00 15/08/2008 21:24
Dunque, direi che non c'è bisogno di soffermarsi più di tanto sulla simbologia della mela, visto che l'abbiamo già trattata (chi si è perso qualcosa legga gli articoli di Violet Biancaneve e Melo).
Dunque, in moltissime tradizioni si trova l'enigmatica figura della portatrice della Mela; spesso è una donna fatata, o comunque che non appartiene del tutto al mondo comune. Forse la più conosciuta è la nostra Morgana, che offre la mela di Avalon al viaggiatore che raggiunge le sue coste, ma come lei vi sono anche Aphrodite e le Esperidi greche, la fanciulla senza nome del Sidh che offre a Conn il frutto, la donna che lascia il ramo di melo a Bran figlio di Febhal, la dea Idhunn della mitologia nordica,. E' lampante che tutte hanno tratti in comune:

Aphrodite
E' la signora dell'Amore Sacro ed invita a trovarlo sempre ed in qualasiasi situazione, anche al giorno d'oggi, in cui questo tipo di unione fisico/spirituale è pressoché dimenticata. Il suo collegamento alla mela viene dalle leggenda riguardante le nozze di Peleo e Tethys.
E' in corso un banchetto, al centro siedono Peleo, il grande eroe e la sua sposa Thetys, adorna del velo nuziale e di conchiglie dai riflessi madreperlacei, doni delle sue sorelle marine, le Nereidi.
Intorno a loro si trovano gli dèi, scesi per un giorno dall'Olimpo, che augurano ai due novelli sposi felicità ed abbondanza; splendida è la festa, gioiosa e ricca, ma avviene qualcosa di imprevisto. Eris, la dea della discordia non è stata invitata, così getta in mezzo agli invitati una mela d'oro, colta dal giardino delle Esperidi, dove è scritto "Alla più bella". Subito Hera dai grandi occhi, Athena la dea occhioazzurro e l'aurea Aphrodite rivendicano lo splendido frutto ognuna per sè; non riescono a trovare un accordo sulla questione e si rimettono dunque alla decisione di Zeus, il quale, non potendo scegliere fra la moglie, la figlia e la figlia adottiva incarica Hermes di trovare un umano che possa fare da giudice, un giovane giusto che possa risolvere la contesa. Il prescelto sarà Paride, figlio del re di Troia Priamo; egli, che per tutta la vita ha vissuto da pastore sarà portato dal Messaggero divino al cospetto delle tre massime Signore e rimarrà abbagliato dal loro fulgore e dalla loro bellezza. Tutte, pur di ottenere l'ambito premio, la splendida mela d'oro che illuminata dai raggi del sole manda riflessi preziosi, faranno una generosa offerta al bel giovane: Hera gli promette grandi regni ed un matrimonio felice, Athena grandi conquiste e strepito d'eserciti ed in fine Aphrodite gli prospetta la cosa più ambita, ciò che egli accetterà: l'amore della donna più splendida del mondo, seconda solo ad Aphrodite, Elena di Troia, figlia di Zeus e Leda.
La scelta di Paride è fatta, la mela passa fra le morbide dita tese della Dea Voluttuosa...ben presto, però, a causa di questa decisione il marito abbandonato di Elena, Menelao convincerà il fratello Agamennone e gli altri re achei a muovere guerra a Troia dalle forti mura, provocandone la totale distruzione.

Esperidi
Nella terra del crepuscolo, laddove l’astro diurno si immerge nelle acque tinte di rosa dalla luce declinante, si trova “l’isola splendida degli dèi, dove le Esperidi case tutte d’oro possiedono”(1), queste splendide fanciulle intrecciano le loro danze intorno ad un radioso melo, “ di pomi al di là dell’inclito oceano si prendono cura, d’oro e belli, e di alberi che producono frutto”(2). Egle, Eritia, Epseriae ed Aretusa (benché il loro numero varia da tre a undici) sono le custodi del melo donato ad Hera da Gaia il giorno del suo matrimonio, e delle fonti da cui sgorga l’ambrosia, il cibo degli immortali. Con loro sull’isola risiede anche un drago insonne dalle cento teste, Ladon, che vigila affinché nessuno approdi sull’isola incantata. Herakles, però, per portare a compimento l’undicesima fatica doveva impossessarsi di tre degli aurei frutti del giardino; vicino a questo luogo viveva Atlante, che Zeus aveva punito (a causa della sua partecipazione alla ribellione dei suoi fratelli Titani) facendogli sorreggere eternamente la volta celeste.
Fu a lui che l’eroe, su consiglio di Prometeo, si rivolse; così Herakles prese il posto del Gigante ed egli raggiunse l’isola, dove colse tre splendide mele (secondo altre versioni, comunque, fu Herakles stesso a prendere i pomi, nonché ad uccidere il guardiano del luogo). Il Titano non intendeva certo riprendere la sua faticosa mansione, ed voleva lasciare Herakles, lì, agli estremi confini del mondo, a sorreggere il cielo; l'eroe, però gli chiese il favore di riprendere il pesante fartello per pochi istanti, così da poter aggiustarsi la pelle di leone sulle spalle. Quando però Atlante riprese il proprio posto Herakles fuggì con le tre mele, riuscendo a portare a termine l'impresa.
Il giorno successivo a tale fatto, gli Argonauti arrivarono su quelle spiagge, e poterono assistere alla metamorfosi delle radiose sorelle in olmo, salice e pioppo nero.

La donna del Sidh sposa di Conn Ruad
Una volta, nell'antica Irlanda, era più facile di oggi che gli esseri fatati raggiungessero la nostra terra, ed, a volte, alcuni fortunati uomini potevano ancora conoscere quei luoghi incantati chiamati Sidh ("pace" l'accesso si trovava sotto al alcuni tumuli e colline particolari), Tir-na-nBam ("Terra delle donne"), Tir-nan-Og ("Terra dei giovani"), Tir-Tairngire ("Terra di promessa"), Mag Meld ("Pianura del piacere"), Mag Mor ("Grande pianura"), Emain Ablach (il Regno sotto le Onde, reame del dio Manannan) ed in molti altri modi.
Nel tempo della nostra storia il grande re d'Irlanda era Conla dalle Cento Battaglie, il quale aveva due figli: Art e Conla. Un giorno, mentre il re e Conn passeggiano vedono avvicinarsi una fanciulla vestita in maniera inusitata, quando si avvicina le domandano da dove venga ed essa risponde di venire dalla Terra dei Viventi e di amare il principe; lo invita quindi a seguirla nel Sidh.
Re Conn, però, fa chiamare il druido e questo con un incantesimo fece in modo che nessuno potesse vedere o sentire la bella fanciulla venuta dai Reami Fatati; lei però, poco prima che l'incantesimo fosse pronunciato, gettò una mela rossa e fragrante a Conla. Per un mese il principe non bevve e non mangiò altro che la deliziosa mela, che sembrava non esaurirsi mai, e ricrescere ad ogni morso; ed intanto nel giovane cresceva il desiderio verso la fanciulla del Sidh.
Allo scadere del mese la donna si presentò di nuovo a Conn e a suo figlio, invitando nuovamente Conla a seguirla, e così cantò:

L'onda del tuo desiderio è più grande del mare:
vieni con me nella barca di cristallo;
la tua pena sarà presto scordata
quando raggiungeremo il sidh di Boadach.

C'è un'altra terra, diversa,
non meno bella da guardare.
Vedo che il sole tramonda;
per quanto lontana, vi saremo prima di sera.

E' il paese che rallegra
l'animo a chiunque vi giunga.
Laggiù non vi è altro abitante
se non donna o fanciulla.
(3)

Quando la donna finì di cantare Conla abbandonò la sua gente, si diresse verso l'imbarcazione di cristallo ed insieme, fanciulla e principe si allontanarono, e mai più li rividero su questa terra.

La Signora del Ramo di Melo sposa di Bran figlio di Febhal
Bran un giorno camminava in prossimità della sua fortezza, quando udì una muscia talmente melodiosa da incantarlo e farlo cadere addormentato. Al suo risveglio troverà adagiato sull'erba verde uno splendido ramo di melo dai profumati fiori bianchi e rosati.
Torna dunque al castello ancora inebriato dalla musica ultraterrena e dal profumo fragrante del ramo; a sera si addormenta e sogna. Sogna una fanciulla di incredibile bellezza che gli canta lo splendore dei mondi oltre a questo; parla di isole lontane, di luoghi dove morte e tristezza sono banditi, terre dove la primavera sempre allieta il cuore di coloro che vi abitano e dove uomini e donne non conoscono il peccato. Poi gli offre il ramo di melo, rivelandosi come la stessa fanciulla che durante il giorno gli aveva lasciato quel dono.
Il giorno seguente, al risveglo Bran decise: avrebbe girato la terra ed il mare finchè non avesse trovato quella splendida fanciulla. Partì insieme a tre suoi fratelli e ad altri 27 guerrieri (3x3x3) su una barca, e raggiunse molte isole e vide molte cose strane, fra cui, non da ultima il dio Manannan che solcava le acque con la sua barca di cristallo. In fine, giunse alla splendida Terra delle Donne, dove trovò finalmente la fanciulla che amava. Qui visse per un anno, insieme alla donne dell'Isola ed ai suoi compagni, poi però, questi iniziarono a sentire nostalgia della verde Irlanda, e pregarono il loro capo di riportarli in patria; la Signora del luogo però li avvertì che quello che era sembrato loro un anno, nel mondo degli uomini equivaleva a centinai e che per ciò non avrebbero trovato nulla di ciò che ricordavano. Gli uomini vollero però partire ugualmente, e ben presto giunsero sulle spiagge d'Eriu.
Quando uno di loro, Nechtan, scese dalla barca e posò il piede sulla rena bagnata, il suo corpo si trasformò in polvere, come se fosse morto da moltissimi anni. Visto ciò Bran e i suoi presero nuovamente il largo, ma di queste loro nuove avventure, nulla è arrivato a noi.

(1) Stesicoro, Gerioneide, 1 – 4.
(2) Esiodo, Teogonia, 215 – 216.
(3) Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini, Saghe e racconti dell'antica Irlanda, Mondadori Editore, Milano, 1993.

(A breve anche qualcosa su Idhunn, intanto queste sono le linee generali dei miti che riguardano queste splendide Donna, Messaggere dell'Aldilà)
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[Modificato da Elke 15/08/2008 21:26]


...per lasciare agli esseri umani la scelta di scomparire nel tempo dell'eternità o vivere nell'eternità del tempo.

Haria