opportuno". (Pius PP. IX, enclica Quanta Cura).
    Tu es Petrus e super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversum eam. Et tibi dabo claves regni coelorum. Et quodcumque ligaveris super terram, erit legatum et in coelis; Et quodcumque solveris super terram, erit solutum et in coelis. (Mt 16, 18-19)
    "Che ci sia una ed una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica noi siamo costretti a credere ed a professare, spingendoci a ciò la nostra fede, e noi questo crediamo fermamente e con semplicità professiamo, ed anche che non ci sia salvezza e remissione dei nostri peccati fuori di lei, come lo sposo proclama nel Cantico: "Unica è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice", che rappresenta un corpo mistico, il cui capo è Cristo, e il capo di Cristo è Dio, e in esso c'è "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo". (...) Noi sappiamo dalle parole del Vangelo che in questa Chiesa e nel suo potere ci sono due spade, una spirituale, cioè, ed una temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: "Ecco qui due spade" (che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare (il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti). E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: "Rimetti la tua spada nel fodero". Quindi ambedue sono in potere della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale; una invero deve essere impugnata per la Chiesa, l’altra dalla Chiesa; la seconda dal clero, la prima dalla mano di re o cavalieri, ma secondo il comando e la condiscendenza del clero, perché è necessario che una spada dipenda dall’altra e che l’autorità temporale sia soggetta a quella spirituale. Perché quando l’Apostolo dice: "Non c’è potere che non venga da Dio e quelli (poteri) che sono, sono disposti da Dio", essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all’altra, e, come inferiore, non fosse dall’altra ricondotta a nobilissime imprese. (...) Perciò se il potere terreno erra, sarà giudicato da quello spirituale; se il potere spirituale inferiore sbaglia, sarà giudicato dal superiore; ma se erra il supremo potere spirituale, questo potrà essere giudicato solamente da Dio e non dagli uomini. Quindi noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario per la salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Pontefice di Roma". (Unam Sanctam, Bonifacius PP. VIII, 18 Novembre 1302).
    "Bisogna dare battaglia, perchè Dio conceda vittoria" (S. Giovanna d'Arco)
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    proRatzinger
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    00 23/10/2008 19:56
    Questi tre articoli che ho postato si riferiscono alla ignominiosa, sciocca, puerile, cretina, deprecabilissima, dissennatissima, sbagliatissima accusa degli ebrei nei confronti di Pio XII. Sembra solo che Pave the Way abbia capito qualcosa nel mondo ebraico: i più cercano in ogni modo di attaccare il Servo di Dio papa Pio XII, Pastor Angelicus, in modo palesissimo e oltretutto davvero offensivo sia per gli accusati sia per gli accusatori, che passano per gentaglia sciocca e ignorante. Come il Ministro degli Affari Sociali d'Israele Isaac Herzog o il rabbino capo di Haifa, Cohen, burattini dell'anticattolicesimo di una parte, spero di ridotte proporzioni, del mondo semitico. E poi soprattutto basta, BASTA INTROMETTERSI NEGLI AFFARI DI UNO STATO ESTERO, COME CITTA' DEL VATICANO!!! BASTA INTROMETTERSI NEI RITI DI UNA RELIGIONE DIVERSA!!! Già con la preghiera del Venerdì Santo hanno creato un putiferio, ora anche con papa Pacelli, sant'uomo di Dio. Nessun ebreo, nessun islamico, nessun indù, nessun buddista, nessun confuciano, ma anche nessun ortodosso o protestante o svedenborgiano o testimone di Geova può e deve dirci a noi cattolici come pregare. Abbiamo un Papa valido e incredibilmente eccezionale, quale è Benedetto XVI!!!!
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    Bestion.
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    00 26/10/2008 13:52



    Pio XII, due voci fuori dal coro.
    Per Pacifici e il quotidiano israeliano 'Haaretz'
    “non è compito del mondo ebraico intervenire sulla beatificazione di Pacelli”


    CITTA’ DEL VATICANO - "Non e' compito del mondo ebraico intervenire su vicende legate alla beatificazione o alla canonizzazione di qualcuno. Ci mancherebbe, sarebbe un'anomalia entrare su temi religiosi".
    Lo afferma Riccardo Pacifici, capo della comunita' ebraica di Roma, in merito alle affermazioni del ministro israeliano Herzog sulla beatificazione di Pio XII, in un'intervista al quotidiano 'Il Messaggero'.
    "Se la beatificazione di Pacelli ha ragioni 'interne' - spiega Pacifici - relative alla fede, noi non possiamo che avere profondo rispetto, ma se vuole dare lustro a questa figura per aver aiutato gli ebrei, allora siamo costretti a prendere una posizione netta, che non e' un giudizio negativo sulla Chiesa. Dobbiamo distinguere l'opera della Chiesa da quella del Pontefice. Io lo dico con gratitudine, pensando a quello che le suore di Santa Marta di Firenze hanno fatto per mio padre, il quale s'e' salvato grazie a loro - conclude il capo della comunita' ebraica - O come i miei cugini che si sono salvati a Tagliacozzo grazie al coraggio di un prete". E che la beatificazione di Pio XII "non e' affare" degli ebrei, e’ anche opinione del quotidiano israeliano Haaretz. "Le minacce" di leader ebrei sul danno che verrebbe causato dalla canonizzazione, dunque, "sono fuori luogo".

    E' invece interessante guardare al dibattito interno al mondo cattolico, sostiene Haaretz. Piu' che al comportamento di Pio XII durante la Seconda guerra mondiale, i sostenitori della canonizzazione di Papa Pacelli guardano a lui come figura di riferimento del conservatorismo cattolico: "La sua adorazione e' un dogma centrale per chi crede nella piu' estrema versione dell'infallibilita' papale". Secondo la ricostruzione di Haaretz, da quando e' stato promulgato il dogma dell'infallibilita' papale nel 1870, i diversi Papi lo hanno usato "con prudenza". "L'unica singolare eccezione e' stata nel 1950 quando Pio XII ha decretato l'assunzione della Vergina Maria come articolo della fede cattolica".

    Ma "l'infallibilita' continua a causare disagio in molti cattolici e per i conservatori piu' duri la sua canonizzazione e' imperativa per confermare la loro ascendenza sulla Chiesa". "L'attuale Papa Benedetto XVI - continua il giornale - e' giustamente considerato un conservatore, ma e' anche un abile politico che cerca di proseguire lungo un prudente cammino fra le fazioni della Chiesa, tanto che ha fatto infuriare i sostenitori della linea dura non arrivando alla beatificazione di Pio XII, passo cruciale verso la santificazione". Il Memoriale dell'Olocausto a Gerusalemme non dovrebbe essere costretto a cambiare cio' che "i suoi esperti ritengono essere un fatto storico", continua il giornale riferendosi alla controversa didascalia sotto la foto di Papa Pacelli.

    Ma "le minacce di leader ebrei sul danno che verrebbe causato dalla canonizzazione sono parimenti fuori luogo". Quindi, "le questioni diplomatiche e interreligiose fra Israele, le organizzazioni ebraiche e il Vaticano, e il dibattito storico su quanto fece il Papa di fronte all'Olocausto, non dovrebbero essere connessi al fatto se Eugenio Pacelli deve diventare San Pio o meno”, conclude il quotidiano israeliano.

    Fonte - Petrus -


    [SM=g27811] [SM=g27823]

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    proRatzinger
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    Utente Junior
    00 27/10/2008 18:42
    Bè bravo Pacifici, anche se la maggior parte degli ebrei non la pensa in questo modo. E soprattutto, non dovreste neache lontanamente schierarvi contro Pio XII quando si va sul piano storico, perchè se quei preti e quelle suore hanno salvato vite umane, vuol dire che dietro a tutto c'era il grande Pastor Angelicus.
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    Paparatzifan
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    00 10/11/2008 20:58
    Dal blog di Lella...

    “I mea culpa di Wojtyla restano solo un ricordo”

    intervista a Riccardo Di Segni a cura di Giacomo Galeazzi

    in “La Stampa” del 9 novembre 2008

    Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma: Pio XII è stato «un dono di Dio» come dice il Papa?

    «Sicuramente non lo è stato per il popolo ebraico. Non bisogna nominare il nome di Dio invano. A me sembra che in tutta la questione-Pacelli di unilaterale, per usare le parole di Benedetto XVI, ci sia solo la campagna condotta dalla Chiesa per riscrivere il profilo storico di Pio XII. Eppure l'evidenza dei fatti richiederebbe ben altra prudenza. Per esempio, dopo il rastrellamento degli ebrei al ghetto di Roma, il treno dei deportati è stato fermo alla stazione Tiburtina senza che Pio XII spendesse una sola parola per bloccarlo e non farlo partire verso i lager. C’è indignazione nella nostra comunità. Ormai ogni giorno dalla gerarchia ecclesiastica arriva una dichiarazione a favore della beatificazione, ma l’operazione in atto è più vasta e punta adunobiettivo molto più ambizioso».

    Quale operazione?

    «E’ in pieno svolgimento nella Chiesa uno scontro molto duro tra fazioni, proprio attorno alla figura di Pacelli. La parte della Curia più vicina al Papa sta utilizzando le polemiche su Pio XII per un disegno apologetico globale, cioè per arrivare ad una totale autoassoluzione della Chiesa. In pratica, si vuole sbandierare al mondo che la Chiesa è infallibile, ha sempre ragione e non c’è nulla nella storia ecclesiastica che richieda un meaculpa. Il clima, purtroppo, si è radicalizzato ed è mutato velocemente rispetto all’epoca di Karol Wojtyla».

    In che modo?

    «Si sta invertendo la rotta intrapresa con quella serie di coraggiosi pronunciamenti, incluso il discorso di Wojtyla alla sinagoga di Roma. Ora prevale l’orientamento contrario, quindi si ribalta il quadro e si dice che la Chiesa è sempre perfetta, non deve chiedere scusa di nulla e non ha mai tradito la sua missione. Si cerca di cancellare con un colpo di spugna tutto ciò che richiede un severo, onesto esame di coscienza. Gli accordi diplomatici del Vaticano con Hitler, i secoli di antigiudaismo, l’intera responsabilità del mondo cristiano durante la Shoah».

    Da parte ebraica c’è una campagna anti-Pio XII?

    «Noi siamo stati solo spettatori. E’ una disputa interna al mondo cattolico. Anzi, noi avevamo auspicato di pervenire ad un giudizio storico equilibrato, senza pressioni politiche, apologetiche e agiografiche. Non tocca a noi decidere della sua santità, però notiamo troppa concitazione e poca meditazione, mentre noi conserviamo la memoria di verità storiche innegabili».

    Pio XII doveva venire al ghetto dopo il rastrellamento degli ebrei come fece a San Lorenzo per i bombardamenti?

    «Non doveva neppure arrivare a tanto. Bastava che dicesse di fermare il treno diretto ai campi di concentramento, invece opportunisticamente tacque e il silenzio era il miglior alleato dei nazisti».

    © Copyright La Stampa, 9 novembre 2008


    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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    Paparatzifan
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    00 10/11/2008 20:59
    Dal blog di Lella...

    “Guai a chi si intromette negli affari della Chiesa”

    intervista a Andrea Cordero Lanza di Montezemolo a cura di Giacomo Galeazzi

    in “La Stampa” del 10 novembre 2008

    Karol Wojtyla Benedetto XVI non azzera i «mea culpa» di Karol Wojtyla e prosegue sulla strada della purificazione della memoria, ma non si possono ammettere intromissioni in una questione interna della Chiesa come la beatificazione di papa Pacelli».

    Al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ieri in un'intervista a «La Stampa» stigmatizzava l'inversione di rotta «apologetica» di Ratzinger rispetto alla mano tesa da Giovanni Paolo II ai «fratelli maggiori», replica seccamente l'arciprete della basilica di San Paolo.

    «Pio XII ha salvato un numero enorme di ebrei, tutta la Chiesa lo vuole beato e in Curia non c'è nessuna contrapposizione», assicura il cardinale torinese Andrea Cordero Lanza di Montezemolo che nel 1993 stabilì per il Vaticano le relazioni diplomatiche con Israele.

    Benedetto XVI si rimangia i mea culpa di Wojtyla per assolvere l'intera storia della Chiesa?

    «Assolutamente no. Ho letto con stupore e dispiacere l'attacco del rabbino Di Segni. Non è affatto vero che Benedetto XVI faccia marcia indietro rispetto al suo predecessore e a quelle richieste di scuse per le colpe ecclesiali. Ogni papa ha il proprio carattere, peculiarità, maniera di agire, ma sul dialogo interreligioso e le grandi questioni di fondo non c'è discontinuità tra i due pontificati. Tanto meno nella valutazione dell'immensa figura di Pio XII. Quanto ha realizzato Pacelli in un difficile ventennio sul soglio di Pietro non può ricevere critiche e opposizioni».

    Il rabbino di Roma deplora il «silenzio opportunistico» di Pio XII durante i rastrellamenti al ghetto...

    «Chi lo accusa entra in campi di competenza non suoi, mentre spetta ad altri giudicare se dichiarare beato Pio XII. È in corso un processo canonico rigido, duro, complesso. Bisogna lasciar fare a coloro cui compete vagliare l'insieme e assumere la decisione finale. Benedetto XVI dà voce a tutta la Chiesa quando dice che siamo stanchi di questi attacchi. Ci accusano di non aprire certi archivi, ma ignorano che anche lì esistono delle regole. Non si aprono gli archivi prima di un determinato tempo anche per non coinvolgere persone che possono essere ancora vive. Non è serio mettere sotto tiro alcuni aspetti del profilo di papa Pacelli. Un'offensiva che non regge alla verifica dei fatti storici».

    Il Vaticano è spaccato tra favorevoli e contrari alla beatificazione?

    «Neppure questa affermazione del rabbino ha fondamento. Tutti speriamo di vedere Pio XII beato perché la sua testimonianza è ancora fortissima. La sua Curia era ricca di personalità eccezionali come Montini, Tardini, Ottaviani e anche dalla qualità dei collaboratori si valuta un pontefice. Migliaia di testimonianze dirette lo indicano come strenuo difensore degli ebrei durante le persecuzioni naziste. Ai suoi accusatori, invece della foga ideologica, servirebbe un ragionamento sereno. E poi ogni pontificato va contestualizzato e giudicato con le categorie del suo tempo. All'epoca di Pacelli avevamo una visione del papa molto diversa rispetto a quella dei decenni successivi. La questione è delicata e danno noia queste intromissioni negli affari interni della Chiesa».

    Nei rapporti con l'ebraismo Ratzinger si differenzia da Wojtyla?

    «No. La purificazione della memoria ecclesiale è stata condotta da Giovanni Paolo con il cardinale Ratzinger come principale collaboratore. E quella stagione prosegue tuttora e si esprime nelle accorate condanne di Benedetto XVI dell'antisemitismo. Le critiche da parte ebraica sono ingenerose e immotivate quanto sono inammissibili le intromissioni di Israele nella beatificazione di Pio XII. Sono giudizi esterni inopportuni che possono disturbare e sembrano voler obbligare il Papa a compiere scelte nel senso voluto. Fare o non fare cause di beatificazione sono questioni interne della Chiesa. Certo il Papa è sensibile, ma disturbano le intromissioni».

    © Copyright La Stampa, 10 novembre 2008


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    proRatzinger
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    Utente Junior
    00 12/11/2008 19:33
    Le parole dell'Eminentissimo e Reverendissimo signor Andrea Cardinale Cordero Lanza di Montezemolo siano chiarissime e rispondano colpo su colpo alle illazioni e alle calunnie del rabbino Di Segni. Questo rabbino è troppo in cerca di popolarità mediatica che, magari, invidia al successore di Pietro. Spero che le sue megalomanie si ridimensionano così come dovrebbe ridimensionare la sua linguaccia biforcuta che getta fango sull'Augusta figura del Pontefice Pio XII. Inoltre, le parole del cardinale Di Montezemolo sono veramente adatte e efficaci anche per dei sordi! Spero che Di Segni si ravveda e faccia un pensierino sulle abberranti infamie che contiene il Talmud contro i cristiani: prima di vedere la pagliuzza nell'occhio del vicino, veda la trave nel suo, il rabbino capo di Roma! La Chiesa non può e non deve cedere a ricatti di ogni sorta nè sulla beatificazione del Servo di Dio Pio XII, nè tantomeno sul suo modo di pregare, come è successo con le polemiche sulla preghiera del Venerdì Santo. Sarebbe ora che questi pagliacci ritornino nel circo invece di blaterare parole e stare in luoghi e contesti che non li sono propri, nè tantomeno lo sono mai stati, nè mai lo saranno!!!
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    "Che ci sia una ed una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica noi siamo costretti a credere ed a professare, spingendoci a ciò la nostra fede, e noi questo crediamo fermamente e con semplicità professiamo, ed anche che non ci sia salvezza e remissione dei nostri peccati fuori di lei, come lo sposo proclama nel Cantico: "Unica è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice", che rappresenta un corpo mistico, il cui capo è Cristo, e il capo di Cristo è Dio, e in esso c'è "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo". (...) Noi sappiamo dalle parole del Vangelo che in questa Chiesa e nel suo potere ci sono due spade, una spirituale, cioè, ed una temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: "Ecco qui due spade" (che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare (il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti). E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: "Rimetti la tua spada nel fodero". Quindi ambedue sono in potere della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale; una invero deve essere impugnata per la Chiesa, l’altra dalla Chiesa; la seconda dal clero, la prima dalla mano di re o cavalieri, ma secondo il comando e la condiscendenza del clero, perché è necessario che una spada dipenda dall’altra e che l’autorità temporale sia soggetta a quella spirituale. Perché quando l’Apostolo dice: "Non c’è potere che non venga da Dio e quelli (poteri) che sono, sono disposti da Dio", essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all’altra, e, come inferiore, non fosse dall’altra ricondotta a nobilissime imprese. (...) Perciò se il potere terreno erra, sarà giudicato da quello spirituale; se il potere spirituale inferiore sbaglia, sarà giudicato dal superiore; ma se erra il supremo potere spirituale, questo potrà essere giudicato solamente da Dio e non dagli uomini. Quindi noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario per la salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Pontefice di Roma". (Unam Sanctam, Bonifacius PP. VIII, 18 Novembre 1302).
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