questo è l'inizio...un pò lunghetto ma non riesco a decidere cosa tagliare così l
Asia, pensavo di poterti mandare a casa, ma dovrai fermarti un po’ di più. Ci sono ancora alcune cose da ultimare”.
Ogni sabato la stessa storia. Alle 7 di sera quando mi illudo che la mia settimana lavorativa sia finalmente giunta al termine, arriva la Sig. Conti, la mia principale e come al solito trova qualcosa da ridire sul mio operato.
“Ma, signora, pensavo fosse tutto in ordine. Sa questa sera avevo anche un mezzo appuntamento e mi dispiacerebbe molto arrivare tardi. Cosa c’è che non va?”.
“Come cosa c’è?” esclama lei scendendo rapidamente le scale e raggiungendomi al pian terreno “Qui è tutto abbastanza pulito, ma di sopra, al terzo piano le scale e i pavimenti non sono del tutto brillanti e lo sai quanto ci tiene il Signor De Giusti a queste cose. Come minimo dovrai dare ancora una passata di cera. Per non parlare delle cornici dei quadri che sembra non abbiano visto l’ombra di uno straccio da mesi” spiega con il suo fare scorbutico e scontroso
“Ma signora… Si ricorda, stamattina le avevo anche telefonato per chiederle se almeno oggi potevo andare a casa per le sette…”
“Asia cara, mi dispiace per il tuo appuntamento ma finchè non imparerai a pulire tutto alla perfezione, come esigono i nostri clienti, dovrai abituarti a lavorare anche oltre il normale orario. Domani De Giusti ritorna e, vista la sua età, gli verrebbe un infarto se vedesse quella ragnatela che c’è su uno dei quadri su al terzo piano. Hai avuto quasi una settimana di tempo e sinceramente mi aspettavo qualcosa di meglio da te”.
“Non per contraddirla, ma sono tre piani da dieci stanze l’uno ed io ho fatto del mio meglio lo sa?”ribatto io sempre più nervosa
“Purtroppo non è abbastanza. Ora non perdiamoci in chiacchiere inutili. Prendi mocho e secchio e corri di sopra, così per le nove forse avrai finito. Naturalmente queste ore extra non te le pago, mia cara, hai sbagliato tu e non posso rimetterci io”.
“Ma…”
“Niente ma, fila di sopra. Ci vediamo lunedì, passa nel mio ufficio di buon ora per il nuovo incarico e buon divertimento per il tuo appuntamento”.
Detto questo se ne va sbattendo la porta ed io mi ritrovo per l’ennesimo sabato a fare delle ore straordinarie non pagate. Non ne posso più di fare questa vita.
Piano piano le lacrime iniziano a rigarmi il volto, ma non posso permettermi il lusso di piangere, così stancamente mi avvio verso il terzo piano, dove 100 metri quadrati di pavimento aspettano la mia seconda passata di cera. Mentre pulisco però la mia mente non può fare a meno di pensare. Gli altri sabati non mi pesava poi tanto continuare a lavorare perché l’unico appuntamento che avevo era quello con il mio divano per guardare un po’ di Tv. Eh già, da quando Luca, che era stato il mio ragazzo fin dai tempi della scuola, mi aveva lasciato per un’altra, mi capitava molto di rado di uscire la sera. Oltretutto anche Sandra, la mia migliore amica, aveva da poco trovato il grande amore della sua vita, ed io mi sentivo davvero molto sola, al punto che qualche volta ero stata contenta di lavorare fino a tardi, almeno avevo qualcosa da fare. Ma non stasera porca miseria! Dopo tanto tempo avevo un appuntamento e per di più con un ragazzo che era la fine del mondo.
Che gioia avevo provato due giorni fa quando quel bel ragazzo che tutte le mattine prende il mio stesso autobus mi aveva rivolto la parola.
“Ehi, fermati, ti è caduto qualcosa!” aveva urlato
Io, che stavo raggiungendo uno dei sedili di mezzo, mi ero voltata ed avevo visto lui, bello e sorridente, con in mano il mio nuovo telefono cellulare.
“Oh, che sbadata, grazie mille!” avevo balbettato, rossa in viso per l’emozioni di parlargli per la prima volta. Erano anni infatti che io di nascosto, salendo sul pulman, lo osservavo, ammirando quanto fosse bello e sognando il giorno in cui mi avrebbe rivolto la parola. E quel giorno era arrivato, non ci potevo credere.
Cercando di non farmi intimidire dai suoi stupendi occhi neri (che da vicino erano ancora più belli) avevo continuato dicendo “Sai l’ho appena comprato, mi è costato una fortuna, per cui non so davvero come ringraziarti”
“Ma ci siamo già visti da qualche parte?” aveva esordito lui dopo avermi fissato per qualche secondo senza dire niente.
“Bè, sono quasi 2 anni che prendiamo lo stesso autobus per andare in centro a Genova la mattina” avevo ammesso con un pizzico di delusione constatando che non si ricordava di me.
“Ah, davvero? Sai la mattina sono sempre un po’ addormentato e non mi guardo molto in giro”ammette sorridendo
“Eh già, è durissima svegliarsi presto, anch’io tutto quello che desidero è raggiungere in fretta un sedile per poter sonnecchiare ancora un po’” avevo continuato, mentendo perché ogni giorno il mio unico obiettivo era quello di riuscire a guardare, anche solo per un attimo, questo bel ragazzo che ora stava proprio davanti a me “Però sai, in 2 anni, ogni tanto si butta l’occhio qua e là, giusto?”
“Hai ragione. Io però devo essere un caso a parte, sembro sveglio, ma in realtà dormo ad occhi aperti. Ah, quanto odio alzarmi presto!”
“A chi lo dici!” Non ci potevo credere che stavo conversando con lui. Non vedevo l’ora di raccontarlo a Sandra.
“Ma perché non ti siedi qui?” mi aveva chiesto lui vedendo che, pur essendo quasi a metà viaggio, ero ancora in piedi. Io naturalmente avevo accattato ben volentieri e avevo preso posto nel sedile vicino al suo.
“Che scemo, non mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Gianni e tu?”aveva detto lui tendendomi la mano.
“Adelasia, ma tutti mi chiamano Asia, piacere di conoscerti”
“Adelasia? Che razza di nome è? Non l’ho mai sentito”
“Bè è una storia un po’ lunga. Diciamo che quando sono nata i miei genitori erano reduci da una bellissima vacanza ad Alassio, erano rimasti molto affascinati dalla storia della principessa Adelasia, colei che ha dato il nome ad Alassio, ed è per questo che mi hanno chiamato così” spiego per l’ennesima volta, non è di certo la prima persona a chiedermi le origini del mio strano nome
“Non è poi un brutto nome, secondo me, e poi è molto originale” constata Gianni
“Ma sì dai, non mi lamento. Senti, menomale che stamattina non eri poi così addormentato dato che ti sei accorto che il mio cellulare era caduto” avevo proseguito io “Non so proprio come ringraziarti!”
“Bè, il minimo che puoi fare è darmi il tuo numero, direi” aveva risposto guardandomi con quegli occhi così belli e profondi da togliere il fiato e sorridendo aveva continuato “E magari offrirmi qualcosa da bere una sera…”
A quel punto mi ero sentita arrossire e il mio cuore aveva iniziato a battere all’impazzata. Anche se faccio di tutto per nascondere la mia timidezza, in circostanze come questa ritorna fuori. Non riuscivo a crederci che proprio lui mi stava invitando (anche se dovevo pagare io, ma questo, cosa volete, è un dettaglio di poco conto) a bere qualcosa.
“Oh, volentieri” avevo risposto sorridendo
“Perfetto, allora che ne dici di sabato sera? Anche se temo che una bella ragazza come te abbia altri impegni…”
Cosa? Mi aveva detto che sono bella… Io? Da non crederci. Certo, non mi ritengo poi brutta, ma neanche bella, sono troppo banale: bassina, capelli castani, occhi azzurri, insomma niente di speciale.
“Sai, dovrei consultare la mia agenda, ho talmente tanti ammiratori che vogliono uscire con me” avevo risposto scherzando.
“Fai con calma, ti do il mio numero così mi fai sapere? E comunque sappi che se scegli me non te ne pentirai” aveva risposto lui serio. Ma come? Non aveva mica capito che stavo scherzando.
“Guarda che scherzavo!” Ma quali ammiratori? L’unico essere di sesso maschile con cui trascorro le mie serate è il mio cane Bruk, con cui guardo la tv sul divano.
“Allora sabato sei libera?” mi aveva chiesto lui speranzoso
“Eh, sì, sono liberissima” ammetto sorridendo
E così dato che ormai il tragitto insieme stava finendo, ci siamo scambiati velocemente i numeri di telefono e avevamo fissato l’appuntamento per sabato alle nove in centro a Genova.
Pensare alla chiacchierata con Gianni mi ha fatto passare un po’ la tristezza e così inizio a pulire più rapidamente, sperando di farcela in poco tempo. Ma è proprio un impresa impossibile, sono già le otto e non sono neanche a metà. Devo chiamarlo, magari ci potremmo incontrare un po’ più tardi, non credo che per lui ci siano problemi. Così con il cuore in gola digito il suo numero e attendo speranzosa.
“Pronto” Ah com’è bella la sua voce…
“Ciao Gianni, sono Asia. Mi dispiace tantissimo, ma sono ancora al lavoro e ne avrò fino alle nove e trenta, però ci poss…”
“Oh, guarda non c’è problema, anzi stavo per chiamarti io. Sai stasera proprio non posso. La mia ragazza, che studia all’estero, è tornata con un giorno d’anticipo e così voglio stare un po’ con lei, credo che tu possa capirmi” spiega come se fosse la cosa più ovvia del mondo
Aveva la ragazza, c’era da immaginarselo, ed io come una scema che mi ero fatta tante stupide illusioni.
“Asia, ci sei ancora?”
“Ah, scusami, non me l’aspettavo e sinceramente sono rimasta un po’ male, ma non importa. Corro a lavorare che sono molto indietro, ciao
[Modificato da Agny81 07/02/2007 14.44]
Silver, amore mio!!