00 19/12/2007 11:22
PALERMO - Sui giornali era spesso finita perché accusata dagli ambientalisti di ammorbare l’aria intorno a Partinico. E lì una una battaglia di querele, esposti, sentenze, non ancora finita. Ora, la titolare della più grande distilleria d’Europa, la donna dal polso di ferro, rivela un particolare che racconta una storia di vessazioni e minacce. Antonina Bertolino, ammette di aver pagato per stare tranquilla. Non una cifra da capogiro , considerato il volume d’affari della sua azienda, ma pur sempre di pizzo si tratta. L’imprenditrice versò dieci milioni di vecchie lire al clan Vitale di Partitico, dieci anni fa.
In realtà la richiesta del clan era stata di gran lunga più alta. Si parla di 100 milioni di lire, poi scesi a 30, infine a 10. A quel tempo Vitale, detto “Fardazza”, era ancora latitante e faceva sentire il suo peso in tutto il circondario. A ritirare la somma di denaro fu Salvatore Coppola, che pochi giorni dopo la consegna dei soldi fu arrestato per altri motivi. Ma prima di finire dentro restituì i soldi, lasciando perfino una traccia: un assegno. Recentemente processato, con rito abbreviato, è stato assolto. Coppola restituì i soldi, forse perché sapeva di essere stato spiato e filmato dalla polizia. Le indagini furonocondotte con grande discrezione. In quello stesso periodo la titolare della distilleria ebbe l’opportunità di essere scortata, ma lei rifiutò tutto. “Vivevo a Partitico, non volevo espormi, volevo stare tranquilla e non creare problemi ai miei familiari”. I particolari legati a questa vicenda estorsiva sono venuti fuori ieri durante il processo a carico di Vitale. Il boss era collegato in videoconferenza con l´aula della quarta sezione del tribunale di Palermo dove la titolare della distilleria è stata chiamata a deporre dal pubblico ministero Francesco Del Bene, nel processo per estorsione.

19-12-2007