ROMA - Il giocatore, l'allenatore o qualunque tesserato della Federcalcio che prende parte a una rissa in campo, e magari la prosegue negli spogliatoi, deve essere bandito dallo stadio con il provvedimento del questore di allontanamento temporaneo, come avviene per i tifosi che provocano incidenti. Lo ha stabilito la Cassazione con una sentenza che rischia di creare ulteriore confusione nel mondo del calcio, già abbastanza agitato di suo.
Il caso nasce da una decisione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che non aveva convalidato il provvedimento preso dal questore nei confronti di un dirigente e d'un calciatore della società Calvi Risorta, che sarebbero stati costretti, dopo aver provocato una rissa in campo, a presentarsi alla stazione locale dei carabinieri durante l'orario delle partite.
A quel punto c'era stato il ricorso della procura di Santa Maria Capua Vetere, che adesso si è vista dare ragione dalla Suprema Corte, secondo cui «non può ipotizzarsi una rinuncia di giurisdizione da parte dello Stato in favore delle federazioni sportive, data la diversità tra tutela dell'ordine pubblico e repressione di condotte contrarie alla regolamentazione sportiva». Come dire che i calciatori, o altri tesserati, rissosi devono stare fuori dagli stadi proprio come gli ultras sottoposti a "daspo", cioè al divieto di assistere alle manifestazioni sportive.
Secondo Carlo Mazzone è una grossa novità, ma sulla sua effettiva applicazione il decano degli allenatori nutre dei dubbi: «Perché se uno perde la testa sa a cosa va incontro e la perde comunque. Con una pena superiore pensate che si facciano dei calcoli? Non credo sia la minaccia di questa pena che possa condizionare: quel giorno a Bergamo (quando andò sotto la curva del tifo atalantino, ndr) non mi fermava nessuno, la legge, l'ergastolo.... Io sono andato lì perché le offese erano forti, sulla mamma e sulla mia romanità, cosa che io non ho mai fatto a nessuno. La provocazione è stata forte».
Realista Pasquale Bruno, ex difesore di Juventus ,Torino e Fiorentina: «Il daspo anche ai giocatori? A me l'avrebbero dato al cento per cento per cento. Non sarei scappato da questa sentenza». Comunque l'ex difensore ritiene esagerata questa sentenza della Cassazione; «Posso capire soprattutto per un dirigente o un allenatore che devono dare il buon esempio, però per il giocatore un po' di scuse le posso trovare. La tensione, la stanchezza fisica e mentale possono portare ad atti che in condizioni normali uno non farebbe. Qualche giustificazione per i giocatori c'è, ma non per allenatori e dirigenti. Se non danno l'esempio loro che dovrebbero essere lucidi al massimo.... C'è un modo per evitare certi comportamenti? Secondo me no. Personalmente per come ero io, mi ripromettevo partita dopo partita di fare il bravo, però duravo tre o quattro partite e poi alla fine il carattere usciva».
Di parere opposto il portiere del Palermo, Alberto Fontana: «Noi calciatori dobbiamo dare l'esempio, in campo e fuori».
www.liberta.it
-------------------------------------------------------------------------------------
GARILLI & RICCARDI, LA NOSTRA FIDUCIA E' A TEMPO, CERCATE DI NON TRADIRLA NUOVAMENTE !!