Quando la porticina si richiuse alle spalle di Halya, il gruppo si ritrovò nella silenziosa oscurità del vicolo sul retro della locanda.
Jarek trasse un profondo respiro ed alzò gli occhi ad osservare il cielo notturno. Ad oriente, un vago chiarore preannunciava l’arrivo dell’alba.
L’alba…
Si sarebbero messi in viaggio senza dormire e, per di più, Jarek si rese conto solo in quel momento che erano anche senza cena. Il pranzo che Corlan aveva offerto loro era stato abbondante, ma in seguito gli eventi che si erano susseguiti alla locanda aveva distratto l’attenzione di tutti dalle cose più pratiche.
Senza mangiare e senza dormire: un modo eccellente per iniziare un viaggio dalle implicazioni quantomeno oscure.
Scrollò le spalle e riportò l’attenzione sui suoi compagni.
“Bene, Halya,” disse.
“Fai strada, ti seguiamo.”
L’Elfa annuì senza dire nulla e si avviò silenziosamente per i bui vicoli di Lualis.
Attraversarono la città, assicurandosi di evitare le strade più illuminate, senza che a nessuno venisse in mente di proferir parola. Infine, Halya si arrestò nei pressi di un grosso capannone, davanti al quale c’era un cortile cinto da una palizzata. Rimanendo addossata ad un muro in modo da rimanere nell’ombra, l’Elfa indicò con un cenno le due guardie sedute di fronte al cancello della palizzata, intente a giocare a dadi alla luce di due torce infisse ai lati del cancello.
Con gesti eloquenti, Halya comunicò agli altri di essere il più silenziosi possibile. Poi, come un gatto, scivolò oltre il muro, attraversò un breve tratto illuminato dalle torce del cancello e si rituffò tra le ombre sul lato sinistro della palizzata.
Jarek, Naetro e Vilahir la seguirono, non senza qualche apprensione, e poco dopo si riunirono ad Halya nell’oscurità sotto la recinzione.
“Incredibile!” sussurrò Naetro.
“Non si sono accorti di noi. Ero sicuro di aver fatto un rumore d’inferno.”
“Lo hai fatto, infatti,” bisbigliò critica Halya, squadrando il guerriero da capo a piedi.
“Ma sono sempre più convinta che gli Uomini siano caratterizzati da sensi offuscati. Se quelle guardie fossero stati Elfi, non l’avremmo passata liscia.”
“Ma per nostra fortuna non lo sono, giusto?” tagliò corto Jarek.
“Ora che si fa?”
“Scavalcheremo la palizzata,” lo informò Halya mentre frugava nel suo zaino, traendone una corda con rampino.
Con l’aiuto della corda, l’operazione fu semplice e silenziosa. Quando tutti furono dall’altra parte, mentre l’Elfa recuperava la corda e la riponeva nello zaino, Naetro si rivolse a Jarek:
“Mi auguro che sia finita qui. Non è il mio mestiere quello di sgattaiolare come un ratto.”
“Come direbbe Corlan…” cominciò Jarek.
“…Tutti dobbiamo fare i nostri piccoli sacrifici,” terminò per lui Naetro, infastidito.
“Comincio a trovare seccante il senso dell’umorismo di Corlan.”
Jarek si limitò a stringersi nelle spalle, prima di voltarsi per seguire Halya e Vilahir che si stavano intanto dirigendo verso l’ingresso del capannone. Borbottando un’imprecazione, Naetro si incamminò dietro di loro.
Halya guidò il gruppo all’interno del magazzino, fino alla stanzetta nella quale era sbucata in compagnia di Wulf, all’andata. In poco tempo, l’Elfa ritrovò la porta segreta che conduceva al tunnel, la aprì e, dopo aver atteso che gli altri la oltrepassassero, varcò l’ingresso e si richiuse l’uscio alle spalle.
Percorsero il tunnel sotto il lago con buon passo, giungendo alle scale che salivano ai sotterranei della torre. Salirono, ed Halya li guidò attraverso il passaggio tra le macerie dei sotterranei. Poi, proprio sotto la scala che conduceva alla botola di Wulf, l’Elfa si bloccò con un’esclamazione.
“Cosa c’è adesso?” volle sapere Jarek.
“La chiave. Non ho chiesto a Wulf di darmi la chiave della botola,” spiegò Halya in tono irritato.
“Vuoi dire che siamo bloccati qui?” chiese Vilahir, incredulo.
“Eh, no!” fece Naetro, oltrepassando di gran carriera gli altri e salendo le scale fino alla botola.
“A costo di sfasciarla a testate, usciremo di qui!”
“Halya, mi meraviglio di te…” disse Jarek all’Elfa.
“Non so cosa dire…” rispose Halya, imbarazzata.
“Magari potreste aspettarmi qui mentre torno indietro a prendere la chiave…”
Furono interrotti da Naetro, il quale scoppiò a ridere e li chiamò.
“Venite qui, invece di parlare a vanvera. La botola è aperta.”
“Come hai detto?” chiese Jarek.
“Ho detto che Wulf ha lasciato aperta la botola. Possiamo uscire,” spiegò Naetro. E senza attendere che gli altri lo raggiungessero, salì le scale ed uscì all’esterno.
Poco dopo, furono tutti tra le rovine della torre, constatando che ormai l’alba era prossima e che il buio della notte aveva lasciato il posto ad un chiarore sempre più diffuso. L’aria era fresca e pungente, ed aveva il profumo dell’erba umida di rugiada.
[Modificato da bvzk 30/01/2008 18:00]