00 06/11/2007 11:42
Ciao a tutti,
vi segnaliamo con piacere un'iniziativa che si svolgerà a Bruxelles, al Parlamento Europeo, il prossimo 21 novembre: si tratta di una conferenza intitolata "Generazione P - Lavoro Temporaneo: Una Forma di Occupazione Precaria in Europa" e organizzata dal network di Generation P (di cui facciamo parte noi di Generazione Mille Euro come referenti per l'Italia più Génération Précaire per la Francia, DGB-Jugend per la Germania, Fairwork e.V., Germany Plattform Generation Praktikum per l'Austria e European Parliament Stagiaires Association per il Belgio), l'unica "rete" collettiva in materia di Lavoro e Precarietà su scala europea.

Obiettivo della conferenza sarà quello di mettere un freno all'uso scorretto e indiscriminato di Lavoro Temporaneo e individuare e sollecitare una chiave comune di regolamentazione del problema all'interno dell'UE, e per fare questo è stato stilato un documento ufficiale che vi riporto di seguito in versione integrale:

Per un corretto "lavoro temporaneo" e per un proficuo accesso dei giovani nel Mercato Europeo

La situazione


Negli ultimi anni, la struttura del mercato del lavoro è cambiata drasticamente, con condizioni di difficile occupazione divenute sempre più diffusamente prevalenti in tutta l'Unione Europea (EU).
Questa evoluzione ha colpito in particolare i giovani, che incontrano enormi problemi nell'accedere al mercato del lavoro e che in molti casi si trovano ad affrontare condizioni gravose come le scarse retribuzioni, i periodi di impiego altamente variabili, la limitata sicurezza sociale etc.
Un esempio in cui le condizioni sono spesso molto precarie è il cosiddetto "lavoro temporaneo". Soltanto in Francia e in Germania i lavoratori temporanei sono almeno 1 milione e mezzo all'anno, e questo, proiettato su tutti i Paesi membri dell'EU, significa ci sono complessivamente ogni anno svariati milioni di lavoratori temporanei.

Certamente, un lavoro temporaneo prima o durante gli studi può essere un valido strumento per consentire ad un ragazzo di mettere in pratica le conoscenze teoriche assimilate all'Università e di orientarsi professionalmente. E può altresì estenderne l'esperienza individuale per agevolare una sua migliore integrazione nel mercato del lavoro.
Un corretto e onesto lavoro temporaneo fornisce questi benefici nel momento in cui soddisfa un bisogno del datore di lavoro limitato nel tempo, eroga un compenso appropriato, è soggetto agli standard di sicurezza sociale ed è strettamente correlato ad un progetto di formazione (ad esempio, un programma di studio).

Sfortunatamente, molto spesso il lavoro temporaneo non contempla queste condizioni, perdendo il suo carattere educativo. Quel che è peggio, un buon diploma universitario e un'ampia varietà di esperienze temporanee durante gli anni dello studio non garantiscono più l'accesso al mondo del lavoro e ad un impiego adeguato.
Secondo una ricerca della German Trade Union Confederation (DGB), quasi il 40% dei neolaureati si trova a svolgere lavori temporanei. La metà degli intervistati di una ricerca della German HIS ha dichiarato che il loro lavoro temporaneo non li ha affatto aiutati a trovare poi un impiego stabile. I loro compiti come lavoratori temporanei spesso equivalgono a quelli di un dipendente, ma senza analoga retribuzione. Il 50% dei neolaureati lavoratori temporanei non è proprio pagato, secondo una ricerca della DGB. Il cosiddetto "lavoro temporaneo", infatti, non è altro che un lavoro subordinato a tutti gli effetti che viene classificato come "lavoro temporaneo" al solo scopo di non versare un regolare salario e le tasse ad esso associate.

I giovani accettano queste difficili e disoneste condizioni perché le circostanze li obbligano a farlo. Se non trovano un adeguato lavoro stabile ma soltanto lavori temporanei, è chiaro che preferiscono questi alla disoccupazione. Né, d'altra parte, esistono alternative se le principali organizzazioni - siano esse società imprenditoriali, imprese no-profit o addirittura la pubblica amministrazione - offrono più lavori temporanei che lavori stabili. La conseguenza è stata la nascita di un "mercato del lavoro temporaneo" parallelo a quello tradizionale in molti paesi dell'Unione Europea. Tra quelli nei quali lo scenario appare particolarmente preoccupante ci sono la Francia, la Germania, l'Italia, la Spagna e l'Austria. Perfino le istituzioni europee e le loro lobby sono salite su questo carrozzone.

Le conseguenze socio-economiche sono enormi e hanno un impatto negativo su tutti gli stati dell'Unione Europea. A causa degli stipendi bassi (o inesistenti), i lavoratori temporanei non versano tasse o contributi di previdenza sociale in quanto rientrano al di sotto del tetto minimo utile. Così come il fatto che le aziende impieghino un esubero di lavoratori temporanei - talvolta superando addirittura quello degli impiegati regolari distorce il mercato interno europeo e ha effetti negativi sull'intero potere di acquisto dell'EU.

Per finire, i giovani impiegati in questi cosiddetti "lavori temporanei" non possono pianificare il loro futuro (per esempio, crearsi una famiglia), cosa che aggrava ulteriormente i problemi demografici dell'Europa. Questo spesso si accompagna a povertà, problemi sociali e ad una visione pessimistica dei benefici dell'integrazione dell'integrazione europea.
In conclusione, i recenti sviluppi nell'ambito del lavoro temporaneo rappresentano realmente una spinta verso il basso per quanto concerne la creazione di un modello sociale europeo.


Le nostre richieste

La situazione sin qui evidenziata non può più essere accettata. Come dimostra l'esperienza, il problema ha realmente una ripercussione negativa che attraversa l'intera Unione Europea, sebbene la sua precisa entità non sia ancora conosciuta a causa della mancanza di sufficienti dati statistici.
Allo scopo di limitare e prevenire le conseguenze socio-economiche sopra descritte, di fatto in conflitto con gli stessi ideali sociali alla base dell'EU, con il mercato interno e con la competitività, il mercato del lavoro fondato sul lavoro temporaneo necessita di un drastico ridimensionamento.

Per questo, chiediamo al Parlamento Europeo:

1. di sollecitare l'intervento dell'Unione Europea
- per includere il lavoro temporaneo nelle statistiche che interessano l'UE
- per ottenere dagli Stati Membri dati statistici sul lavoro temporaneo e, sulla base di questo,
- di produrre uno studio comparativo sulle differenti modalità di lavoro temporaneo in uso negli Stati Membri

2. di correggere l'impatto negativo del lavoro temporaneo sugli Stati Membri dell'UE adottando misure legislative e standard europei comuni.
Questi dovrebbero includere
- una limitazione alla durata del lavoro temporaneo
- uno stipendio minimo locale
- garanzie di sicurezza sociale conformi alle specifiche condizioni di ciascun Paese
- una connessione trasparente tra lavoro temporaneo e programma educativo scolastico


Vi terremo aggiornati sugli eventuali sviluppi di questa iniziativa, a riprova della nostra volontà e del nostro impegno nel muoverci in tutte le direzioni possibili per cercare di trovare una soluzione collettiva (e non strettamente individuale come fanno in molti) a questo problema...
[Modificato da info@generazione1000.com 06/11/2007 11:43]