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Eduard Streltsov, il talento soffocato.

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    zeman!
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    Anziano
    00 02/07/2008 21:33
    la sua storia, la storia di Eduard Streltsov roccontata da History channel

    dailymotion.alice.it/zeman-/video/x5ztsi_eduard-strelts...
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    zeman!
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    Esperto
    00 19/04/2008 18:34
    Eduard Streltsov, il talento soffocato.
    Difficile parlare di certe storie di calcio. Difficile pensare che non avremo mai più l'occasione di vedere all'opera un talento di simili proporzioni.Oggi guardiamo i nostri Ronaldinho e Kakà e sgraniamo gli occhi, pensando quanto è bello il calcio grazie a queste gesta. Ma c'è un calciatore di cui non sapremo mai la grandezza: Eduard Streltsov.Nasce in Unione Sovietica nel 1937 , diventa simbolo della sua squadra,la Torpedo Mosca a soli 17 anni. Soprannominato il Pelè Russo, Streltsov era diverso dagli algidi calciatori sovietici. Fantasioso, estroverso, amante del colpo di tacco(ancora oggi chiamato colpo alla Streltsov) e una confidenza estrema con il gol. In una amichevole contro la Svezia segna 3 reti a soli 17 anni. Un talento straordinario, che nelle menti piccole piccole dei governanti dell'epoca sarebbe dovuto servire solo a dare lustro alla società sovietica; il giovane doveva essere il simbolo dello sport comunista. Ma il ragazzo, allegro, ingenuo amante anche della bella vita, sembra non accorgersi di quanto fanno sul serio. Capelli poco più lunghi del lecito, amante di feste e della vodka, Streltsov sembra incarnare più la libertà giovanile che il rigore proletario. Il grande rifiuto di passare alla Dinamo Mosca(squadra del Kgb) e allo Cska Mosca(squadra dell'esercito) infastidirono le alte sfere del Cremlino. Questo comportamento, unito anche ad una frase di troppo detta ad una festa al Cremlino, lo portò ad essere accusato ingiustamente di violenza carnale, consumata ai danni di una giovane proprio nel corso di quella stessa festa. Arrestato e rinchiuso in uno dei più duri carceri sovietici, il Butirka, Streltsov si fece fregare un'ultima volta. Il Kgb gli promise che l'avrebbe mandato a disputare la Coppa del Mondo se avesse confessato: Streltsov firmò.E così fu mandato in Siberia in un gulag, condannato ai lavori forzati. Uscito dal campo di lavoro nel 1965 tornò a giocare per la sua squadra, la Torpedo Mosca. Chi lo ho visto lo ricorda più lento, appesantito, stanco. L'ombra del campione che era. E nonostante giocasse al 30% delle sue possibilità portò la Torpedo a vincere il titolo nazionale.Collezionò 38 presenze e 24 gol con la nazionale sovietica e morì nel 1990 di cancro a soli 53 anni, cancro probabilemente causato dai lavori nelle miniere siberiane. Non parlò mai di quello che passò nei gulag, ma solo sul letto di morte confessò di essere innocente, di non aver mai fatto niente. Un talento negato dalla follia politica, che il dio calcio non ha saputo salvare.
    vincenzo78.blogspot.com/2007/05/eduard-streltsov-il-talento-soffoc...


    La triste storia del “Pelé russo”
    di Gabriele Porri
    Può una carriera (e in definitiva tutta una vita) essere rovinata per una frase detta alla persona sbagliata nel posto sbagliato? Sì, se stiamo parlando dell’Unione Sovietica della fine degli anni ‘50 del Novecento, e se il tuo stile di vita, un po’ beat, quasi come un George Best ante litteram, ti rende inviso al regime. I capi del Partito Comunista si sentono minacciati dal fatto che i giovani ti possano vedere come simbolo di libertà, e in effetti ogni volta che sei stato all’estero per giocare non saresti più tornato in partia. Secondo molti, così si spiega la triste vicenda di Eduard Streltsov, che all’epoca dei fatti ha 21 anni e ha vinto un oro olimpico, arrivando settimo nella classifica del “Pallone d’Oro”. Attaccante tecnicamente dotato ma anche alto e potente, gioca nella Torpedo, squadra dell’industria ZIL, una delle piccole di Mosca dietro le grandi CSKA, Spartak e Dinamo. A Melbourne, vince da solo la semifinale con la Bulgaria ai supplementari, ma non gioca la finale perché il CT preferisce una coppia d’attacco composta da giocatori dello stesso club, e il suo compagno Ivanov è out. Per questo non riceve la medaglia d’oro che il regime aveva voluto riservare solo ai titolari della finale, e rifiuta di prendere quella del suo sostituto, dicendo che avrà tempo per vincere ancora.

    Non sarà così. Il 25 maggio del 1958 lascia il ritiro premondiale per andare a una festa alla dacia di Eduard Karakhanov, un militare appena tornato dall’Estremo Oriente. Il giorno dopo lo arrestano, l’accusa è tremenda: stupro. Durante la festa, Streltsov avrebbe abusato di una giovane, Marina Lebedeva. Quelli del KGB lo interrogano nel carcere della Butirka, gli fanno credere che se confessa andrà alla Coppa del Mondo in Svezia, lui ci casca e finisce invece in un Gulag, dove lavorerà in miniera e questo, secondo molti, gli sarà fatale. Condannato a 12 anni, ne sconterà 7. L’Unione Sovietica, senza il suo attaccante più pericoloso, con il solo Jascin esce ai quarti perdendo 2-0 con la Svezia, squadra che, con Streltsov in campo, era stata battuta 6-0. Cosa è successo davvero nella dacia moscovita, quella sera di maggio? Le versioni sono innumerevoli, quasi tutte innocentiste, anche se alcuni recenti articoli hanno ipotizzato la colpevolezza di Streltsov. La vulgata principale parla di uno Streltsov che rivolge un insulto alla figlia di Yekaterina Furtseva, unica donna del Politburo. La giovane ha sedici anni ed è infatuata del giocatore. “Sposerebbe mia figlia?” gli chiede la donna. “Ho già una fidanzata, non la sposerò”. Pare che poi qualcuno lo abbia ascoltato mentre dice a un amico “Non sposerei mai quella scimmia”. Insomma, l’offesa è grande e può valere l’imprigionamento del ragazzo e la cancellazione di un talento calcistico assoluto. Secondo altri invece Streltsov viene incastrato perché rifiuta l’ingaggio per la squadra del KGB (la Dinamo) o per quella dell’esercito (il CSKA). Non è dato sapere quel che è accaduto realmente, Streltsov scrive alla madre che sta pagando per colpe altrui, il suo coach cerca di fare carte false per averlo ai mondiali ma gli viene detto che il caso è giunto a Kruscev e non c’è nulla da fare.
    Torna nel 1965, non ha più il passo dei vent’anni ma la tecnica è ancora sopraffina, tanto che il colpo di tacco in Russia ancora oggi lo chiamano “lo streltsov”. È ancora tesserato per la Torpedo, che vince il suo primo titolo proprio nel ‘65, viene eletto miglior giocatore sovietico nel 1967 e 1968, chiude la carriera nel 1970: il “Pelé russo”, così viene soprannominato, ha giocato 222 partite con i bianconeri di Mosca, segnando 99 reti. In nazionale invece il bottino è di ben 25 gol in 38 partite, quarto nella classifica “all time” dei marcatori sovietici dietro Blokhin, Protasov e il compagno di squadra Ivanov. Colpito da un tumore in gola, secondo molti causato dagli anni trascorsi in miniera, Eduard Streltsov muore a Mosca il 20 luglio del 1990: il giorno dopo avrebbe compiuto 53 anni. Non potremo mai sapere se il Pelé russo era colpevole o è stato veramente incastrato e, se sì, perché. Qualcuno però giura di avere avvistato davanti alla sua tomba niente meno che Marina Lebedeva, sua -presunta- vittima. Era il 1997, da allora la Lebedeva sembra svanita…





    [Modificato da zeman! 19/04/2008 18:36]