Su quest'argomento avrei un milione di cose da dire, anche alla luce della discussione portata avanti in questo topic. La tragedia dei rifiuti, anche se se ne parla appena di meno sui mezzi di informazione, è ancora tutta qui nella sua enorme gravità, senza precedenti. E non si sa come e quando se ne potrà uscire.
Dettò ciò, mi soffermo su un solo punto, rispondendo alle cose dette da Pie contro le posizioni di Grillo (che, per grazia di Dio, non sono solo sue) in merito agli inceneritori.
Non sono ovviamente d'accordo con Pie per pochi e semplici motivi.
Primo, gli inceneritori non sono una soluzione, né nel breve, né nel medio periodo. Innanzitutto, l'inceneritore di Acerra aprirà, se tutto va bene (o male, a seconda dei punti di vista), non prima della primavera 2009. In secondo luogo, gli inceneritori possono bruciare solo Cdr (combustibile ottenuto dai rifiuti), che sia prodotto secondo le norme vigenti. Cioè a dire, l'inceneritore presuppone l'inizio di una raccolta differenziata generalizzata già cospicua rispetto a quella attuale (ridicola, come tutti sanno).
Quindi, la raccolta differenziata (in prima istanza per la separazione della parte organica) è il primo passo, obbligato, verso qualsiasi soluzione strutturale al problema rifiuti in Campania.
A questo punto entra in campo una scelta di valori, di modello.
Da una parte la raccolta differenziata finalizzata all'incenerimento, dall'altro la raccolta differenziata finalizzata al riciclo, al riutilizzo, supportata dalla riduzione, alla fonte, della produzione di imballaggi e materiali non facilmente riciclabili.
Gli inceneritori "funzionano", da un punto di vista economico, solo se bruciano rifiuti al massimo della loro capacità. La produzione di energia (peraltro nel modo MENO efficiente in assoluto per rendimento) e il contributo statale (il famoso Cip6, tassa per finanziare le energie rinnovabili che veniva fraudolentemente assegnato ai gestori di inceneritori, che invece inquinano) compensavano gli enormi costi di gestione degli impianti. Ora la Finanziaria ha finalmente cancellato il Cip6 e l'affare incenerimento ha perso molto del suo appeal finanziario. Unica alternativa per i gestori, il sovradimensionamento, il bruciare sempre di più.
L'inceneritore di Acerra potrebbe da solo, al 75% delle sue possibilità, incenerire tutti i rifiuti prodotti oggi dalla regione Campania (che non ricicla affatto). E il piano di governo ritiene di dover aprire altri 2 inceneritori aggiuntivi, seppur più piccoli, a Santa Maria La Fossa e a Salerno.
L'incenerimento, quindi, è una strada OPPOSTA all'obbiettivo del riciclo, riutilizzo e riduzione della produzione dei rifiuti. Ed è una modalità più che compatibile agli attuali standard, folli, di consumo e spreco di materiali e risorse, il famoso consumismo.
Chi spinge per gli inceneritori lo fa in maniera consapevole, con un progetto di lungo periodo, e non per risolvere il problema tragico di questi giorni.
Tutto ciò senza aver parlato un attimo del costo ambientale dell'incenerimento, che lascia un 30% di ceneri da smaltire in discarica, che è cancerogeno ed altre amenità in serie.
Rimane l'alternativa riciclo, l'obiettivo "Rifiuti 0", come un po' utopisticamente si chiamano alcuni comitati.
Pié dice che l'antropologia napoletana, mi sembra di capire, impedirebbe una raccolta differenziata porta a porta.
Niente di più sbagliato: sorvolando qui sull'esistenza di una natura comune a tutta la popolazione, le modalità di riciclo più avanzate prevedono lo sconto (e non il calcolo di una tariffa) sulla Tarsu (la tassa sui rifiuti) quanti più rifiuti si riescono a riciclare o cmq a differenziare, mediante l'utilizzo di schede magnetiche. Addirittura in alcuni paesi europei il deposito di materiali come le bottiglie di plastica fa ricevere direttamente denaro.
Lo scenario che mi viene in mente, applicando questi strumenti elementari da un punto di vista tecnologico, è magari di napoletani che si rubano i rifiuti tra loro, o di ragazzini che fanno dei raid per trovare più alluminio o più vetro. Non certo i rifiuti a mare.
Perché i materiali, quando sono differenziati, sono una ricchezza.
Nelle zone del nord Italia dotate di inceneritori, la raccolta differenziata è in ogni modo alta rispetto a Napoli (può arrivare fino al 40%), ma è dovuta in buona parte al senso civico della popolazione, ad abitudini ormai consolidate. Ma la percentuale di riciclo e riutilizzo, che è la cosa più conveniente e meno inquinante, è relativamente bassa.
Le percentuali più elevate di raccolta differenziata si ottengono in zone (soprattutto piccoli paesi che sono in grado di utilizzare subito come compost la frazione organica) dove inceneritori non ce ne sono. E la percentuale arriva al 70, 80%.
E' una scelta di modello di sviluppo, si sarebbe detto una volta. Di modalità di consumo.
Gli inceneritori producono profitti ad una lobby che spesso è a diretto contatto con gli amministratori pubblici (vedi i contatti fra Bassolino e il gruppo Romiti-Impregilo), ma danni alla collettività, in termini di inquinamento e in definitiva anche in termini economici.
Da un servizio pubblico come la raccolta dei rifiuti non dovrebbero risultare profitti. Così come dalla gestione di beni primari come l'acqua e l'energia. Ma, appunto, queste cose parlano di alternativa al nostro modello economico.
Tornando a Napoli, e finisco, servono certo degli investimenti per costruire l'impiantistica di appoggio alla raccolta differenziata.
Cioè soldi. Ma una piccola parte di quelli spesi negli anni per finanziare un gruppo come la FIbe-Impregilo (e dimenticando tutti quelli finiti direttamente in tasca alla camorra).
Quindi, gli inceneritori non sono l'unica soluzione possibile, a cui si oppongono degli ambientalisti utopisti e irresponsabili, e che tutte le persone ragionevoli dovrebbero accettare con sommo gaudio.
Sono in realtà uno strumento di profitto per i soliti noti e un carrozzone sotto tutti i punti di vista nocivo.
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"Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri" (G. Gaber)