Direi che non ci siamo proprio...ma forse sbaglio io ,perchè do per scontate cose che forse non sono invece note (almeno a te).
Partiamo dal Giappone.
Un po' di "nozioni":
Innanzitutto aualche nozione sulla guerra sino-giapponese, per mostrare come erano le condizioni "di partenza":
Le radici della guerra sono situate alla fine del XIX secolo con la Cina in preda al caos politico e il Giappone in corso di rapida modernizzazione. Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo intervenne ed infine si annesse la Corea espandendo la sua influenza economica e politica in Cina, specialmente nella Manciuria. Questa espansione del potere venne aiutata dal fatto che per il primo decennio del XX secolo la Cina si era frammentata in territori controllati da signori della guerra, con un governo centrale debole e inefficace.
Comunque la situazione di una Cina debole, incapace di resistere alle richieste giapponesi, parve cambiare verso la fine degli anni venti. Nel 1927 Chiang Kai-Shek e l'Esercito Rivoluzionario Nazionale del Kuomintang condussero la Spedizione Settentrionale. Chiang riuscì a sconfiggere i signori della guerra nella Cina meridionale e centrale e stava assicurandosi l'alleanza nominale dei signori della guerra della Cina settentrionale. Temendo che Zhang Xueliang (il signore della guerra che controllava la Manciuria) stesse per dichiarare la sua alleanza con Chiang, i giapponesi organizzarono l'Incidente di Mukden e installarono lo stato marionetta del Manchukuo. L'imperatore nominale di questo stato marionetta è meglio conosciuto come Henry Pu Yi della dinastia Qing.
Non ci sono prove che il Giappone intendesse arrivare ad amministrare direttamente la Cina o che le sue azioni in Cina fossero parte di un piano di dominazione mondiale. Piuttosto i suoi obbiettivi (fortemente influenzati dal colonialismo europeo del XIX secolo) erano di assicurarsi e mantenere una fornitura sicura di risorse naturali e di disporre in Cina di un governo amico e malleabile che non agisse contro gli interessi giapponesi. Sebbene le azioni giapponesi non sarebbero parse fuori luogo tra le potenze coloniali del XIX secolo, negli trenta del XX secolo la nozione di autodeterminazione dei popoli di Woodrow Wilson significava che la grezza forza militare in supporto del colonialismo non era più considerato un comportamento appropriato dalla comunità internazionale.
In conseguenza di ciò le azioni giapponesi in Manciuria vennero aspramente criticate e condussero al ritiro del Giappone dalla Lega delle Nazioni. Durante gli anni trenta la Cina e il Giappone raggiunsero una situazione di stallo con Chiang concentrato nei suoi sforzi di eliminare i comunisti da lui considerati un pericolo più fondamentale che i giapponesi. L'influenza del nazionalismo cinese sull'elite politica e sulla popolazione in generale rese questa strategia sempre più insostenibile.
Nel frattempo in Giappone una politica di assassinii compiuti da società segrete e gli effetti della Grande depressione avevano fatto perdere il controllo dell'esercito al governo civile. Inoltre gli alti comandi militari avevano un controllo limitato sull'esercito in campo, che agiva nel proprio interesse, spesso in modo contrario agli interessi nazionali nella loro globalità. Ci fu anche un incremento del nazionalismo giapponese e dei sentimenti anti-europei, incluso lo sviluppo della credenza che le politiche giapponesi in Cina potessero essere giustificate da teorie razziste.
Nel 1937 Chiang venne rapito da Zhang Xueliang durante l'Incidente di Xi'an. Come condizione per la sua liberazione Chiang promise di unirsi con i comunisti per combattere i giapponesei. In risposta a questo ufficiali dell'armata del Kwantung, all'insaputa degli alti comandi a Tokyo, crearono l'Incidente del ponte Marco Polo dell'8 luglio 1937, che riuscì a provocare un conflitto tra la Repubblica Cinese e l'Impero Giapponese, la guerra Cino-Giapponese.
Nel 1939 forze giapponesi cercarono di spingersi nell'Estremo Oriente Russo dalla Manciuria, ma furono duramente sconfitte nella battaglia di Halhin Gol da una forza mista sovietica e mongola condotta da Georgy Zhukov. Questo fermò l'espansione giapponese verso nord e Giappone e Unione Sovietica mantennero una pace inquieta fino al 1945.
Le poliche giapponesi degli anni trenta sono rimarcabili per la loro natura disastrosamente autodistruttiva. La strategia generale del Giappone era basato sulla premessa che non avrebbe potuto sopravvivere ad una guerra contro le potenze europee senza prima assicurarsi fonti di risorse naturali, ma per assicurarsi quelle risorse decise di intraprendere quella guerra che già sapeva che non avrebbe potuto vincere. Inoltre le azioni giapponesi, come la loro brutalità in Cina e la pratica di prima installare e poi rimuovere governi fantoccio in Cina erano chiaramente antitetiche agli obbiettivi globali del Giappone, ma nonostante ciò persistette in essi. Infine questa marcia verso l'autodistruzione è rimarchevole nel fatto che molti individui nell'elite politica e militare ne realizzavano le conseguenze autodistruttive, ma non riuscirono a fare niente riguardo alla situazione. Pare non esserci stato alcun dibattito riguardo a politiche alternative che avrebbero potuto permettere al Giappone di perseguire ulteriormente i suoi scopi in Cina.
Per tutti gli anni trenta il Giappone riuscì ad alienarsi l'opinione pubblica occidentale, particolarmente quella statunitense. All'inizio l'opinione pubblica statunitense era stata moderatamente pro-giapponese: i resoconti della brutalità giapponese, come il massacro di Nanchino, descritti da missionari protestati, dal romanziere Pearl Buck o dai giornalisti di testate occidentali come la rivista Time fecero però pendere l'opinione pubblica americana contro il Giappone, così come favorirono eventi come l'incidente di Panay.
Già qui possiamo notare il giappone cercasse fin dal principio solo risorse e non un generico dominio asiatico.
Nel 1941 il Giappone era in una posizione di stallo in Cina.
Sebbene avesse occupato la maggior parte della Cina settentrionale e centrale, il Kuomintang si era ritirato nell'interno organizzando una capitale prevvisoria a Chongqing mentre il Partito comunista cinese manteneva il controllo di aree base nello Shaanxi. Inoltre il controllo giapponese del nord e della Cina centrale era tenue, dato che in genere controllava le ferrovie e le città principali ma non aveva una presenza militare o amministrativa di rilievo nella vasta campagna cinese. I giapponesi scoprirono che i suoi attacchi contro l'esercito cinese in ritirata venivano arrestati dal terreno montagnoso della Cina sud occidentale, mentre i comunisti organizzavano attività di guerriglia e di sabotaggio diffuse nella Cina orientale e centrale dietro le linee del fronte.
Il Giappone sponsorizzò diversi governi fantoccio, uno dei quali diretto da Wang Jingwei.
Comunque le sue politiche brutali verso la popolazione cinese, di non cedere alcun potere reale ai governi e di supportare diversi governi in competizione fra loro fallì nel renderli un'alternativa popolare al governo di Chiang. Il Giappone era anche contrario a negoziare direttamente con Chiang, né voleva tentare di creare divisioni nel fronte avversario offrendo concessioni che lo potesse rendere ai signori della guerra un'alternativa più gradevole al goveno di Chiang. Sebbene il Giappone fosse profondamente impantanato in una palude la sua reazione alla situazione fu di rivolgersi ad azioni sempre più brutali e depravate, incluso l'uso di armi chimiche e biologiche contro la popolazione civile e l'uso di civili per esperimenti chimici e medici, nella speranza che il puro terrore potesse spezzare la volontà della popolazione cinese.
Cosa ne deduciamo? Che il giappone era a malapena in grado di controllare i territori cinesi che aveva conquistato. Il tutto usando un enorme numero di uomini.
Nel 1941 l'esercito imperiale poteva contare su 51 divisioni accompagnate da vari corpi speciali (artiglierie, carri, ecc...) per un totale di 1700000 soldati. All'inizio della WWII buona parte di questo esercito si trovava in Cina. E alcune erano riserve.
E nonostante tutto non sono riusciti a piegare neppure la resistenza dei cinesi!
Tanto per farti capire ancora meglio, come esempio, sappiamo che durante august storm l'armata rossa si è trovata davanti:
1,040,000 di soldati,
6,700 pezzi d'artiglieria,
1,000 tanks,
1,800 aerei,
1,215 veicoli armati vari.
Ricordando poi che parecchie forze erano state precedentemente stornate dall'armata del Kwantung x far fronte alle continue sconfitte inflitte loro dagli usa.
E non sottovalutiamo la batosta ricevuta dai sovietici solo un paio d'anni prima (e senza che i russi avessero potuto contare su grosse superiorità numeriche), batosta ricevuta nel momento di slancio dell'offensiva giapponese. Che si è quindi fermata lì.
Da aggiungere una cosa: le risorse sovietiche (unico vero motivo che avrebbe potuto spingere i giapponesi a muoversi) erano LONTANE. I giappo avrebbero dovuto controllare immensi territori e linee di collegamento lunghissime, e il fatto che avessero avuto serie difficoltà a farlo in solo una parte della Cina ti mostra come sarebbe stato assurdo puntare sulla Siberia: molto meglio per loro attaccare l'indocina e le zone insulari, piene di risorse e soprattutto dove avrebbero potuto utilizzare, sia per i trasporti che per gli attacchi, la loro forza migliore: la Marina Imperiale.
Quindi concludo: come pensi che avrebbe potuto attaccare l'Unione Sovietica? Con quali uomini? Con quali mezzi? Con quali scopi? Con quale senno?
Capitolo Usa:
In uno sforzo di scoraggiare lo sforzo di guerra cinese, gli Stati Uniti, il Regno Unito e il governo olandese in esilio (che manteneva ancora il controllo dei ricchi campi petroliferi delle Indie Orientali Olandesi (l'attuale Indonesia) interruppero la vendita di petrolio e acciaio (entrambi materie prime necessarie allo sforzo bellico) al Giappone. Il Giappone considerò ciò come un atto di aggressione, dato che senza queste risorse la sua macchina bellica si sarebbe arrestata. Non dimentichiamo che il Giappone, come la Gran Bretagna, dipendeva praticamente completamente da risorse straniere per rifornire la sua economia.
L'8 dicembre 1941, le forze giapponesi attaccarono i possedimenti della corona britannica di Honk Kong, Shanghai, le Filippine, all'epoca appartenenti al commonwealth statunitense; utilizzò inoltre le basi della Francia di Vichy nell'Indocina francese per invadere la Thailandia alla battaglia di Prachuab Khirikhan, quindi usando il territorio thailandese guadagnato per lanciare un un assalto contro la Malesia. Contemporaneamente, anche se tecnicamente il 7 dicembre a causa di differenze di fuso orario aerei giapponesi imbarcati su portaerei lanciarono un massiccio attacco contro la flotta statunitense ormeggiata a Pearl Harbor. Più di 2.400 persone rimasero uccise, 3 navi da battaglia e 2 cacciatorpediniere fuono affondati, oltre a altre perdite. Sebbene il Giappone sapesse che non avrebbe potutto sopportare una guerra sostenuta e prolungata contro gli Stati Uniti d'America, sperava che di fronte ad una massiccia e improvvisa sconfitta questi avrebbe negoziato un accordo che gli avrebbe permesso di avere via libera in Cina, ma gli Stati Uniti si rifiutarono di negoziare.
Sappiamo che il partito isolazionista era forte negli Usa, ma la volontà del governo era di natura totalmente opposta. Gli aiuti all'inghilterra prima e alla russia poi dimostrano fin troppo chiaramente come l'indirizzo del governo fosse quello già dalle prime fasi del conflitto. Quanto sopra ti mostra come gli il governo usa avesse lavorato per provocare l'attacco giapponese, e comunque, ammesso e non concesso che i giapponesi non si fossero lanciati contro Pearl Harbour (abbiamo già visto come la direzione non poteva essere che quella del conflitto) a creare un incidente ad hoc non ci sarebbe voluto molto (non solo coi giap, ma anche coi nazisti: per gli usa il fronte principale è sempre stato quello con i nazisti).
Come vedi lo scontro tra Giappone e Usa era inevitabile, e anche ammesso fosse avvenuto un anno (cosa peraltro quasi impossibile, viste le premesse) dopo le sorti dello scontro non sarebbero cambiate. Troppo elevata la disparità tra nipponici e americani.
Qualche cenno sulla marina imperiale:
Il Giappone, come la Gran Bretagna, dipendeva completamente da risorse straniere per rifornire la sua economia, quindi la Marina Imperiale Giapponese doveva assicurarsi e proteggere le fonti di materie prime (specialmente il petrolio ed altre materie prime del sud-est asiatico) che erano lontane e controllate da paesi stranieri (Gran Bretagna, Stati Uniti e Olanda). Per raggiungere questo obiettivo doveva costruire delle grandi navi da guerra dotate di estesa autonomia.
Per sostenere le politiche espansionistiche del Giappone la Marina Imperiale Giapponese avrebbe dovuto combattere le più grandi marine militari del mondo (secondo i termini del trattato navale di Washington del 1922 il tonnellaggio delle marine militari di Gran Bretagna, Stati Uniti d'America e Giappone doveva essere in rapporto 5:5:3). Pertanto era numericamente inferiore e le possibilità di espansione della sua base industriale erano limitate (particolarmente in confronto agli Stati Uniti). Pertanto le sue tattiche di battaglia tendevano ad affidarsi ad un livello tecnologico superiore (meno navi, ma più veloci e più potenti) e a tattiche aggressive (attacchi audaci e veloci per sopraffare il nemico, la ricetta dei successi ottenuti nei conflitti precedenti).
Per poter combattere la più numerosa United States Navy, la Marina Imperiale Giapponese dedicò molte risorse alla creazione di una forza superiore in qualità ad ogni marina militare dell'epoca. Di conseguenza all'inizio della seconda guerra mondiale il Giappone possedeva probabilmente la marina più sofisticata del mondo. Scommettendo sui rapidi successi di una tattica aggressiva il Giappone non investì in maniera significativa in organizzazioni difensive: avrebbe dovuto proteggere le sue lunghe linee di rifornimento contro i sottomarini nemici, ma non riuscì mai in questo compito, investendo scarsi fondi nella costruzione e sviluppo di navi scorta antisommergibile ed in portaerei di scorta.
Pertanto durante il periodo interguerra il Giappone prese la guida in numerose aree di sviluppo degli armamento navali.
Il giappone continuò a ricercare l'esperienza di esperti stranieri in aree in cui era arretrato rispetto all'Occidente: nel 1921 ricevette per un anno e mezzo la missione Sempill, un gruppo di istruttori areonavali britannici che addestrarono la Marina Imperiale Giapponese su diversi nuovi aerei, come il Gloster Sparrowhawk e su varie tecniche, come le tecniche di attacco con areosiluranti e il controllo di volo.
La Marina Imperiale Giapponese iniziò la guerra del Pacifico con 10 porteerei, all'epoca la più grande e moderna flotta del mondo di questo tipo. Comunque diverse portaerei giapponesi erano di piccole dimensioni in accordo alle limitazioni imposte alla marina dalle Conferenze Navali di Londra e Washington. All'inizio delle ostilità gli Stati Uniti possedevano 6 portaerei, di cui solo 3 operavano nel Pacifico, mentre il Regno Unito ne possedeva 3, di cui solo 1 operante nell'oceano Indiano. Le portaerei giapponesi come la Shokaku e la Zuikaku, eccedevano ogni altra portaerei al mondo in prestazioni e capacità fino allo sviluppo statunitense a guerra in corso della classe Essex.
Il Giappone iniziò la guerra con una forza aereonavale adeguata, progettata intorno al miglior caccia navale dell'epoca, il Mitsubishi A6M (famoso come "Zero"). Il corpo dei piloti giapponesi all'inizio della guerra era, grazie all'intenso addestramento e all'esperienza di prima linea nella Guerra Cino Giapponese, di ottimo calibro se confrontanto ai loro contemporanei. La Marina possedeva anche una competente forza di bombardamento tattico basata sui bombardieri Mitsubishi G3M e Mitsubishi G4M che stupirono il mondo affondando per la prima volta una corazzata nemica in mare, la HMS Prince of Wales e, in seguito, la HMS Repulse.
Il Giappone possedette di gran lunga la più diversificata flotta di sottomarini della Seconda guerra mondiale, incluse torpedini guidate (Kaiten), sottomarini minuscoli (Ko-hyoteki, Kairyu), sommergibili costruiti per missioni specifiche (soprattutto per l'esercito), sommergibili a lungo raggio d'azione (molti dei quali trasportavano un aereo), sottomarini (distinti dai sommergibili per avere maggiore velocità in immersione) già all'inizio del conflitto (Sentaka I-200) e sommergibili in grado di portare diversi bombardieri (il più grande della seconda guerra mondiale, il Sentoku I-400). Questi sottomarini furono anche equipaggiati con le torpedini più avanzate del conflitto, le Long Lance con propulsione ad ossigeno.
Come abbiamo visto il giappone aveva investito fin dagli anni '20 fortissime risorse nello sviluppo della sua marina (in fondo è unaaserie di isole!!!), arrivando ad avere la terza potenza marina nel mondo (e francamente, in un ipotetico 1vs1 tra marina imperiale e Royal Navy non so chi avrebbe trionfato...). Questo ci ricorda che la forza del sol levante stava insita nella marina, e non nell'esercito, come erroneamente hai affermato.
Tutto questo dovrebbe dimostrare chiaramente come in estremo oriente e nel pacifico le cose non sarebbero potute andare in maniera diversa da come sono andate.
Poi passeremo alla Germania.
Chi non conosce la storia è costretto a riviverla.
"Contro la stupidità, neanche gli dei possono lottare" (Friedrich von Schiller)