07/07/2008 09:33
Giovanni Casoli
E i Vangeli hanno insegnato la poesia all’Occidente

Nel suo ultimo saggio
Giovanni Casoli riflette
su storia e teoresi e nota
che, da Florenskij
a Bulgakov, la rinnovata
lettura del Vangelo,
«ci fa ridiventare persone»




DI FRANCESCO PISTOIA
«Dio ha creato il mondo e gli uomini perché ama immensamente i racconti».
La Rivelazione di Dio è un racconto: gli uomini sono «personaggi vivi del racconto vivo che si va facendo, svolgendo, dall’inizio alla fine della storia del mondo».
Giovanni Casoli, critico di vaglia (Novecento letterario italiano ed europeo), riflette su storia e teoresi, su filosofia- teologia- spiritualità dell’arte, nel segno di una continuità di studi e di interessi sostanziati di impegno ecclesiale e illuminati da fede viva.
Muove dalla letteratura antica, illustra le sue vedute con riferimenti alla letteratura cristiana, alla letteratura moderna, a correnti, opere, autori: una premessa robusta e documentata a un discorso sulla letteratura contemporanea che non può non tener conto che i quattro Vangeli hanno "unificato" narrazione storica e interpretazione spirituale, creando un modo nuovo di raccontare e introducendo nel racconto «un’esigenza infinita di verità, di giustizia e di salvezza».
Il mondo contemporaneo è aggredito da secolarismo, laicismo esasperato, indifferenza religiosa, ateismo, ideologismi, tendenze al nichilismo, dalla perdita dell’essere, dalla dissoluzione dell’io; ma è anche attraversato, sia pure inconsapevolmente, da quella esigenza infinita di verità e di libertà. Lo si riscontra in Leopardi, in Schopenhauer, persino in Nietzsche…
La modernità che si vuole schierare col tramonto di Dio ne invoca la luce dall’abisso della disperazione, del vuoto, della notte, dell’assurdo. Ionesco è un cercatore "dolorante" di Dio, per Kafka «c’è la meta ma non c’è la strada per arrivarvi», Camus scorge la realtà dell’amore, Chagall appare "premonitore" di terre e cieli nuovi.
L’Ottocento, secolo del romanzo, culmina, pur nella sua ricca e multiforme fioritura, come «illustra la grandiosa opera cristiana di Dostoevskij», nella rappresentazione dell’uomo-individuo, dell’individuo «sedotto sempre dalle stesse passioni».
Ma la rinnovata lettura del Vangelo, offerta da Rahner, da Balthasar, da Florenskij e da Bulgakov,«ci chiama a ridiventare persone del racconto ideato in Dio stesso, che narra il glorioso- drammatico romanzo», non di formazione ma di trasformazione «dell’uomo vecchio in uomo nuovo, romanzo in cui tutti siamo chiamati ad essere protagonisti». L’uomo è viandante, va dalla terra verso il cielo; tende al bene e alla verità. La cultura del nostro tempo nega si possa conoscere la verità.
Meglio: è vero solo quello che ci dice lo scienziato, ossia il fisico, il chimico, l’astronomo. Teologia e filosofia non portano alla verità. E nemmeno l’arte, nemmeno la poesia. Ma Casoli, innamorato della bellezza, afferma che la poesia è epistéme.
«L’attuale crisi culturale è dramma di riduzione materialistica, di invasione e usurpazione di campo».
Illustrando una lirica di Georg Trakl, poeta austriaco morto nel 1914 all’età di 27 anni per overdose di cocaina, Casoli vede nella poesia la via che porta al recupero della dimensione autentica dell’uomo. E scopre, ricordando Hölderlin, che oggi c’è bisogno di poesia. Se «leggiamo i Vangeli non solo come racconto, ma come opera della Parola», ci troviamo di fronte alla poesia più elevata, ispirata «dall’Artista della creazione e della redenzione, delle creature e del ritorno alla verità da cui si sono allontanate».
L’analisi che lo studioso conduce con mano sicura mostra che la luce del Vangelo si riversa nell’opera poetica, nella letteratura e nell’arte d’ogni tempo e d’ogni Paese.


Giovanni Casoli
VANGELO
E LETTERATURA
Città Nuova
Pagine 106. Euro 9,00