Siete mai stati in ospedale per operazioni / ricoveri / supposte giganti?
Io per ora mi limito a sole due volte
La prima quando ero piccolo; una sera mi venne una colica devastante e i miei pensarono si trattasse di appendicite; ricordo tutt'ora quanto trovai gradevole l'effetto dell'antidolorifico... mio padre allora fumava ancora e quella sera si sarà finito due pacchetti tanto era preoccupato.
Il secondo venti giorni fa; ne ho un ricordo ancora molto nitido quindi stenderò un dettagliatissimo rapporto.
Tutto cominciò sabato 30 agosto. Mi ero appena svegliato, tipo all'una, dopo un venerdi sera devastante, passato a festeggiare il ritorno dalle vacanze. Sbronza bella e buona, mal di testa come non mai.
Deciso a ricominciare subito coi vecchi ritmi inaugurai la giornata allenandomi, cosa che avevo smesso di fare appunto prima di partire: un tot di flessioni, sollevamento pesi e addominali. Un po' troppi addominali.
Il giorno dopo, domenica 31, ero distrutto: avevo i muscoli a pezzi, soprattutto l'addome; in particolare la parte destra mi faceva piuttosto male.
Lunedi mattina mi svegliai mezzo rincoglionito; i dolori già cominciavano a passarmi, tranne quello all'addome, a destra. Andai in università e tornato a casa scoprii allegramente di avere 37.8 di febbre. Ottimo.
Aspirina e via a dormire; il giorno dopo stavo meglio, ma avevo ancora strascichi di febbre. Mercoledi tornò la febbre; giovedi arrivò a 38 e il dolore al fianco destro era allucinante. L'idea che mi circolava in testa ormai era quasi una certezza: appendicite.
Andiamo in ospedale, io e mio padre.
L'infermiere del triage mi sembra un cerebroleso, di quelli che se gli metti davanti un criceto che gira sulla ruota ci passa le giornate. Mi da un codice verde; le parolacce non si contano.
Passo quattro ore a contorcermi dal dolore in sala d'attesa; sto ancora meditando sull'idea di rubare un bisturi e piantarmelo in una mano per attirare l'attenzione quando arriva incredibilmente il mio turno; avrei dovuto aspettare ancora, ma l'infermiera, anche lei una cima suppongo, aveva notato che ero in "stato sofferente". Un genio.
La chirurga sembra una in gamba, ma mi fa tutte domande che non c'entrano niente col fatto che sto male; quando viene a sapere che studio filosofia rievoca i suoi tempi di quand'era al classico e traduceva Aristotele. Sto per dire "ma che cazzo me ne frega", ma mi blocca chiedendomi finalmente perchè sono là.
"Ho l'appendicite." rispondo.
"Ah, hai già fatto la diagnosi! Che bravo!".
Ok, mi tratta come un bambino di 5 anni. Potrei sfasare.
"Beh, prendetegli l'ascellare e la rettale.".
Dopo aver assaporato l'ebbrezza di infilare un termometro tra le mie sacre chiappe (l'infermiera era evidentemente sessualmente frustrata perchè l'ha fatto con una violenza inaudita) vengo a sapere che la mia ascella misura 38,3 gradi, il mio deretano 39,4. Dalle mie parti si chiama appendicite.
Mi fanno tossire, palpano, mi chiedono se mi fa male di qua, di là.
"Sembra appendicite" sentenzia la dottoressa.
Io sto per esultare... "Ma facciamo anche qualche altro esame."
Sempre soffrendo come un porco faccio "Qualche altro esame".
Urine. Sangue. TAC (???). Radiografia. Ecografia.
Nel frattempo si fanno le 3 di notte; suppongo che mio padre abbia pensato di ricominciare a fumare, lo abbia fatto e abbia smesso nel frattempo.
Quando sono ormai agonizzante un infermiere sbattutissimo (del tipo che se lo incontravo in strada gli chiedevo che tipo di droghe vendesse) comincia a rasarmi le parti basse.
"Ma..." provo ad accennare.
"Hai l'appendicite. Dobbiamo operarti d'urgenza!".
Vorrei far notare che mi hanno fatto aspettare 4 ore in pronto soccorso e altre 2 abbondanti tra esami e mica esami per poi operarmi d'urgenza per la patologia che per altro io stesso gli avevo indicato, ma una dose di metadone mi manda nel mondo dei folletti; improvvisamente tutto mi appare più bello, leggero e gaio.
Prima che mi possa accorgere di cosa sta succedendo sono in sala operatoria; hanno appena finito un'altra appendicite a una ragazza che, sotto metadone, mi sembrava troppo gnocca. Tento di approcciare in qualche modo, ma lei è sotto morfina, quindi non oso immaginare quanto scandalosamente imbarazzanti siano stati quei momenti.
La ragazza viene portata via.
Mi metto a discutere allegramente con anestesisti e chirurghi vari; non so bene in che contesto, ma in qualche modo finisco sul parlare con uno di loro del fatto che la Guinness ha un retrogusto di caffè. Quando mi iniettano la morfina tutto cade in oblio.
Mi sveglio il mattino dopo con un cerotto immenso e un tubo che mi entra nella pancia verso mete non meglio definite.
Vengo informato del fatto che si tratta di un drenaggio; l'operazione è andata bene, ma a quanto pare avevo l'appendicite più devastante del pianeta, quindi ho tutti gli aggeggi possibili.
Verso le 12 arriva il chirurgo, un tipo sulla sessantina, sbattutissimo.
Manco saluta, viene da me e mi fa: "l'operazione è stata bruttissima. Un'appendicite normale impiega circa mezz'ora, la tua più di un'ora. Era in peritonite, c'era un ascesso importante sul [non mi ricordo cosa] e uno a livello inguinale. L'addome era completamente infiammato. L'appendice si era attaccata all'intestino, era praticamente diventata secondaria rispetto a tutto il resto. Avevi l'intestino a pezzi.".
Per la serie "il buongiorno si vede dal mattino".
Entra mia madre; il chirurgo manco la saluta, va da lei e le dice "signora, io ho fatto la prima appendicite nel '72... una così brutta non me la ricordo".
Mi chiedo quale sia l'utilità morale di questa brutalità verbale, ma nel frattempo scopro che non potrò mangiare per tot. giorni; mi nutrono per endovena.
Nel frattempo lamento un evidente bisogno di fare pipì, ma una strana difficoltà a farla; mi dicono che è normale, mi mettono del ghiaccio per favorire la cosa. Passano le ore e io non piscio. Dopo un po' un infermiere comincia a parlare di catetere; sono terrorizzato. Quando ormai stavo per perdere le speranze, pian pianino, il caldo liquido si fa spazio nella mia uretra... sono salvo.
Il soggiorno in ospedale non è piacevolissimo. Ho un compagno di stanza circa della mia età, ma non parla. Risponde a monosillabi; ogni giorno viene a trovarlo la sua ragazza: non parla neanche lei e non emette nemmeno i monosillabi. Mi guarda malissimo ogni volta che entra. Boh.
Il tizio mi spiega che ha tipo un problema ai polmoni, che tipo gli collassano da soli ogni tanto; ciò nonostante fuma 20 sigarette al giorno. La cosa mi sembra un po' in contrasto, ma pazienza.
Dopo tre giorni mi tolgono il drenaggio, che per altro drenava solo liquido gialliccio in quantità irrilevanti. E' un sollievo, anche se non credevo di avere così tanti centimetri di tubo infilati nell'addome.
Le infermiere sono poche, la piu figa mi dice di avere un figlio della mia età. Gli infermieri invece sembrano tutti dei cocainomani pesanti.
Tutti quelli che vengono a trovarmi nel parlare di quello che facciamo mi sputtanano completamente di fronte a mia madre. Quando esce la storia dello stato in cui avevo affrontato l'esame di storia della filosofia medievale vorrei morire.
Mi cominciano a dare cibo solido: pastina e formaggini. Quando va bene, purè senza sale. Ogni tanto i grissini. Bevo solo the e camomilla, con poco zucchero.
Il medico passa ogni mattina ad angosciarmi aggiungendo sempre nuovi elementi negativi alla mia operazione, un paio di volte si porta pure i suoi amici per farsi figo descrivendo come mi aveva spolpato l'intestino. Una volta ferma addirittura una dottoressa stragnocca e si bulla come un adolescente al primo piercing; mi sento un uomo - oggetto e provo a parlarne al mio compagno di stanza, ma lui fissa il vuoto e non mi risponde. Mah.
Dopo 4 giorni mi dimettono; cammino a fatica e la ferita mi fa un male porco. La mia dieta dev'essere "priva di scorie"; m'immagino Homer che mette le ciambelle nei reattori nucleari per farle diventare enormi. La dieta a base di pastina sembra essere giunta al termine.
Il giorno dopo ho 38.5 di febbre; chiamiamo in reparto, i dottori preoccupatissimi dicono di "portarmi immediatamente in pronto soccorso".
Io sono in uno stato cadaverico: sono del tutto privo di forze, ho un sonno maledetto, mi viene da vomitare anche se non ho mangiato niente, mi fa malissimo la ferita.
Al triage troviamo un infermiere completamente ricoglionito; deve chiamare un suo collega perchè stava giocando a pinball e non riesce a uscire dal gioco per inserire i miei dati. Io nel frattempo sono morente di fronte a lui, ma pazienza.
L'attesa in pronto soccorso sembra un gioco a premi, tipo punti - fedeltà: ogni volta che torni aspetti di più. Questa volta l'attesa dura 7 ore, durante le quali io agonizzo su un lettino.
Fino alle 21 c'è un'infermiera parecchio in gamba, ma dopo di lei arrivano due sottospecie di umanoidi che chiuderei volentieri in uno zoo per lanciargli le noccioline; non mi portano neanche il pappagallo quando gli dico che devo pisciare. Alla sesta ora e mezza insulto esplicitamente uno dei due generando una piccola rivolta degli invalidi; un ragazzo marocchino che era là da prima di me per un incidente (nel frattempo l'avevo conosciuto, un grande) comincia a insultarli in marocchino. Con quest'astuto stratagemma veniamo finalmente visitati.
La mia visita dura cinque minuti netti; la ferita si era infiammata. Notte in astanteria e via di nuovo in reparto.
Il dottore sembra felice di rivedermi: la prima mattina mi riaprono la ferita e ci spulciano dentro col bisturi tirando fuori pezzi di pus grossi quanto un'unghia. Quest'operazione verrà ripetuta per tutti e 5 i seguenti giorni, e vi lascio intendere che non è piacevole, anche perchè veniva eseguita senza la minima anestesia. Tra l'altro per disinfettare usano quei siringoni senza ago (non so se avete in mente) che mi fanno impressione di brutto e ogni volta che infilano il bisturi vanno piu a fondo possibile e mi dicono "vedi com'è pulito ora?". Io intanto impreco come dio comanda.
Il dottore continua a passare ogni mattina bullandosi come un sedicenne appena sverginatosi; la sua mente mi è oscura, ma lo trovo simpa in fin dei conti. Anche lui mi trova simpa e lo dice spesso. Tra l'altro vengo a sapere che il bastardo si è messo recentemente con una 23enne, mica cazzi.
La dieta è nuovamente pastina, formaggini, pure e grissini.
Al settimo giorno di ricovero mi fanno notare che l'immobilità del mio intestino è preoccupante; è giunta l'ora del suppostone.
La nuova esperienza di inserire qualcosa laddove tutto era solo uscito ha successo e tiro fuori tre stronzoni che sono marmo allo stato puro.
Vengo dimesso dopo 11 giorni di ricovero, quando in media per un'appendicite ne bastano tre.
Ho perso circa 7 Kg e non mi ricordo piu che gusto abbia il sugo.
Devo andare tre volte a settimana a farmi controllare la ferita, forse lunedi mi tolgono i punti.
Non tocco alcool dal 30 agosto.
Che vita mesta.
[Modificato da Zahk 21/09/2008 01:46]
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