00 22/11/2007 09:46










Le prime risultanze dopo un quarto di stagione indicano una presenza straniera massiccia ma mediocre e assegnano alle ticinesi una posizione di primo piano.

di

MEC




Siamo a un quarto della stagione e si possono co­minciare a intravedere quelle che saranno le risul­tanze di questa stagione. Lo diciamo con la consape­volezza che i continui cambiamenti di stranieri sa­ranno comunque variabili di un certo conto.
A proposito di stranieri non mi pare di aver visto un gran che, almeno per le compagini che si sono giocate i due punti al Palapenz e all’Elvetico. Se an­diamo poi a fare incontri incrociati e debiti confron­ti, non possiamo certamente stare allegri. La confer­ma che di giocatori svizzeri in campo ce ne siano troppo pochi è un fatto inoppugnabile e, parallela­mente, non so quanti fra stranieri arrivati ce ne sia­no di quelli che resteranno nella memoria. Il nostro basket è povero, non c’è dubbio, sia in campo ma­schile sia in campo femminile. Se consideriamo il valore di certi signori e certe signore “Nessuno” che approdano ai nostri parquet, non possiamo che es­sere convinti di questo status. L’unica squadra che si eleva sopra una media di mediocrità, lo diciamo con il conforto del commento di alcuni tecnici, è l’Olym­pic che si permette di schierare, almeno per ora, Ha­rold Mrazek come sesto uomo e Trésor Quidome come settimo. Le forze messe in campo dai burgundi sono tali per cui non c’è da dubitare che saranno protagonisti anche in questa stagione. Non che ci fosse bisogno di aspettare il 14 novembre per sco­prirlo, ma fino ad oggi i riscontri sulle altre squadre non erano molti. La squadra è stata costruita per l’Europa, o almeno per quel che di competizioni eu­ropee esiste per i nostri livelli. L’altro ieri sono stati sconfitti dagli austriaci dello Swans Gmunden che, potrei scommetterci, nessuno ha mai sentito prima di oggi. Da notare che Vogt, unico svizzero della con­tesa, ha totalizzato 0 minuti, mentre Mrazek alle trasferte non partecipa. Questo per dire come il di­vario fra il nostro orticello e quanto sta nel mondo del basket sia molto ma molto diverso.
Veniamo alle nostre squadre, falcidiate da infor­tuni e fughe più o meno tali. In prospettiva io le vedo bene e, considerato come possa essere difficile batte­re l’Olympic sulla lunga distanza campionato­playoff, credo si possa batterlo in una partita secca. Fra le squadre che possono fare lo sgambetto ci met­terei, oltre al Monthey e al Birstal, anche il Lugano e il Vacallo. Utopia? Non credo perché molto dipen­derà dalle scelte che le due società faranno. Per ora il Presidente Barattolo non vuole sbilanciarsi in ac­quisti: il motivo, lo intuiamo noi più che dirlo o ipo­tizzarlo lui, è che vuole fare un bilancio a fine anda­ta sul rendimento degli attuali americani. Il proget­to di costruzione impone pazienza certosina e voglia di sacrificare qualche risultato in proiezione futu­ra. Perché non c’è solo l’infortunio di Gay a incutere prudenza ma una lettura più ampia del rendimento degli altri due. Quindi il Vacallo potrebbe cambiare faccia, e non poco, in gennaio.
Stesso discorso per i Tigers. Petitpierre non solo ha dubbi, ma li ha in crescendo. La scialba risposta che gli han dato alcuni giocatori contro Ginevra l’ha messo nei dubbi; quale scelta fare per il secondo americano? Pietras ha dimostrato di saperci fare e potrebbe essere un buon punto d’appoggio: ma non è da 40 minuti, non fosse per la facilità con la quale fa i falli. Si tratta quindi di capire se ci vorrà un uomo a tutto campo, con punti e difesa nel pedigree, oppure un lungo per coprire le falle al centro. Non facile ma, azzeccando le scelte, il Lugano potrebbe non dover rimpiangere il ritorno di Greene negli USA.
Per il Riva, primo in classifica, stessa storia, ma più facile forse. È l’anno giusto, si chiedono le momo, per il colpaccio? Il ritorno pimpante e tutto sugo della Augugliaro, la continua crescita di Ma­tea Brezec e la grande attitudine della Smith, ag­giunte al ritorno di “Fosforo” Sakova, devono con­vincere il presidente Markesch e i suoi sponsor a in­gaggiare una sostituta della Witthier. Con Quagli, Mazzocchi e Broggini capaci di tenere sempre più concretamente il campo per far rifiatare le altre, il Riva ha un complesso che non dovrebbe avere com­plessi con nessuna avversaria. Si tratta, ovviamen­te, di non sprecare i pochi soldi che ci sono. Di brave giocatrici, per il nostro campionato almeno, ne è pie­na l’America e non solo. Ma un’occasione così po­trebbe anche non esserci più, considerato che l’età e la fase di studio di alcune pedine fondamentali po­trebbero creare un vuoto il prossimo anno. Quindi…


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