00 18/01/2008 22:54
Creato un lievito-Matusalemme


I ricercatori sono ora a caccia di farmaci capaci di imitare le modificazioni ottenute geneticamente nel lievito



Piccoli cambiamenti genetici e una dieta stretta sembrano essere il segreto della longevità delle cellule, almeno da quanto risulta da una ricerca condotta da ricercatori dell'University of Southern California. Come riferiscono sul numero del 25 gennaio prossimo della rivista on line ad accesso libero PLOS Genetics, in questo modo essi sono infatti riuscita a far sopravvivere per un tempo incredibile, e senza effetti collaterali, campioni di cellule di lievito (Saccharomyces cerevisiae), che normalmente sopravvivono per una settimana.
"Abbiamo allungato di 10 volte la durata della loro vita - ha detto Valter Longo, che ha diretto la ricerca - e credo che sia la durata massima mai raggiunta per qualsiasi tipo di organismo." Nel 2005 lo stesso gruppo di ricerca era riuscito a ottenere un allungamento di vita di cinque volte.

Per la loro relativa semplicità, le cellule di lievito sono fra le più studiate e conosciute a livello molecolare e genetico. E proprio grazie a tale semplicità il loro studio ha permesso di scoprire e analizzare alcuni dei più importanti geni meccanismi di regolazione dei processi di invecchiamento in azione anche nel topo e in altri mammiferi.

Nello studio i ricercatori hanno identificato una importante sovrapposizione fra i geni già implicati nella regolazione della lunghezza della vita nei lieviti e nei mammiferi, e quelli coinvolti nell'allungamento della vita in uno stato di restrizione calorica.

"Abbiamo identificato tre fattori di trascrizione che sono molto importanti per gli effetti della restrizione calorica, e allo stesso tempo abbiamo mostrato che la restrizione calorica non è sufficiente, in assenza di tali fattori di trascrizione, perché in tal caso l'allungamento che si ottiene è molto limitato", ha spiegato Longo. Diversi studi precedenti avevano suggerito che un regime di restrizione calorica riduce la morbilità e allunga la vita nel lievito e nel topo, ma questo risultato non è stato testato né su primati non umani né sull'uomo.

In particolare, per ottenere il loro risultato, i ricercatori hanno tenuto in uno stato di restrizione calorica ceppi di lievito in cui avevano precedentemente silenziato due geni, RAS2 e SCH9, coinvolti nell'invecchiamento nei lieviti e nella genesi tumorale nell'uomo.

Lo stesso gruppo di ricerca firma anche un articolo sul numero del 14 gennaio del Journal of Cell Biology, in cui mostra che quelle stesse variazioni genetiche sono in grado di bloccare i processi degenerativi nel modello ricreato nel lievito della sindrome di Werner/Bloom, una rara sindrome di invecchiamento precoce.

L'idea è ora quella di progettare farmaci che permettano di riprodurre ciò che nel lievito è stato ottenuto con una mutazione genetica: in realtà, osserva Anna McCormick, del National Institute on Aging, all'inizio il metodo utilizzato da Longo è stato considerato controverso, ma ora la comunità scientifica ne sta accettando l'utilità. Si ritiene infatti che sia quanto meno applicabile, in prospettiva, nei confronti di quelle cellule che per la maggior parte della vita non si replicano, come nel caso, per esempio, delle cellule cerebrali.
(gg)



da: lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Creato_un_lievito-Matusalemme...


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