FORUM HISTORIAE (Si riparte con la storia) Dove la storia è il futuro

1968-2008: come giudicate il '68?

  • Sondaggio Secondo voi il 68, e poi la contestazione del decennio successivo:
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    DarkWalker
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    00 19/05/2008 19:10
    Premetto che sul gidizio del 68 e gli anni successivi sono piuttosto indeciso.
    Se da una parte ritengo positivo l'esercito di un diritto di resistenza, volto ad ottenere un maggiore egualitarismo da una parte e rispetto dell'individuo dall'altro, non posso nemmeno ritenere che la contestazione non ebbe a che fare con l'origine di movimenti terroristici, gli anni di piombo etc etc. Magari gli studenti e i lavoratori che manifestavano non avevano nulla o quasi nulla a che fare con le br,ma innegabile, almeno per me, che da un punto di vista storico i due fenomeni sono strettamente coniugati.
    Ah, premessa, quello che scriverò sono solo considerazioni personali, a quanto ne so potrei aver scritto delle palesi idiozie. Anche perchè riguardo a questo periodo non ho trovato (neanche cercato, a dirla tutta) granchè di fonti. Ci sono molte opere -poche storiografiche però- che lo descrivono, quasi nulla però che lo analizzi. Forse è per la difficoltà di dare una visione d'insieme del fenomeno (si finsice per concentrarsi solo sul terrorismo, o sulla guerra fredda, o sulle manifestazioni) ad un evento tutto sommato molto recente, o forse perchè (come spiegherò verso la fine), non c'è nè la ovlontà nè è sentita la necessità di parlarne al di là della parentesi culturale.

    Allora, per quanto riguarda la "Storia monumentale" penso che il 68 in quanto inutilità se la giochi alla pari con i moti del 21. Altri sono stati i grossi eventi del periodo (crisi petrolifera,p. es)
    E' nel costume,nei rapporti fra privati, che il movimento ha avuto maggior successo. Il che deve costituire un certo smacco per chi ne fece parte, e che pensava ad una restrutturazione globale della società. Anzitutto con la parificazione effettiva tra i due generi, con la riforma del diritto di famiglia del 1975 che sancisce una parità fra i coniugi resa effettiva da un cambio di mentalità. Cadono le disitnzioni fra figli illegittimi e non, e l'autorità parentale.
    Sempre negli anni '70 è da registrate, finalmente, la possibilità del divorzio che smarca la legge di una pesante impostazione moralistica (anche se non del tutto, per me, nei fatti, gli assegni rimangono una sanzione), e la legittimità dell'aborto, sul quale valgono le stesse considerazioni del divorzio.
    Considero un progresso queste riforme giacchè permettono (non solo sulla carta) una più ampia autodeterminazione degli individui circala propria vita.
    Ma oltre alle "istituzioni" come il matrimonio, la famiglia, l'uguaglianza cambia anche la mentalità sessuale in senso stretto -che per altro dava già segni di cedimento negli anni 60- diventando più libera rispetto quella precedente che univa l'ipocrisia della borghesia al bigottismo cattolico.
    Alcuni però anche glia spetti engativi del periodo. In generale il rammollimento. Anche lasciando stare stare lo stereotipo del figlio dei fiori incapace ed in perenne estasi, credo che mai nessuna "epoca" abbia mai avuto tanti pretesi artisti. C'erano più possibilità di trovare pittori astratti e poeti creativi nelle piazze che funghi nel bosco.
    Oltre a questo c'è c'è da registrare una compiuta omologazione di forme e contenuti. Il che ha comportato una sorta di abdicazione volontaria di essere fabbri del proprio destino. Trovo tuttavia che sia sbagliato far risalire al 68 l'apertura al consumismo,in quanto in quel periodo (oltre a ribellarsi proprio all'americanizzazione e all'integrazione dei lavoratori neglis chemi del capitalismo avanzato, al contrario della loro emanicpazione) a farla da padrone erano le grandi ideologie. Appartenevi a quella ideologia e da lì sapevi a che modello "incollarti", vestirti così e pensare cosà.
    Il consumismo verrà dopo, con la caduta delle varie ideologie. Del resto l'omologazione al modello standard di cittadino medio è stato un processo iniziato prima degli anni 70 e che ha coinvolto (e coinvolge) persone che alla contestazione non hanno partecipato e generazioni successive che vivono con un sistema di valori abbastanza distante.
    Dal punto di vista socio economico credo che le conquiste sindacali sarebbero arrivate da sole. Ci si era avviati già prima con la legge sul licenziamento e la nazionalizzazione di alcuni settori dell'economia. Da registrare lo statuto dei lavoratori che prende in considerazione la personalità e la dignità del lavoratore subordinato oltre che le emre condizioni economiche.Ma oltre a questo è stato un susseguirsi di contratti collettivi che spesso hanno imposto le conquiste senza convincere, e quindi preparando una prevedibile reazione da parte dei datori di lavoro.
    Cmq, la conseguenza è stata le redistribuzione del reddito -ed era innegabile che la crescita economica sia stata disordinata e abbia favorito solo i ceti "borghesi". Io credo che, nel complesso, questo sia stato un fattore positivo, ma forse è anche vero (io non credo) che se fosse avvenuto in altri modi ci sarebbe stata, in seguito, una maggiore collaborazione tra imprenditori e lavoratori, maggiori investimenti e ammodernamento.
    Purtroppo, moti di piazza da una parte, terrorismo dall'altra, repentinità dell'azione e delcambiamento, hanno lasciato un senso di sfiducia nel progresso e sopratutto indebolito il ruolo dello stato, laddove avrebbe dovuto cogliere l'attimo per ammodernarsi. Questo al contrario alle prese con l'ordne pubblico e il terrorosimo da una parte, le maggiori spese (premessa di tangentopoli) e la crisi economica dall'altra, non ha colto l'occasione per fare un lungo passo, prendere il timone per traghettare il cambiamentod a culturale ad istituzionale. La vera rivoluzione sarebbe arrivata solo con tangentopoli, e anche lì, ci sono voluti dieci anni ora che morisse la prima repubblica e la seconda fosse -si spera- in grado di camminare da sola.
    Forse da un lato è per questa sua natura astratta, troppo fissata alle ideologie, dall'altro senza vere riforme istituzionali concrete che fissassero il raccolto di quegli anni nella struttura della collettività, facendone patrimonio comune per il futuro, che il 68 è raccontato come qualche cosa di effimero per chi non lo condivide o taciuto da chi ci ha creduto come una specie di sconfitta.
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    Pius Augustus
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    grandi rivoluzioni
    00 20/05/2008 22:21
    un periodo fondamentale della storia del mondo.


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    a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto."
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    00 22/05/2008 00:31
    ...credo che ci siano storicamente degli eventi che cambiano la storia; normalmente, questi eventi consentono di indicare una vera e propria cesura tra il "prima ed il dopo".

    Alla base di tutti come non idicare la nascita di Cristo; della stessa forza, anche se su tutt'altra linea, la Rivoluzione Francese con la sua cesura tra il prima, con la sua violenza barbara, ed il dopo con la violenza ideologica in tutte le sue complesse ramificazioni da cui scaturisce necessariamente anche il fenomeno terrorismo.

    Un salto ai nostri giorni ci porta al 11 settembre 2001; se prima guardavamo un aeroplano pasre nel cielo e ci chiedevamo "chissà dove va", oggi, dopo, ci viene talvolta (o sempre) da chiedere dove possa andare a schiantarsi.

    In questo quadro, il '68 a sua volta indica una ennesima cesura della storia tra il prima ed il dopo e non è possibile (a meno di non essere molto più giovani ed aver solo sentito parlare del '68) non individuare quale stravolgimento quel periodo abbia comportato in tutti i campi: dalla concezione stessa della gioventù (che acquista in quel periodo una sua precisa valenza), allo stravolgimento nel mondo dell'arte (da Claudio Villa ai Beatles, per intenderci), ad una diversa concezione della politica.

    Certo, se si vuol intendere il '68 come una "soluzione", il giudizio non può che essere negativo, ma se con '68 si vuole intendere il punto di partenza di concezioni e di ideologie (tra le quali purtroppo anche quella terroristica in generale), di risveglio delle culture giovanili (abbarbicate in quel che il Reisman aveva catalogato come "giovani delle 3 emme: macchina, mestiere e moglie"), allora il '68 è stato di certo un periodo epocale.

    Non dimentichiamo che artefici del '68 furono Bertrand Russell, o i fondatori della Scuola di Francoforte, Horkheimer, con il crollod el mito "famiglia", Fromm, con il crollo del mito "scuola", ed il Marcuse dell'"uomo ad una dimensione" ovvero senza passato e che non ha futuro perchè spinto a scelte imposte dalla società, da cui scaturiranno concezioni ancor oggi pregnanti per la gioventù, non solo 68esca, con l'abolizione di quegli schemi quasi ottocenteschi cui, prima del '68, i giovani dovevano fare i conti.
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    00 24/05/2008 12:44
    Re:
    Hotepibre, 22/05/2008 0.31:

    ...credo che ci siano storicamente degli eventi che cambiano la storia; normalmente, questi eventi consentono di indicare una vera e propria cesura tra il "prima ed il dopo".





    Ecco è proprio questo che nego al 68. Il cambiamento è stato quasi solo esclusivamente culurale. Non questo sia un male, ma non è riuscito a concludere la parabola dei diritti sancendo la pari dignità di quelli sociali assieme a quelli assoluti e politici.
    Infatti non so decidermi fra la due e la tre^^
    [Modificato da DarkWalker 24/05/2008 12:45]
    il sonno della ragione genera mostri

    caro m'è il sonno, e il più l'esser di sasso
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    00 24/05/2008 19:44
    manca quello che voterei io: una rivoluzione ispirata dal male assoluto che, ovviamente senza volerlo, ha portato qualcosa di buono. [SM=x278632]

    Certamente ha avuto una valenza storica, è uno spartiacque importante come è detto giustamente sopra, ma questo periodo è stato vittima di una contraddizione hegeliana: ovvero distruggendo tutti i retaggi del passato, abolendo di fatto la tradizione (non in senso evoliano...) ha di fatto abbattuto tutti gli argini che avevano contenuto quel "sistema" che, invece, si proponevano di combattere. Più che combattere la massificazione, il sessantotto l'ha incentivata creando mode, stili di vita, di pensiero, di azione... basta vedere dove sono finiti tutti i sessantottini. Il giudizio sulla scuola poi è pessimo, l'hanno lasciata in uno stato paragonabile solo all'Italia dopo la calata degli Unni. Del resto se diamo ascolto a dei borghesucci annoiati che giocano alla rivoluzione proletaria si finisce sempre così.
    Buoni risultati, invece, nel mondo del lavoro. Lì i sindacati (all'epoca qualcosa di utile) hanno saputo usare il sessantotto senza diventarne schiavi.




    Fra 30 anni l'Italia non sarà come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la TV
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    00 24/05/2008 20:41
    Re:
    Lux-86, 24/05/2008 19.44:

    manca quello che voterei io: una rivoluzione ispirata dal male assoluto che, ovviamente senza volerlo, ha portato qualcosa di buono. [SM=x278632]

    Certamente ha avuto una valenza storica, è uno spartiacque importante come è detto giustamente sopra, ma questo periodo è stato vittima di una contraddizione hegeliana: ovvero distruggendo tutti i retaggi del passato, abolendo di fatto la tradizione (non in senso evoliano...) ha di fatto abbattuto tutti gli argini che avevano contenuto quel "sistema" che, invece, si proponevano di combattere. Più che combattere la massificazione, il sessantotto l'ha incentivata creando mode, stili di vita, di pensiero, di azione... basta vedere dove sono finiti tutti i sessantottini. Il giudizio sulla scuola poi è pessimo, l'hanno lasciata in uno stato paragonabile solo all'Italia dopo la calata degli Unni. Del resto se diamo ascolto a dei borghesucci annoiati che giocano alla rivoluzione proletaria si finisce sempre così.
    Buoni risultati, invece, nel mondo del lavoro. Lì i sindacati (all'epoca qualcosa di utile) hanno saputo usare il sessantotto senza diventarne schiavi.




    non capisco per quale motivo il bigottismo, i retaggi feudali, la mentalità marcia e fascistoide dell'età precedente al 68 dovrebbe essere considerata migliore della "massificazione" che è venuta dopo. Le mode esistevano già, e gli stili di vita potevano anche essere più deleteri ed imposti.
    Era una società marcia che aveva dato prova dell'inconsistenza della sua forza morale e dei suoi idoli (patria,eroi,famiglia) in guerra e nella stanchezza generale del periodo successivo. Il boom economico non poteva certo mantenere inalterata una situazione del genere.
    Il 68 è esattamente questo, non una causa ma un effetto, l'immagine della modernizzazione materiale sulle idee e sulla cultura.


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    00 26/05/2008 11:30
    Re: Re:
    DarkWalker, 24/05/2008 12.44:


    Ecco è proprio questo che nego al 68. Il cambiamento è stato quasi solo esclusivamente culurale. Non questo sia un male, ma non è riuscito a concludere la parabola dei diritti sancendo la pari dignità di quelli sociali assieme a quelli assoluti e politici.
    Infatti non so decidermi fra la due e la tre^^



    ...oggi notare un "cambiamento" culturale è decisamente difficile poichè spesso si tratta di piccole mutazioni talvolta non percettibili se non ai "tecnici"; un po' come le release dei software, le variazioni consistenti vengono indicate con il cambio di numero principale (rel. 1, rel. 2 etc.), mentre le variazioni minori con la variazione del sottonumero (re. 1.1, rel. 1.2 etc.).

    Se anche la storia potesse essere tratatta allo stesso modo, direi che il '68, proprio culturalemente, è stata una release successiva, anzi, se fosse possibile, direi che si è saltati dalla release 1, direttamente alla 10...

    Quel che Dark sembra minimizzare indicando come "solo culturale", di fatto è alla base di una qualsiasi mutazione sociale e sociologica: se non cambia la cultura, come fa a cambiare la società?

    Ripeto, se si pensa che '68 voglia indicare un traguardo che abbia portato, cioè, mutazioni definitive, si commette un errore; il '68 è stato un punto di partenza che, partendo proprio dalla cultura, ha dato il via a tutte le mutazioni che anocra oggi stiamo vivendo e, in tal senso, sarebbe da studiare non tanto il '68 in se, ma cercare di stabilire se quelle mutazioni, iniziate nel '68, siano oggi compiute o siano ancora "in fieri".

    E' ovvio che non esiste mutazione indolore; durante la rivoluzione francese il "dolore" fu nel "Terrore" e nelle numerose teste (anche innocenti) che caddero sotto l'elegante strumento inventato da Dr. Guilloten (che, per inciso, provò direttamente la sua stessa invenzione). Tragico retaggio dovuto al '68 fu, anche in questo caso, il "terrore" o, se preferite, "il Terrorismo".

    Ma questo ci porterebbe ad un analisi come parte del più ampio fenomeno della "Violenza Politica" nelle sue varie manifestazioni, dalla "violenza di Stato", alla "violenza tra Stati", alla "violenza contro lo Stato" ed è solo all'interno di quest'ultima fattispecie che potremo trovare la "guerra rivoluzionaria" una delle quali componenti è proprio la guerriglia di cui, infine, il "terrorismo" è solo una piccola parte.

    [SM=x262168] Bye bye by me!
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    00 26/05/2008 11:48
    Re:
    Lux-86, 24/05/2008 19.44:


    ...[SM=x278632]

    ...vittima di una contraddizione hegeliana: ovvero distruggendo tutti i retaggi del passato, abolendo di fatto la tradizione (non in senso evoliano...) ha di fatto abbattuto tutti gli argini che avevano contenuto quel "sistema" che, invece, si proponevano di combattere.

    ...
    Buoni risultati, invece, nel mondo del lavoro. Lì i sindacati (all'epoca qualcosa di utile) hanno saputo usare il sessantotto senza diventarne schiavi.



    ...a proposito della distinzione sottolineata (tra Hegel ed Evola), direi che l'analisi dovrebbe riguardare, in primis, la differente concezione della "RIVOLUZIONE" propria delle due linee politiche per eccellenza, la sinistra e la destra.

    La SINISTRA poggia la sua ideologia sul "MATERIALISMO", ovvero sulla pratica realizzazione di bisogni economici in un MONDO di UGUALI ( "...mi riconosco uomo in quanto parte di una comunità di UGUALI ECONOMICAMENTE..." );
    la DESTRA, invece, fa derivare i suoi convincimenti dallo "SPIRITUALISMO", cioè dalla esistenza effettiva, dalla creazione o dalla ricerca, di VALORI MORALI che dimostrino l'appartenenza di ogni uomo ad un GRUPPO UNICO, sia esso unico per RAZZA, o per la sottoposizione ad UN CAPO, o ad UN CREDO, o ad UN qualsivoglia SIMBOLO da tutti riconosciuto quale punto di partenza comune.

    ...per la DESTRA, perciò, la Rivoluzione deve intendersi come "RI"– "VOLUZIONE" in senso copernicano, ovvero di RITORNO al mondo della TRADIZIONE ed ai valori antichi di patria, popolo, razza;

    ...per la SINISTRA, invece, la Rivoluzione deve tendere, all'ABOLIZIONE di una società di DISEGUALI per la CREAZIONE DI UN MONDO NUOVO.

    Chiaro, perciò, che la rivoluzione '68esca, appannaggio quasi esclusivo della sinistra, doveva tendere all'eliminazione del precedente per le creazione dl NUOVO mondo.

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    00 26/05/2008 19:32
    Rispondo solo ora, perchè in effetti non ho le idee molto chiare sul '68, non l'ho vissuto, e ne ho letto poco.
    Credo che sia stata una fase di transizione importante, ma preferisco non aggiungere altro. Però leggo con interesse quello che scrivete [SM=x278683].
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    00 26/05/2008 20:20
    Re:
    Bag End, 26/05/2008 19.32:

    Rispondo solo ora, perchè in effetti non ho le idee molto chiare sul '68, non l'ho vissuto, e ne ho letto poco.
    Credo che sia stata una fase di transizione importante, ma preferisco non aggiungere altro. Però leggo con interesse quello che scrivete [SM=x278683].


    Ciao Bag; in effetti, fortuna per te, non hai l'età per aver "vissuto" il '68 ed anch'io, nonostante i parecchi anni in più, direi che l'ho vissuto "di striscio".
    Da sempre attratto da quel periodo storico, tuttavia, già nel '72-73 feci una mia prima ricerca in emeroteca spulciando i quotidiani di quel periodo poi, più avanti, approfondì ancora di più l'argomento facendone, in qualche modo, base per la mia tesi di laurea sulla "Genesi delle ideologie terroristiche" (attenzione, non sul terrorismo, ma sulle ideologie alla base di quello).
    L'argomento di questa discussione è perciò per me particolarmente interessante anche perchè oggi, a distanza di 40 anni, mi consente di capire cosa ne pensano i più giovani che quegli anni non li hanno vissuti... un po' come quella canzone degli Stadio: "Chiedi chi erano i Beatles"

    E' interessante, perciò, leggere quanto scrive Dark che, onestamente, dichiara di non avere ancora le "idee chiare" e che, come ha sottolineato, ritiene che il '68 abbia avuto "soltanto" ripercussioni sulla cultura. E'altrettanto interessante il discorso sulla concezione della "rivolta" 68esca egeliana in rapporto con quella evoliana.
    Io credo che il '68 meriti studi apporofonditi che raramente, come qualcuno ha notato, sono monotematici (anche perchè è ancora difficile chiamarlo "storia"); per avere un'idea chiara bisogna spaziare non preoccupandosi di leggere cose che siano contrarie alle proprie idee "politiche" ed accettarle scevri da giudizi di valore, ovvero senza mettere in quel che si legge la propria ideologia.

    Ma aldilà dell'aspetto politico in senso stretto, per capire la cesura costituita dal '68 bisognerebbe aver ben chiara la differenza tra il "prima" ed il "dopo" e, credetemi, per me che avevo poco meno della vostra età all'epoca, il cambiamento è stato davvero epocale (ed in tutti i campi, della politica abbiamo già detto, ma anche nella moda, nell'arte in genere, nei rapporti interpersonali e familiari).
    [Modificato da Hotepibre 26/05/2008 20:32]
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    00 26/05/2008 22:14
    Re: Re: Re:
    Hotepibre, 26/05/2008 11.30:




    Quel che Dark sembra minimizzare indicando come "solo culturale", di fatto è alla base di una qualsiasi mutazione sociale e sociologica: se non cambia la cultura, come fa a cambiare la società?

    Ripeto, se si pensa che '68 voglia indicare un traguardo che abbia portato, cioè, mutazioni definitive, si commette un errore; il '68 è stato un punto di partenza che, partendo proprio dalla cultura, ha dato il via a tutte le mutazioni che anocra oggi stiamo vivendo e, in tal senso, sarebbe da studiare non tanto il '68 in se, ma cercare di stabilire se quelle mutazioni, iniziate nel '68, siano oggi compiute o siano ancora "in fieri".






    Il 68 spingeva verso una maggiore uguaglianza, e adesso, 40 anni più tardi (40 anni segnati dal cambiamento culturale, di mentalità), si sta smantellando lo stato sociale, i cui diritti peculiari di assistenza non si sono affatto affermati come quelli assoluti o politici. Punto di partenza o traguardo, credo che il ciclo di cui la contestazione ha fatto parte si sia chiuso da una decina di anni. Questo proprio perchè non ha attecchito. Il 68 è stato un avanguardia di se stesso, dietro cui, però, non c'era nessuno. Il cambiamento culturale non è stato sufficiente perchè comunque nulla ha preso il testimone di quel decennio la cui eredità è finita in gran parte (la parte più importante) dispersa.
    Nel sondaggio non ho isnerito l'opzione tagliata su misura per me: ha fatto dei cambiamenti,però non abbastanza quindi si può considerare una occasione mancata, purtroppo.
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    Augusto.Carducci
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    00 10/02/2009 11:49
    senza sarebbe stato peggio, ma per fortuna parecchi dei suoi obiettivi non sono stati centrati.

    come in ogni rivoluzione ci sono innovazioni e cose buone, ma anche tante idee sbagliate.
    e come in ogni rivoluzione alcune cose vanno a segno e moltissime altre no
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