Alessandro, questi tuoi appunti sono bellissimi... uniscono le Erbe alla Dea Strega, ad Ecate, alla Notte... alla Donna Notturna...
Medea la conoscevo poco e il suo mito non mi ha mai attirato molto...
Ma ne sono rimasta folgorata quando ho letto una citazione da un libro sulla Storia della Stregoneria (di P. G. Maxwell-Stuart) tratta da le Metamorfosi di Ovidio.
Ve la riporto in due versioni meravigliose, in cui si percepisce appieno la natura e la bellezza libera della Strega. La seconda, quella riportata dal testo di stregoneria, è quella che nonostante tutto è rimasta per me la fonte d'ispirazione...
"Mancavano tre notti perchè la falce lunare
si richiudesse a cerchio pieno. E quando splendette pienissima,
e guardò la terra con l'immagine tonda,
Medea uscì di casa indossando una veste slacciata,
a piedi nudi, coi capelli liberi e sparsi
sulle spalle, e vagò nel silenzio della mezzanotte,
sola. Uomini, fiere ed uccelli erano addormentati
in una quiete profonda; insinuatasi senza un sussurro,
le fronde tacciono immobili, l'aria umida tace
e splendono solo le stelle: tenendo a loro le braccia,
si gira tre volte e tre volte bagna i capelli
con acqua presa dal fiume, tre volte apre la bocca
urlando, inginocchiatasi sulla dura terra,
dice: "Notte, custode fedelissima dei segreti, auree stelle che insieme
alla luna succedete le luci del giorno;
tu, Ecate triforme che, complice della mia impresa
vieni in aiuto alle formule e alle arti dei maghi,
e tu, Terra che fornisci ai maghi erbe potenti;
voi brezze, venti, monti, e fiumi e laghi,
dèi delle selve e dèi tutti della notte, assistetemi. (...)"
Tratto da Le Metamorfosi, Ovidio, Traduzione di Guido Paduano, Edizione I Classici Collezione, Mondadori.
e questa è l'altra versione:
"Allorchè la luna rifulse nel cielo tonda e guardò con l'intera figura la terra di sotto, uscì di casa Medea con le vesti succinte, coi piedi nudi e con nude le chiome disciolte sugli omeri, e a mezza notte vagò per cupi silenzi senz'altre compagne: l'alta quiete sopiva la gente, gli uccelli e le fiere, non sussurravano le siepi, tacevano immote le fronde, l'umido cielo taceva e brillavano solo le stelle. Ella, tenendo nel cielo le braccia tre volte, gira su se stessa e tre volte si spruzza le chiome con l'acqua presa dal fiume e tre volte gridando, sul duro terreno inginocchiata, fece questa preghiera (...)."
Questo pezzo, tratto come dicevo dal libro Storia della Stregoneria di P. G. Maxwell-Stuart, segue con un'interpretazione di Medea come Strega, di cui riporto qualche parola:
"Ogni cosa è affrancata dai regolari vincoli che reggono il comportamento appropriato, vale a dire ammesso ufficialmente. Le donne portavano di solito i vestiti stretti alla vita con una cintura; Medea si è liberata di questa costrizione. Le donne rispettabili raccoglievano i capelli sulla nuca, o li arricciavano e li ornavano; Medea li scioglie. Di giorno, uomini e animali agiscono seguendo gli obblighi sociali (...); di notte, ne sono svincolati grazie al sonno. Di giorno, la gente parla e la loro vita è pervasa da vari rumori; qui Ovidio sottolinea il silenzio della notte, quando perfino la natura si astiene da qualsiasi rumore, per quanto plausibile. Anche il linguaggio è abitualmente retto da una serie precisa di leggi e convenzioni, mentre Ovidio dice che Medea "libera la bocca" per dare sfogo ai suoi lamenti. (...)
Si sovverte anche la luce solare, dato che Medea rivolge le sue invocazioni alla luce della luna piena, a mezzanotte."
E Medea raccoglie nella notte illuminata dalla Luna le sue erbe magiche... poichè ella è una Signora delle Erbe, un'Erbaria divina...
Splendida...