00 25/09/2008 11:04
L’annus mirabilis di Matteo Garrone e del suo “Gomorra” si conclude con una splendida notizia. Il lungometraggio è, infatti, stato scelto dall’Anica per rappresentare l'Italia alla prossima edizione dei premi Oscar, le cui nomination saranno rese note il 22 gennaio.
Il film di Garrone l’ha spuntata su quattro temibili avversari (“Il divo”, “Cover Boy”, “Tutta la vita davanti”, “Giorni e nuvole”) a riprova del fatto che quella del 2008 è stata davvero un’annata di resurrezione per il nostro cinema, anche a livello internazionale. Così “Gomorra”, dopo aver sfiorato la Palma d’Oro a Cannes (dove ha guadagnato il pur prestigioso Gran Premio della Giuria), ci riprova a Hollywood e chissà che questa volta non avvenga il miracolo. In realtà, la pellicola ha tutti i numeri necessari per essere apprezzata anche nella Mecca del Cinema. Spesso, infatti, gli americani sono stati affascinati da opere nostrane di forte impatto visivo e di deciso impegno civile, qualità possedute, entrambe, da “Gomorra”. Se trionfasse, Garrone sarebbe l’undicesimo italiano a portare a casa l’Oscar per il miglior film straniero. Tale riconoscimento, che premia le opere provenienti da tutte le parti del mondo e recitate in lingua non inglese, è stato istituito nel 1957 ed ha inaugurato il proprio cammino incoronando un nostro connazionale, l’indimenticabile maestro Federico Fellini con il capolavoro “La strada”. Anche l’anno successivo la vittoria è appannaggio di Fellini grazie al commovente “Le notti di Cabiria”. Nel 1964 il regista riminese si ripete con il rutilante “Otto e mezzo”, seguito l’anno dopo dall’inarrivabile Vittorio De Sica (“Ieri oggi e domani”). Elio Petri guadagna nel 1971 un prezioso Academy Award con il solido “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” e nel 1972 è, di nuovo, Vittorio De Sica ad alzare la mitica statuetta con lo struggente "Il giardino dei Finzi Contini". Tre anni piú tardi Fellini ottiene il quarto Oscar grazie al malinconico “Amarcord”. Bisogna poi attendere quindici anni per vedere un altro italiano gioire sul palco dei vincitori. Giuseppe Tornatore non ha praticamente rivali e sventola con emozione il trofeo assegnatogli per il poetico “Nuovo Cinema Paradiso”, mentre nel 1992 Gabriele Salvatores sorprende tutti e vince l’Oscar con il suo “Mediterraneo”. Roberto Benigni nel 1999 ammalia il pubblico yankee e a “La vita è bella” non sfugge una vittoria annunciata e meritata. L’ultimo film nostrano a entrare nella cinquina finalista è stato “La bestia nel cuore” di Cristina Comencini nel 2006, che non ha trionfato per un soffio.



For you I was a flame....love, is a losing game....


Quando stai per mollare, fermati un attimo a pensare al motivo per il quale hai resistito fino ad ora ... Pensa alla meta, non a quanto sia lungo il tragitto. Rimboccati le maniche e non aver paura della fatica. Guardati allo specchio e riconosci quel sognatore che ti sta di fronte. Lotta e combatti. E quando ciò che desideri sarà tuo, una mano al cuore e sentirai in ogni singolo battito l'eco di ognuno dei passi che hai compiuto. E se avrai qualche cicatrice non preoccuparti, non c'e vittoria senza una ferita di guerra, non c'è arcobaleno senza la pioggia.