L'Isola Incantata delle Figlie della Luna Un luogo protetto dalle Nebbie in cui le Fanciulle studiano insieme...

Le profezie sui tempi odierni

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    Elke
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    Anziana dell'Isola
    00 15/08/2008 02:18
    Mi sono imbattuta in una "profezia" fatta dalla Badb alla fine della seconda battaglia di Mag Tured (prometto che domani rimpolpo questo post, ma per ora trascrivo solo l'indispensabile) che così descrive i tempi a venire:


    Non vedrà un mondo che mi sarà caro,
    l'estate senza fiori,
    le vacche senza latte,
    le donne senza pudore,
    gli uomini senza coraggio,
    le conquiste senza re,
    gli alberi senza frutti,
    i mari senza pesci.

    I giudizi errati dei vecchi,
    le false sentenze dei giudici,
    ogni uomo un traditore,
    ogni fanciullo un ladro.
    Il figlio nel letto del padre,
    il padre nel letto del figlio,
    ciascuno sarà cognato del fratello.

    Tempo di empietà!
    Il figlio tradirà il padre,
    la figlia tradirà la madre...



    Tratto da Saghe e racconti dell'antica Irlanda, Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini, Modadori Editore, Milano, 1993 volume I.

    Come non avvicinare questa descrizione a quelle fatte da Erodoto e dagli antichi testi indiani dei tempi moderni?
    A breve qualcosa anche sulle altre descrizioni del nostro presente (e futuro!).


    ...per lasciare agli esseri umani la scelta di scomparire nel tempo dell'eternità o vivere nell'eternità del tempo.

    Haria

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    Elke
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    Guardiana
    Anziana dell'Isola
    00 20/08/2008 02:06
    Ecco la versione di Erodoto in Opere e giorni della stirpe del Ferro, quella odierna, e di ciò che accadrà durante il loro (e direi magari anche nostro) tempo:

    Zeus, poi, pose un'altra stirpe di uomini mortali
    dei quali, quelli che ora vivono...
    Avessi potuto io non vivere con la quinta stirpe
    di uomini, e fossi morto già prima oppure nato dopo,
    perché ora la stirpe è di ferro; ne mai giorno
    cesseranno da fatiche e affanni, né mai di notte,
    affranti; e aspre pene manderanno a loro gli dèi.
    Ma Zeus distruggerà anche questa stirpe di uomini mortali
    quando nascendo avranno già bianche le tempie;
    allora né il padre sarà simile ai figli né i figli al padre;
    né l'ospite all'ospite, né l'amico all'amico
    e nemmeno il fratello caro sarà come prima;
    ma ingiuria faranno ai genitori appena invecchiati;
    a loro diranno improperi rivolgendo parole malvagie,
    gli sciagurati, senza temere gli dèi; né
    ai genitori invecchiati di che nutrirsi daranno;
    il diritto starà nella forza e l'uno all'altro saccheggerà la città.
    Né il giuramento sarà rispettato, né lo sarà chi è giusto
    o dabbene; piuttosto l'autore di mali e l'uomo violento
    rispetteranno; la giustizia sarà nella forza e coscienza
    non vi sarà; il cattivo porterà offese all'uomo buono
    dicendo parole d'inganno e sarà spergiuro;
    l'invidia agli uomini tutti, miseri,
    amara di lingua, felice del male, s'accompagnerà col vplto impudente.
    Sarà allora che verso l'Olimpo, dalla terra con le sue ampie strade,
    dai candidi veli coperte le belle persone
    degli immortali alla schiera andranno(1), lasciando i mortali,
    Vergogna e Sdegno: i dolori che fanno piangere resteranno
    agli uomini e difesa non vi sarà contro il male.


    (1) Qui parla degli uomini che vissero durante l'Età dell'Oro, che rimasero a vagare sulla terra ammantati di nebbia (un po' come i Tuatha de Danaan che diventarono gli abitanti dei Sidh).

    Esiodo, Opere e giorni, vv. 173d - 201
    In molti punti a me è sembrato mooolto somigliante alla realtà in cui viviamo oggi...purtroppo.


    ...per lasciare agli esseri umani la scelta di scomparire nel tempo dell'eternità o vivere nell'eternità del tempo.

    Haria

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    Elke
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    Anziana dell'Isola
    00 01/09/2008 15:19
    Per arricchire unpo' ecco anche la predizione dei tempi odierni fatta dai Norreni, il Ragnarok; è contenuto nella Voluspa "Profezia della veggente", tratto dal ricchissimo sito Bifrost

    Si colpiranno i fratelli
    e l'un l'altro si daranno la morte;
    i cugini spezzeranno
    i legami di parentela;
    crudo è il mondo,
    grande l'adulterio.
    Tempo d'asce, tempo di spade,
    gli scudi si fenderanno,
    tempo di venti, tempo di lupi,
    prima che il mondo crolli.
    Neppure un uomo
    un altro ne risparmierà.

    S'agitano i figli di Mímir(1);
    si compie il destino
    al suono del possente
    Gjallarhorn(2).
    Forte soffia Heimdallr
    nel corno che sporge,
    mormora Óðinn
    con la testa di Mímir.

    Trema Yggdrasill
    il frassino eretto,
    scricchiola l'albero antico
    quando si scioglie il gigante.
    Tutti temono
    sulla strada degli inferi,
    che la stirpe di Surtr
    li inghiotta.

    Cosa incombe sugli Æsir(3)?
    Cosa incombe sugli elfi?
    Risuona tutto Jötunheimr(4),
    gli dèi sono a consiglio.
    Gemono i nani
    dinanzi alle porte di pietra,
    esperti di rocce scoscese.
    Che altro tu sai?

    Feroce latra Garmr(5)
    dinanzi a Gnipahellir:
    i lacci si spezzeranno
    e il lupo correrà.
    Molte scienze ella conosce:
    da lontano scorgo
    il destino degli dèi,
    possenti divinità di vittoria.

    Da oriente viene Hrymr(6),
    regge lo scudo innanzi.
    Si attorce Jörmungandr(7)
    nella furia dei giganti.
    Il serpente flagella le onde,
    mentre l'aquila stride.
    Strazia i cadaveri, livida.
    Naglfar(8) salpa.

    Una chiglia avanza da est:
    verranno di Múspell(9)
    sul mare le schiere,
    e Loki tiene il timone.
    Avanza l'armata dei mostri
    e il lupo è in testa.
    e con loro è il fratello
    di Býleistr che avanza.

    Surtr(10) viene da sud
    col veleno dei rami.
    Il sole splende
    sulla spada degli dèi guerrieri.
    Le rocce si fendono,
    si accasciano gigantesse:
    gli uomini prendono la via degli inferi,
    il cielo si schianta.

    Ecco viene a Hlín(11)
    un altro dolore,
    quando Óðinn viene
    a combattere col lupo,
    e l'uccisore di Beli
    splendente contro Surtr;
    allora di Frigg
    la gioia cadrà.

    Feroce latra Garmr
    dinanzi a Gnipahellir:
    i lacci si spezzeranno
    e il lupo correrà.

    Ecco viene il grande
    figlio di Sigföðr(12),
    Víðarr a combattere
    quel mangiatore di cadaveri;
    ed egli al figlio di Hveðrungr(13)
    con entrambe le mani la spada
    conficca fino al cuore.
    Così il padre è vendicato.

    Ecco viene il famoso
    figlio di Hlóðyn(14),
    s'avanza il figlio di Óðinn
    a contrastare il serpente.
    Con ira lui colpisce
    il difensore di Miðgarðr(15).
    Gli uomini tutti
    sgombreranno il mondo.
    Nove passi indietreggia
    il figlio di Fjörgyn(16),
    muore lontano dal serpe
    che disonore non teme.

    Il sole si oscura
    la terra sprofonda nel mare,
    scompaiono dal cielo
    le stelle lucenti.
    Sibila il vapore
    con quel che alimenta la vita,
    alta gioca la vampa
    col cielo stesso.

    Feroce latra Garmr
    dinanzi a Gnipahellir:
    i lacci si spezzeranno
    e il lupo correrà.
    Molte scienze ella conosce:
    da lontano scorgo
    il destino degli dèi,
    possenti divinità di vittoria.

    Affiorare lei vede
    ancora una volta
    la terra dal mare
    di nuovo verde.
    Cadono le cascate,
    vola alta l'aquila,
    lei che dai monti
    cattura i pesci.

    Si ritrovano gli Æsir
    in Iðavöllr(17),
    e del serpente intorno al mondo
    possente, ragionano,
    [e rammentano là
    le grandi imprese,]
    e di Fimbultýr(18)
    le antiche rune.

    Lì di nuovo
    meravigliose
    le scacchiere d'oro
    si ritroveranno nell'erba.
    Eran quelle che anticamente
    avevano posseduto.

    Cresceranno non seminati
    i campi;
    ogni male guarirà,
    farà ritorno Baldr(19).
    Abiteranno Höðr(20) e Baldr
    le vittoriose rovine di Hroptr,
    felici dèi guerrieri.
    Che altro tu sai?

    Allora Hœnir(21)
    l'aspersorio sceglierà,
    e i figli abiteranno
    dei due fratelli
    l'ampio mondo del vento.
    Che altro tu sai?

    Vede lei una corte levarsi
    del sole più bella,
    d'oro ricoperta,
    in Gimlé(22).
    Lì abiteranno
    schiere di valorosi
    ed eternamente
    gioiranno felici.

    [Allora viene il potente
    al suo regno,
    il forte dall'alto
    che tutto governa.]

    E viene di tenebra,
    il drago che vola,
    il serpe scintillante
    dai monti Niðafjöll(23).
    Porta tra le sue ali,
    sulla pianura vola,
    Níðhöggr(24), i morti.
    Ora lei si inabissa.


    (1) E' un dio sapientissimo, o meglio la testa di un dio, che sta a guardia di una fonte di saggezza dove Odhin ha gettato il suo occhio, per poter bere un sorso dell'acqua prodigiosa.
    (2) «Corno risonante»
    Nome del corno con il quale Heimdallr darà l'allarme nel giorno di Ragnarök. Con questo corno anche Mímir attinge alla sorgente di Mímisbrunnr. (dal sito Bifrost).
    (3) Gli Asi, una delle due stirpi divine, in cui si sono voluti in alcuni casi identificare gli dei indo-europei;i Vani sarebbero invece precedenti.
    (4) «Casa dei Giganti».
    Nella cosmologia norrena, uno dei Nove Mondi [Nío Heimar], posto, a seconda delle fonti, a oriente o ai confini del mondo. Vi dimorano i giganti [jötnar] (tratto dal sito Bifrost).
    (5)Il cane legato in Gnipahellir, sulla via dell'Helheimr (dal sito Bifrost).
    (6) Re dei thursi della brina, i giganti, che si opporrano agli dèi provocando il Ragnarok.
    (7) Il serpente che circonda il mondo, una sorta di Ophione nordico.
    (8) La nave che conduce i giganti al Ragnarok, costruita con le unghie dei morti (i guerrieri se le tagliavano prima di andare in battaglia, in modo che la costruizione di questa nave fosse più lenta).
    (9) L'Adilà dove regna Hell.
    (10) «Nero» Guardiano del Múspell (dal sito Bifrost).
    (11) Epiteto di Frigg, signora degli Asi e sposa di Odhin.
    (12) «Padre di vittoria». Importante epiteto di Óðinn, visto nell'aspetto di dio della guerra, che elargisce in battaglia la vittoria a coloro che ne reputa degni (dal sito Bifrost).
    (13) Epiteto di Loki, uccisore del figlio di Odhin Baldr, truffatore, imbroglione e condannato ad un tremendo supplizio fino a quando si libererà e guiderà i giganti contro gli dèi.
    (14) Ovverto Thorr, figlio di Jörð, di cui Hlóðyn è un epiteto.
    (15) La terra di mezzo, ovvero il mondo riservato agli uomini.
    (16) Ovverto Thorr, figlio di Jörð, di cui Fjörgyn è un epiteto.
    (17) «Campo del vortice». Nella mitologia nordica, residenza degli Æsir durante l'età dell'oro. Tornerà ad essere loro residenza nel ristabilimento dell'età aurea, dopo il Ragnarök (dal sito Bifrost).
    (18) Odhin.
    (19) Il figlio di Odhin ucciso da Loki. Era il più bel dio mai nato, splendente e luminoso.
    (20) Dio degli Æsir. Cieco, venne ingannato da Loki e causò la morte di Baldr. Ucciso da Váli, è però destinato a tornare dopo il Ragnarök (dal sito Bifrost).
    (21) Dio degli Æsir. Fu uno dei tre creatori degli uomini, insieme ad Óðinn e Lóðurr. Ceduto come ostaggio ai Vanir, è una delle divinità che sopravvivranno al Ragnarök (dal sito Bifrost).
    (22) Nella cosmologia scandinava, santuario posto nel terzo cielo, in Víðbláinn, residenza escatologica dei giusti dopo il Ragnarök (dal sito Bifrost).
    (23) «montagne della luna nuova» Nella mitologia scandinava, una regione infera, dimora o luogo di provenienza del serpente Níðhöggr.
    Snorri la cita in luogo di Niðavellir come una delle dimore escatologiche degli uomini buoni e giusti, e vi situa quella dimora d'oro rosso chiamata (o, per meglio dire, appartenente a) Sindri (dal sito Bifrost).
    (24) Il serpente che si annida alle radici del frassino Yggdrasill.

    Scusate per la marea di note, ma questo testo è pienissimo di nomi, epiteti e quant'altro.
    Notiamo come in questo racconto all'ultima età segua una nuova età dell'Oro, che riporterà la pace, e così è anche per la tradizione greco/romana, che presto vi riporterò con le parole di Virgilio.
    [SM=g27838]


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    Haria

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    Elke
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    Guardiana
    Anziana dell'Isola
    00 01/09/2008 15:49
    Ho trovato nel frattempo un pezzettino del poeta e scrittore irlandese Yeats, è tratto da Il crepuscolo celtico, da un racconto che si chiama L'età dell'Oro.

    ...nella carrozza entrò un uomo che cominciò a suonare un violino che sembrava fatto con una vecchia scatola di lucido da scarpe,e nonostante io non abbia proprio senso musicale,quei suoni mi colmarono delle più strane emozioni. Mi pareva di udire una voce di lamento provenire dall'Età dell'oro. Mi diceva che noi siamo imperfetti, incompleti, non più simili a una bella tela intessuta, ma piuttosto come un fascio di corde annodate insieme e gettate in un angolo. Diceva che il mondo era un tempo interamente perfetto e generoso, e che quel mondo perfetto e generoso esisteva ancora, ma sepolto come un cumulo di rose sotto tante palate di terra. Gli esseri fatati e i più innocenti fra gli spiriti vi avevano dimora, e si dolevano del nostro mondo caduto nel lamento delle canne mosse dal vento, nel canto degli uccelli, nel gemito delle onde, e nel soave pianto del violino. Diceva che presso di noi i belli non hanno senno, e gli assennati non sono belli, e che i nostri momenti migliori sono offuscati da qualche volgarità, o dalla trafittura di un triste ricordo, e che il violino deve rinnovarne sempre il lamento. Diceva che soltanto se coloro che vivono nell'Età dell'oro potessero morire, per noi sarebbe possibile essere felici, perchè quelle voci tristi si acquieterebbero, ma loro debbono cantare e noi lacrimare, finchè le porte eterne non si spalancheranno.


    I lamenti che si odono nella natura sono quindi quel richiamo sottile che non ci fa accontentare di quello che c'è "qui", che non ci fa fermare al Nulla ma ci spinge oltre quello, alla ricerca dei Mondi fatati dove perdura imperitura l'Età Aurea...io l'ho trovato davvero splendido, anche se triste. [SM=g27817]


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    Haria

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    Isara_Enid
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    Apprendista
    00 01/09/2008 19:13
    In una relaizone ufficile al parlamento americno un un capo indiano Sioux, aveva predetto esplicitamente come l'uomo sarebbe riuscito a rendersi infelice e così anche l'intero pianeta:

    La terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra, e tutte le cose sono collegate come il sangue di una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra, quindi non è stato l'uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa faccia alla tela la fa a se.
    Sputate sopra la terra, la terra sputerà su di voi. Uccidete gli animali per divertimento, gli animali si vendicheranno su di voi.
    Generate odio, e avrete odio. Quando distruggerete anche l'ultimo albero, vi renderete finalmente conto che non è con il denaro che camperete. Rendete infelice questa terra, e lo sarete anche voi.
    Capriolo Zoppo (Capo indiano Sioux)

    Mi hanno sempre colpito per la loro eccezionale semplicità, sono sempre stati un monito. [SM=g27823]



    E non vi era danza
    né sacra festa...
    da cui noi fossimo assenti
    né bosco sacro...
    Piena splendeva la luna
    e le fanciulle si posero
    intorno all'altare.

    Saffo




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    Tana81
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    Apprendista
    00 03/09/2008 11:54
    Sarà intuizione, ma dopo un po' ho riaperto la porta di questo posto incantato e la prima cosa che ho letto sono questi post che rispecchiano a pieno il mondo in cui viviamo. Sono distrutta, sono svogliata, ascolto le notizie e leggo i giornali nella ricerca di una piccola speranza, ma mi sento sempre più debole e triste e ho paura... dove stiamo finendo? La politica, i potenti, le lotte per i diritti umani: avevo deciso di non seguire più il mondo fatato e la magia dei quali sento di far parte, ho deciso di chiudere queste porte per dedicarmi completamente al mondo degli stupidi e cercare di capire, di non sprofondare nel nulla che lo circonda, di salvare il salvabile o almeno le persone che amo dalle menzogne, dai media, dalla cattiva informazione, dal potere.
    Solo per caso sono ripassata di qui,il mio spirito è stanco di tutto e mi manca la forza per sognare, mi manca la fede in tutto ciò in cui da sempre credo e che fa parte di me, sono troppo triste per parlare di tempi antichi, fate, elfi e magia, ho paura a leggere premonizioni dei nostri antenati, è uno stato confusionale assurdo e atroce.
    Ma visto che sono qui e che il caso o l'istinto (in questo credo ancora sopra ogni cosa) mi hanno condotto in questa piccola stanza in cui si parla proprio di quello che ultimamente mi sta distruggendo... vi chiedo... nessuno prevede un lieto fine? Voi cosa ne pensate di tutto questo schifo? Siamo veramente condannati? Ho paura sorelline mie, sto perdendo le speranze, sto perdendo tutto... voi come lo vivete questo momento dell'umanità che sembra in bilico su di un filo e che alla prima folata di vento sembra destinata a cadere in tragedia?
    Scusate se il post è fuori luogo, io lo credo pertinente a quello che qui si sta discutendo. Purtroppo non sono brava con le ricerche e non ho mai contribuito in questo senso, ma alle vostre ricerche splendide e interessanti allego discorsi sociali...spero vada comunque bene.
    un bacione
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    Elke
    Post: 1.254
    Registrato il: 19/02/2004
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    Guardiana
    Anziana dell'Isola
    00 03/09/2008 14:48
    Non devi far assorbire le tue energie dal malcontento e dallo sgomento per questo tempo di tumulti e violenze. Tutte noi, penso, bene o male guardiamo i telegiornali o leggiamo i giornali, e siamo per ciò a conoscenza di tutte le azioni violente e oscure...ma farsi dissanguare da pensieri del genere non porta a nulla, benchè io stessa a volte mi senta intristita da alcune vicende che si sentono raccontare.
    Siamo nate in questo tempo, purtroppo forse, ma io credo che un motivo ci sia sicuramente, ed inoltre abbandonare il mondo "magico" che è forse l'unico nel quale si possa fare qualcosa per riportare un po' di gioia nel mondo, e che possa veramente rendere felici (almeno per me) non ha molto senso...
    D'altra parte benchè il tuo desiderio di salvare le persone che ami dal disastro è più che comprensibile, ma ricorda sempre che si può salvare solo colui che vuole essere salvato, e che una persona che sta annegando non può fare molto per quella che annega al suo fianco; solo se si metterà in salvo potrà fare qualcosa...
    E, per rispondere alla tua domanda, molti prevedono un lieto fine; visto che per gli antichi la storia era ciclica, credevano che a quest'età dura e priva di sacro sarebbe succeduta una nuova età dell'oro.
    Questa previsione per quanto riguarda i norreni l'ho già postata, e fa parte degli ultimi versi del post precedente; per quanto riguarda i Greco/Romani colui che ha previsto il ritorno dell'Età dell'Oro è Virgilio, benchè questa sia solo una composizione di "occasione" per clorificare o l'imperatore Augusto o un'altra figura del tempo.

    [...]
    Già l'ultima età dell'oracolo Cumano(1) giunge,
    un grande ordine di secoli comincia da capo;
    già anche la Vergine(2) ritorna, i regni di Saturno(3) ritornano;
    già una nuova progenie scende dall'alto dei cieli.
    Tu, o casta Lucina(4), sii propizia al fanciullo che ora sta per nascere,
    col quale per la prima volta l'età del ferro cesserà e quella dell'oro
    sorgerà in tutto il mondo, già il tuo Apollo regna.
    O Pollione(5), e questo splendore di età comincerà proprio sotto di te,
    di te console e grandi mesi cominceranno a svolgersi;
    sotto la tua guida, se alcune tracce della nostra malvagità rimangono,
    saranno cancellate, libereranno il mondo dalla continua paura.
    Egli riceverà la vita dagli dei e vedrà gli eroi
    Assieme con gli dei, e egli stesso sarà visto da essi,
    e reggerà il mondo pacificato per le virtù paterne.
    E, o fanciullo, la terra senza essere coltivata offrirà a te come primi
    Piccoli doni edera qua e là rampicante, elicrisio
    E colocasia mista al ridente acanto.
    Le caprette da se stesse torneranno a casa gonfie
    Di latte, né gli armenti temeranno i grandi leoni;
    la tua culla farà germogliare per te soavi fiori,
    anche il serpente scomparirà, anche la fallace erba del veleno
    scomparirà, l'assirio amono spunterà dappertutto.
    Ma appena potrai già leggere le lodi degli eroi
    E le gesta del padre e potrai conoscere il valore,
    la campagna biondeggerà a poco a poco di tenere spighe,
    e l'uva rosseggiante penderà dai selvaggi rovi,
    e le dure querce stilleranno rugiadoso miele.
    Tuttavia alcune vestigia dell'antica colpa rimarranno nell'ombra,
    e obbligheranno ad affrontare Teti(6) con le navi, che obbligheranno
    a cingere le città di mura, a squarciare la terra col solco.
    Allora vi sarà un altro Tifi(7), e un'altra Argo, che
    Trasporterà scelti eroi; vi saranno anche altre guerre,
    e il grande Achille sarà mandato di nuovo a Troia.
    Poi quando già l'età adulta avrà reso te uomo,
    anche lo stesso navigante si ritirerà dal mare, né la nave
    servirà a scambiare le merci, perché ogni terra produrrà tutto.
    Il terreno, non soffrirà i rastrelli, né la vite la falce,
    anche il robusto aratore già scioglierà i gioghi ai tori;
    né la lana imparerà a simulare i vari colori,
    ma lo steso ariete ora cambierà nei prati il vello in porpora
    dolcemente rosseggiante, ora nel giallo croco,
    lo scarlatto spontaneamente rivestirà gli agnelli mentre pascolano.
    Le Parche concordi per fermo comando degli dei
    Dissero ai loro fusi: "fate scorrere tali epoche".
    O prole cara agli dei, grande rampollo di Giove,
    assumi i grandi onori, già il tempo si avvicina.
    Guarda il mondo annuisce nella sua grandezza sferica,
    e le terre e le distese del mare e il cielo profondo,
    guarda, come tutto si rallegra per l'età che è per venire.
    Oh, allora l'ultima parte della mia vita sia lunga,
    ed abbia tanta ispirazione quanta sarà bastante a celebrare le tue gesta:
    non il Tracio Orfeo vincerà me nei carmi,
    né Lino, quantunque la madre aiuti quello e il padre questo,
    Calliope Orfeo, il leggendario Apollo Lino(8);
    anche Pan, giudice l'Arcadia, si direbbe vinto.
    O piccolo fanciullo, comincia a riconoscere la madre col sorriso;
    dieci mesi apportarono lunghi fastidi a lei:
    o piccolo fanciullo, comincia, né un dio (degnò) della mensa, né
    una dea degnò del talamo, colui al quale i genitori non sorrisero.


    Virgilio, Bucoliche, Ecloga IV.

    (1) Un'oracolo che aveva fatto la Sibilla al tempo dei re e che prediceva, appunto, il ritorno dell'Età dell'Oro.
    (2) La vergine è Astrea o Dike, la personificazione della Giustizia, che per ultima aveva lasciato la terra, continuando però ad essere visibile nel cielo come la costellazione della Vergine.
    (3) Saturno/Kronos era il re dell'Età Aurea, che ebbe fine dopo la sua detronizzazione da parte di Giove/Zeus.
    (4) Epiteto di Giunone o Diana nella loro forma di protettrici delle partorienti e dei bambini.
    (5) Amico del poeta e destinatario della composizione, fu eletto console.
    (6) Una Dea del mare, qui simboleggiante il mare stesso.
    (7) Il timoniere dell'Argo, ovvero il primo che guidò una nave sul mare.
    (8) Lino e Orfeo sono i maggiori cantori della mitologia.


    ...per lasciare agli esseri umani la scelta di scomparire nel tempo dell'eternità o vivere nell'eternità del tempo.

    Haria

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    Isara_Enid
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    00 03/09/2008 19:08
    Nella mia forse troppa ingenuità, non riesco a condannare totalmente la società odierna, seppure paurosamente vuota e distruttiva.
    Ciò che è lampante credo sia la perdita del sacro e del silenzio della Madre che ci accompagna. Voi direte ci manca tutto, ma forse non è così estremo. Camminando verso di lei, dimostriamo di non dormire nel frastuono di questi giorni.
    Abbiamo il sentimento e il sentire, il dovere e compito di proseguire verso di Lei, e di riflesso ci seguiranno anche le persone che amiamo perchè è impossibile non sentire ciò che non abbiamo mai abbandonato.
    Così le persone che amiamo, lo faranno con altre... una catena che forse in diverse vite successive potremo apprezzare il suo risultato.
    Paradossalmente, credo che la nostra società sia per certi versi molto più umana di quanto lo fossero quelle degli antichi: avevano come obiettivo la pace e l'armonia, noi dobbiamo difendere un traguardo che abbiamo guadagnato: la pace che ci permette ora di scrivere e venerare ciò che sentiamo dentro di noi senza temere di morire come le nostre Sorelle di un tempo.
    Molte sono le ingiustizie, le tragedie che ci annegano gli animi, ma possiamo rifugiarci sempre nel dolcissimo abbraccio di colei che per dirla alla dantesca "che tutto move". Non riesco a non sentirmi fortunata di potermi muovere liberamente senza temere il mio sesso, riuscire a curarmi, a scappare nei boschi, e poter gioire con voi di intuire un mondo oltre le nebbie.
    Seppure banali, in questi piccoli traguardi traggo la speranza che l'uomo sia sempre migliore della società in cui vive, e che riuscirà a spalancare le porte per un'era nuova. Consapevolezze ecologiche-scientifiche-culturali e religiose potranno rendere questo pianeta ancora vivo, restituirlo a Colei che ha Generato, e ci renderemo conto tutti di essere solo parte di Lei e non i padroni portatori di nulla.

    Gli Antichi, come noi moderni (anche se ci separa un abisso terrificante me ne rendo conto)credo abbiano meglio afferrato il sentimento Vita\Morte\Rinascita, anche se ogni uomo è legato nel bene e nel male al tempo in cui si trova (suo malgrado) a confrontarsi con la Morte. La società moderna oltre che vuota e senza il sacro, soffre di un terribile senso di onnipotenza... la società narciso. Che possiamo cambiare noi nel nostro piccolo che forse un giorno potrebbe sicuramente diventare una speranza molto più estesa.
    Ciò che dilaga più di ogni altra cosa credo sia la Speranza, speranza di poter vivere ancora nell’Età dell’Oro.
    [SM=g27819]





    E non vi era danza
    né sacra festa...
    da cui noi fossimo assenti
    né bosco sacro...
    Piena splendeva la luna
    e le fanciulle si posero
    intorno all'altare.

    Saffo




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    Tana81
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    00 03/09/2008 21:10
    Non ho parole, solo che sono contenta di essere passata di qui e di aver letto questo post e di avervi raccontato del periodo di buio che sta travolgendo i miei sensi.
    Ma quanta bellezza e speranza nelle vostre parole... a volte mi dimentico di quanto siamo fortunate, è vero, a vivere in un epoca libera. Libere di essere donne, libere di scegliere, libere di parlare, libere di studiare. La cosa che mi intristisce è che con tutto quello che abbiamo raggiunto potrebbe non esistere più il male nel mondo, ma purtroppo il potere ha una grande forza e lo sconforto nel vederlo vincere ancora anche se sempre di meno, ma ancora, fa arrabbiare parecchio.
    La superbia dell'uomo, nonostante tutte le conoscenze anche scientifiche che abbiamo, è destinata a sparire, ma con il livello di emancipazione raggiunto potrebbe succedere senza arrivare al limite, senza arrivare a distruggersi. Sappiamo che la Terra non appartiene all'uomo, ma l'uomo alla Terra. Sappiamo che se inquiniamo la Terra inquiniamo l'aria che respiriamo e il cibo che mangiamo, sappiamo che ogni male inflitto alla Grande Madre, è un colpo rivolto a noi stessi. Non sappiamo riconoscere di essere un filo della tela della vita e non i tessitori (come scritto nel brano postato da Isara). Un'altra frase famosa tratta dal discorso di un capo indiano dice più o meno cosi: Quando l'ultima fiamma sarà spenta, l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce catturato, allora capirete che non si può mangiare denaro (Toro Seduto). La mia rabbia è la consapevolezza che non ci fermeremo mai prima di arrivare alla fine di tutto, quando invece potremmo farlo!
    Con la cultura raggiunta e l'emancipazione attuale, con i diritti che alcune culture, come la nostra europea, hanno conquistato potremmo davvero essere in grado di fare molto molto di più... Isara non ambisco assolutamente a tornare al mondo antico, con tutte le crudeltà e le oppressioni, le torture, la mancanza dei diritti. Mi rendo conto della fortuna che abbiamo ma mi sembra che il mondo si stia adagiando sugli allori. Le guerre non sono finite, le oppressioni nemmeno... tutto è tenuto più nascosto e mascherato dietro comode illusioni che tentano di regalarci ogni giorno con ogni mezzo... Non nego che più di una volta ho pensato a quante siamo noi che crediamo nel divino, che amiamo la Madre, che cerchiamo lei in tutta la nostra vita. Noi che la amiamo e che lottiamo per salvarla nel nostro piccolo ma non solo, tanta gente mette la faccia per la sua causa, forse anche qualcuna di voi. Ma la violenza con cui il potere, il successo e il denaro hanno annebbiato la mente dell'uomo mi fa paura. E' chiaro che stiamo arrivando ad un punto in cui per forza di cose lo spirito dell'umanità cambierà, ma non sarà indolore, perchè noi non seguiamo il corso della Natura da molto, troppo tempo. Andiamo contro corrente e sarà violento l'impatto con Lei, Lei vincerà, lo sappiamo noi, lo sanno tutti. Per il semplice motivo che noi senza di Lei non ci siamo, Lei senza l'umanità è esistita per millenni ed è diventata splendida. Con noi la Natura, la Madre, la Terra... è sporca, impura. E cosi lo spirito dell'uomo è contaminato.
    Questo intendo, sono tutte cose che sò benissimo che sapete già ma mi tormentano ultimamente.

    "E le Donne con i loro sogni, le loro intuizioni e le loro visioni ricordarono il tempo in cui il mondo era compreso nell'amoroso sogno della Grande Dea.
    E nei sogni , nelle immaginazioni e nelle visioni ritrovarono gli spiriti dei maschi antichi.
    E con essi gioirono e danzarono staccate dal loro corpo dormiente.
    E anche se durante il giorno vivevano in una realtà oscura, quando sognavano ritrovavano i tempi felici in cui era giusto e naturale essere come loro erano..."(Ada Aries)

    Loro potevano solo ricordarlo quel tempo e solo nel segreto dei sogni, noi potremmo riviverlo quel tempo, adesso e subito, ma solo per un pugno di grandi c...... siamo condannati a aspettare che tutto finisca completamente ... prima che tutto si rinnovi.
    ok è giusto, è un ciclo completo, ma cavolo non doveva succedere di arrivare a questi livelli.
    Scienza, cultura, diritti umani conquistati, libertà (per alcuni, non per tutti attenzione)... tutto questo senza la vita, concepita unicamente dal grembo della Pacha Mama, non è niente! E sembra che ci siano grandi progetti per recuperare quello che abbiamo rovinato, ma sapete com'è... troppa gente importante avrebbe da perderci mettendolo in pratica.
    Scusatemi per lo sfogo, davvero, rischia di diventare un discorso politico e economico e non mi sembra la sede. Ma questi ragionamenti partono dall'amore per Lei, dalla voglia irrefrenabile di far diventare una realtà comune principi che inizialmente possono sembrare spirituali e bigotti per alcuni, ma che sono la radice di tutto. Partono dal vedere nel mondo le potenzialità per realizzare questo grande sogno e dalla rabbia nel dovere ammettere che non siamo pronti perchè delle catene invisibili non ci sono mai state tolte. Una grande donna diceva: "Chi non si muove non può rendersi conto delle proprie catene".
    Io ho cominciato a muovermi tardi e rendermi conto di queste catene mi ha fatto davvero male.



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    AlessandroSkryer
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    00 04/09/2008 19:44



    Per lungo tempo ho letto i quotidiani e guardato i notiziari e le trasmissioni giornalistiche, ma da qualche anno evito tutto questo come la peste, non soltanto perché in Italia ormai l’informazione e la politica sono volti del Nulla che riempiono di disperazione e di orrore. Lo si potrebbe dimostrare anche rimanendo in questo stesso ambito, cioè confrontando i quotidiani di oggi con quelli di trent’anni fa. Tuttavia non voglio portare qui questo abominio. Aggiungo soltanto che a mio giudizio (ma penso che anche questo si potrebbe dimostrare) la presunta informazione non serve affatto per aiutare a comprendere il mondo, bensì soltanto ad aprire nell’anima un varco attraverso il quale il Nulla entra, divorandola e inquinandola con una sofferenza e una frustrazione artificiali che la sprofondano in un abisso di passività e d’immobilità disperate, che preclude anche i sogni.

    Non sono molto incline alla speranza e alla fede. Penso che a qualunque visione ci si ispiri sia essenziale come si vive adesso, cosa si fa per vivere e custodire la Vita, e soprattutto come lo si fa. Sarebbe un’osservazione banale se non avessimo continuamemente sotto gli occhi l’orrenda banalità con cui il Nulla, i suoi schiavi e i suoi complici offendono e distruggono ininterrottamente la Vita. Così il mondo odierno realizza le antiche profezie che lo concernono. È vero, come osserva Isara, che l’epoca in cui ci troviamo ci offre opportunità che in altri tempi non avremmo avuto. Tuttavia viviamo in ogni momento una terribile contraddizione: la tecnica che, ad esempio, ha permesso di creare e permette di mantenere in vita l’Isola e il Tempio, che ci consente di incontrarci in questi luoghi meravigliosi sospesi al di fuori del tempo e di dialogare a distanza come stiamo facendo, è la stessa tecnica che sempre più rapidamente sta distruggendo l’Anima, la Natura, la Vita per sostituirle con qualcosa di totalmente artificiale: è la stessa tecnica che ha spezzato l’Armonia arcaica fornendo gli strumenti per devastare e sfruttare la Natura.

    Sulla base del poco che so, immagino l’Età dell’Oro come la Terra vergine, intatta, qual era forse fino a non troppe migliaia di anni fa. Allora il Numinoso pervadeva ogni cosa con tale potenza che era possibile per gli esseri umani armonizzarsi quasi musicalmente ai suoi rtimi e ai suoi flussi. In Europa la distruzione ha origini plurimillenarie. Nelle Americhe risale a pochi secoli fa. Gli Europei che vi giunsero per primi videro il volto della Dèa, la Natura vergine, ma erano ormai talmente irrigiditi e perversi da non poter più pulsare in sintonia con essa, tanto che dinanzi alla sua bellezza poterono reagire soltanto con violenza, depredando, devastando e distruggendo. Ma non si fermarono a questo: offrirono ai popoli primitivi, ancora armoniosi, gli strumenti della tecnica europea, la cui spietata efficienza senz’anima bastò per spezzare l’Armonia che ancora esisteva.

    Forse l’Armonia sarà ripristinata quando la Terra si sarà completamente e inesorabilmente liberata del cancro del Nulla di cui sono portatori gli esseri umani che ne sono schiavi e complici. Ormai non si parla quasi più di trasformare il mondo e di cambiare la vita, quello che in passato, per breve tempo, è parso essere un impegno quotidiano, una grande e bella illusione. Forse non appare più neppure possibile. Tuttavia possiamo sognare il sogno descritto da Ada D’Aries nelle parole citate da Tana e seguirne la guida, trarne forza. Dobbiamo difendere le regioni di sogno ancora intatte dalle intrusioni del Nulla che vi s’insinua per invaderle e per violarle. Se esiste una speranza, oggi, mi sembra di vederla proprio nelle donne, giovani e meno giovani, le quali, come voi, cercano e confidano di poter ritrovare in se stesse la Madre e la sua saggezza, dunque la possibilità di trasformarsi e di ricreare l’Armonia almeno in se stesse, per quanto oggigiorno, nella Natura devastata, ciò sia arduo, o forse persino irrealizzabile. È la possibilità di creare una volontà e una condizione di trasformazione. Anche gli uomini dovrebbero divenire consapevoli in loro stessi e nel loro modo specifico di questa possibilità e operare per realizzarla. Tuttavia gli uomini appaiono ancora in gran parte ciechi: finora a riaccendere questa luce sono state le donne postesi alla ricerca del Numinoso in loro stesse, le quali adesso la custodiscono affinché non si spenga e la diffondono nell’opacità fosca del Nulla. Forse coloro che non sono del tutto ciechi ne saranno illuminati, pervasi e trasformati, mentre per gli altri, come ha suggerito Elke, potrebbe non esistere alcuna speranza.






    E sempre il vento e l’ombra misuravano il tempo,
    il sole portava riflessi come grate di gioia
    alloggiata là fuori, incurante degli agguati—
    quella che si sarebbe dovuta cercare.


    Crevice Weeds






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    Tana81
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    Registrato il: 30/10/2007
    Sesso: Femminile
    Apprendista
    00 05/09/2008 09:10
    [SM=g27813] [SM=g27813] [SM=g27813] [SM=g27813] [SM=g27813] [SM=g27813] ... forse infatti l'unica cosa in cui credere ancora è il nostro piccolo pezzo di mondo che grazie agli dei abbiamo la possibilità di gestire noi stessi e di irrigarlo con la nostra anima... sperando che la luce dei nostri sogni arrivi fino al cuore di più gente possibile.
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    Elke
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    Guardiana
    Anziana dell'Isola
    00 26/02/2010 17:13
    Questa sarebbe una profezia che Merlino avrebbe pronunciato ormai intrappolato nella sua tomba. Tratta da Poemi e ballate celtiche.

    L'uomo che parla dalla sua tomba,
    sa che prima di sette anni
    March, l'uomo del Nord, morirà.

    Ho bevuto da una coppa lucente,
    con fieri e crudeli Signori della Guerra.
    Il mio nome è Myrddin, figlio di Morvran.

    Ho bevuto da un calice largo,
    con potenti Capi guerrieri.
    Myrddin è il nome che mi fu imposto.

    Quando il nero giogo dell'oppressione
    verrà a distruggere gli spossati Llogres,
    la difesa sarà accanita e feroce.
    Il Bianco Monte parrà triste,
    un profondo rimpianto per il popolo dei Cymry.

    Protezione non sarà trovata,
    dalle orde straniere,
    neppure tra le cime dell'Adudwy
    o nei porti segreti dei Cymry.

    Quando i rossi Normanni verranno,
    e un castello sorgerà a Aber Hodni,
    grandi tasse graveranno sui Llogriani,
    e persino profetare diverrà costoso(...).

    Ci sarà un tempo di gravi profanazioni,
    in cui il vizio dilagherà e le chiese saranno vuote,
    parole e reliquie saranno spezzate,
    la verità vanificata e la menzogna diffusa,
    la fede si indebolirà e ovunque regnerà il dissidio.

    I Bardi andranno con le mani vuote,
    mentre i preti saranno gaudenti,
    l'uomo onesto sarà disprezzato
    e spesso verrà rifiutato.

    Ci sarà un tempo di giorni selvaggi,
    senza pioggia e stagioni,
    pochi areranno e scarseggerà il cibo,
    un acro di terra su nove produrrà frutto.

    [Modificato da Elke 26/02/2010 17:14]