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Come Hitler avrebbe potuto vincere la guerra

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    Veive
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    00 23/04/2008 19:32
    La puntata verso il Medio Oriente, 1941
    Cosa sarebbe successo se nell'estate del 1941 Hitler avesse deciso di sferrare la sua principale offensiva non invadendo l'Unione Sovietica ma attraverso il Mediterraneo orientale, attaccando Siria e Libano? Avrebbe evitato la sconfitta che subì davanti a Mosca nell'inverno? Sarebbe riuscito a raggiungere una posizione strategica che lo avrebbe alla fine portato alla vittoria?
    La tentazione era forte. Se fosse stato in grado di risolvere le difficoltà logistiche del trasferimento di un esercito dalla Grecia alla Siria controllata dal governo di Vichy, si sarebbe trovato in una buona posizione per attaccare l'Iraq settentrionale, importante centro di estrazione del petrolio e in seguito l'Iran, con giacimenti ancora più vasti. La costituzione di una forte presenza militare nell'Iran settentrionale avrebbe collocato le sue forze in prossimità dei centri di produzione petrolifera della stessa Unione Sovietica sulle rive del Mar Caspio, mentre una puntata nell'Iran meridionale gli avrebbe fornito il possesso dei pozzi dell'Anglo Iranian Oil Company e delle vaste raffinerie di Abadan. Dall'Iran orientale, per di più, si apriva la via verso il Belucistan, la provincia più occidentale dell'India britannica e poi verso in Punjab e Delhi. L'occupazione del Levante lo avrebbe, in poche parole, collocato a cavallo di una rete di vie strategiche che portavano non solo ai centri principali della produzione petrolifera del Medio Oriente ma anche ai punti d'ingresso del possedimento imperiale più importante del suo ultimo nemico in Europa, la Gran Bretagna ed anche delle province meridionali del suo principale avversario ideologico, la Russia di Stalin.
    Nell'estate del 1941 la Russia era diventata per Hitler un'ossessione strategica. Dopo aver sconfitto la Francia nel 1940, si era persuaso per alcune settimane di poter assicurare il dominio tedesco dell'Europa trattando la pace con la Gran Bretagna. Una volta neutralizzata questa, avrebbe consolidato la propria posizione militare e preso tempo per la scelta di future opzioni strategiche. Prima fra tutte la sconfitta dell'Unione Sovietica. Tuttavia, dopo l'armistizio con la Francia, non si aspettava di dover fare subito ricorso alle sue risorse militari. La sua valutazione della situazione era che la Gran Bretagna avrebbe, con molto realismo, riconosciuto che la Germania nazista godeva di una superiorità inattaccabile e di conseguenza si sarebbe sottomessa al suo predominio militare.
    Il rifiuto di Churchill di riconoscere la realtà, quella vista da Berlino, e di continuare a battersi, costrinsero Hitler, nel luglio, addirittura mentre impegnava la Luftwaffe in quella che sarebbe stata ricordata come la Battaglia d'Inghilterra, a spostare le forze della Wehrmacht verso est, sul nuovo confine dell'URSS definito dopo l'annessione sovietica di metà della Polonia nel settembre 1939. nello stesso tempo, Hitler capovolse la decisione da poco presa di smobilitare trentacinque delle divisioni che avevano combattuto la battaglia di francia e di raddoppiare il numero delle divisioni corazzate, portandole da dieci a venti. Ordinò anche, nel mese di agosto, al suo ufficio per la produzione bellica di scegliere la località di un nuovo quartier generale del Fuhrer nella Prussia Orientale, mentre in settembre il suo stato maggiore operativo, l'OKW, il comando supremo della Wehrmacht, predisponeva lo schema del piano “Fritz” per un'offensiva contro l'Unione Sovietica.
    Tutte queste misure erano tuttavia precauzionali. Hitler non aveva già preso la decisione di attaccare la Russia ed era in realtà ancora pronto a negoziare un prolungamento del patto Ribbentrop-Molotov dell'agosto 1939 per l'ulteriore sistemazione delle sfere d'interesse nell'Europa orientale, a patto, è chiaro, che le condizioni fossero soddisfacenti per lui. Molotov sarebbe arrivato a Berlino in novembre per proseguire i colloqui. Nel frattempo, Hitler si impegnò in un programma di misure diplomatiche anziché militari per consolidare il suo potere nell'Europa orientale lungo il confine sovietico.
    Il suo strumento era il Patto Tripartito, firmato il 27 settembre 1940 tra Germania, Italia e Giappone, in base al quale se una delle potenze fosse stata attaccata, le altre due sarebbero scese in campo ad aiutarla. Il patto era aperto anche ad altri ed Hitler, nell'autunno dello stesso anno, decise che avrebbero dovuto aderirvi anche gli Stati non impegnati nell'Europa centrale e meridionale. Ungheria e Romania, entrambe anti-russe e favorevoli alla Germania, accettarono e lo stesso fece, prima della fine dell'anno, lo Stato fantoccio della Slovacchia. Poi vennero fatte pressioni per un'adesione anche di Bulgaria e Jugoslavia, che vi acconsentirono nel marzo seguente.
    La sua diplomazia nei confronti dell'URSS andò meno bene. Nonostante l'evidenza della superiorità militare della Germania nazista sulla maggior parte del continente e la convinzione che le epurazioni militari di Stalin del 1937 e del 1938 avessero gravemente danneggiato il potenziale combattente dell'Armata Rossa, Stalin insistette per trattare Hitler alla pari per tutta la seconda complessa parte del 1940. il ministro degli Esteri sovietico Molotov, giunto a Berlino il 12 novembre, propose che a Mosca fosse consentito di annettersi la Finlandia, come era già accaduto per gli Stati baltici, che fossero garantiti i confini della Romania, nonostante l'URSS si fosse già appropriata di una vasta fetta di territorio romeno, ampliati i diritti di sbocco dal Mar Nero in Mediterraneo attraverso il Bosforo controllato dalla Turchia, e che venissero concessi anche nuovi diritti marittimi nel Baltico. Hitler si offese e quando dopo la sua partenza Molotov trasmise una bozza di trattato con tutte le richieste sovietiche, ordinò a Ribbentrop di non rispondere. Invece, in data 18 dicembre, firmò la sua direttiva n.21, un documento segreto che sarebbe diventato il piano dell'operazione Barbarossa, l'invasione della Russia.
    Fra l'attuazione dell'operazione Barbarossa il 22 giugno 1941 e il rifiuto di accettare le proposte di Molotov del novembre, intervennero molti eventi preoccupanti. Quelli che irritarono di più Hitler furono le iniziative prese dal dittatore suo amico Benito Mussolini, nel tentativo di affermare che l'Italia era socio alla pari della Germania nazista sulla scena della grande strategia. Mussolini aveva ritardato l'entrata in guerra fino al momento in cui i compiti più difficili in occidente, la sconfitta della Francia e la cacciata degli inglesi dal continente, erano stati assolti. Mussolini aveva conseguito allora facili vittorie. Nel settembre 1940 aveva invaso l'Egitto dalla Libia e il 28 ottobre aveva sferrato, dall'Albania occupata in precedenza, un'offensiva contro la Grecia, ultimo alleato inglese sul continente europeo. Entrambe le avventure si dimostrarono un insuccesso. Una controffensiva britannica in dicembre umiliò l'esercito italiano in Libia mentre i greci, pur essendo inferiori di numero, passarono con rapidità dalla difesa all'attacco e nel corso di una campagna invernale conquistarono metà dell'Albania occupata dagli italiani.
    Il peggio doveva ancora venire. Dopo aver intimidito il governo jugoslavo del principe reggente Paolo, facendolo aderire al Tripartito il 25 marzo, i tedeschi, a distanza di quarantotto ore, si trovarono di fronte a un colpo di Stato militare che annullò il patto e fece causa comune con gli inglesi e i greci ancora uniti nell'opporsi alla sistemazione degli affari dell'Europa meridionale a favore della Germania. Hitler, in febbraio, era stato costretto a inviare in Libia truppe che costituirono il nucleo del ben presto famoso Afrika Korps, agli ordini di Erwin Rommel, per evitare agli italiani una sconfitta più grave. Ora decise di interrompere l'ammassamento delle forze per l'esecuzione dell'operazione Barbarossa per predisporre un'offensiva secondaria, Marita, che avrebbe sottoposto al suo controllo completo la Jugoslavia e la Grecia.
    L'operazione Marita era stata in parte provocata da un'iniziativa britannica. Nel novembre 1940 il governo greco, attaccato una settimana prima dagli italiani, aveva accettato lo schieramento nel Peloponneso di reparti aerei inglesi. Nel marzo del 1941 Atene aveva fatto un altro passo: sia pure a rischio di provocare Hitler, aveva accettato l'invio di quattro divisioni britanniche, distaccate dalla Western Desert Force in Libia, che sotto la guida di Wavell avevano preso parte alla sconfitta delle forze italiane. L'arrivo delle divisioni britanniche, il 4 marzo, preoccupò Hitler e fu anche l'episodio che incoraggiò i patrioti jugoslavi a ripudiare il Patto Tripartito, gesto coraggioso ma disastroso.
    Il 6 aprile la Jugoslavia venne invasa simultaneamente da cinque direzioni: dagli italiani dall'Albania, dall'esercito ungherese e da forze tedesche di stanza in Austria, Romania e Bulgaria. L'esercito jugoslavo si dissolse in breve tempo, lasciando tedeschi e italiani liberi di inviare le loro forze verso sud contro la Grecia.
    I greci e i loro alleati inglesi resistettero più a lungo degli sfortunati jugoslavi, ma anche le loro posizioni difensive erano state aggirate fin dall'inizio, in particolare dal forte contingente tedesco di stanza in Bulgaria in base al Patto Tripartito. Le loro linee difensive cedettero una dopo l'altra finchè il 27 aprile i superstiti britannici della campagna riuscirono a fuggire dai porti della Grecia meridionale, lasciandosi dietro molti prigionieri e quasi tutto il loro armamento pesante.
    L'operazione Marita fu un altro trionfo per Hitler: quasi senza perdite aveva completato la conquista del continente europeo: solo la Svezia, la Svizzera e la penisola iberica erano al di fuori del suo controllo o di quello dei suoi alleati. Soltanto l'URSS era ancora in grado di sfidare la sua potenza. I piani per la sua invasione e la sua conquista erano però già scritti e bastava soltanto il suo ordine per far marciare la Wehrmacht verso Mosca.
    Ma la via di Mosca era quella giusta? La distruzione dell'Unione Sovietica era il progetto strategico e ideologico più vicino al cuore di Hitler. Tuttavia, in retrospettiva, si può ritenere che un'offensiva diretta oltre il confine sovietico non sarebbe stato il modo migliore per ottenere il risultato voluto. Ovvio che a lungo andare, la Wehrmacht avrebbe dovuto combattere e vincere l'Armata Rossa. Tuttavia la vittoria militare costituiva soltanto uno degli obiettivi del piano Barbarossa. Un altro obiettivo, quasi altrettanto importante, se si voleva proseguire la lotta e giungere alla sconfitta definitiva della Gran Bretagna, era la conquista delle enormi risorse naturali dell'Unione Sovietica, in particolare la sua produzione petrolifera. A parte i pozzi romeni, insufficienti a coprire le sue necessità, ed essendo essenziali le forniture di petrolio russo in base al patto Ribbentop-Molotov, Hitler non aveva alcuna fonte di petrolio sotto diretto controllo. E di petrolio aveva urgente bisogno.
    Eppure enormi quantità della preziosa materia erano a portata di mano, sempre più vicine, ora che aveva completato la conquista della Grecia. Iraq, Iran e Arabia Saudita erano i maggiori fornitori di petrolio del mondo e la via diretta verso i loro campi di estrazione e le loro raffinerie passava attraverso la Siria, nel Mediterraneo orientale. E se si fosse violata la neutralità della Turchia, sarebbe stata disponibile anche una rotta via terra. Il Levante aveva scarse difese. L'esercito dei francesi di Vichy in Siria e in Libano comprendeva soltanto 38.000 uomini, senza equipaggiamento moderno né copertura aerea. L'esercito britannico in Palestina, Egitto e Libia aveva soltanto sette divisioni ed era già impegnato in combattimento con l'Afrika Korps, giunto di rinforzo ad un esercito italiano più numeroso ma male equipaggiato per le operazioni nel deserto. Dal punto di vista militare, se fossero state rinforzate le forze italo-tedesche nel Medio Oriente, la zona sarebbe stata pronta per l'occupazione. C'erano per di più le basi per un regime favorevole ai tedeschi. Il 3 aprile Rashid Alì aveva rovesciato in Iraq il governo filo-britannico e aveva chiesto aiuto alla Germania. Aerei tedeschi erano atterrati a Mossul il 13 maggio, dopo aver attraversato a tappe la Siria e la guarnigione dei francesi di Vichy non si era sentita in grado di impedirlo. Anche se Rashid Alì venne rapidamente deposto da un contingente britannico operante nella Transgiordania, Hitler si sentì abbastanza incoraggiato dall'evidente fragilità strategica dei suoi nemici in Medio Oriente da diramare il 23 maggio la sua direttiva n.30, che esponeva un progetto di appoggio al “movimento di liberazione arabo” in concomitanza con un'offensiva italo-tedesca verso il Canale di Suez. L'11 giugno la direttiva del Fuhrer n.32 anticipava, fra altre operazioni, l'ammassamento in Bulgaria di forze “sufficienti a rendere la Turchia politicamente assoggettabile oppure a sopraffare la sua resistenza”.
    Entrambe queste direttive, tuttavia, si basavano sul presupposto che l'operazione Barbarossa fosse già scattata. Cosa sarebbe successo se, come alternativa, la puntata in Medio Oriente dalla Bulgaria e dalla Grecia fosse stata prescelta invece come operazione principale del 1941? Le varianti avrebbero potuto essere due.
    La prima avrebbe evitato la violazione della neutralità turca e avrebbe sfruttato territori già dell'Asse (le isole del Dodecaneso davanti alla costa turca, altre isole greche o la Cipro inglese) come passi successivi verso la Siria di Vichy. Rodi, per esempio, che era in mani italiane, avrebbe potuto essere scelta come base di partenza per uno sbarco aereo su Cipro, con l'impiego della 7° divisione paracadutisti, inutilmente sacrificata nell'assalto aereo contro Creta del 20 maggio. Dopo la costituzione di una testa di ponte di paracadutisti a Cipro e con l'impiego di naviglio locale protetto dall'aviazione tedesca, sarebbe stato possibile organizzare ed effettuare un importante sbarco anfibio in Siria e Libano. Una volta costituita una solida testa di ponte nel Levante francese, colonne mobili avrebbero attraversato velocemente il deserto fino all'Iraq settentrionale costituendovi un forte concentramento di truppe che avrebbero potuto dare inizio alla conquista dell'Iraq meridionale, dell'Iran e dell'Arabia Saudita. Le abbondanti risorse petrolifere avrebbero risolto tutte le difficoltà incontrate da Hitler nel mantenimento della sua macchina militare. Entro la fine del 1941 , con un contingente di forse soltanto venti divisioni, niente di più di quelle lanciate verso il Caucaso russo nel quadro delle operazioni del piano Barbarossa nel 1942, si sarebbe assicurato una posizione dalla quale minacciare i centri petroliferi di Stalin sul Mar Caspio, superando i principali ostacoli geografici che li difendevano. L'operazione Barbarossa, di conseguenza, avrebbe potuto essere sferrata nel 1942, in condizioni molto più favorevoli.
    Il successo di questo scenario dipendeva dal concentramento di naviglio sufficiente nel Mediterraneo orientale per il trasporto delle truppe necessarie, che avrebbe potuto essere protetto in modo adeguato dall'aviazione contro gli attacchi navali inglesi. Questo è dimostrato dall'incapacità della Royal Navy di appoggiare gli sbarchi nel Dodecaneso nell'autunno del 1943. Quella che sembra più problematica è la disponibilità di navi da trasporto. Hitler, nella sua direttiva n.32 scriveva:”...noleggio di navi francesi e neutrali”. In realtà gli inglesi si erano già impadroniti della maggior parte dei mercantili disponibili, costringendo, per esempio, i tedeschi, durante l'assalto a Creta, a dipendere, per il trasporto delle loro forze di terra, da una flotta di battelli costieri del tutto inadeguati. E' di conseguenza probabile che una strategia basata sui “salti della rana” da un'isola all'altra verso il Levante, per quanto interessante, si sarebbe risolta con un insuccesso per mancanza di navi da trasporto adeguate.
    Per contro una strategia basata sulla violazione della neutralità turca avrebbe potuto riuscire molto bene. La neutralità della Turchia nel corso della seconda guerra mondiale è quanto mai notevole. Nonostante i corteggiamenti da parte di tedeschi, inglesi e russi, e nonostante la sua evidente debolezza militare, la Turchia rifiutò sempre di fare concessioni. I turchi sono combattenti valorosi. Tuttavia, nel corso della seconda guerra mondiale, non avevano equipaggiamento militare moderno. Se di conseguenza Hitler avesse deciso, dopo la conquista dei Balcani, ma prima dell'operazione Barbarossa, di servirsi della Bulgaria e della Tracia greca come trampolino per invadere la Turchia europea, occupare Istanbul, attraversare il Bosforo e conquistare l'Anatolia, il continente turco, chi avrebbe potuto opporsi? E' difficile dirlo. Le forze di Stalin, schierate com'erano a difesa delle nuove frontiere dell'URSS nell'Europa orientale, non avrebbero di certo potuto opporsi a una mossa del genere. La Wehrmacht, come avrebbe dimostrato nella steppa russa, sarebbe stata di certo capace di superare le difficoltà di una traversata dell'Anatolia. Una rapida avanzata fino alla barriera montagnosa del Caucaso, la frontiera russa con la Turchia, avrebbe protetto il fianco della Wehrmacht con l'URSS. Dall'Anatolia i tedeschi avrebbero potuto con facilità irrompere in Iraq e Iran, allungare i loro tentacoli a sud verso l'Arabia e collocare le loro avanguardie in condizioni di aggirare il Caspio e minacciare l'Asia Centrale russa.
    Se Hitler avesse sfruttato la vittoria nei Balcani della primavera del 1941 per schierare le sue forze per una vittoria in Anatolia e nel Levante, portando ad ampie conquiste in Arabia e occupando posizioni decisive sul fianco meridionale dell'URSS, è difficile pensare che una variante dell'operazione Barbarossa, concepita ora come una manovra a tenaglia anziché come un massiccio assalto frontale, non avrebbe avuto successo. Inoltre la posizione inglese in Medio Oriente sarebbe stata minacciata in modo fatale e il dominio britannico sull'impero indiano avrebbe corso un grave pericolo.


    Sir John Desmond Patrick Keegan Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico. Esperto di storia militare e giornalista.




    "Oh, i presagi tristi per l'avvenire di Torino che si facevano al tempo del trasporto della capitale! E li facevano i Torinesi stessi, che per un momento perdettero la fiducia in sé medesimi." Olindo Guerrini

    "Cittadini e soldati, siate un esercito solo! Ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento. (dal proclama alla nazione dopo le giornate di Caporetto)"

    "In guerra si va con due bastoni, uno per darle e uno per prenderle. (dalla conferenza di Peschiera del Garda del 1918)"

    "Queste decisioni spettano soltanto a me. Dopo lo stato d'assedio non c'è che la guerra civile. Ora qualcuno si deve sacrificare [a Luigi Facta, dopo che questi proclamò lo stato d'assedio durante la Marcia su Roma]"

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    00 23/04/2008 20:14
    avevo già letto questa analisi di keegan, ma è piuttosto superficiale.Non parla mai delle capacità economiche di nessuna nazione,ne delle possibilità di armamenti,ne della dispersione di forze.Parla soltanto di un presunto vantaggio dato dall'attacco nel 42 su due fronti.Insufficiente.


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    00 29/04/2008 18:10
    Prometto che quando ho + tempo lo leggo [SM=x278632]

    Così teniamo di qua i crucchi e teniamo i giap nell'altro post (anche se ho già dimostrato a sufficienza a riguardo).







    Chi non conosce la storia è costretto a riviverla.
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    00 04/05/2008 12:47
    Re:
    Breznev, 29/04/2008 18.10:

    Prometto che quando ho + tempo lo leggo [SM=x278632]

    Così teniamo di qua i crucchi e teniamo i giap nell'altro post (anche se ho già dimostrato a sufficienza a riguardo).






    Più che dimostrato hai detto la tua diciamo [SM=x278632]





    "Oh, i presagi tristi per l'avvenire di Torino che si facevano al tempo del trasporto della capitale! E li facevano i Torinesi stessi, che per un momento perdettero la fiducia in sé medesimi." Olindo Guerrini

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    00 06/05/2008 14:39
    Re: Re:
    Veive, 04/05/2008 12.47:



    Più che dimostrato hai detto la tua diciamo [SM=x278632]




    Non fare l'indiano... [SM=x278632]

    Nel frattempo ho letto il pezzo: Pur con qualche imprecisione l'autore si limita a disegnare uno dei possibili scenari con cui i crucchi avrebbero potuto accaparrarsi il m/o e porsi in posizione maggiromente favorevole per un attacco all'Urss.
    Fin qui niente di speciale o di contrario, anzi, è un possibile scenario parallelo a quello da me descritto all'inizio del post lungo su come i tedeschi avrebbero potuto fiaccare e costringere alla resa gli inglesi.

    Condivido quindi quello che scrive Pius: è un'analisi abbastanza superficiale, che in realtà non dice nulla sul possibile esito dello scontro tra Germania e Unione Sovietica, non porta numeri, capacità produttive, armamenti, non tiene conto di vari fattori, ecc...
    Direi che è prettamente inutile alla discussione-madre.







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