00 08/02/2008 09:04
da www.ilsecoloxix.it
08 febbraio 2008
Merlo presidente: «Ora si volta pagina»
Samuele Cafasso

Luigi Merlo ha deciso di dire al porto di Genova - di cui da mercoledì sera è presidente - una scomoda verità. Ha attraversato per la prima volta da numero uno dell’Autorità portuale i saloni di Palazzo San Giorgio, per ufficializzare alla presenza dell’ammiraglio Ferdinando Lolli il suo insediamento. Ad aspettarlo non c’era il suo predecessore, Giovanni Novi, da lunedì agli arresti, ma la folla dei dipendenti scioccati da una inchiesta giudiziaria che spazia in lungo e in largo per le banchine della città, supera i confini dello scalo e avvelena tutta Genova. Sedutosi al tavolo della storica Sala dei Capitani ha acceso il microfono, ha alzato lo sguardo su giornalisti e dipendenti e così ha dipinto uno scalo abituato a sentirsi modello ed esempio a livello nazionale e non solo: «C’è bisogno di coraggio e innovazione - ha detto - perché il modello genovese è superato, inadeguato e, talvolta, sclerotizzato». Sclerotizzato: proprio così ha descritto lo scalo che primo in Italia avviò la privatizzazione delle banchine e che è rimasto in bilico tra passato e futuro. Oggi a Genova lavorano i grandi gruppi internazionali a fianco di numerosi imprenditori locali con molti meriti ma anche molte colpe, protagonisti di troppe liti e talvolta troppo piccoli per competere sul mercato internazionale. Vi è inoltre un assetto del mondo del lavoro del tutto particolare, dominato dal ruolo della Compagnia Unica dei Lavoratori.

Luigi Merlo ha ieri fatto capire che in tutto questo vuole mettere le mani: è salito a Palazzo San Giorgio con il favore di molti - il presidente della Regione Claudio Burlando, una larghissima fetta degli operatori genovesi e parte dell’oramai defunto governo Prodi - ma non pensa nemmeno lontanamente di avere dei debiti da soddisfare: «Ascolterò tutti con attenzione, ma deciderò sempre in autonomia».

Parte così all’insegna della promessa di cambiamento e del decisionismo - ma anche con un forte richiamo alla necessità di lavorare assieme, ricucire, mettere da parte le conflittualità degli ultimi anni - il mandato di presidente del porto dell’oramai ex assessore ai Trasporti della Liguria: il successore di Giovanni Novi e Giuliano Gallanti programma nel primo giorno di lavoro un incontro con la stampa, nel pomeriggio si vede con i dipendenti, si prepara a 15 giorni di lavoro in silenzio: chiede ai giornali “una moratoria” per studiare le carte - parlerà solo dopo - ma nel frattempo traccia alcune linee guida.

Cornigliano è la carta a sorpresa che Merlo gioca quando un giornalista gli chiede cosa farà per aumentare gli spazi a disposizione del porto: «Intanto vanno utilizzate meglio le aree a disposizione, in prospettiva dobbiamo decidere cosa fare dell’Affresco di Piano. Poi, siccome sono abituato a dire le cose con franchezza, dico anche che a Cornigliano c’è un accordo di programma che forse non è pienamente rispettato. Se fosse veramente così, allora dovremmo pensare se è il caso di riconvertire alcuni spazi a funzione portuale». Il riferimento è alle aree Ilva dove Emilio Riva, secondo un accordo siglato a ottobre del 2005, svolge lavorazioni siderurgiche a freddo. Secondo alcuni esponenti del Pd genovese, però, Riva non sta investendo come dovrebbe: nasce da lì l’idea di sloggiare l’acciaio per far spazio alle navi. Siamo in piena rotta di collisione, insomma, su uno dei temi da sempre più caldi della politica economica cittadina.

Ci sono poi le grandi emergenze che Merlo intende affrontare dal primo momento: «In primis quella del Vte (il terminal di Voltri bloccato da quasi due settimane, ndr.), che sta determinando un danno inaccettabile al porto e alla città: si tratta di un danno all’economia, alle imprese e alla possibilità di avere più fondi per le infrastrutture grazie all’extragettito generato dall’incremento dei traffici. L’altra grande emergenza, quella delle dogane, intendo risolverla di concerto col governo». C’è poi il tema dei retroporti oltre-Appennino, i dragaggi, l’autotrasporto, i binari in porto. Una fitta agenda a cui ci sarà da aggiungere («ma ora non dico niente: devo studiare le carte») il Multipurpose e molto altro ancora.

Il resto, sono dichiarazioni di un metodo di lavoro imperniato su «un paziente lavoro di ricucitura»: la mano tesa al sindaco («la pianificazione del porto coincide con quella della città»), l’attestato di solidarietà a Giovanni Novi («gli sono umanamente e cristianamente vicino»), i ringraziamenti ai due sfidanti Mario Margini e Paolo Costa.

«Voglio che l’Italia e il mondo parlino di Genova non per le inchieste, i conflitti e i disagi, ma per i successi e le opportunità di crescita» è la frase slogan. «Come mi sento? - confida prima di andarsene - come il protagonista di Caos calmo: intorno sta succedendo di tutto, io spero di essere quello che, seduto sulla panchina, osserva e sa dare i consigli giusti».