00 21/02/2008 16:06
Sappiamo che Catone (il Censore), conservatore agrario, non era certamente un filo-greco in fatto di cultura, disprezzata, ma in fondo temuta.
Divertente e un po’ sconcertante (non so dirvi quanto ingenuamente) il modo in cui trattava la scienza medica greca che usava mandare presso gli stessi romani dei propri medici con lo scopo d’insegnare la materia: il buon Catone sosteneva nei “Praecepta ad filium” (libri dedicati al figlio) che i greci avendo fatto giuramento d’uccidere tutti i barbari (per cui anche i romani) di proposito solevano mandare medici a Roma e nella penisola italiana al solo scopo non di guarire, ma di sterminare la gente.
Battute a parte, Catone probabilmente capiva che i greci disprezzavano fondamentalmente i romani: per loro, colti e raffinati ed in qualche modo una razza intellettualmente superiore, diventava difficile accettare chi li aveva sconfitti.
Catone capiva anche che il cittadino romano con il tempo si sarebbe in qualche maniera lasciato andare all’accettazione di questa cultura e ciò, secondo lui, sarebbe stata una perdita incalcolabile per gente abituata a pensare ed agire in modo diverso.
In lui forse esisteva la paura che il cittadino romano perdesse parte di quello “spirito” base delle imprese dell’Urbe: insomma l’accettazione della cultura greca da parte dei romani doveva andare di pari passo con la l’assimilazione della cultura latina da parte del mondo ellenico.