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Capitolo 6 - "La Bestia nel cuore..."

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    Tyrande
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    00 06/03/2009 20:48
    Arhiael
    Era stupita dal comportamento di quella donna, li aveva lasciati entrare nel cuore della notte senza neanche fare una domanda.
    In fondo alcuni di loro erano dei perfetti estranei per lei, e con i tempi che correvano in cui non ci si fidava nemmeno degli amici, figuriamoci di quattro disgraziati usciti da chissà dove.

    *Forse questa terra ha ancora una speranza.*

    Si trovò a pensare con un certo sollievo.
    Si avvicinò a Athorman cingendogli le spalle con un braccio.

    "Vieni siediti."

    Gli disse indicando una cassapanca li vicino.
    Il dunadan non fece resistenza e si mise seduto appoggiando le spalle al muro.
    Arhiael guardò Eorein e Dalkest, ma dal loro atteggiamento, capì che non avevano la minima intenzione di sedersi prima del ritorno di lady Ingrid.
    La cacciatrice si avvicinò al fuoco e fissò per lunghi attimi la spada, l'armatura e lo scudo appesi sul camino.

    *Lord Maugram.*

    Pensò istintivamente.
    Un attimo... e la sua mano si era già stretta attorno all'elsa della spada di Drestan.



    [Modificato da Tyrande 07/03/2009 01:42]
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    Ossian77
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    00 07/03/2009 09:59
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    Lady Ingrid non tornò che molti minuti dopo, assieme ad una delle domestiche, con in braccio due tavole piene di oggetti che, più da vicino, si rivelarono essere scodelle, bende, rocchetti di filo sottile, ami, unguenti vari.

    "Sedetevi pure" disse formalmente la dama, interrompendo sul nascere qualunque cosa Eorein stesse per dire. Il cavaliere, leggermente intontito dalla fatica e grato che gli fosse stata data tale licenza, si sedette sula panca scricchiolando come un vecchio albero, presto imitato da Dalkest. Tutti la guardavano, come si guarda il medico da campo dopo una battaglia, sperando che presto si accorga di te mentre la furia del combattimento appena concluso ti lascia ancora stordito e confuso, incapace persino di lamentarti.

    Poggiarono i vassoi su una panca vicino ad Arhiael, e la dama le sorrise quando le passò vicino. Nell'alzarsi, le passò una mano sulla fronte per liberare una ciocca di capelli rossi, incrostati da fango e sangue. La domestica, intanto, aveva messo a scaldare anche del vino.

    Se lady Ingrid sembrava a suo agio, la domestica camminava invece sulle uova, scambiandosi perplesse occhiate con la sua signora, che di volta in volta sembrava comunicare con lei solo a sguardi e mezze perole.

    "Parleremo dopo" disse infine Ingrid. "Siete stanchi e confusi, non serve a nulla raccontarsi storie adesso. Se non siete di fretta, rilassatevi e lasciateci lavorare. Le vostre ferite hanno bisogno di attenzioni urgenti"


    "cwene..." disse Eorein, nella sua lingua

    "No, non ora Eorein. Non ora. Nala, aiutami, io mi occupo del cavaliere, tu dai un pò di zuppa al dunadan. Guariamo il guaritore, così ci da una mano a rappezzarvi, giusto?"

    Athorman sorrise, e si lasciò aiutare a mangiare un pò.

    Nelle ore che seguirono, non parlarono granchè. Lady Ingrid li fermava, gentilmente, quando cercavano di presentarsi e dire i loro nomi. Guardava Arhiael come se avesse un aria familiare, ma si astenne dal chiederle alcunchè.

    Avevano passato le ore prima di arrivare a ripetere, mille volte, nelle loro teste, la storia che avrebbero dovuto raccontare a Lady Ingrid. Temevano si sarebbe spaventata, che non gli avrebbe creduto, che avrebbe fatto troppe domande. Si ritrovarono felici di non dover dare spiegazioni perchè, in quelle condizioni, anche parlare di cose semplici costava loro uno sforzo enorme.

    La dama diede loro dei camicioni senza forma, per coprirsi, e fece accomodare tre giacigli presso il camino. Assieme alle sue due domestiche (ma Eorein ricordava che erano tre), lavò le loro ferite con il vino caldo, le chiuse con punti piccoli e stretti, e le coprì con bende pulite. Applicò degli unguenti sui tagli più profondi, come quello di Dalkest alle mani ed al fianco, che si seccarono formando una crosta protettiva. Diede loro da bere e da mangiare, e attese.

    Dopo un pò, Eorein iniziò a peggiorare. La dama a quel punto disse a Nala di restare un pò con loro, e accompagnò Arhiael di sopra.
    La condusse in una stanza calda ed asciutta, in legno, arredata nello stile del popolo dei cavalli, con molte pelli alle pareti e per terra, ed un lungo divano pieno di coperte che fungeva da letto. Un camino mandava la sua luce da un angolo della stanza. Presso il letto, un treppiede metallico sorreggeva una brocca ed un catino di acqua pulita.

    "Il tuo amico è stato avvelenato, e non ha senso che tu stia là sotto a guardarci lavorare. Prendi pure la mia stanza, per stanotte, e dormi. Puoi anche lavarti, se vuoi. Là ci sono acqua e teli puliti. Hai gli occhi di chi ha visto cose molto brutte, ma qui non devi temere nulla. Questa casa è stata benedetta dagli elfi di Cirdan il Carpentiere, tanti anni fa, e le ombre ancora esitano ad avvicinarsi. Domani mattina, mi dirai il tuo nome e la tua storia"

    Le fece una rapida carezza sulla guancia e disse.

    "Sei graziosa. Che strana epoca, quella in cui una ragazza come te deve vagare coperta di fango nella notte, fuggendo da fantasmi e gente malvagia..."

    Arhiael d' impulso scattò in avanti e la abracciò, desiderosa solo di non dover più restare calma ed impassibile. Per un attimo, la dama ricambiò l' abbraccio. Poi dei lamenti dal piano di sotto e la discreta presenza di una domestica alle sue spalle, la richiamarono. Allontanò delicatamente Arhiael da se, e lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle.
    [Modificato da Ossian77 07/03/2009 10:29]
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    Tyrande
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    00 07/03/2009 10:43
    Arhiael
    Chiuse lentamente la porta alle sue spalle,poggiandosi pesantemente sull’anta, e rimase a fissare la stanza per lunghi attimi.
    Si guardò attorno e individuò un recipiente e una brocca con dentro dell’acqua, cominciò a lavarsi il viso e tentò di sciacquare i capelli intrisi di fango, salsedine e sangue.
    Ci mise un po’ per levarsi di dosso tutto quello sporco, anche se sapeva che le macchie peggiori non se ne sarebbero mai andate.
    Rimase un po’ davanti al camino per asciugarsi, indossò di nuovo la lunga camicia che le avevano dato e con un movimento rapido tolse la coperta dal letto, se la avvolse attorno alle spalle e si andò a rannicchiare in un angolo della stanza con la spada accanto.
    Non riusciva ad infilarsi nel letto, non si poteva mai sapere che cosa sarebbe potuto accadere nella notte, era meglio rimanere li, pronta a scattare in qualsiasi momento.
    La tragica realtà era che non voleva, non doveva addormentarsi, perché col sonno sarebbero arrivati gli incubi, poteva sentirli, poco oltre il limite oscuro della sua coscienza, sapeva che erano li, sapeva che non doveva abbassare la guardia. Si strinse ancora di più nella coperta calda e la sua mano inavvertitamente toccò la cicatrice sulla spalla. Un brivido la percorse, facendo scricchiolare i più oscuri recessi della sua anima. Cominciò a dondolarsi avanti e indietro, cercando di svuotare la testa dai pensieri, mentre fissava il fuoco, senza veramente vederlo.
    Ma il calore della stanza, il conforto della coperta avvolta intorno alle spalle e quel vago senso di sicurezza che le dava quella casa, ebbero la meglio sul suo corpo sfibrato dal dolore e dalla fatica, e dopo poco il sonno arrivò a chiuderle le palpebre.

    ******

    Correva nel buio, e sentiva il suo fiato sul collo, ogni suo passo era un tonfo sordo che faceva tremare il terreno sotto i suoi piedi, entrò nella stanza e fronteggiò il suo avversario.
    La poca luce faceva scintillare l'armatura che indossava, alto più di lei almeno di dieci spanne, tanto possente da sembrare un toro, brandiva un enorme spadone a due mani e il suo respiro era regolare e ritmato, come se la corsa non lo avesse minimamente affaticato.
    “Questa volta non puoi scappare. Sei mia!”
    Ringhiò il suo avversario.
    Arhiael non rispose, si limitò ad indietreggiare di un passo.
    Sentì la sua risata profonda, più simile al verso di un leone che a quello di una voce umana.
    Lo vide menare fendenti nell'aria, ogni colpo era sempre più vicino a lei, ma c'era qualcosa che non capiva, nel suo modo di muoversi, sembrava...sembrava quasi che non riuscisse a vederla.
    Si....ne era sicura...lui non la vedeva...schivò un paio di colpi molto vicini e si limitò ad indietreggiare ancora un po'.
    Ora la risata del suo avversario era diventata un ringhio di odio.
    Agitava la spada in aria con movimenti scomposti, sperando di riuscire a colpirla, fino a che non si arrestò di colpo.
    “Pensi di essere molto furba vero?”
    Urlò.
    Arhiael continuava a non rispondere, sapendo che la sola possibilità che aveva, era quella di non fornirgli nessun punto di riferimento circa la sua posizione.
    “...e va bene ragazzina...se non posso prenderti...allora ti darò una buona ragione per farti venire da me...”
    Improvvisamente la luce esplose, come se cento candele fossero state accese contemporaneamente, il suo avversario era scomparso e lei finalmente capì dove si trovava.
    Il soffitto bruciato, i corpi carbonizzati sul pavimento, le vasche piene d'acqua...sapeva dove si trovava.
    Vide la lama saettare verso di lei e sentì il colpo secco della punta che si infilava nella sua spalla.
    Cadde a terra.
    Sapeva che presto avrebbe perso conoscenza e che si sarebbe risvegliata troppo tardi per poter cambiare le cose.
    Ma il buio non toccava i suoi occhi, e le sue orecchie poterono sentire il clangore delle armi, i respiri convulsi, il ringhiare basso e profondo che sapeva appartenere a Dalkest.
    Poi un'urlo strozzato, di profondo dolore e con un tonfo Drestan si accasciò accanto a lei.
    Si voltò sapendo già cosa avrebbe visto.
    Il dunadan era disteso vicino a lei, una smorfia di dolore e paura gli attraversava il viso, mentre le sue mani stringevano l'enorme ferita che aveva all'addome.
    Si voltò a guardarla mentre il suo sguardo lentamente si spegneva, impotente lei non poteva far altro che fissarlo.
    Capì che l'ultimo fotogramma nella sua mente, prima di svenire, non l'aveva immaginato, ma era realmente l'ultima cosa che i suoi occhi avevano visto.
    Finalmente il buio l'avvolse.
    [Modificato da Tyrande 07/03/2009 10:48]
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    Ossian77
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    00 07/03/2009 12:07
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    Ad Eorein, infine, salì la febbre. Una volta al sicuro ed al riparo, le sue difese cedettero definitivamente, ed allo spirare della protezione garantita dalle preghiere di Athorman, il veleno tornò all' attacco. Dalkest ed Athorman, sui loro giacigli, erano troppo esausti per poter fare molto più che guardare quello che accadeva. Ingrid e le due domestiche non potevano far altro che somministrare dei tonici all' eothraim, ed abbassargli la febbre con degli impacchi. La battaglia contro la tossina, l 'avrebbe dovuta vincere da solo.

    Dopo un paio d' ore, Athorman si rimise in piedi, e si accostò ad Ingrid. La dama, che si era appisolata seduta al capezzale di Eorein, mentre gli teneva la mano, si destò di colpo al suo avvicinarsi.

    "Vi do il cambio, mia signora. Mi sento già meglio"

    "Incredibile. La tempra dei numenoreani è davvero...magica"

    "Nulla di magico, lo assicuro. Ho patito molto meno delle persone che vedete in questa stanza, tutto qui. Ora, mia signora, se acconsentite vorrei vedere quali erbe avete in dispensa. Ne avverto l' aroma già da qua, ma ho bisogno di esaminarle d persona, per preparare qualcosa. Lasciate qui Nala, ora che Eorein dorme. Torneremo subito e poi anche voi riposerete"


    Insieme aprirono una credenza piena di barattoli e scatole, ed Athorman, meticolosamente, aprì e chiuse più o meno tutti i contenitori. Sembrava stesse già mescolando gli ingredienti nella sua testa, mentre alla luce della candela preparava piccole dosi di erbe, bacche, radici.

    "Complimenti, signora. Avete davvero molti rimedi efficaci qui, ma per il veleno di Eorein dovrò cercare qualcosa di più potente. Per ora, mescolate quanto ho disposto qui sul tavolo in parti uguali, e fatene un infuso per il nostro amico. Datene anche a Dalkest e, se ne avanza, prendetene anche voi. Ridarà un pò di forza a tutti. Io, adesso, uscirò fuori"

    "Capisco...tuttavia, fate attenzione. Non andate lontano, non più di qualche decina di metri. Ci sono strane cose che...guardano questa casa, dalle ombre tra gli alberi, soto le radici, e nel buio delle tane"

    "Non temo le ombre, milady. E comunque, non ho scelta. Tornerò il prima possibile...."
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    Tyrande
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    00 07/03/2009 12:55
    Arhiael
    Si svegliò di soprassalto, madida di sudore e con l'eco della sua voce che urlava, ancora dentro le orecchie.
    Aveva urlato veramente?...o aveva solo sognato di farlo?
    Si alzò a fatica, non voleva stare in quella stanza, non voleva stare da sola.
    Aprì la porta e si diresse verso il salone.
    Dalkest sembrava riposare tranquillamente, ma Eorein doveva avere la febbre alta, una delle domestiche di Lady Ingrid gli stava passando un panno bagnato sulla fronte e sul viso.
    Arhiael si accostò all'eotraim, la donna la guardò con un misto di paura e sospetto, la cacciatrice ignorò completamente il suo sguardo e poggiò una mano sulla fronte del guerriero.
    "Dov'è il dunadan?"
    Chiese improvvisamente.
    La domestica quasi sobbalzò dallo spavento, il tono di Arhiael non doveva essere stato troppo amichevole, le indicò la cucina senza proferir parola.
    Quando aprì la porta trovò nella cucina solo la padrona di casa.
    "Athorman...dov'è Athorman?"
    Chiese con aria allarmata.

    [Modificato da Tyrande 07/03/2009 13:04]
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    Ossian77
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    00 07/03/2009 13:23
    Master
    "Non dovresti essere in piedi..." disse la dama, più constatando un fatto che rimproverandola. "Athorman, il dunadan, è uscito nella notte a cercare delle erbe. Non si è allontanato molto, ma nelle tue condizioni e con questa luce dubito che tu lo possa trovare"
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    Tyrande
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    00 07/03/2009 13:32
    Arhiael
    "Lui non può andare da solo."
    Disse parlando con se stessa, più che con la sua ospite.
    Aprì la porta e rimase qualche istante a guardare le impronte lasciate dal Dunadan.
    Non sarebbe stato facile distinguerle nella notte, ma non poteva lasciarlo li fuori senza nessuna protezione, si chiuse la porta alle spalle e si immerse nella notte.
    Per fortuna Athorman sembrava aver scelto una direzione poco battuta, un paio di volte fu costretta a fermarsi per esaminare meglio le tracce, ma alla fine lo vide poco lontano vicino a un tronco.
    Sembrava stesse guardando verso il bosco, istintivamente Arhiael sguainò la spada, lentamente, attenta a non produrre quasi rumore e si avvicinò al dunadan.
    "Non dovresti andare in giro da solo,per di più di notte e vicino al bosco."
    Sussurrò, mentre fissava lo stesso punto in cui guardava il guaritore.
    [Modificato da Tyrande 07/03/2009 16:50]
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    Ossian77
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    00 07/03/2009 16:57
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    Il dunadan si immbolizzò per un attimo, poi rilassò, silenziosamente il respiro. Senza voltarsi, fece il segno del silezio con l' indice sulle labbra. Per un istante, Arhiael pensò che non fosse davvero lui, che le ombre del bosco l' avevano condotta dritta nella trappola di un fantasma.

    Athorman le fece cenno di accucciarsi accanto a lei, ed indicò, sempre senza guardarla, un punto tra il fogliame, come se avesse paura, distogliendone lo sguardo, di perderne la posizione.
    Nella fredda notte, appoggiati al tronco, si distinguevano a malapena tra loro. Nuvolette di vapore si condensavano davanti alle loro bocche.

    "Là" sembrò dire Athorman, con un cenno del capo. Al passare di uno squarcio tra le nuvole che corevano rapide sulle loro teste, la luce lunare individuò il dunadan e lei, per poi illuminare un punto a meno di dieci metri.

    Qualcosa si muoveva tra due alberi, qualcosa di larghissimo, qualcosa di...impossibile. Poteva essere un cavallo, o un orso, ma aveva le movenze di un cane o forse di un lupo. Eppure non era fatto di materia tangibile, e il suo aspetto mutava di continuo, come se non riuscisse a stabilizzarsi in una forma e dimensione precise. Fumo e ombra, vento e pioggia, sembravano dargli una parvenza di sostanza. In altr, ben più della testa di un uomo, mutevoli, due occhi che sparivano in continuazione, scintille verdi, oblique, alla ricerca di qualcosa, come se la bestia, se bestia era, fosse del tutto cieca al mondo che la circondava.

    Prima che il terrore si impadronisse di Arhiael, la mano di Athorman aveva già preso la sua. Senza staccare gli occhi dalla creatura, Arhiael sentì che il dunadan stava mandando verso di lei un intenso calore, che le scaldò e calmò, immediatamente, il cuore. Aveva ancora paura, ma non era preda del panico.

    Athorman si portò due dita di una mano agli occhi, poi accostò gli indici alle orecchie, e fece un cenno di taglio con la mano.

    * non ci può ne vedere ne sentire, per ora *
    [Modificato da Ossian77 07/03/2009 17:03]
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    00 07/03/2009 17:15
    Arhiael
    "Cos'è?"
    Sussurrò.
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    00 07/03/2009 17:19
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    Athorman fece di nuovo cenno a stare in silenzio, e disse di no con la testa. Più un ordine a non fare nulla che un "non lo so".

    Indicò di nuovo lo spazio antistante, lentamente. Qualcosa a metà strada tra loro e la bestia ombrata aveva attirato la sua attenzione. Un piccolo cespuglio, che cresceva tutto solo alla base di una quercia.

    "Eorein" bisbigliò, indicando di nuovo il cespuglio di erbe.
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    00 07/03/2009 17:28
    Arhiael
    La ragazza sospirò, aveva capito bene cosa voleva dirle Athorman.
    Attese un istante per vedere se l'essere aveva intenzione di andarsene.
    Altrimenti sarebbe andata lei a prendere quell'erba.
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    Ossian77
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    00 07/03/2009 17:48
    Master
    Attesero a lungo, ma invano. Di tanto in tanto la loro speranza si riaccendeva quando la bestia si allontanava di qualche passo (ma le sue zampe non sembravano davvero toccare terra, non sembravano nemmeno complete, come se sotto il la spalla sfumassero nel nulla). Purtroppo, tornava sempre sui suoi passi.

    Athorman si voltò verso di lei. Nei suoi occhi c' era un bisogno disperato di potersi fidare. La preoccupazione era tangibile nei suoi occhi chiari. Le prese la testa tra le mani, ed entrambi, lentamente, fecero un cenno di intesa.

    Arhiael si strinse contro la spada di Drestan, trando forza dal freddo acciaio blu di Fornost, e si avvicinò al cespuglio. Sapeva che aveva gli occhi di Athorman addosso, sapeva di non essere sola, ma lottò comunque per non girarsi a controllare se il dunadan era ancora là. La bestia, in quel momento, sembrava svanita.

    La cacciatrice si accostò al cespuglio dalle foglie lanceolate. C' erano tanti piccoli fiori bianchi che vi crescevano. Ne staccò un rametto, ed iniziò ad allontanarsi.

    In quel preciso momento, una forma di fumo e vento si materializzò al suo fianco. Nelle tenebre del bosco, per fortuna, non riusciva a vederla nella sua interezza, ma era là, a meno di un metro da lei, torreggiante, grande come un orso ma infinitamente più malvagio di tutti i lupi che mai fossero calati dal nord. L' aria intorno a lei si congelò ed un senso di disperazione crescente le pervase il cuore, ghiacciandole le gambe e mozzandole il fiato.

    Il cuore le stava scoppiando nel petto ed avrebbe preferito mille volte morire che dover sopportare quella paura un secondo di più.

    La bestia, il cranio allungato ben al di sopra della sua spalla, annusò l' aria. Degli strani suoni venivano dalla sua gola immateriale, più sibili di venti tra le montagne che veri e propri versi animaleschi. Disperazione e Tristezza promanavano dalle sue froge come fossero cose tangibili.

    Non la vedeva, ma in qualche modo ne percepiva la presenza. Un ombra confusa proiettata dalla sua anima umana, appena percepibile nel mondo di oscurità e terrore in cui quell' essere sembrava intrappolato.
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    00 07/03/2009 18:04
    Arhiael
    Rimase immobile, con il cuore che sembrava volerle balzare fuori dal petto e il respiro rotto dal terrore.

    *Non può vederti ne sentirti.*

    Si ripeteva disperatamente.
    Ma tutto il suo corpo si era trasformato in una statua di marmo freddo e rigido. Scrutò quell'essere con la coda dell'occhio, non osando neppure muovere la testa.
    Strinse a se la spada e la piccola pianta e si costrinse ad accucciarsi molto lentamente.
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    Ossian77
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    00 07/03/2009 18:57
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    La bestia acquistò definizione, alla vicinanza di Arhiael, come se poter mettere a fuoco la cacciatrice la aiutasse a conettersi a questo mondo. Annusò la faccia di Arhiael, a pochi millimetri di distanza, poi qualcosa come una luce, dorata e pura, distrasse la sua attenzione. Voltò l' enorme testa di scatto, per fissare il punto da cui veniva la luce, e balzò dalla parte opposta, rapido come il pensiero.

    Arhiael, ancora pietrificata, sentì le mani di Athorman sulle spalle solo dopo un pò.

    "Ottimo lavoro" sussurrò "ora leviamoci da qui, l' ho spaventato, ma presto capirà che era solo un trucco. Non funzionerà due volte..."

    Corsero, cauti ma veloci, verso la casa, cercando di non perdere di vista l' ambiente circostante. Pochi minuti dopo, la casa di Lady Ingrid comparve tra gli alberi, ed infine si trovarono al suo interno, scossi, e quasi illesi.

    Eorein aveva avuto una nuova fitta, nel frattempo, come lo aggiornò lady Ingrid, mentre Dalkest appariva un pò assente, ma tutto sommato in buona salute.

    Athorman sfregò tra di loro le foglie prese da Arhiael e le immerse in un catino di acqua bollente. Subito una fragranza pungente si diffuse nella stanza, quasi lavando l'aria. Dalkest stesso si riscosse dal suo torpore, come se lo avessero strappato ad un lungo ed agitato dormiveglia. Athorman lavò tutte le ferite di Eorein, specialmente quella alla spalla, con delle pezze imbevute in quell' infuso, e l'eothraim si calmò e riacquistò colore quasi a vista d'occhio.

    "Questa cosa che avete fatto è...miracolosa" commentò Ingrid. Non riusciva quasi a credere ai suoi occhi.

    "Non esageriamo. E' tutto merito di quella piccola pianta che Arhiael ha coraggiosamente procurato...ma è vero, è una pianta che risponde meglio quando sente il sangue di Numenore. Ora Eorein dovrebbe essere fuori pericolo, il veleno dovrebbe essere stato eliminato quasi del tutto. Domani mi occuperò di curare le ferite vere e proprie, col vostro aiuto, Milady"

    Mentre parlava, guardava preoccupatissimo Arhiael, che iniziava a sentirsi sempre più debole e pallida. Il dunadan insitette perchè anche lei si sistemasse vicino al fuoco, e che dormisse. Per qualche strano motivo, volle fare anche a lei gli impacchi con quella strana erba, mormorando parole che sembravano una musica mentre lo faceva. Di tanto in tato, gettava uno sguardo ansioso verso la finestra e la porta.
    [Modificato da Ossian77 07/03/2009 19:07]
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    Tyrande
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    00 08/03/2009 11:23
    Arhiael
    Seguiva lo sguardo preoccupato del dunadan.

    "Non può entrare vero?"

    Chiese in un sussurro.

    "Non ci pensare ora, riposati."

    Rispose lui mentre si concentrava sulle sue preghiere.
    Arhiael gli prese una mano e lo costrinse ad interrompere la cantilena.

    "Tanto non ci riesco, non ci riesco e non voglio."

    Strinse ancora di più la mano di Athorman e lui distolse per un attimo lo sguardo.

    "So che c'era anche lui con noi quando mi hai riportata dall'abisso, sentivo le vostre voci ma non capivo. Ti prego, riferiscimi quelle parole, perchè le mie orecchie non hanno potuto udire neanche la sua voce per l'ultima volta."
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    Ossian77
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    00 08/03/2009 12:09
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    "Io non posso mentire, e tu non sei pronta per sentire la verità. Drestan, e non aggiungerò una sola parola, non se ne è andato con il cuore in pace. Le anime dei morti, appena separate dal corpo, sono...capricciose, ed...egoiste. Persino la sua, anche se per un buon motivo. Ora devi riprendere le forze. Il contatto con quella creatura, vivere a Lond Arador, quello che è successo alla tua casa ormai giorni fa, quel sotterraneo, Setra...Drestan....ti hanno incrinato il cuore, anche se tu non lo vedi. Se vi aggiungessi anche solo il peso di una piuma, esso si spezzerebbe e Drestan sarebbe morto invano. Quando mi dimostrerai di essere pronta, ne parleremo..."

    "Athorman...non puoi essere così crudele..."

    "Tutto il contrario. Non vale la pena stare a spiegare cosa sia il Soffio Nero, ne è prudente parlarne, ma nelle condizioni in cui sei ora, è come se la tua anima fosse preda di un incantesimo che, lentamente, la mangia dall' interno. Aspetta, recupera, risorgi, e saprai. Non dirò altro."
    concluse, improvvisamente severo.
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    Tyrande
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    00 08/03/2009 14:02
    Arhiael
    Si strinse ancora di più nella coperta, allungò una mano e accarezzo la guancia del dunadan, mentre le sue labbra si increspavano in quello che avrebbe dovuto essere un sorriso.

    "Siediti qui vicino ame per un po'."

    Gli chiese gentilmente.
    Quando Athorman si accostò a lei, Arhiael gli poggiò la testa sulla spalla, e si raggomitolò attaccata a lui.

    *...aspetta, recupera, risorgi, e saprai...*

    Si ripeteva come se fosse una preghiera.
    Dopo poco il respiro si fece lento e regolare e lei scivolò nel sonno.
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    Ossian77
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    00 08/03/2009 14:22
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    Fu così che, solo nel cuore della notte, lady Ingrid riuscì a stendere una coperta calda sull'ultimo degli Aranrim a cedere al sonno. Dalkest, seduto di spalle agli altri, aveva passato quasi un ora a fissare il vuoto oscuro oltre la finestra. Si era addormentato sulla sedia, ed Ingrid lo aveva coperto senza svegliarlo.

    Molti metri oltre, nell'oscurità, una debole luce azzurra percorreva, a scariche intermittenti, le venature tra le foglie, le rughe della corteccia degli alberi, i fili delle ragnatele cariche di umido, le bacche nei cespugli e i gambi dei funghi.

    La magia di Cirdan avrebbe retto, ancora per qualche ora.

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