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Nelle Nebbie Di Thule

TERREMOTI, ERUZIONI VULCANICHE E GEOMAGNETISMO

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    -Ajna-
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    00 23/11/2011 12:34
    Re: 12, 54
    |54|, 23/11/2011 12.30:



    ci avevo pensato anche io ma non volevo suggerirglielo [SM=g6794] !


    tanto noi ormai prevediamo ogni loro mossa [SM=x1335076]


    "Quando il sole è tramontato,
    quando la luna è tramontata,
    quando il fuoco è spento,
    e ogni parola tace,
    il sé soltanto è luce a se stesso"

    (Brhadaranyaka Up.)
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    Lekr
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    00 28/03/2012 13:55
    Ciao a tutti.. ogni tanto 'ritorno' da voi... [SM=g9433]
    non so se è la discussione giusta o meno, in ogni caso i bravi amministratori sapranno dove ricollocare eventualmente la mia richiesta ovvero:
    Sapete a che punto siamo con la risonanza Shumann? Stavo facendo una ricerca, ma sembra che i dati non siano aggiornati.
    Grazie
    _________________________________________________
    "
    DRAGHI

    ...Nei venti del tempo le ali han spiegato
    testimoni silenti di un sapere arcano
    alfieri orgogliosi di un grande passato
    riportano i fasti di un mondo lontano...

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    00 28/03/2012 14:32
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    Lekr, 28/03/2012 13.55:

    Ciao a tutti.. ogni tanto 'ritorno' da voi... [SM=g9433]
    non so se è la discussione giusta o meno, in ogni caso i bravi amministratori sapranno dove ricollocare eventualmente la mia richiesta ovvero:
    Sapete a che punto siamo con la risonanza Shumann? Stavo facendo una ricerca, ma sembra che i dati non siano aggiornati.
    Grazie



    ciao lekr! ben tornata! capiti a fagiolo dato che stavamo parlando più o meno di queste cose proprio ieri. stavamo spostando la discussione da cataclismi a misteri credo. [SM=g6794]




    Luca 12,54

    54 Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. 55 E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. 56 Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?



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    00 04/04/2012 16:33
    12, 54


    Cile: Lago Patagonia scompare di nuovo
    E' la seconda volta in un anno
    04 aprile, 16:14



    (ANSA) - SANTIAGO, 4 APR - Il lago Cachet 2, nella Patagonia cilena, e' scomparso in questi giorni per la seconda volta quest'anno. Il lago, noto da sempre per lo strano fenomeno ricorrente, ha iniziato a svuotarsi sabato e il livello dell'acqua e' sceso di 31m nelle ultime 48 ore. Di contro, il flusso del vicino Rio Baker e' salito a 3.500 metri cubi. ''Non sappiamo perche' ma si e' trattato di uno svuotamento molto piu' rapido del solito'' - ha detto Fabian Espinoza del servizio locale di monitoramento acque.



    Luca 12,54

    54 Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. 55 E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. 56 Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?



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    00 24/05/2012 13:49
    -una"bomba"al metano tratto da-"il manifesto"
    Un altro allarme di quelli che passano inosservati. Un nuovo studio scientifico condotto nelle regioni sub-artiche in Groenlandia e in Alaska ha rivelato circa 150 mila «perdite di metano», cioè punti da cui il gas metano prima trattenuto dal permafrost sotto la tundra o racchiuso nel ghiaccio artico ora filtra nell'atmosfera. Il metano è uno dei più potenti gas «di serra», quelli che intrappolano nell'atmosfera terrestre il calore dei raggi solari (creando appunto ciò che viene chiamato «effetto serra») - proprio come l'anidride carbonica, più spesso citata i gas che stanno alterando il clima terrestre. Il problema, con il metano, è che esiste in natura: se tutto quello che si trova intrappolato sottoterra da centinaia di migliaia di anni fosse improvvisamente rilasciato nell'atmosfera, l'effetto sarebbe ben peggiore di quello creato da tutta l'anidride carbonica che produciamo bruciando petrolio e tutto il resto.

    Ora il punto è che il metano è intrappolato tra l'altro nel permafrost (la terra ghiacciata nelle regioni subpolari) e tra i ghiacci dell'Artico. Se queste cominciano a scaldarsi, liberano anche il metano. Ed è proprio ciò che osserva la ricerca compiuta da nuovo Progetto artico, condotto Katey Walter Anthony della Università dell'Alaska a Fairbanks.

    Pubblicata nella rivista scientifica Nature Geoscience , la ricerca suggerisce che i depositi di metano contenuti nelle tundre e nei ghiacci artici possono avere in impatto drammatico e in tempi brevi sul cambiamento del clima, perché crea un circolo vizioso: più il clima si scalda, più si sprigiona metano che accelera il riscaldamento. Insomma: il riscaldamento alimenta il riscaldamento. L'Artico è la regione del pianeta che si sta riscaldando più in fretta, e questo è ormai noto. Era anche noto che la regione artica racchiude riserve di gas metano, sia a terra che nel fondale marino e - dice questa ricerca - anche in bacini geologici: metano «antico», cioè formato in tempi molto remoti. Quantificare questo metano è cosa ancora imprecisa, oggetto di ricerche. intanto però, usando sia misurazioni sul terreno, sia osservazioni aeree, questo studio ha individuato 150mila punti da cui il metano si sprigiona dai laghi al bordo della placca di ghiaccio. Le analisi hanno mostrato che alcuni di questi punti rilasciano metano antico, probabilmente proveniente da giacimenti di gas naturale o da depositi di carbone esistenti sotto i laghi; altri emettono gas più «giovane», presumibilmente formato dal decadimento di materiale vegetale sotto i laghi.

    Queste «perdite di metano» nella criosfera sono visibili lungo i bordi del permafrost e nelle morene dei fiordi di ghiacciai che si stanno ritirando, scrivono gli autori della ricerca. Se ciò che hanno osservato in Groenlandia e in Alaska si rivelerà valido anche in altre regioni artiche dove si trovano bacini sedimentari attualmente coperti da permafrost, ghiacciai o lastre di ghiaccio, scrivono i ricercatori, «avremo un forte aumento nel ciclo del metano, con potenziali implicazioni sull'effetto di riscaldamento del clima». Citano in particolare la Siberia nordoccidentale, ricca in gas naturale e parzialmente coperta da uno strato di permafrost sottile, che secondo le previsioni sarà sostanzialmente degradato da qui a fine secolo. Nella Siberia orientale altre ricerche hanno già rivelato gigantesche spaccature nella placca di ghiaccio, da cui fuoriesce metano che va direttamente nell'atmosfera.

    Sembra che in quella regione i giacimenti di gas sottomarino siano molto più rilevanti di tutti quelli sotto le tundre. Una «bomba» per il clima terrestre.

    Paola Desai
    Fonte: www.ilmanifesto.it




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  • orgonicos
    00 25/05/2012 10:35
    un sisma praticamente al polo nord... [SM=g10303]

    Magnitude Mw 6.2
    Region GREENLAND SEA
    Date time 2012-05-24 22:47:45.0 UTC
    Location 73.04 N ; 5.77 E
    Depth 4 km
    Distances 1614 km NW Stockholm (pop 1,253,309 ; local time 00:47:45.6 2012-05-25)
    1075 km NW Murmansk (pop 319,263 ; local time 02:47:45.6 2012-05-25)
    598 km NW Tromsø (pop 52,436 ; local time 00:47:45.6 2012-05-25)
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    +lvdwig+
    Post: 31.814
    Età: 58
    Sesso: Maschile
    00 25/05/2012 11:53
    Re:
    orgonicos, 25/05/2012 10.35:

    un sisma praticamente al polo nord... [SM=g10303]

    Magnitude Mw 6.2
    Region GREENLAND SEA
    Date time 2012-05-24 22:47:45.0 UTC
    Location 73.04 N ; 5.77 E
    Depth 4 km
    Distances 1614 km NW Stockholm (pop 1,253,309 ; local time 00:47:45.6 2012-05-25)
    1075 km NW Murmansk (pop 319,263 ; local time 02:47:45.6 2012-05-25)
    598 km NW Tromsø (pop 52,436 ; local time 00:47:45.6 2012-05-25)




    [SM=g8180] mein gott's
    ma poi del 6.2,e cmq al polo nord e impossibile che fa un sisma perche il polo nord non e terra ghiacciata ma e ghiaccio e basta
    [Modificato da +lvdwig+ 25/05/2012 11:56]




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  • orgonicos
    00 25/05/2012 12:41

    [Modificato da orgonicos 25/05/2012 12:42]
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    |54|
    Post: 9.114
    Sesso: Maschile
    00 28/08/2012 19:55
    12, 54

    Anche i piccioni hanno loro 'triangolo bermuda'
    Centinaia di esemplari dispersi nello Yorkshire, mistero sulla causa

    28 agosto, 18:05


    Per gli aerei c'é il triangolo delle Bermuda, per i piccioni viaggiatori il triangolo dello Yorkshire. Centinaia di volatili addestrati a tornare dal loro padrone sono andati misteriosamente perduti in un'area compresa tra i villaggi di Thirsk, Wetherby e Consett nel nord-est dell'Inghilterra. A inizio mese, quando i piccioni dovevano attraversare il 'triangolo', solo 13 esemplari su 232 sono tornati alle loro colombaie in Scozia. In un'altra occasione, 200 volatili su 1.000 sono andati dispersi.

    "Lo chiamano il Triangolo delle Bermuda. Chi lo sa dove vanno a finire?", ha detto alla stampa locale Keith Simpson, della East Cleveland Federation di addestratori di piccioni, aggiungendo: "Lo scorso fine settimana, un mio amico aveva 63 piccioni fuori Durham e 25 sono andati dispersi. Spezza il cuore, è inspiegabile e per certa gente ha significato la fine della stagione".

    Le teorie avanzate circa la causa della sparizione dei piccioni sono molteplici. Tra queste, le condizioni meteorologiche particolarmente negative che hanno caratterizzato questa ultima estate: secondo alcuni, gli uccelli si sarebbero persi cercando di evitare le nuvole e la pioggia lungo il percorso. Secondo altri invece, potrebbe trattarsi di falchi e altri uccelli predatori che, recentemente reintrodotti, hanno fatto incetta dei piccioni. Un addestratore noto soltanto come 'stb', che ha perso oltre 90 piccioni pare proprio a causa dei falchi nelle ultime settimane, ha scritto sul sul sito PigeonBasics.com: "Non biasimo chi rinuncia. Quest'hobby è finito".

    Altri addestratori, infine, hanno puntato il dito contro le fluttuazioni dell'indice K, ovvero del disturbo della componente orizzontale del campo magnetico terrestre. I piccioni sono in grado di coprire lunghe distanze e di trovare la strada verso casa proprio utilizzando il campo magnetico. Gli addestratori controllano l'indice K prima di una gara, ma variazioni improvvise durante queste ultime rischiano comunque di far smarrire i piccioni. E i sospetti sono caduti a questo punto su una base dell'aeronautica, la RAF Menwith Hill nello Yorkshire settentrionale. E' da qui infatti che i militari Usa operano 33 enormi cupole radar nell'ambito del loro sistema di difesa e spionaggio globale.



    Luca 12,54

    54 Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. 55 E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. 56 Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?



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    Goten7
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    Città: MILANO
    Età: 40
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    00 29/09/2016 23:10
    Napoli, scoperti sei nuovi vulcani
    «Adeguare i piani di rischio»


    Sorgono tra Ercolano e Torre Annunziata, la ricerca condotta da Cnr e Università



    Non bastavano Vesuvio, Campi flegrei e Marsili a turbare i sonni dei napoletani. Nel Golfo di Napoli nel tratto compreso tra Ercolano e Torre Annunziata, a meno di 3 chilometri dalla costa, ci sono ben sei strutture vulcaniche sottomarine. La clamorosa scoperta, pubblicata questo mese sulla rivista scientifica americana Geophysical Reserch Letter, si deve a un nutrito team di ricercatori. Ne fanno parte esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Roma 1); del Dipartimento di scienze della terra (Distar) della Federico II di Napoli; dell’Istituto per l’ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche.

    Lo studio intitolato Sub-circular conduits and dikes offshore the Somma-Vesuvius volcano revealed by magnetic and seismic data (V.Paoletti, S.Passaro, M.Fedi, C.Marino, S.Tamburrino, G.Ventura) conferma il quadro niente affatto rassicurante delle potenzialità catastrofiche del vulcanesimo sommerso nel Golfo.

    Già rilanciato sul sito dell’Università di Napoli Federico II è anche commentato da uno dei ricercatori, Guido Ventura: «Abbiamo rilevato nuovi punti di emissioni di anidride carbonica nel Golfo di Napoli — scrive — cosa abbastanza comune in aree geotermali e vulcaniche. E qui abbiamo scoperto sei strutture vulcaniche (coni e duomi) finora sconosciute, con un diametro di 800 metri. Inoltre sono state identificate delle colate laviche medioevali che si sono riversate in mare in età prevalentemente medioevale».

    L’intera ricerca del Cnr | Leggi

    I sei vulcani, contrassegnati sulle slide con le sigle V1-V2-V3-V4-V5-V6, formano una semicorona in mare proprio lungo il tratto costiero che va da Ercolano alla antica Oplonti. Le ricerche hanno consentito di stabilire che tre delle strutture vulcaniche sottomarine (V1-V2-V3) si sono formate prima di 19 mila anni fa, quindi in epoca preistorica. Mentre per il vulcano V5, il più vicino alla costa di Torre Annunziata, la cui parte superiore è ad appena cinque metri sotto il fondale marino, gli scienziati sono convinti che abbia un’età geologica decisamente più giovane. Infine, il V6, quello che sorge davanti al litorale di Ercolano tra 50 e 100 metri di profondità, avrebbe eruttato in età molto più vicine a noi, cioè dopo il 1631 d.C. In particolare il magma sarebbe risalito durante le eruzioni del 1794 e del 1861. Lo studio ha riguardato pure lo stato dei cosiddetti «cryptodomes» già rilevati nel 2012 a quattro chilometri dalla costa. Si tratta di cupole sommerse di lava «ingabbiata» dove non sono state rilevate anomalie magnetiche, pertanto si ritiene che la loro natura vulcanica sia discutibile. Ovviamente, se i risultati dello studio sono importanti dal punto di vista scientifico, inevitabilmente aumentano la consapevolezza di quale sia il livello teorico di rischio cui sono sottoposti tutti gli abitanti del Golfo.

    Va detto che la scoperta è avvenuta nell’ambito della campagna «Safe 2014», con rilievi effettuati a bordo della nave oceanografica Urania del Cnr, che già ha portato nel marzo scorso alla scoperta del famoso «duomo» sottomarino a 150 metri di profondità e a 2,5 chilometri da Posillipo. Quello però, a giudizio degli scienziati, non rappresenta al momento alcun pericolo dal momento che contiene gas, per lo più anidride carbonica.

    Diverso il discorso per i sei vulcani sottomarini, uno di loro in particolare presenterebbe una struttura più debole. Perciò gli studiosi concludono con una sorta di monito ai responsabili della pubblica incolumità: «Il rischio correlato a possibili, future attività sottomarine, dovrebbe essere incluso nei programmi di valutazione del rischio». Mentre, dal momento che è stata accertata la presenza di colate laviche vesuviane che nel Medioevo hanno raggiunto il mare, «anche questo rischio dovrebbe essere presto in considerazione per una corretta pianificazione degli scenari eruttivi attesi».

    corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/16_settembre_29/scoperti-sei-vulcaninel-golfo-napoli-7364a744-8619-11e6-832a-cce4cd3e89...




    [Modificato da Goten7 29/09/2016 23:11]


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