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Niji-kan Condominio Arcobaleno

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    MetalMario
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    00 16/11/2007 17:27
    Questo topic è dedicato all'inserimento delle citazioni che vi colpiscono più dai libri che state leggendo in questo periodo o che ricordate da altri che avete letto. E' preferibile che non siano brevi aforismi, caso mai per quelli potremmo mettere qualcosa a parte, ma di pezzettini articolati di dialoghi, monologhi o descrizioni, che vi abbiano fatto ridere, riflettere, pensare, immedesimare, quello che è. A volte una citazione azzeccata è più eloquente di un'intera recensione.
    [Modificato da MetalMario 16/11/2007 17:33]



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    MetalMario
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    00 16/11/2007 17:32
    Inizio io. Questa l'ho letta ieri sera a 'Radici' ed è la conclusione del primo capitolo, dopo la nascita del piccolo Kunta Kinta.



    Al chiar di luna, quella stessa notte, da solo con suo figlio, Omoro completò il rituale dell'imposizione del nome. Stringendo il piccolo Kunta tra le braccia robuste, si portò fino al confine del villaggio e qui, sollevandolo al cielo, gli sussurrò: <<Fend kiling dorong leh waratta ka iteh tee>> (Guarda: l'unica cosa più grande di te).

    da Radici (capitolo I)di A. Haley


    [Modificato da MetalMario 17/11/2007 10:07]



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    scizorfanatic
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    00 21/11/2007 20:01
    Radici di Harley? Com'è?



    -------------------------


    "A presto, amico mio, a presto.
    Mio caro, sei nel mio cuore.
    Questa partenza predestinata
    Promette che ci incontreremo ancora.

    A presto, amico mio, senza mano, senza parola
    Nessun dolore e nessuna tristezza dei sopraccigli.
    In questa vita, morire non è una novità,
    ma, di certo, non lo è nemmeno vivere"


    Sergej Esenin


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    MetalMario
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    00 21/11/2007 22:14
    Re:
    scizorfanatic, 21/11/2007 20.01:

    Radici di Harley? Com'è?


    Haley. Lui era un giornalista di colore americano mentre il libro, scritto intorno agli anni '70, è una ricostruzione del vissuto dei suoi progenitori, a partire da Kunta Kinte. Il libro inizia con la nascita di questo personaggio, avvenuta realmente a metà del XVIII secolo in un villaggio del Gambia.

    Si parte con le descrizioni della vita da villaggio, i riti di passaggio d'età, le feste musulmane, l'etica ma già in questo interessante quadretto, scritto sulla base delle storie che l'autore adorava farsi raccontare dalla nonna e che erano state accuratamente tramandate dallo stesso Kunta, si insinua l'ombra (all'inizio davvero solo l'ombra, sono presenti solo a parole ma tanto basta) degli uomini bianchi, i cosiddetti taubab, responsabili di innumerevoli scomparse di uomini. Senza contare quelli uccisi negli attacchi ai villaggi, sono molti i neri che scompaiono misteriosamente e qualcuno sostiene di aver visto i taubab (o peggio ancora, altri neri che si erano venduti ai taubab, gli infidi slatì) condurli in catene a bordo delle loro minacciose navi. Si sospetta che li deportino nelle Terre dei cannibali, dove diventeranno preda di esseri inimmaginabilmente crudeli.

    Non sappiamo dire se e di quanto si fossero sbagliati. Credo comunque che "Radici", senza usare uno stile romanzato, renda bene una minima idea della tensione che le popolazioni africane avranno provato in quel periodo storico, ancora prima di avere una minima idea di cosa sarebbe successo a troppi di loro. Kunta Kinte verrà inevitabilmente trascinato sulla nave fatale e di colpo non avrà più notizie dei suoi familiari e amici, né ne lascerà per loro. E finirà per trovarsi schiavo. Si continua con le storie dei suoi discendenti e la loro difficile integrazione in un nuovo mondo che a sua volta cercava di integrarsi col vecchio. Si passa dal problema della schiavitù per le questioni della 'democrazia' e il ku klux klan fino ad arrivare all'autore, e alla sua ricerca sul campo, in Gambia, che lo porta a scoprire una vecchia storia, la storia di una famiglia la cui linea era terminata con la misteriosa scomparsa di un uomo, Kunta Kinte. Il nodo si riallaccia.

    Mi pare interessate e allo stesso tempo toccante.

    [Modificato da MetalMario 21/11/2007 22:18]