Adesso si ragiona! Problemi etici, politica, attualità, scienza e filosofia.

Il filosofo C. Grayling: “Perché in Gran Bretagna serve un premier ateo”

  • Messaggi
  • OFFLINE
    (Upuaut)
    Post: 1.258
    Registrato il: 27/05/2005
    Utente Veteran
    00 27/08/2008 13:57
    C. Grayling: “Perché in Gran Bretagna serve un premier ateo”

    Anthony Clifford Grayling, filosofo esponente di punta del laicismo inglese (di cui, per la cronaca, abbiamo recensito alcuni libri come Il significato delle cose, La ragione delle cose e Una storia del bene), in un editoriale apparso qualche giorno fa sul quotidiano britannico “The Guardian” espone in maniera chiara e decisa perché “ci sono molte ragioni per cui sarebbe un grande vantaggio per tutti avere un ateo come primo ministro” in Gran Bretagna (paese ormai molto secolarizzato). Lo spunto viene dal fatto che la maggior parte degli esponenti del governo sono dichiaratamente non credenti, tra cui il possibile successore di Gordon Brown, l’attuale ministro degli esteri David Miliband.
    Così Grayling snocciola le sue ragioni. I leader atei non pensano “di ricevere messaggi dal cielo che gli dicono di andare in guerra” e al contrario di Blair “non si nasconderebbero dietro giustificazioni sovrannaturali”. Sarebbero quantomeno dubbiosi “riguardo la pretesa dei gruppi religiosi di essere più importanti delle altre organizzazioni della società civile per fare del bene, ottenere fondi pubblici, meritarsi speciali privilegi ed intangibilità rispetto alle leggi, e avere prerogative nella protezione legislativa e legale dalle critiche, dalla satira e dalla discussione”. Leader non credenti sarebbero molto dubbiosi “sull’opportunità di inculcare credenze settarie nei bambini ghettizzati nelle faith schools finanziate con fondi pubblici, col rischio di divisione sociale e possibile conflitto futuro”. Sarebbero tendenzialmente “neutrali” rispetto ai vari gruppi di pressione religiosi; inoltre, potrebbero considerare in maniera più realistica i bisogni e gli interessi della gente, da una “prospettiva concreta, e non sarebbero influenzati dalla credenza che le sofferenze e le diseguaglianze odierne saranno risarcite da qualche postuma compensazione”. Gli atei non si considererebbero portatori di una qualche “buona novella dall’alto”, o “gli agenti di un qualsiasi altro proposito più elevato sulla Terra”.

    Grayling afferma che un primo ministro di questo tipo prenderebbe in considerazione la questione dello smantellamento degli enormi privilegi che tuttora detiene la Chiesa anglicana, perché altrimenti le altre minoranze sarebbero propense a richiederne di simili (“auditori presso i ministeri, esenzioni delle tasse, fondi pubblici per le loro faith school settarie, e il grosso premio dei seggi nell’assemblea legislativa”). La Chiesa anglicana ha infatti un’influenza “assolutamente sproporzionata rispetto ai membri che attualmente rappresenta”: “solo il 2% della popolazione si reca ogni settimana nelle sue chiese”, ma controllerebbe “l’80% delle scuole primarie”, e “una percentuale cospicua” di quelle secondarie, più “dozzine” di quelle di grado accademico, col diritto di avere 26 vescovi nella Camera dei Lord, più i membri a vita e un auditore presso il governo. “Non si pensi che se Rowan Williams telefona al numero 10 di Downing Street gli viene detto che non c’è nessuno in casa”, chiosa Grayling.

    Una “laicità concreta […] significa che le questioni di politica pubblica e di governo non sono sotto l’influenza, ancor meno sotto il controllo, di interessi religiosi settari”. Un assetto “genuinamente laico considera le voci religiose alla pari di tutte le altre voci non governative nel contesto pubblico”, nel senso che i movimenti religiosi e le chiese “devono considerarsi loro stessi come organizzazioni della società civile, come i sindacati, i partiti politici, gli scout, e così via: con tutto il diritto di esistere, e di avere qualcosa da dire, ma in quanto gruppi di interesse auto-costituiti non più titolati a detenere una porzione più grande della ‘torta’ pubblica di influenza, privilegio, distribuzioni di tasse, ed esenzioni legali rispetto ad altri auto-nominati gruppi di interesse” di matrice laica.

    Il problema, secondo Grayling, è che i gruppi religiosi hanno nella società inglese una “fetta di ‘torta’ molto più grande di quanto i loro componenti o meriti realmente giustifichino”. Un premier schiettamente non credente e laico non avrebbe il classico senso di inferiorità nei confronti dei credenti e non penserebbe che questi abbiano una qualche “marcia in più”.

    Grayling precisa che questi propositi non giustificano affatto un premier “attivamente militante contro la religione”, tale da metterla fuori legge o che faccia “passare leggi che rendano l’osservanza religiosa più difficile”. Il problema è la cancellazione dei privilegi, che diminuirebbe “l’amplificazione artificiale delle voci e dei punti di vista religiosi nella nostra società”. Infatti “la religione prospera in condizioni di attivo supporto e di attiva persecuzione; in un clima socialmente e politicamente liberale perde peso per cause naturali”. La religione dovrebbe essere una scelta volontaria e per questo “dovrebbe pagare ciò che deve e prendere posto nella fila come tutti gli altri”, senza privilegi.

    Grayling dice inoltre la sua su un tema molto dibattuto in questi anni, ovvero il rifiorire delle religioni. Egli afferma decisamente: “nonostante le apparenze, il mondo non sta vedendo un riemergere della religione, ma solo un massiccio aumento del volume delle voci religiose. Tutto ciò è proprio una reazione al crescere della secolarizzazione tra la gente stanca degli sconvolgimenti, degli intralci e dei conflitti che la religione causa così spesso”.
    ---
    Se vuoi essere veramente libero, sii schiavo del Sapere.
  • OFFLINE
    -Giona-
    Post: 222
    Registrato il: 27/05/2005
    Utente Junior
    00 28/08/2008 10:06
    Beh, tra i primi ministri atei italiani c'è stato anche Mussolini, "l'Uomo della Provvidenza"... [SM=g27997]
    Comunque mi sorprende la posizione di questi laicisti: prima dicono che la fede religiosa non deve influenzare le scelte politiche e poi si mettono a sindacare le credenze dei governanti, contraddicendo proprio la loro tesi... mah!
    [Modificato da -Giona- 28/08/2008 10:09]
  • OFFLINE
    (Upuaut)
    Post: 1.258
    Registrato il: 27/05/2005
    Utente Veteran
    00 28/08/2008 12:55
    Re:
    -Giona-, 28/08/2008 10.06:


    Comunque mi sorprende la posizione di questi laicisti: prima dicono che la fede religiosa non deve influenzare le scelte politiche


    E infatti è proprio per questo che si preoccupano della mentalità del premier...
    E non ci vedo davvero nulla di sorprendente.




    ---
    Se vuoi essere veramente libero, sii schiavo del Sapere.