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Dopo più di due anni di produzione della Ford Mustang e un sensazionale successo di vendite (circa 1 milione e 300 mila unità), la General Motors stabilì che era venuto il momento di prendersi la rivincita introducendo un’automobile che sposasse il segmento delle cosiddette pony car (sportive di dimensioni inferiori rispetto allo standard americano e più gestibili). Proprio sulla scorta del successo clamoroso che la Ford Mustang ottenne in breve tempo (era in vendita dall’aprile del ’64), ai vertici della GM non andava giù che i loro principali concorrenti avessero vita così facile per una nuova tipologia di automobili. Del resto la GM aveva sempre dimostrato di esprimersi al meglio quando si trattava di auto sportive, dunque non poteva sottrarsi a questa battaglia. La divisione Chevrolet aveva una sportiva che Ford non poteva certo vantare, la Corvette, ma l’exploit Ford con la Mustang aveva aperto le porte a un’altra categoria di auto, che il pubblico americano mostrava di gradire molto. Le “pony car” si rifacevano al filone delle “muscle car” senza essere delle sportive estreme, creando in quegli anni il punto di partenza per un’immagine più giovanile dell’automobile statunitense.

Per le Case USA rappresentava il classico business-affaire: oltre a realizzare grossi numeri di vendita, c’era la possibilità di stabilire una supremazia fra le Big Three (Ford, General Motors e Chrysler), le Tre Grandi che si dividevano il mercato a stelle e strisce. Senza contare che era altrettanto importante offrire un’immagine rilevante nelle competizioni, dove nuove categorie,
sempre più seguite dal pubblico, davano un ottimo ritorno commerciale. Nella seconda metà degli anni Sessanta la guerra commerciale diede frutti spettacolari, con le “muscle car” che conobbero un’epoca breve ma molto intensa. Alla fine del 1967 la Chevrolet risultò al primo posto delle vendite con una gamma molto ampia e capitalizzò ben 1.948.410 unità (circa 200 mila in più rispetto al marchio Ford), grazie anche alla nuova Camaro. La considerazione che ne deriva è la seguente: se alla General Motors va riconosciuto il titolo di aver inventato questo tipo di auto con la Pontiac GTO, alla Ford spetta il merito di aver reso queste auto accessibili a molti clienti. Della lotta a Ford furono incaricate due divisioni GM, la Chevrolet e la Pontiac. La nuova auto con indirizzo sportivo della Chevrolet Division venne battezzata Camaro (Firebird per la Pontiac). Fu presentata su progetto iniziale dello stilista Bill Mitchell e identificata con il soprannome di “Mustang-fighter”, cioè l’arma per combattere il successo della giovane concorrente di casa Ford.

La prima Chevrolet Camaro fu realizzata su piattaforma “F-body” da 108 pollici di passo (2.743 mm) ed esordì in versione Hardtop Coupe e Convertible, con una disponibilità di personalizzazioni a dir poco vasta. Si poteva ordinare con ben 80 “factory options” (accessori della Casa) più 40 applicabili dai vari concessionari, sulla base di tre livelli di equipaggiamento e motori di sei cilindrate e nove livelli di potenza. I tre equipaggiamenti più ambìti che distinguevano i modelli, oltre alle versioni base, avevano una principale identificazione e furono siglati RS (Rally Sport), SS (Super Sport) e Z/28. La Camaro RS si presentava con una mascherina anteriore in colore nero con fari a scomparsa e accessori sportivi nell’allestimento interno.
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