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Cristianesimo e sette: storia di un rapporto conflittuale

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    00 11/09/2007 13:07
    a cura di Giovanna Laura D'Ambrosio sapere.it

    Il termine setta evoca immagini molto forti. Generalmente è costituita da un gruppo che condivide un’insieme di valori e di pratiche tali da distinguerlo all’interno della realtà sociale. In comune ci sono alcuni elementi, come il fatto di far capo a leader carismatici che oscillano tra modelli religiosi e consumistici, l’adesione assoluta a regole spesso ai limiti del lecito e l’utilizzo spregiudicato del denaro proveniente dalle donazioni. Gli obbiettivi e i contenuti sono molto diversi e legati ai contesti in cui tali movimenti si sviluppano, e qualsiasi definizione in comune diviene riduttiva e fuorviante.
    La setta infatti nasce all’interno di dinamiche religiose, politiche e sociali di cui è un’espressione estrema. O a volte è la manifestazione di un dissenso, dottrinale o pratico. Le sette dunque rappresentano una chiave di lettura della realtà in cui si sviluppano, sono portatrici di elementi innovatori spesso rifiutati dalle strutture di origine. Tutte le religioni monoteistiche come Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo, presentano al loro interno movimenti settari che sono stati condannati ed emarginati, ma che costituiscono una ricchezza spirituale di grande importanza. In questo senso lo studio delle sette cristiane getta luce su aspetti trascurati e sulle scelte operate dalla Chiesa con l’obbiettivo di ridurre la portata eversiva dei fenomeni stessi.
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    00 11/09/2007 13:07
    I primi secoli
    Il mondo ebraico in cui si sviluppa il Cristianesimo era un vivaio di sette più o meno complesse che si distinguevano dalla religione ufficiale per la modalità di vita e per l’approccio ai testi sacri. Coloro che aderiscono ad una setta sono infatti convinti di mettere in pratica al meglio i dettami della propria religione, e questa certezza assoluta della verità ha spesso portato ad estremismi di ogni genere. Il Cristianesimo nasce come una setta dell’Ebraismo ortodosso e in tal modo è vista dal mondo ebraico ma anche da quello romano dell’epoca. Gesù è uno dei tanti maestri che predicano l’avvento di tempi nuovi e si circondano di un gruppo più o meno ampio di seguaci, mantenendo vivo il richiamo agli scritti del Vecchio Testamento ma dando la possibilità di conversione anche a coloro che provengono da altre esperienze religiose, e addirittura ai “gentili” cioè ai pagani.

    Il primo periodo è caratterizzato da una diffusione capillare della fede nel Cristo, ma il Cristianesimo viene spesso confuso con altri culti come il Mitraismo o il Manicheismo, correnti religioso-filosofiche di carattere misterico. La caratteristica principale di questi gruppi, affini per alcuni aspetti al Cristianesimo, è la necessità di un percorso di iniziazione che permette agli adepti di accedere a livelli sempre maggiori di conoscenza e che li distingue dal resto della popolazione. Il Cristianesimo invece è aperto a tutti e pur prevedendo alcuni gradi al suo interno (quelli che saranno i sacramenti) non cade nel limite proprio delle sette, quello di riservare la diffusione dei contenuti ad un’elite che detiene la conoscenza.

    Questo è il centro del problema: come una setta diventi religione organizzata ,quali sono i fattori necessari perché questo avvenga e come il Cristianesimo sia riuscito a crearsi uno spazio all’interno della moltitudine di fermenti spirituali con cui coesisteva. Il cambiamento si ha quando la comunità cristiana viene riconosciuta dall’Imperatore Costantino e la sua esistenza legittimata all’interno dell’Impero, a questo punto tutte le energie vengono utilizzate per creare una struttura dottrinale e materiale tale da sostenere la chiesa nascente nel suo sviluppo. Non più riunioni segrete e simboli dipinti sulle pareti delle catacombe ma un’organizzazione piramidale che si ispira al modello della burocrazia romana e che giustifica la sua esistenza nella sua fondazione divina attraverso Pietro, il capo degli apostoli.