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BASKET CONFIDENTIAL di Marco Sassella. 20.02.2008.
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20/02/2008
16:31
BASKET Giovani in crisi: quando il talento non basta...
Marco Sassella
Giovani in crisi: quando il talento non basta....
di
Marco Sassella.
Esiste veramente nello sport la crisi dei valori? Nella pallacanestro che ho vissuto io negli ultimi anni dovrei direi di sì. Molti giovani che avrebbero potuto puntare al grande salto di categoria – non che sia obbligatorio volerlo – hanno abbandonato prima di averci provato veramente. Di talenti ce ne sono diversi nelle nostre palestre e sono anche buoni, ma poi si spengono o si perdono perché a detta degli allenatori: «È un gran talento ma non ha la testa, non ha voglia, non vuole lavorare…» Non potrebbe essere un fallimento dell’allenatore che non è riuscito a trasmettere loro i valori dello sport? Gli stessi che rientrano nella crisi dei valori molto sbandierata da tutti in questi ultimi tempi? Non voglio e non posso giudicare il lavoro svolto da tutti gli allenatori e questa è unicamente una mia teoria. Oltre agli aspetti tecnici gli allenatori del nostro vastissimo movimento giovanile dovrebbero anche avere la capacità di gestire situazioni e di imporre certi valori con convinzione e costanza seguendo una linea precisa. Sono convintissimo che fare l’allenatore giudiziosamente non sia cosa facile, assolutamente. Deve essere una persona equilibrata e la sua coerenza e onestà non possono lasciar trapelare dubbi o illazioni altrimenti perde la credibilità. È più difficile fare l’allenatore di un gruppo di ragazzi adolescenti piuttosto che farlo per la prima squadra. Insegnare la tecnica, gli schemi, qualche situazione di gioco e poco altro a degli uomini è indubbiamente più semplice che trasmettere dei valori a dei «ragazzi testosterone». Sotto l’ombra e l’attento sguardo di mio padre sono cresciuto nel movimento cestistico ticinese e ho giocato per diversi allenatori e società anche da ragazzino. Durante la fase critica adolescenziale sono passato alla Federale nelle mani di Stefano Lips. Irruente, determinato, a tratti militaresco e incomprensibile, esagerato ma coerente è riuscito a trasmettere certe regole e valori oltre ad aver creato unbel gruppo (forse di esaltati, ma esaltati per la pallacanestro). Non penso sia l’ esempio ideale per un allenatore ma, a modo suo, è riuscito a trasmettere certi valori importanti per la crescita sportiva e non solo. Chi è emerso nella pallacanestro degli ultimi anni e/o gioca alle nostre latitudini è spesso figlio di un ex giocatore o allenatore. I vari Stockalper, Raga, Mladjan, Karen Twehues hanno probabilmente ricevuto le chiavi del successo sportivo, ma soprattutto l’esempio, dai propri genitori. Altri sono cresciuti con una mentalità ed una determinazione che hanno radici nei paesi dell’ Est (Dacevic, Smiljanic, Crnogorac, Lukovic…). Se la giovane promessa ticinese non trova spazio nel basket ad alto livello un motivo ci sarà. Non sono convito che bisogna addebitare la colpa unicamente agli allenatori della prima squadra. Il più delle volte, per quel che ho vissuto io, mancano di determinazione e di voglia di lavorare ma non di talento (ciò che dispiace è proprio questo). La mia domanda è: questi «attributi» non si sarebbero potuti insegnare o creare nel movimento giovanile?
© Corriere del Ticino
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