Ho letto finalmente, tutto quanto.
Ed è un lavoro davvero splendido... grazie Alessandro per avercelo regalato.
Proprio leggendo Il mito di Ginevra, di N. L. Goodrich, mi sono imbattuta nella leggenda, o fiaba, di Guendolen e Gyneth, fra gli amori e le amanti di Artù. E sono venuta subito qui all'Isoletta per leggere ciò che da tempo dovevo leggere.
Ci sono dei punti che mi hanno ispirato delle piccole intuizioni, quindi li scrivo, di getto.
Innanzitutto la storia è meravigliosa e mi pare un sovrapporsi di miti arturiani e fiaba di Rosaspina (la Bella Addormentata), a sottolineare e dimostrare un sottile carattere iniziatico di tutto il racconto.
Il mondo storico e quello magico dell'Altrove si uniscono come accade - e deve accadere - nei veri percorsi iniziatici e quindi nelle vie verso la conoscenza di qualcosa di Altro e sublime, altrimenti irraggiungibile nella propria sola condizione umana.
Il sogno, l'Ispirazione iniziale a cercare l'Amore divino (nominabile in molti modi diversi, quali Eros, Amore della Grande Madre, Amore Naturale) è la spinta del valoroso dall'animo puro a mettersi alla Ricerca. Una Ricerca che impegnerà tutta la sua vita e la sua esistenza. Per quanto poco gli importi di tempo e fatica.
Gli altri cavalieri caduti nell'impresa, evidentemente, non potevano avere la stessa inclinazione salda e indistruttibile, se entrati nel castello (ed era già tanto che l'avessero trovato) non ne sono usciti più.
Solo in certi momenti magici di liminarità il castello appare, a ricordare al Cavaliere la Realtà Vera della sua impresa. Compaiono e scompaiono come sogni, per non farlo desistere, cadendo nell'idea di aver solo sognato, di esserci illuso.
Il castello esiste, ed appare in modi fantastici, per ricordare al Cavaliere proprio questo. Che non è illusione, ma realtà.
Appare e scompare perchè appartiene ad una dimensione Altra, non a quella comune.
Eppure, per raggiungerlo veramente, il Guerriero deve Agire. Soltanto nel momento in cui si riscuote dal sogno premonitore, dalla Visione eterea, e agisce attivamente, scalfendo l'altura con la spada (o la scure) la Scala appare.
Questo mi pare intuitivamente un chiaro indizio, una lezione secondo cui non si otterrà mai nulla se non si agisce attivamente nella propria vita, se non si combatte attivamente, giorno per giorno, nella propria stessa storicità, per accedere al Sogno.
Non si otterrà mai nulla limitandosi a guardare, abbandonati alle visioni. Bisogna agire anche sul piano fisico. Nel qui e ora.
Solo in tal modo si troverà la Scala... che peraltro... è solo l'inizio.
Altra intuizione, più dettata dall'abitudine di leggere racconti simili, che per quante forme e trame diverse assumano, riportano sempre allo stesso sacro significato.
Per arrivare all'Amore, occorre liberarsi di tutto.
Il Cavaliere inizialmente si libera di tutto ciò che pesa, ovvero di ciò che non gli permetterebbe di attraversare il riscello. In seguito, gli vengono offerte molte cose - a cui evidentemente gli altri cavalieri dispersi, non dotati di puro spirito e soprattutto di puro intento nel trovare l'Amore Naturale, cedono volentieri - molte cose diverse, tra cui ricchezze, potere, amore profano (come dicevi, Alessandro, e cosa su cui concordo pienamente). Ma egli non solo non prova interesse (l'interesse per le cose mondane, per la materialità, in tutte le forme che ha assunto nelle varie epoche, sia antiche che odierne) ma procedendo, continua a liberarsi di tutto. Si spoglia di tutto perchè solo in tal modo, solo leggeri e spogliati di pesi e interessi profani e illusori, si può giungere alla meta.
Le varie "offerte" del racconto si possono anche interpretare una per una, ma l'importante è che il Cavaliere non vi cede. E finalmente giunge a ciò che desiderava davvero, ed all'unica cosa Vera, giacché tutto il resto, dinnanzi ad Essa, crolla.
E' più che chiaramente un percorso iniziatico, questo. Nel quale è però racchiusa una storia a se stante.
Una storia nella storia, un sogno nella storia.
Sulla leggenda di Artù, Guendolen e Gyneth ci sarebbero altrettante cose da dire, anche se per certi versi sembra quasi un pretesto, per quanto meraviglioso, per giustificare e dare inizio alla ricerca dei Cavalieri nel qui e ora.
Di certo Guendolen e Gyneth sono Dee d'Amore, sono Energie Amorose sacre, sono l'Amore del Sogno della Grande Madre. Vivono nel Sogno e possono unire la vita del Cavaliere, la storicità, al Sogno, all'Eternità (di fronte alla quale, però, la storicità - il castello, la costruzione, il mondo stesso - crolla).
Solo l'Amore, infatti, come quello personificato da Gyneth, può essere lo scopo e la meta di una Ricerca cavalleresca. Non può esserci nulla di "cattivo" (come dici Alessandro) in questo, nonostante quello che si è cercato di far credere, perchè si tratta solo di flebili appannaggi che volano via al minimo cenno di vento.
Ciò che sta sotto (e nemmeno poi tanto "sotto") è chiaro ed evidente.
Mi stupisce un po', qui, il ruolo di Merlino... per nulla positivo e forse usato per giustificare la "cattiveria" di Guendolen e Gyneth.
A meno che... sempre come dici, Alessandro, i cavalieri che si battevano per Gyneth non fossero spinti da reale desiderio di Amore, ma da eredità, potere, ecc.
Del resto, la loro fine sul campo di battaglia, non differisce per nulla rispetto alla loro fine, nel tempo di Sir Roland de Vaux, nel castello incantato.
Presumo che finiscano nello stesso modo, ovvero che Merlino abbia solamente "spostato" la scena della storia dal campo di battaglia alla corte di Artù al castello delle due Donne. L'ha "sopraelevata", mitizzata, trasferendola da un posto all'altro. Ma il succo non cambia.
Inoltre, potrebbe aver voluto interrompere il torneo proprio per ciò che stava accadendo, ovvero il massacro di tutti i cavalieri. Ma per il semplice fatto che, non essendoci nessuno degno, non ne sarebbe rimasto uno solo in vita.
Gyneth, dal canto suo, non ha perso nulla. E' sempre e comunque appartenuta al Sogno, al mito e all'Altrove, quindi per lei non cambiava nulla rimanere desta o addormentarsi. Ciò che rappresenta è l'Amore a cui aspirano gli uomini dal puro spirito. E tale rimane.
La sua storia però richiama molto Rosaspina, e come vi sono significati profondi per Rosaspina, così ve ne sono di certo per lei. Forse si tratta di due percorsi diversi, quello femminile e quello maschile, racchiusi nello stesso racconto (come nella fiaba della Bella Addormentata).
Oppure la Fanciulla dormiente è l'Amore addormentato dentro il Cavaliere, in attesa di essere risvegliato. Quindi ciò di cui si parla è solo il percorso maschile, volto alla Sua ricerca.
Su questo c'è da riflettere un pochino...
Potrebbero anche essere temi che si intrecciano fra loro e la Fanciulla che ha portato a compimento il suo Percorso iniziatico, diventa poi tramite per il Cavaliere e per il suo cammino.
Per ora mi fermo qui, anche se di sicuro c'è molto altro da dire.
Spero di essere stata abbastanza comprensibile, data la febbriciattola e il malessere da influenza.
Un abbraccio grande (da lontano, per non attaccarvi i microbi
),
Violet