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Capitolo 6 - "La Bestia nel cuore..."

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    Ossian77
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    00 03/04/2008 23:02
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    Nessuno di loro aveva mai sentito un freddo più penetrante. Avevano cercato di scaldarsi, muovendosi. Avevano cercato un riparo dalla pioggia battente, cercando di non allontanarsi dalla darsena. Alla fine il sonno e i brividi avevano avuto la meglio, senza che se accorgessero.

    Dalkest riprese i sensi per primo. Si accorse che era già da un pò in uno scomodo dormiveglia, e che come lui anche Eorein e Barak se ne stavano mezzo congelati in un angolo, sotto una tettoia, seduti per terra ed avvolti nei mantelli. Era stato un attimo, far riposare gli occhi solo un pò...

    Si riprese giusto in tempo per vedere che il cielo era ormai di un viola chiaro, e che alle loro spalle i monti iniziavano a coronarsi di luce. Vide che una piccola scialuppa stava disormeggiando dalla darsena militare e che una decina di soldati stavano portando una cassa verso le mura. La stessa scialuppa? Ne era ceretissimo. E forse...si, non si ingannava. Era anche la stessa cassa.

    Cosa poteva contenere perchè i soldati la dovessero maneggiare con tanta cura? Incantesimi e pozioni? No, troppa fantasia, forse la risposta era davvero a portata di mano. Nella cassa c'era "merce" che non andava danneggiata. C'era "merce" che aveva fatto un viaggio di andata e ritorno dal Castello alla nave. Forse un prigioniero?

    Con la punta dello stivale toccò Eorein, che si riprese al volo, e si alzò tirandosi dietro Barak. I tre videro la cassa giusto un momento prima che sparisse dentro le mura sotto il castello.

    Intanto, la scialuppa era arrivata alla Nave Nera. Con le prime luci dell'alba, il possente dromone faceva già meno paura, come se di giorno il suo potere diminuisse.

    *O come se aumentasse di notte* pensò Eorein con un brivido.

    Videro di nuovo le piccole figure affaccendarsi sul ponte, e sembrò loro di sentire voci portate dal vento. Come loro, molti pescatori si erano già avvicinati alla darsena. Guardavano sospettosi la nave nera, mentre accendevano i fuochi nei camini dentro i rifugi aperti sulla darsena. Con l'arrivo del giorno, anche la pioggia ed i fulmini sembravano essersi presi una pausa.


    Quando ebbero riferito quello che avevano visto al porto, Athorman e Meriel convennero che, probabilmente, nella cassa ci doveva essere qualcuno che non doveva o che non voleva essere visto da anima viva.
    [Modificato da Ossian77 29/04/2008 10:15]
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    Ashtarazor
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    00 27/08/2008 18:08
    Ronan
    Quella notte Ronan aveva davvero cercato di fare la sua parte.
    Forse anche troppo, pensò incerto.
    Mentre tornava al teatro, uscito dal castello, si fermò a guardare il mare. Stava sorgendo il sole e la pioggia era cessata. Solo una lieve foschia aleggiava intorno al porto. E laggiù, in lontananza, il nero dromone, apparentemente immobile, osservava la città ancora nel sonno.
    Ronan ripensò agli avvenimenti di quella notte, e istintivamente iniziò a giocherellare con l’anello che aveva in tasca.
    …E il Re del Nord scenderà dalle montagne…
    Ripensò alle mani di lei che si chiudevano sulle sue, al suo calore e all’incertezza della sua voce mentre pronunciava le parole con cui si erano lasciati.
    Non restate in campagna dopo il tramonto.. Ronan, non da solo almeno, ve ne prego, state attento..

    Come salvacondotto, era un bell’anello, alla tenue luce del sole nascente.
    Un’elegante doppia treccia di oro di diverse qualità con una piccola ametista incastonata, tagliata a cabochón.
    Ronan ebbe la sensazione che quella goccia di viola intenso assorbisse e rilucesse in trasparenza di tutta la luce che aveva intorno.
    Lo osservò a lungo, meditando sull’iscrizione incisa nel metallo.
    A un certo punto ebbe la tentazione di infilarselo al dito.
    Ma non lo fece.
    Lo ripose al suo posto e si appoggiò al parapetto di pietra.
    Era bagnata e fredda ma non se ne curò. Il suo cuore era ancora acceso di un calore diverso. Qualcosa che non aveva mai provato per nessun’altra donna, nemmeno per Lasya, qualcosa che in parte forse l’aveva cambiato.
    Ah, Lasya.. Non c’era da preoccuparsi.. non le avrebbero torto un capello, ne era certo.
    Presto te ne tornerai a casa, e potrai scrivere ancora le tue belle lettere al fidanzato segreto che tutti conoscono..
    Nessuno ti disturberà.

    ……………

    "Brutta notte, questa, sergente.. un turno fortunato, il vostro.."

    "già.."

    "dicono che siano corsari del sud.. è possibile?"

    "Non so, amico. Non so. Vorrei che fossero corsari sai?"

    "Ehi, l'ultima volta che ho controllato i corsari erano i cattivi, e saccheggiavano la costa."

    "Apposta te lo dico. Sarebbero dei corsari parecchio stupidi, a navigare con questo tempo del malaugurio. E li potremmo prendere a colpi di trabucco, così tanto per esercitarci nel tiro.
    E invece no, sono qui, ancora una volta battono bandiera mercantile, e di certo non hanno attaccato. Io dieci anni fa ho visto la nave che arrivò. Non posso giurare che sia la stessa, ma le somiglia parecchio.."

    "Ma che gente c'è a bordo? Dubito siano Gondoriani."

    "Ma figurati...no, sarà qualche meticcio bastardo con la pelle color cenere. Non che li abbia visti l'altra volta."

    "Per Osse, che storia..."

    "Puoi scommetterci. Non so che commerci abbiano fatto, l'altra volta, ma sono rimasti a lungo, e ha piovuto tutto il tempo, con le conseguenze che immagini. Se succede di nuovo...è la fine. Qui scoppia la rivolta.."

    "Guaio...brutto guaio. Possibile che non se ne sia visto uno di quei bastardi?"

    "Non finché non se ne sono andat..."
    interviene un soldato più giovane

    "Muto, coglione! " lo apostrofa il sergente, "Scusatelo, Ronan. Non sa nulla di rango e rispetto. Non sa che tra due uomini liberi che discutono un soldato non interviene così, senza permesso"

    "Nessun problema"

    "Ancora vino?"

    "Molto volentieri, sergente. Se tutti i sottufficiali fossero come voi, sarebbe un piacere servire nell'esercito."

    "Troppo buono."




    Chiacchere e convenevoli.. fingere di non aver colto.. glissare casualmente.. non destare sospetti..
    osservare attentamente, ascoltare. Poche domande innocenti. Ronan aveva imparato la lezione, ormai.
    Nel tragitto all’interno della rocca aveva memorizzato le difese. Assolutamente inespugnabile. Portoni massicci, chiavistelli, grate frequenti, feritoie, barre spessissime.l
    C’era gente in piedi lungo il tragitto, una cosa insolita a quell’ora di notte.
    La guardia che aveva portato la sua missiva l’aveva poi accompagnato lungo corridoi e sale riccamente arredate. Occhiaie e sguardi lunghi, ombre e passi echeggianti, qualche occhiata sorpresa di sfuggita.
    Corridoi oscuri, marmorei, con alte finestre e lunghi drappi di pesante velluto.
    Il valletto l’aveva poi introdotto in un ampio salone deserto e buio, vicino agli appartamenti dei conti, con un largo camino acceso e numerose alcove ricchi di tendaggi. Lo stesso che aveva visto dalla balconata il giorno in cui era salito dalle segrete.

    E lì, vicino al camino, proprio mentre osservava le balconate in cui si era nascosto, la dama gli aveva teso l’agguato.
    Ed erano finiti dietro un pesante tendaggio, al riparo da sguardi indiscreti.
    Lei era vicinissima, affascinante come non mai, un misterioso calore che emanava dal suo corpo, dalla sua voce, dai suoi modi e le sue mani stringevano delicatamente quelle di ronan, quasi un abbraccio, un contatto spregiudicato che infrangeva ogni regola dell’etichetta di corte.
    E in quel momento ronan si rese conto che avrebbe davvero voluto baciarla.

    "Speravo in un messaggio come il vostro, Messere. E´ una notte lunga e fredda, e le vostre parole mi hanno scaldato il petto."


    "Mia signora... io.. spero che un giorno queste parole possano sciogliere il ghiaccio che avvolge il vostro cuore, e che vi rende cosi´ irragiungibile e cosi´ ambita."


    La dama aveva sorriso, avvicinando un poco il volto a quello di Ronan.
    "Sono dunque solo un trofeo per un attore ed avventuriero?" sussurrò.
    Era chiaro che sperava di sentire un si.

    "Il piu´ambito, Signora."

    La dama si scostò un poco, guardando di lato.

    "E non temete le spade di uomini nobili e potenti, che potrebbero ordinare la vostra morte per aver fatto loro concorrenza?"

    "Non temo nulla, signora, su questa terra. Non temo nulla, se non un vostro rifiuto. Quello mi darebbe una morte lenta ed orrenda."

    "Ronan, messere, mi siete diventato caro, in breve tempo. Non desidero che vi accada del male. La tempesta che si abbatte su queste scogliere presto travolgera´ anche la corte. Vi prego, restatemi fedele, e ne vedrete la fine. la grandezza ci attende, Ronan. L’alba che seguira´ sara´ radiosa, ed io e voi entrermo nei libri di storia, assieme a pochi altri. Salvatori della patria, e fedeli alla Corona di Arnor.."

    "Signora, preferirei essere dimenticato dalla storia, e divenire il vostro servo senza nome e senza volto, che essere ricordato solo come un vostro amico."

    La frase aveva avuto un certo effetto, complice l’atmosfera di intrigante segretezza.
    "Chiedetemi ciò che volete.” Incalzò l’attore. “Quanto desiderate, lo farò mio con tutto me stesso. e ciò che chiedete, o anche ciò che non osereste chiedere, io lo cercherò per voi con tutte le mie forze.”
    “ Ditemi cosa posso fare per aiutarvi nei vostri nobili intenti, affinchè possa dimostrare ciò che provo per voi.”

    “Come potrei a questo punto allontanarmi da voi, mia signora?”
    le domandò senza attendere una risposta. “Sarei un pazzo, non capite? Mai ho conosciuto dama come voi, ne' mai la conoscerò. Voi, siete differente.. siete unica, inestimabile.
    Solo voi unite grazia ineffabile a talenti tanto preziosi, e siete bella come l'alba del giorno e gentile d'aspetto come un cigno, seppur forte e tagliente come acciaio temprato nel fuoco e nel ghiaccio..
    e la vostra bellezza vale ancor più per i vostri modi di così incantevole fascino e poesia"

    Lady Aìni aveva assunto un atteggiamento di lusingata indifferenza quasi voltando il capo, ma Ronan ebbe la luciditá per vederla, forse, lievemente arrossire. Esitare. Appena tremare.
    L´attore prese di nuovo coraggio per continuare a fare la sua parte.. Ma stava davvero recitando? In realtà Ronan in quel momento era davvero rapito dalla dama, affascinato com’era dalla sua voce, dal suo sguardo, dal suo corpo, così vicino.
    Dopotutto non era difficile fingere, forse perché, alla fin fine, non stava fingendo affatto. O forse invece qualcosa lo stava aiutato, ispirandolo a trovare le parole giuste, e soprattutto, negli occhi e nella voce, la forza e la prontezza necessarie.

    " Non è mia intenzione esservi solamente fedele.”
    Disse l’attore.
    “Sarebbe un oltraggio a voi, e a ciò che provo, soprattutto ora, se il momento che giunge è così importante e pieno di pericoli. Io vorrei agire.. vorrei fare qualcosa.. di più. vorrei proteggervi, stringervi ancora a me, Milady, non soltanto ora, per servirvi, onorarvi, e allo stesso tempo trovare in voi rifugio, conforto e ardore. Perchè affrontare per voi il pericolo sarà un nulla, se terrò nel petto il vostro nome e i vostri intenti. Vi auguro che il vostro cuore almeno una volta palpiti e soffra per me, così come il mio s'agita e sanguina per voi, solo perchè in tal modo abbiate la misura del fuoco che arde e scalda questo mio sangue. Dite cosa desiderate, milady, perchè possa mostrarvi quanto follemente questo giovane sconsiderato vi ama e vi desidera, e possa accordare il suo animo alla vostra musica, così che ritrovi il senno e possa addormentarsi la notte pensando a voi dolcemente, invece che struggersi fino all'alba consumandosi nell'insonnia crudele dell'incertezza."

    La dama fisso’ Ronan negli occhi, prendendogli improvvisamente la faccia tra le mani.
    Non era uno sguardo romantico, né dolce. Era invece carico di fierezza ed energia come quello di un maestro d’armi davanti al suo campione prima del duello decisivo di un torneo importantissimo.

    "Messere. Avete colpito. Avte colpito senza pietá e ve ne ringrazio. La pietá che toglie onore. La pietá che si riserva ai deboli ed agli inferiori. Non ne avete usata con me.
    Ora, prima di lasciare, distrutta, il campo di questa battaglia. Prima di cedervi il terreno e dire vostra la Giornata, tenteró un ultimo assalto"

    "Dite..."

    "La corona é tutto. La corona non deve cadere in mani sbagliate. Gli eretici vanno fermati, a qualunque costo. Uomini piú saggi di me e di voi hanno giá provveduto, ma da soli non possono finire quel che hanno iniziato. Ci richiedono forza, dedizione, e discrezione. Nulla di ció che, io lo so, voi VEDETE ma NON CAPITE, accade contro la corona. Ma il conte, i valar lo proteggano, é un semplice, generoso, meraviglioso uomo di azione, e non uno stratega. Per quanto i suoi sforzi siano valorosi, essi sono goffi, e rischiano di danneggiare lui per primo. Il conte ha bisogno di uomini fedeli, che lo sostengano nelle sue azioni e guidino la sua mano affinché non colpisca dove non deve. Uomini come voi. Acuti, valorosi, ma con la spada al servizio della mente, e non vice versa."

    "Io posso essere quest’uomo, se voi lo desiderate. Ma solo se posso esserlo al vostro servizio, milady."


    Ora erano di nuovo vicinissimi, viso a viso.
    Ronan sentì l’odore gradevole del suo respiro.

    "Messere, non posso chiedere di piú ai valar.
    La vostra fedeltá vale piú di molti cavalieri armati. La metterete, incondizionatamente, al mio servizio? Farete ció che vi chiedo per il bene del Conte, della sua famiglia e della prosperitá di Lond Arador? Non esiterete ad agire secondo istruzioni, sapendo che la Corona di Arnor ve ne sará grata, per anni a venire, ed io per sempre?"

    "Lo farò. Sarò più fedele di un vostro servo. Ma voi mi state torturando, e non lo merito.
    Abbiate la grazia, mia Signora, di completare l'incanto che m'avete teso sul cuore.
    Stringetevi a me, ora che nessuno può vedere.
    e baciatemi. Allora nessuno, nemmeno il Re o la Contessa in persona potrebbero strapparmi da voi.
    solo un bacio segreto.. ve lo chiedo.. a sigillo del vostro incantesimo, prima che la marea salga. e travolga ogni cosa..."


    ……

    Il sole stava sorgendo. Era ancora basso sull’orizzonte, sotto le alte nubi scure che presto l’avebbero nuovamente celato.
    Ronan ripensò di nuovo ai lunghi momenti di passione con la dama.
    Il suo fascino infinito, la malia dei suoi occhi, il sapore dei suoi baci, i suoi capelli morbidi, il suo corpo, la sua pelle, il suo respiro..

    Infine, dopo alcuni minuti, infastidito da alcune gocce di pioggia, si volse di nuovo verso la strada e s’incamminò lentamente per una via silenziosa, in direzione del teatro.
    Il cielo era già plumbeo.

    [Modificato da Ashtarazor 27/08/2008 18:10]
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    Ossian77
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    00 04/09/2008 14:48
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    Qualche ora dopo, gli osti e gli albergatori avevano finito di inchiodare delle ampie tavole sopra i bei pergolati delle loro locande e taverne.

    Eorein, Dalkest e Barak furono svegliati, gradualmnte, dal rumore di martelli e segacci, dai commenti affrettati e dalle imprecazione di questi improvvisati carpentieri. Qualche ora di sonno sotto abbondanti coperte li aveva messi in condizione di affrontare la giornata con la giusta luciditá.

    Stavano finendo la colazione, al piano terra, senza pensare troppo a cosa li aspettasse, quando la porta, scricchiolando, si aprí. Alex alzó a malapena le orecchie, al passaggio di Ronan. L´attore li trovó cosí, seduti intorno al tavolo, un pó intorpiditi. Meriel, Arhiael ed Athorman conversavano vicino al camino.

    L´attore si aspettava forse una salva di domande, un brutale interrogatorio, un assalto da parte di Eorein o un occhiata folgorante di Dalkest. Ma queste non vennero mai. I guerrieri non lo degnarono che di un cenno del capo.

    Ronan stava giá per andarsene di sopra, quando la voce di Meriel lo raggiunse, bloccandolo sulla porta.

    "Ronan, dobbiamo parlare"

    La stanchezza, a giudicare dalle facce di quelli che gli stavano attorno, difficilmente avrebbe tenuto come scusa. Mentre ci pensava, Ronan si trovó a braccetto con Meriel, e prima di accorgersene, la dama lo aveva giá condotto alla vecchia, comoda poltrona davanti al camino, gli aveva messo una tazza di the in mano, e gli si era seduta davanti, lo sguardo dolce e curioso. Athorman ed Arhiael erano dietro di lei, in piedi, le mani sull´alta spalliera della sedia. I guerrieri, che non si erano mossi dal tavolo e continuavano a fare colazione, ascoltavano attentamente.

    "Ti prego, non tenerci sulle spine" disse Arhiael.
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    Mumak
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    00 05/09/2008 00:15
    *parole parole parole, sempre parole... se Ronan sapesse qualcosa di dove possiamo trovare Lasya ce lo avrebbe detto, in fondo mi sembrava di aver capito che ci fosse del tenero...*

    "...parole..."

    Dalkest si alzò dalla sedia posando sul tavolo la ciotola con più forza di quanto fosse necessaria, il momento di silenzio in cui fece questa cosa amplificò il rumore fino a farlo diventare uno scatto nervoso, e forse era davvero ciò che sembrava. si alzò e si allontanò passando una mano sopra il muso di Alex, non voleva sentire quello che Ronan aveva da dire, non voleva scoprire che quel simpatico ragazzo a cui aveva salvato la vita durante il viaggio poteva nascondere informazioni utili a salvare l'usignolo Lasya. Dalkest era un guerriero ed un cavaliere, le parole lo confondevano trasformavano amici in nemici e viceversa. le azioni donavano onore e gloria veritieri, le parole troppo spesso recavano menzogne. uscì dalla cucina e si avviò verso la porta per controllare se avesse smesso di piovere. sapeva che non era così dal rumore delle gocce sul tetto della struttura, ma lo fece lo stesso.

    * dove sei Lasya? canto del mattino, ultima mia speranza, sole nascente? dove sei?*


    si guardò la mano, aveva ricominciato a tremare.

    Dalkest sperò che fosse a causa del freddo.
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    Ashtarazor
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    Ronan
    Ronan sospirò.

    Meriel, tu pensi che una promessa abbia qualche valore, su questa terra? e che il rispettarla o meno influisca sul destino di un uomo?

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    Tyrande
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    00 05/09/2008 12:39
    Arhiael
    Aveva seguito con lo sguardo Dalk, fino a che non era scomparso dietro la porta.
    Lo capiva, capiva quello che provava, capiva la rabbia che sta dietro l'impossibilità di agire, capiva la sua preoccupazione per Lasya.
    Per un attimo avrebbe voluto afferrare Ronan per la gola e farsi dire dove era nascosta quella maledetta di Aìni.
    Oh si avrebbe cominciato con lei e avrebbe finito con il serpente in persona.
    Chiuse gli occhi e tentò di scacciare la collera.
    La domanda di Ronan però le rese le cose più difficili.
    "Rispettare le promesse, anche implicite, che facciamo a coloro che amiamo, è l'unico modo che si ha per capire se siamo degni di chiamare la nostra esistenza vita."
    Arhiael si rese conto di quanto tagliente fosse stato il suo tono.
    [Modificato da Tyrande 05/09/2008 12:39]
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    Ashtarazor
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    00 05/09/2008 21:44
    Ronan
    Stavo pensando.. al destino che attende ognuno di noi..
    A quanto a volte questo possa prendere maledettamente sul serio cio’ che diciamo.. o scegliamo.. o perfino desideriamo..
    Be' non mi avrete certo trascinato qui per sentirmi parlare di filosofia..


    Ronan sorseggiò un po’ di the.
    è buono.” Disse.
    caldo.. e da’ forza.. proprio quello che ci voleva in una giornata come questa..
    *Anche se forse un goccio di brandy, più tardi..*

    Dunque, per andare al sodo, sono stato ricevuto e l’incontro è andato bene. Ma per ora ho scoperto meno di quanto sperassi. Sembra comunque che stia per succedere qualcosa di grosso, qualcosa che travolgera’ anche la corte e che dovrà accadere per il bene della corona di Arnor. Non so di che si tratti, ma avrò notizie e istruzioni al riguardo e spero di poter capire come potremo cavarcela tutti quanti. Di Lasya ancora nessuna notizia.
    Per il resto, volendo riassumere in due parole, la corona è tutto e va protetta a ogni costo, gli eretici vanno combattuti, ma con una strategia più fine di quella del conte. E un’altra cosa -questa l’ho colta dalle chiacchere dei soldati- al contrario delle apparenze, qualcuno dieci anni fa è rimasto a terra, dopo la partenza della nave nera. Ma non ho capito chi, uno straniero, di sicuro, uno di quelli con la pelle color cenere..
    Mi viene da pensare che sia l’uomo che avevo intravisto negli appartamenti dei conti. Ma non ne sarei troppo sicuro.
    "

    Ronan osservò un po' il guizzare delle fiamme, bevve un altra buona sorsata e afferrò un pasticcino.

    "Voi, invece, che mi raccontate? Com’è andata alla darsena?

    [Modificato da Ashtarazor 05/09/2008 21:54]
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    00 07/09/2008 19:48
    Arhiael
    "Un buco nell'acqua."
    "Se mi passi il gioco di parole. Qualcuno ha probabilmente fatto la spola tra la nave e il palazzo, nascosto in una cassa."
    Arhy si voltò verso la finestra, la pioggia continuava a cadere, senza dar cenno di voler smettere.
    "Io speravo che il Conte fosse all'oscuro di tutto, ma lasciare approdare quella nave o lasciare che uno di quegli stranieri vivesse in casa sua per dieci anni, mi fa fortemente sospettare della sua estraneità alla faccenda."
    Si avvicinò ai vetri appannati dall'umidità.
    "Tutti i dispacci, tutte le informazioni, tutte le paure che mio padre gli riferiva non sono servite ad altro che a firmare la sua condanna a morte."
    [Modificato da Tyrande 08/09/2008 17:52]
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    Valandur
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    00 08/09/2008 14:11
    Eorein
    L'eòthraim osservò i suoi compagni intorno a se: la stanchezza aveva lasciato il segno sui loro volti ed erano tutti seduti in silenzio, gli sguardi persi tra pensieri che non volevano condividere con gli altri.
    Persino l'ingresso di Ronan sembrava essere passato inosservato, ma uno sguardo più attento avrebbe notato le rapide e penetranti occhiate che i tre guerrieri lanciavano all'attore, cariche di ansiosa attesa per ciò che avrebbe rivelato della sua misteriosa sortita notturna.

    Le aspettative di Eorein vennero deluse dallo scarno resoconto che seguì, largamente insufficiente a chiarire i dubbi del cavaliere e le ultime, sconfortate parole di Arhiael, non fecero altro che alimentare la sua rabbia, prodotta dalla frustrazione che si era accumulata negli ultimi giorni.
    Riuscì però a dominarsi, era necessario farlo.
    Non poteva allontanarsi come aveva fatto Dalkest, anche se lo desiderava, lasciandosi alle spalle tutta questa storia, con il suo pesante fardello di parole, dette e non dette, sotterfugi, inganni e schermaglie.
    Non era abituato a questi stratagemmi: era nato ed era cresciuto per brandire una spada e colpire i nemici che gli si paravano innanzi.
    Quanto rimpiangeva la prateria: era facile riconoscere i nemici ed abbatterli con la lancia, a cavallo di un fido destriero, prima di finirli con un colpo di spada ben assestato.
    Ora invece lo sconforto si stava facendo strada nel suo animo ed in quello dei suoi compagni, lento ma inesorabile.
    Era necessario frenarlo, prima che invadesse tutti i loro pensieri e li paralizzasse.

    *La paura uccide la mente*

    Eorein si alzò e le parole che indirizzò ad Arhiael erano taglienti come lame, gli occhi azzurri che scintillavano nella penombra:

    "Non solo la sua Arhiael, non solo la sua. Scoveremo i topi che si nascondono nell'Ombra e li schiacceremo."
    [Modificato da Valandur 08/09/2008 14:14]
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    Tyrande
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    00 10/09/2008 20:00
    Arhiael
    Cominciava a perdere le speranze e la pazienza.
    Non se ne cavava un ragno da un buco.
    Cominciavano ad irritarla quelli che non dicevano nulla, quelli che dicevano poco e anche quelli che dicevano troppo.
    Tutta questa faccenda stava lentamente assumendo le forme di un ragno, radicato nella città da chissà quanto tempo, non si poteva dire fin dove si spingessero le sue zampe, non si poteva sapere chi fosse estraneo alla faccenda, chi fosse implicato e chi fosse anche solo tacitamente consenziente.
    Si andò a mettere dietro lo schienale della poltrona di Ronan e si costrinse a fissare Meriel.
    *Non abbassare lo sguardo, non farlo, non questa volta.*
    Si schiarì la voce come se dovesse fare un discorso in pubblico.
    "Meriel, tu cosa pensi che andrebbe fatto a questo punto?"
    Trattenne il fiato in attesa della risposta.
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    Ossian77
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    00 11/09/2008 10:11
    Master
    L'attrice sorrise, scuotendo la testa.

    "Mi fa piacere essere scambiata per un consigliere militare, Ari. Francamente non lo so. Come condurre un indagine, quale sia la cosa migliore da fare...forse c´é solo il male minore da scegliere. Ogni cosa che decideremo di fare, che non sia lasciare adesso Lond Arador e dimenticarci di Lasya, ci mette a rischio, in qualche misura"

    Abbandonare Lasya. Era solo una delle tante alternative. Elencata con lucida intelligenza. Spaventoso. Orribile. Ronan sentí un brivido corrergli lungo la schiena.

    "Ti posso dire cosa potete aspettarvi, se sceglierete un certo corso di eventi. Recarvi sulla Nave Nera, ad esempio. É pericoloso, credo, ma non piú di quanto lo sarebbe assalire una nave di pirati col mare in burrasca. Siete guerrieri delle praterie e delle foreste, cacciatori, attori che sanno duellare, guaritori...vi ribaltereste alla prima onda, e con questo tempo passereste mezza giornata cercando di avvicinarvi allo scafo del dromone"

    "Sembri saperne un pó di navigazione. Vuoi remare tu?" chiese Eorein, senza alzare gli occhi.

    "No, grazie. Non sono cosí forte. Mio padre e praticamente tutte le persone della mia famiglia o che la hanno frequentata erano dei buoni marinai. Persino troppo buoni. Anche loro, tuttavia, avevano dei limiti. Si sono scelti una tempesta piú grossa di loro, e si sono infilati in acque che gli erano state sconsigliate. E hanno pagato...ora, stavo dicendo...si, Ariaehel. Se sei preoccupata per quello che si potrebbe trovare sulla nave, beh, si, secondo me qualche sortilegio all´opera c´é. Ma non é ancora tanto forte da poter spaventare un gruppo come il vostro, che ha giá passato il battesimo del fuoco. Se riuscite ad arrivare alla nave, é fatta. Va da se, devi essere pronta ad affrontare di nuovo quello che ti é successo alla villa, con Dalkest. Potrebbe non succedere, ma é un rischio da mettere in conto"

    "Meriel dice bene"intervenne Athorman "La nave é difficile da raggiungere. Non sono un marinaio, ma ne so abbastanza di venti e correnti, sulla carta. Un idea potrebbe essere di prendere una nave a vela, una piccola imbarcazione, e salpare dal molo militare, o almeno ´da nord´. É da la che soffiano i venti, purtroppo. Ma almeno non dovremmo manovrare troppo, e arriveremmo presto alla nave. Il rischio sarebbe solo nell´agganciarci al suo scafo...Poi si potrebbe fuggire continuando verso sud, di nuovo senza dover manovrare troppo. Potremmo approdare da qualche parte fuori le mura di Lond Arador, e cercare rifugio fino al sorgere del sole"

    "Resta il fatto che non abbiamo ne vela ne timoniere..."commentó Barak

    "Giá...eppure un modo ci sarebbe"Disse improvvisamente Athorman. "Amici, se si deve andare sull´acqua, ci serve la benedizione dei Valar, e di uno in particolare. Come nella migliore tradizione Numenoreana!"
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    Ashtarazor
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    00 11/09/2008 12:28
    Ronan
    Ronan s'illuminò.
    "Ma certo.. lord Hirluin, il sacerdote di Ulmo, padre di Lady Aìni..
    me ne stavo dimenticando.. voleva parlare con noi, ricordate?
    Sarebbe una scortesia non andare da lui..
    "

    attese un attimo, poi aggiunse,
    "e forse.. conosco anche un paio di marinai che, nel caso, potrebbero aiutarci.."
    [Modificato da Ashtarazor 11/09/2008 12:30]
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    Tyrande
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    00 11/09/2008 12:53
    Arhiael
    "Ottima idea Ron!"
    "Purtroppo io non posso farmi vedere da lui.Credo che me ne andrò al porto a tenere sotto controllo la nave."
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    Ashtarazor
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    00 11/09/2008 13:49
    "Be, qualcuno che tiene d'occhio la nave ci vuole, ma.. Arhi, mi è venuto un dubbio.. Tu temi che ti possa riconoscere, e in effetti è possibile, ma.. se questo invece fosse un bene?"
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    Valandur
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    00 11/09/2008 14:22
    Eorein
    Il cavaliere intervenne:

    "No, credo sia meglio che Arhiael resti in disparte e controlli la darsena. Non abbiamo alcuna garanzia su Lord Hirluin: per quanto ne sappiamo potrebbe persino far parte della congiura, oppure potrebbe semplicemente volerci togliere dai piedi per agire con maggiore libertà di movimento."

    Riflettè un istante, poi proseguì:

    "Io ed Athorman ci recheremo da Lord Hirluin, mentre Arhiael e Dalkest terranno d'occhio la darsena. Barak rimarrà di guardia qui, a protezione della Compagnia."

    Si volse poi verso Meriel, piantando i suoi occhi chiari in quelli grigi di lei:

    "E se incontreremo di nuovo qualcosa di oscuro e terribile, gli daremo il fatto suo."
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    Ashtarazor
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    00 11/09/2008 14:53
    Ronan
    "Si, è vero. E' più prudente.
    Anche se dovresti vederlo in faccia, Eorein, è uno che ti assomiglia in molte cose.. uno come lui non è il tipo che si presta a sostenere o anche solo a tollerare intrighi di sorta. E tantomeno che sta' dalla parte degli eretici..
    E poi, sarà solo una coincidenza che proprio sua figlia vada a braccetto con la contessa? Non lo so..
    Comunque si, meglio stare attenti.
    Verrò con voi. E dovrebbero venire anche altri, non solo due persone, e Lossadan, in particolare, l’invito era rivolto soprattutto a lui, per essere esatti. Che facciamo?”
    "
    [Modificato da Ashtarazor 11/09/2008 14:56]
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    Ossian77
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    00 11/09/2008 15:54
    Master
    Athorman scambió due parole con Meriel, talmente in fretta, e di certo non in Ovestron, che nessun capí cose si fossero detti. Tuttavia, sembravano tranquilli

    "Ronan, vieni anche tu con me e Eorein. Se ho ben capito, l´invito era per gli Aranrim. Non mi pare opportuno coinvolgere Lossadan piú di quanto giá sia successo. Potresti rappresentare la compagnia e, dopotutto, non é per una visita di cortesia che stiamo andando da lui, quindi al diavolo se l´etichetta non é proprio perfetta. Non dimentichiamocelo: Lord Hirluin puó aiutarci. Dalkest e Arhiael, nel frattempo, possono sorvegliare la darsena. Vi diró, non sospetto inganni in un prete di Ulmo, ma a questo punto lo voglio guardare in faccia per fidarmi, quale che sia la sua reputazione"

    "Mi sembra giusto" aggiunse Meriel "e siate prudenti. Anche se Hirluin fosse lo specchio della virtú, di certo osservano noi, e forse anche lui. Se decidessero di passare alle maniere forti, chiunque siano gli spiriti infidi che tramano ontro la gente di questa cittá, potrebbero avvanaggiarsi del fatto che siete a casa di un personaggio pubblico, e benvoluto, un eroe perfetto da far crollare, portando voi giú con lui"

    "Non sarai una rematrice, ma di intrighi te ne intendi" disse Eorein con il ghigno complice di chi apprezza l´intelligenza e la sagacia quando le vede

    "Non ne hai la piú pallida idea, cavaliere" rispose la dama, con un sorriso ed una voce tanto dolci quanto inquietanti...
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    Tyrande
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    00 11/09/2008 19:57
    Arhiael
    "Sta bene."
    Si voltò ed andò verso la porta dalla quale Dalkest era uscito.
    Lo trovò proprio la fuori, le braccia incrociate sul petto mentre fissava le case davanti a se.
    Arhiael gli diede una sonora pacca sulla spalla.
    "Dai collega, ci muoviamo."
    Lui girò lentamente la testa verso di lei, dando come risposta una specie di basso grugnito.
    Lei sorrise divertita.
    "Coraggio vedrai che sarà uno spasso!"
    "Ah prendi un paio di dolcetti, staremo fuori per un bel po', e io i miei non li divido con te."
    Gli fece una smorfia e rientrò nella casa ridendo.

    *...Va da se, devi essere pronta ad affrontare di nuovo quello che ti é successo alla villa, con Dalkest...*

    Smise di ridere, e ricacciò quel pensiero nel profondo della sua mente.

    [Modificato da Tyrande 11/09/2008 20:38]
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    Mumak
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    00 12/09/2008 01:45
    Dalkest
    il cavaliere seguì Arhiael dentro la cucina e ringraziò con un sorriso chi gli porse un fagotto con del cibo all'interno, quando però gli fu chiaro che lui e la ragazza sarebbero stati da soli sentì una fitta al cuore. la guardò, la vista gli si stava annebbiando, povera ragazza, le mani sudavano, di nuovo costretta a condividere il rischio, la barba pungeva, si vedeva chiaramente che era preoccupata.

    "forza" disse lei "se non ci muoviamo arriveremo al tramonto a casa mia..."

    improvvisamente lucido, come colpito da un pugno mentre era addormentato, Dalkest la guardò stranito, senza parole

    "cos'hai detto?"

    "Dalk, ma dove sei? ho detto muoviamoci o rischiamo di arrivare alla darsena che fa già buio"

    annuì, sperando di sembrare convincente, ma gli occhi di Meriel, quegli occhi incredibili che sembravano leggere le anime, sapevano.

    Dalkest aveva finalmente paura ed era conscio di averla, una paura peggiore di qualsiasi ferita. aveva paura di nuocere ai suoi amici, di andare contro tutto quello per cui aveva vissuto fino a quel momento.

    gli occhi di Meriel si fecero dolci da indagatori, lo rassicurarono con una gentilezza silenziosa. le sue labbra composero la parola "vai" e lui la sentì più che udirla.

    riscaldato come non era stato nell'ultima settimana si voltò e seguì la piccola Ari all'esterno. le case erano grigie, la pioggia cadeva e celava bellezze ed orrori uniformando il mondo. forse in un mondo così avrebbe vissuto una vita normale, ma lui era un eroe, un cavaliere di sangue nobile, sguardo fiero e onore nel cuore. non le avrebbe fatto del male, non di nuovo.
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    Ossian77
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    00 12/09/2008 14:30
    Master
    Ora di andare, ora di agire, ora di non fare errori.

    Eorein, Ronan ed Athorman, sapendo di doversi recare in visita ad un illustre personlitá, ed in quella che poteva anche essere una tana d vipere, decisero di darsi una sistemata e di scambiare due parole in piú su Hirluin, su sua figlia, sulla situazione, su cosa dire e cosa non dire. Se le sarebbero ripetute alle nausea, quelle cose, ma non si era mai troppo preparati.
    Arhiael e Dalkest, dunque, si avviarono per primi. La darsena andava tenuta d´occhio, ma con cautela.

    Scelsero delle piccole vie, riparate dagli occhi indiscreti ma gelide come ghiacciaie, con il vento del nord che si insinuava rapido, a raffiche cariche di umiditá, tra le case alte e troppo vicine.

    Furono sconcertati nel vedere che, nonostante la pioggia fosse diminuita, vi fosse ancora meno gente del solito, quasi nessuno, difatti. Solo qualche soldato, intirizzito nella sua guardiola, e qualche curioso che sbirciava dalle finestre. Le taverne del porto, allineate lungo la banchina maestra, avevano le finestre chiuse e solo una vaga luce ed un sommesso vociare suggerivano che dentro vi fosse qualcuno. Forse una mezza dozzina di persone, in tutto, si attardavano ancora sui moli.

    Sarebbe stato solo un triste paesaggio, misero e fradicio, se fosse stata una normale cittá in un normale inverno. Arhiael e Dalkest capirono subito che qualcosa, nelle poche ore che erano passate dal loro rientro, era cambiato.

    "Pensi che la novitá sia giá svanita?" chiese Dalkest.

    "Impossibile. Dopo una tragedia come quella di 10 anni fa, nessuno si stancherebbe cosí in fretta, dopo solo una o due notti...nel senso...almeno i curiosi...eppure, forse é solo un momento...e la bandiera..."

    "Che bandiera?"

    "La bandiera del castello...solo ora la vedo. É quel piccolo stendardo viola e argento, sotto lo stemma della casata...viene indicato per indicare che il conte non é al castello..."

    "Non preoccuparti. Per adesso, stiamo a vedere"
    rispose Dalkest, serissimo.

    Restarono di guardia sotto un pergolato, asfissiati dall´odore di legna umida, di pesce, di olio e grasso. Passarono delle ore, e i moli divennero deserti. Un ufficiale della guardia portuale passó un paio di volte per conferire coi soldati. Sembrava di fretta, e parecchio arrabbiato. Forse era solo il suo carattere, ma i soldati di guardia si presero un paio di belle strigliate.
    Lo stesso ufficiale, verso pranzo, venne visto da Dalkest. Era andato a comprare del cibo in una taverna e, tornando verso il nascondiglio di Arhiael, lo aveva visto infilarsi, rapido, in una delle bettole locali...



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