00 19/01/2008 14:54
Anzitutto ci tengo a definire l'album in questione indimenticabile e strepitoso, un album che ci offre una feroce riproduzione musicale della fragilità di Brian May e della sontuosità di Freddie Mercury, ma soprattutto l'eterno duello tra le forze del bene e quelle del male.
Ritengo davvero difficile scegliere quale lato sia migliore dell'altro ma dovendo farlo a tutti i costi preferisco il black side e non solo perchè anch'io come Freddie immagino la regina vestita di nero che avanza portando scompiglio e paura a differenza di Brian che invece, dotato di un carattere più tranquillo di Mercury, la descrive come una dolce regina bianca nel brano White Queen, ma perchè sono legatissimo alle canzoni The march of the black Queen e soprattutto The Fairy Feller's Master-Stroke scritta da Freddie dopo aver visto l'omonimo dipinto di Richard Dadd: sembra che, ogni volta che i Queen avessero del tempo libero, Mercury li portasse ad ammirare il quadro alla Tate Gallery di Londra, dov'è ancora oggi esposto.

Anche The Fairy Feller's Master-Stroke, come la maggior parte dei brani dell'album, è basato su leggende medievali. Il testo segue la claustrofobica atmosfera del dipinto e ne racconta ogni singola scena facendo riferimento diretto ai personaggi, ad esempio Queen Mab, Waggoner Will, il Tatterdemalion (lo Straccione) e altri, descrivendoli come nel poema di Dadd.

Adoro questo pezzo, il cui complesso arrangiamento è basato su una traccia base di pianoforte, basso e batteria, completata da clavicembalo e parti vocali e chitarristiche sovrapposte. Per la registrazione della versione studio Freddie Mercury suonò il clavicembalo e il pianoforte, mentre Roy Thomas Baker suonò le nacchere. Taylor definì The Fairy Feller's Master-Stroke il "più grande esperimento stereo" dei Queen, riferendosi al massiccio uso del panning durante il missaggio.